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VERGINE D’AFRICA

VERGINE D’AFRICA

Virgen de África – Ceuta (Spagna) 9 febbraio 1651

Una statua lignea miracolosa le cui origini si intrecciano con la leggenda. Una Pietà che attraverso le preghiere di un popolo devoto mostra la sua gratitudine attraverso la chiusura di una piaga del Cristo. 

La statua della Vergine d’Africa, patrona della città spagnola di Ceuta in Africa del Nord, è una Pietà raffigurante Maria con il Cristo morto in grembo. Questa città circondata dal Marocco, si affaccia sul mar Mediterraneo vicino allo stretto di Gibilterra.

L’assenza di tale immaginario nell’arte bizantina mette in dubbio la storia che, vede l’imperatore Giustiniano dare a Procopio, il governatore romano della zona, la statua che fu poi nascosta sotto terra durante il periodo musulmano (1415) per essere poi ritrovata su di una collina grazie ad una miracolosa luce soprannaturale.

Più probabilmente, la statua lignea aveva circa 40 anni nel 1421, quando Enrico il Navigatore la inviò a Ceuta dopo aver conquistato la città per il Portogallo. Si dice che insieme alla statua arrivò anche il seguente messaggio: “Vi mando un quadro della Vergine, alla quale sono molto devoto” e l’immagine doveva essere proprio quella della Vergine d’Africa ch’egli aveva pregato e invocato come Santa Maria d’Africa.

L’Infante Don Enrico aveva completato il gesto consegnando la sua pietà personale insieme al bastone del comando. Questo gesto si ripete ancora oggi tra i comandanti generali nella Plaza de Ceuta.

Il 9 febbraio 1651, avvenne un miracolo, una piaga del Cristo si chiuse mentre la statua veniva accompagnata da preghiere in processione verso lo stretto di Gibilterra.

Da quel giorno la città decise di festeggiare ogni anno questa data con una messa di ringraziamento e un’offerta floreale per la Vergine d’Africa, anche se la festa principale, anticipata da una novena che inizia il 26 luglio sotto gli auspici della Confraternita di Santa María de África, rimane il 5 agosto.

La statua è ricavata da un unico blocco di legno, tranne la testa di Cristo e la mano sinistra della Vergine. Si tratta di rappresentazioni normalmente destinate ad essere messe in altari e pale d’altare. Non è facile rivestire questa composizione come è uso fare soprattutto in Spagna, quindi sono stati creati apposta delle specie di mantelli in tessuti pregiati che coprono solo la parte posteriore lasciando in vista la parte anteriore del corpo.

Canonicamente incoronata il 10 novembre 1946. La Vergine d’Africa è stata dichiarata patrona di Ceuta il 24 novembre 1949, e dal sindaco in perpetuo il 5 marzo 1954.

Nella città di Santa Cruz di Tenerife nelle Isole Canarie, il mercato principale della città ha al suo interno una piccola copia della Vergine d’Africa, dalla quale prende il nome, infatti si chiama “Mercato Nostra Signora d’Africa”. 

Fontihttp://www.mariancalendar.org/virgen-de-africa-ceuta-andalucia-spain/https://es.wikipedia.org/wiki/Virgen_de_%C3%81frica

 

BEATA VERGINE DELLA PORTA

BEATA VERGINE DELLA PORTA

Santuario di Guastalla (RE) 7 febbraio 1693

Le origini della devozione e della costruzione del santuario della Beata Vergine della Porta di Guastalla traggono la loro origine da un affresco ordinato da soldati, per poi essere annerito dal fuoco delle candele e dimenticato fino al giungere dei miracoli.

Nel 1646 sul muro interno della Porta di S. Francesco, nei pressi del posto di guardia, il pittore guastallese Damiano Padovani, su commissione di due ufficiali e col contributo degli stessi soldati che vi stavano di stanza, esegue un affresco raffigurante una Madonna col Bambino con ai piedi san Francesco e san Carlo Borromeo. Di fronte a questa immagine spesso vengono accesi fuochi per riscaldarsi durante i turni di guardia. Il fumo progressivamente annerisce l’affresco.

Nel 1689-90 le mura vengono abbattute, ma la porta viene risparmiata. Il quartiere viene abbandonato ed il dipinto con i decenni va perso nell’oblio e danneggiato dall’incuria del tempo. Non tutti però perdono memoria dell’affresco. Tra questi vi è un ex-soldato che spesso vi ha prestato servizio, Giovanni Battista Zagni di circa 60 anni e affetto da grave cecità.

La tradizione vuole che il primo miracolo sia consistito nel recupero completo della vista da parte dello Zagni avvenuto nel momento stesso in cui un conoscente, Fabio Ruina, accendeva su sua richiesta una candela alla Madonna. Il giorno viene indicato come il 7 Febbraio 1693.

Una recente ed accurata revisione dei testi anticiperebbe la data del 1° miracolo di una settimana, ossia al 31 Gennaio. Secondo questa revisione, lo Zagni pochi giorni dopo Natale nell’uscire dalla città, a causa della sua cecità, cade in un fossato nei pressi della porta. Invocando la “sua” Madonna ne esce indenne e addirittura completamente asciutto. Portandosi di fronte all’immagine, nel ringraziare la Vergine, gli pare di recuperare un poco la vista.

Il giorno 28 Gennaio nel recarsi in città per accendere una candela alla Madonna come ringraziamento, per errore capita nella casa del Ruina che si presta ad accendergliela lui stesso il sabato seguente, ossia il 31 Gennaio. Al momento dell’accensione lo Zagni recupera completamente la visione.

Il Sabato successivo i due figli del Ruina, gravemente malati, recuperano completamente la salute dopo che il padre ha acceso una candela ed un “lampadino” alla Madonna dello Zagni.

E’ il 7 Febbraio e la notizia dei tre miracoli fa il giro della città. La data viene fissata nella memoria popolare.

Contemporaneamente ai primi miracoli o, addirittura prima secondo alcune fonti, si assiste ad un altro fenomeno miracoloso, unico nel suo genere. L’immagine della Madonna da nera e affumicata, comincia progressivamente a schiarirsi spontaneamente, non per mano d’uomo come più volte dimostrato. E’ la Madonna che si scopre, che porta la luce della fede in quei momenti bui e tormentati.

Già la mattina del 7 Febbraio sono visibili il volto e le mani della Vergine, i santi si intravedono, il Bambino è completamente invisibile. Al 12 Settembre del 1698 sono presenti solo alcune macchie sul volto della Madonna che ne costituiscono per lungo tempo una caratteristica peculiare.

Il 1° Luglio 1701, prima dello spostamento dell’immagine all’interno del Santuario, la Madonna presenta ancora tre piccole macchie nere, una sulla fronte poco sopra il naso, una sopra l’occhio sinistro, l’altra sulla guancia sinistra. L’abito del Bambino è bianco, ma affumicato. Da allora non si hanno ulteriori citazioni di tali macchie.

Oltre al fenomeno dello scoprimento della Vergine, si assiste ad un ennesimo prodigio. La sera del 6 Febbraio nel recitare le lodi su richiesta di militari e di devoti lì presenti con numerose candele davanti alla Madonna, don Guastalla si accorge della presenza di un lampadino posto davanti all’immagine e rimasto acceso con solo un quarto d’olio per ben 28 ore. Nasce il culto dell’Olio della Lampada della Madonna della Porta con il quale o ci si fa ungere dopo il prodigio o, addirittura, si ottiene il miracolo anche a distanza.

Nei “Processi per Grazie” in 13 su 18 grazie si cita l’Olio, mentre nella “Nota fedele delli Miracoli e Gratie” si cita l’Olio in 76 casi su 334.

L’Olio miracoloso viene venduto o ceduto su libera offerta ai fedeli in piccole ampolle di vetro, i “Botonzini”. Tale culto si diffonde tanto nel guastallese quanto negli stati vicini, addirittura in Austria. In effetti, il 12 Agosto 1693, a Vienna una tale Maria Cattarina Ingherin, sofferente da tempo di mal di testa, alla sola richiesta di essere unta con tale olio, ottiene la guarigione.

Il diffondersi della notizia dei primi miracoli richiama nella città un grandissimo numero di persone sia del Ducato sia dagli Stati confinanti. Già il 13 Febbraio l’afflusso è talmente elevato che si provvede a nominare un custode e procuratore dell’immagine e del luogo nella persona di Don Giovanni Guastalla. Il 26 marzo l’immagine viene considerata a tutti gli effetti veramente miracolosa, anche se occorre attendere il 18 Aprile per averne la ratifica ufficiale da parte dell’Abate Cesare di Spilimbergo.

Per tutta la città si assiste ad una grandiosa festa con tanto di fuochi d’artificio.

Verrà poi autorizzata la costruzione del nuovo Santuario. Un terremoto, un’assedio, razzie varie e carestie causano rallentamenti continui nell’opera economicamente sostenuta soprattutto dalle offerte dei fedeli e dai proventi dei lasciti di privati al Santuario.

La 1a pietra viene posta alla presenza della Duchessa Maria Vittoria il 20 Agosto 1693: si tratta di una pietra quadrangolare di marmo bianco con un incavo contenente una cassetta al cui interno è presente un Agnus Dei di cera benedetto da Papa Innocenzo XI, una pergamena con riassunto dei fatti miracolosi di quei mesi ed un doblone d’oro raffigurante probabilmente Ferrante 1° Gonzaga. La pietra viene posta alla base del muro esterno di quella che sarà la prima cappella a sinistra del tempio, a ridosso, quindi, della via principale.

Nel 1705 Guastalla viene presidiata da truppe francesi e il tempio trasformato in vero e proprio ospedale per i feriti francesi.

Solo il 1° Novembre 1709 la Chiesa viene definitivamente consacrata. Il 3 Aprile 1949 l’allora Vescovo Giacomo Zaffrani eleva il Santuario a Parrocchia come ringraziamento alla Madonna per aver protetto la città durante l’ultimo conflitto mondiale. Il 26 Maggio 1967, Papa Paolo VI eleva la B.V. della Porta a Patrona della Città e della Diocesi.

Fontehttp://bvdp.altervista.org/storia.html

MADRE DELLE ANIME CONSACRATE

MADRE DELLE ANIME CONSACRATE

Carrizales, (Venezuela) 6 febbraio 1993

Il 6 febbraio del 1993, tre suore del convento delle Serve di Gesù, insieme ad una famiglia venuta lì a pregare, videro la Santa Vergine nel giardino della cappella. Successivamente si presentò come la Madre delle Anime Consacrate.

Nel convento delle suore Serve di Gesù a Carrizal in Venezuela, nel 1993, la Virgine Maria apparve a diverse persone, tra cui religiosi con parecchi segni miracolosi. In particolare, una specie di brina nelle mani di Suor Mary Carmen. I Suoi messaggi si sono rivolti soprattutto alle anime consacrate a Dio come sacerdoti, religiosi ma anche laici, per invitarli a pregare per loro.

La prima apparizione ebbe luogo il 6 febbraio 1993 a meno di un isolato di distanza dalla Chiesa parrocchiale, dove si trova la casa e il giardino delle Serve di Gesù, una congregazione religiosa fondata da una donna venezuelana straordinaria, madre Rendiles Carmen Martinez (1903-1977) il cui processo di beatificazione è già in corso.

Il primo segno miracoloso si ebbe il 6 gennaio 1993 quando davanti ad una famiglia giunta in visita al convento, Suor Mary Carmen si commosse particolarmente sentendoli parlare amorosamente della Vergine Maria e le sue mani si ricoprirono di una sostanza che appariva simile alla brina, mentre il suo cuore si riempiva di una profonda gioia e amore per la Beata Vergine in grado di darle una forza inspiegabile. Pur lavando e asciugando le mani il gelo sulle sue mani ricompariva.

Il 31 gennaio 1993, durante l’ora di adorazione e pregando il Rosario, Suor Mary Carmen sentì nuovamente il gelo alle mani. Immediatamente si rivolse alla Beata Vergine e disse: “Madonna cara, se questo gelo proviene da Te, ti prego di manifestarmelo in qualche modo, anche in sogno.” All’istante le sue mani si riempirono di quella strana brina.

Suor Mary Carmen ancora dubbiosa chiese nuovamente alla Santa Vergine di spiegarle questo fenomeno per potersi rassicurare. Il giorno successivo, lunedì 1° febbraio 1993 Mary Carmen, durante la notte, fece un sogno in cui una grande quantità di luci colorate si trasformarono nella Beata Vergine Maria.

Il 6 febbraio 1993, un sabato, la stessa famiglia si era recata di nuovo al convento per pregare l’ora Santa insieme alle religiose. Fu proprio in quel mentre che ci si accorse che l’immagine del Sacro cuore di Gesù posto nella cappella era circondato da una brillante luce blu, mentre tutt’intorno si spandeva un odore di incenso, rosa e tuberosa, in quest’ordine. A quel punto si sentì una voce femminile morbida e tenera dire:

Io sono Maria, madre di Dio, madre di quelli che sono madre e figli di tutti, sono venuta qui in questo boschetto, questo giardino, questa casa di raccoglimento e di preghiera, dove è il mio figlio prediletto. Stasera sarò con tutti voi, visibile, rimarrò tutta la notte e seguirò le vostre azioni fino all’alba. Mie care figlie: rallegratevi nel Signore e per le meraviglie del mio figlio Gesù. Il Signore ha scelto i più piccoli, per donare ai miei figli e alle mie figlie consacrate in tutto il mondo, i miei messaggi“.

 

La Beata Vergine iniziò una conversazione con suor Mary Carmen. Tutti potevano vedere le sue labbra muoversi ma nessuno poteva sentirla parlare. Al termine del colloquio con la Vergine suor Mary Carmen desse: “La Beata Vergine ha chiesto di inginocchiarci“.

Tutti obbedirono inginocchiandosi sull’erba, iniziarono così la recita del Rosario. La Santa Vergine continuava a dare segni della sua presenza attraverso bagliori luminosi e colorati all’intorno e attraverso intensissimi profumi. La religiosa riferì che quando venne offerta la decina del rosario per i religiosi e le religiose la Vergine chinò il capo e abbassò le mani come in segno di ringraziamento.

La stessa brina che era apparsa sulle mani di suor Mary Carmen sembrava staccarsi dal mantello della Vergine per sbriciolarsi in ogni dove all’intorno.

Venne lasciato anche il primo messaggio pubblico dove si ricordava ai consacrati il carisma delle loro mani, l’Eucarestia e il dono del sacerdozio, per il quale la Santa Madre chiese fedeltà e impegno oltre al rinnovamento dello spirito della congregazione. Chiese anche di pregare insieme affinché il calore dei loro cuori potesse riscaldare la freddezza delle anime dei consacrati mentre Lei con il suo manto copriva tutti.

Suor Mary Carmen disse che la Santa Vergine era straordinariamente bella, con un vestito blu e bianco “…non esistono parole per descrivere la sua bellezza, non c’è nessuno al mondo come lei.”

Quando verso l’1 la superiora mandò tutti nelle loro celle la veggente continuò a sentire il profumo acutissimo all’interno della sua cella. Segno che le confermava la continua presenza della Vergine. Piena di gioia e di gratitudine non poteva non esclamare, “Grazie, cara madre. Tu sei qui.

Nei suoi messaggi la “Madre delle Anime Consacrate” così si presenterà, sottolinea come le persone la ricercano con gli occhi del corpo mentre dovrebbero usare l’anima e il cuore. Ricorda che l’Eucarestia deve essere il cibo e il centro della nostra vita, mentre la catena del Rosario che ci lega a Lei è la strada che porta al Paradiso.

Nel 18° messaggio, l’ultimo, la Madre delle Anime Consacrate ci lascia un avvertimento, un’esortazione a cambiare vita ed essere obbedienti ai suoi messaggi, di rivestirci di vera umiltà che si acquista solo attraverso il sacrificio, recita del Santo Rosario.

Il fenomeno dei cristalli colorati sparsi intorno al giardino del convento si è verificato diverse volte e sembra che ad un sacerdote che desidera rimanere anonimo la Vergine abbia anche dato la spiegazione:

 

 

  • L’argento: mostra la magnanimità del mio cuore. Chiedetemi quello che volete.
  • L’oro: mi chino verso i deboli, io concederò guarigioni spirituali, fisiche, psicologiche e morali.
  • Blu: io vi amo e desidero annunciare la mia vicinanza. Io sono con voi, io sono presente.
  • Verde: sono una canzone per voi e desidero aprirvi alla speranza. Io agirò nel favore di Dio. Speranza in Dio.
  • Rosso: nei momenti di prova offritemi un sacrificio, ricordate che vi amo.
  • Trasparente: la via dell’umiltà è il percorso che conduce alla liberazione. Essere umile e semplice. Il mio cuore è rivolto a questi atteggiamenti.
  • L’acquamarina iridescente: è il modo, col quale voglio annunciare che sarò con voi durante questo percorso.

I membri della Commissione nominati dal Vescovo Monsignor Moronta dopo molti mesi di analisi hanno affermato di non poter confermare la natura sovrumana delle apparizioni, hanno comunque autorizzato le preghiere e le veglie davanti alla piccola grotta dove è stata posizionata la Madonnina in ricordo dell’apparizione.

Fonte: http://madredelasalmasconsagradas.blogspot.it/http://www.mariancalendar.org/madre-de-las-almas-consagradas-carrizales-miranda-venezuela/

 

MARIA SS MAMMA NOSTRA

MARIA SS MAMMA NOSTRA

Bivongi (RC) – 5 febbraio/II dom settembre

Maria SS Mamma NostraNel passato per decidere chi avrebbe dovuto portare la statua si svolgeva l’incanto (u ncantu): una gara d’asta tra vari gruppi di portatori che raccoglievano fondi per la festa. La pratica è stata ormai superata, ma la voglia di festeggiare La Santa Vergine col titolo di Mamma Nostra non passerà mai.

La festa di Maria SS Mamma Nostra si celebra a Bivongi, in provincia di Reggio Calabria. La festa si celebra due volte l’anno, tradizionalmente la seconda domenica di settembre e il 5 febbraio. Si articola in vari momenti inseriti in un ricco programma religioso e civile che comprende: processioni, esibizioni musicali di vario genere, fuochi artificiali. Può essere considerata la solennità più importante per il paese di Bivongi, molto sentita dagli abitanti del luogo e dei paesi limitrofi. Ogni anno, soprattutto nell’edizione estiva, la festa richiama a Bivongi centinaia di emigrati provenienti da tutta Italia e da Paesi esteri, che ritornano per fede, tradizione e/o senso di appartenenza al luogo d’origine

Le due edizioni della festa, quella estiva e quella invernale, presentano alcuni aspetti comuni ma anche delle differenze. Per quanto riguarda le celebrazioni la festa di settembre è più articolata e complessa rispetto a quella di febbraio, che mantiene un profilo più semplice.

La festa di febbraio è celebrata per ricordare il terremoto della Calabria del 1783. Il 5 febbraio è l’anniversario della prima scossa. Secondo la leggenda, Mamma Nostra avrebbe salvato il popolo di Bivongi non permettendo vittime tra i Bivongesi. In memoria di questo è stata istituita l’edizione invernale della festa.

In entrambi i casi i giorni della festa sono preceduti da un periodo di preparazione in cui la messa giornaliera pomeridiana è accompagnata dalla pratica della Novena. Questa è annunciata all’alba del suo primo giorno con lo sparo di mortaretti nella Vallata dello Stilaro. È costituita da una serie di preghiere e canti che ricordano le vicissitudini legate alla storia e alla leggenda del culto di Mamma Nostra a Bivongi. Per tutto il periodo della festa il quadro raffigurante l’immagine di Mamma Nostra viene esposto su un baldacchino dietro l’altare maggiore della chiesa. Nei giorni della festa il paese di Bivongi viene decorato con archi luminosi per le sue vie principali.

Il culto di Mamma Nostra nel paese di Bivongi è legato a due immagini della Madonna che è fregiata di tale titolo: un quadro e una statua. Entrambi risalgono con ogni probabilità al XVIII secolo. Il quadro è conservato nella cappella di Mamma Nostra sita nel Santuario di Mamma Nostra a Bivongi. Nei giorni della festa, per tutto il periodo della Novena è esposto su un baldacchino allestito in alto alle spalle dell’altare maggiore. La statua di Mamma Nostra è conservata al termine della navata sinistra della chiesa (poco distante dalla cappella) in una struttura adibita. Essa viene esposta nei giorni della festa e portata in processione per le vie del paese.

Il quadro fu la prima raffigurazione ad arrivare a Bivongi intorno al 1710. Non se ne conosce l’autore ma un manoscritto del ‘700 attribuisce l’opera a Mariangiola de Matteis pittrice napoletana, figlia del celebre pittore Paolo de Matteis.

Il dipinto può essere inserito nella tradizione pittorica occidentale dell’immacolata concezione, come si deduce dalla scritta che il Bambino Gesù tiene in mano.

Il culto di Mamma Nostra in Argentina

In Argentina sin dai primi anni del 1900 approdarono alcuni bivongesi e poi tanti altri dopo la prima guerra mondiale, negli anni ’30 e poi la più forte emigrazione dopo il 1946, radicandosi il 98% delle più di 230 famiglie, nella città di La Plata, capitale della grande provincia di Buenos Aires.

Alla fine della seconda guerra mondiale, in ringraziamento e per innalzare una preghiera per tutti coloro che avevano lasciato la vita per la patria, realizzarono una santa messa, la seconda domenica di settembre, esponendo un quadro della Madonna Mamma Nostra portato da un emigrante.

Da lì nacque l’idea di riunirsi per formare un’associazione religiosa per i festeggiamenti della loro Madonna, e nel 1947 realizzarono la prima processione con il quadro e dopo una riunione formarono una commissione e donando denaro per realizzare una statua simile a quella che avevano lasciato nel paese.

Con una piccola immagine, un grande artista ha realizzato una vera opera d’arte, che nel settembre del 1948 è stata portata in giro per le strade vicine alla chiesa, rione popolato da tantissimi bivongesi. È stata la prima festa religiosa italiana della città, che subito ha attirato anche migliaia d’altri italiani, che vedevano in essa la festa del loro paese natio. Ad essa, oltre agli atti liturgici, s’aggiungeva ciò che si realizzava anche in paese: il gioco della cuccagna, il ballo dell’asino, musica tipica calabrese, fuochi d’artificio ed altro. Era una festa che attirava più di 5 000 persone, con una processione che riempiva per centinaia di metri le ampie strade; tuttora è la festa più grande italiana ed anche di alcune locali, essendo da tanti anni dichiarata d’interesse municipale e provinciale. Dopo la nascita del centro culturale “Bivongesi”, la stessa è organizzata dalla sua commissione.

La novena (un canto differente per i nove giorni che precedono la sua festa) li trovate su questo link https://soundcloud.com/vallata-stilaro/sets/novena-mamma-nostra-bivongi

Fonte: https://it.wikipedia.org/wiki/Festa_di_Maria_SS._Mamma_Nostra

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NOVENA A MARIA SS DI BIVONGI

 

LA VERGINE DEL SEGNO

LA VERGINE DEL SEGNO

Dubrovitsy (Russia) – Febbraio 1170

Il primo segno dato in questo caso dalla Santa Vergine fu di lacrimare e volgere il capo dopo che, mostrata sulle mura della città, fu colpita da una freccia dell’esercito nemico..

Nel dodicesimo secolo la città di Novgorod, una delle più antiche ed importanti città russe, estendeva la sua egemonia su tutta la parte settentrionale del paese. Il principe Andrei Bogolyubsky, signore di Suzdal, nel 1169 raccolse un grande esercito alla cui testa mise il figlio Mstisalv, con l’intento di riunire sotto il suo potere tutte le Russie.

Dopo aver preso Kiev, l’esercito con il grosso delle sue forze si diresse fino alle porte di Novgorod, che cinse d’assedio nel mese di febbraio dell’anno successivo. Dopo tre giorni d’assedio, i cittadini di Novgorod erano stremati dalla sanguinosissima battaglia, al punto da ritenere che la loro ultima speranza si riducesse soltanto nell’aiuto e nella protezione della Santissima Vergine.

In quel periodo in città, presso la cattedrale della Trasfigurazione, era ospitata la bellissima icona della “Znamenny”, che in russo antico significa “apparizione” o “segno”, portata dai missionari bizantini nella chiesa russa.

Elijah, il vescovo di allora, durante la terza notte di guerra era raccolto in preghiera di fronte all’icona, implorando l’aiuto della Madre di Dio, quando udì distintamente una voce: “Prendi la mia Icona e portala in processione assieme ai miei figli sulle mura della città. Ti fermerai sulla porta principale e farai in modo che l’esercito assediante mi veda. Sono anche essi cristiani, intenderanno la mia vista come un segno di pace”.

Pieno di speranza e di gioia il vescovo ordinò subito di prendere l’icona dall’altare e di radunare i fedeli per la processione. Ma malgrado gli sforzi dei sacerdoti, dei diaconi e di tutti coloro che erano accorsi per dare aiuto, l’immagine non si spostava di un millimetro. Solo dopo la regolare celebrazione del Servizio Divino fu possibile rimuovere con enorme semplicità l’icona. Con la Vergine in testa al corteo, il vescovo uscì in processione fra i singhiozzi e i pianti dei fedeli, ma non appena la processione, sulle mura, fu ben visibile al nemico, questi fece cadere sulla folla una fitta pioggia di frecce. Una di queste frecce colpì l’icona della Madre di Dio. La figura della Vergine, così offesa, girò immediatamente il suo capo prima nella direzione del nemico, poi in quella della città e cominciò miracolosamente a lacrimare.

Il vescovo gridò al miracolo e con un lembo dei suoi paramenti sacri terse le copiose lacrime della Madre di Dio. Il “segno” del cielo era giunto. In quel preciso istante una densa nuvola coprì interamente gli assedianti, che comprendendo il gesto sacrilego compiuto, accecati dalla paura, pensarono di porvi rimedio punendo le truppe sacrileghe. Iniziò così una battaglia interna, che finì per decimare le stesse truppe assedianti. I cittadini di Novgorod, riconoscendo in questi prodigi un chiaro segno di predilezione della Vergine, colsero al volo l’occasione per sferrare l’attacco decisivo. Il nemico fu battuto ed inseguito fino a molto lontano dalle mura cittadine.

Vergine del Segno di Dubrovitsy
Chiesa della Vergine del Segno di Dubrovitsy

Altre volte ancora, la Santissima Vergine dimostrò la sua protezione alla città: nel 1352 la città fu colpita da una devastante epidemia di peste, che fu risolta grazie alle preghiere innalzate alla Vergine; gli abitanti grati le eressero una nuova chiesa in pietra. Fu così che a distanza di 186 anni dal “segno”, l’Immagine sacra lasciò la Chiesa della Trasfigurazione, per essere trasportata, nel 1356, nella nuova cattedrale a Lei dedicata. Nel 1566 la città fu salvata da un terribile incendio e nel 1611 dall’attacco degli Svedesi. La fama dell’icona superò presto i confini della Russia e moltissime furono le copie della santa immagine, tutte fonte di copiosi miracoli, alcune delle più famose furono quelle di Dionysius-Glushtsk, Kursk, Seraphimo-Ponetaevskaya, e molte altre ancora…

Nell’agosto del 1993, in occasione del raduno dei giovani, presieduto da Giovanni Paolo II, sul palco della città americana di Denver fu intronizzata l’icona di “Nostra Signora del Nuovo Avvento”, una felice versione moderna dell’icona di Novgorod.

Fontehttp://www.reginamundi.info/icone/vergineorante.asp

MADONNA DI CIPRO

MADONNA DI CIPRO

Panagia Paramithia

Santo Monastero di Vatopedi – 1 febbraio 1997 

Questa icona è stata rimossa da un dipinto murale del Monastero nel 14° secolo quando prese vita cambiando posizione. Il 1 ° febbraio 1997 un monaco novizio notò che dal volto della Vergine e del Bambino uscivano lacrime emananti un intenso profumo di pino.

L’Isola di Cipro ha accolto il Cristianesimo ai tempi di San Paolo e di San Barnaba. Antiche fonti apocrife sostengono che Maria SS. si sia recata a Cipro per fare visita ai Cristiani dell’Isola e durante l’occupazione turca dell’Isola ebbe molto a patire e molti dei suoi Monaci furono uccisi ed i loro beni sequestrati, dispersi o incendiati.

Nel 14 ° secolo, la vita dei monaci era piuttosto ordinaria. La sera entravano nelle loro celle e all’alba si alzavano, aprivano le porte per adempiere alle loro attività giornaliere e di nuovo le porte si richiudevano al tramonto. Questa ritmicità era purtroppo conosciuta dai pirati che attendevano l’apertura delle porte per saccheggiare i monasteri.

Lo stesso stava per accadere al monastero di Vatopedi, quel giorno mentre i monaci si apprestavano ad alzarsi, l’abate era del tutto immerso nella preghiera quando sentì una voce che da quel che riferì, nulla sembrava avere di umano. Spaventato cominciò a guardarsi intorno per rendersi conto se si trattava di uno scherzo o cos’altro. Fu in quel momento che vide l’immagine dell’icona appressa al muro venire sempre più verso di lui. La Santa Vergine si volse verso l’abate con fare preoccupato ma deciso intimandogli: “Non aprite la porta del monastero oggi, ma recatevi alle mura e scacciate i pirati” Guardò meglio l’icona e vide il miracolo più sorprendente.

L’immagine della Madonna era viva e Cristo, il bambino, come illustrato nell’icona, anch’egli era vivo. Il Santo Bambino sollevò il Suo braccio destro per coprire la bocca della Madonna e la guardò con un’espressione molto severa. Poi sentì il Cristo parlare con la voce di un dolce bambino “No Madre, non dire loro questo. Lasciate che siano puniti come meritano, perché non mantengono i loro doveri monastici.”

La Madonna però prese con dolcezza la mano di Cristo, e guardò delicatamente verso destra, ripetendo il suo consiglio per la seconda volta “Non aprite la porta del monastero oggi, andate alle mura e liberate il monastero dai pirati, e pentitevi perché mio figlio è arrabbiato con voi “. Ripeté le stesse parole per la terza volta e solo allora le figure tornarono ad imprimersi nell’icona.

L’abate, che era pieno di stupore, chiamò tutti a raccolta e si affrettò a riferire quanto gli era accaduto. Corsero tutti a vedere l’icona che se ne stava come sempre nella medesima posizione, sul muro dove era sempre stata, ma la posizione della Madre e del Bambino non era più la stessa. Ora infatti ritraeva la Madonna mentre trattiene la mano del suo bambino. Da questo capirono che il miracolo era davvero avvenuto.

Questa icona non è fatta da mani umane (αχειροποίητος) perché raffigura un’immagine che non è stata dipinta da mano umana, ma dalla Grazia di Dio. Da quel giorno i monaci pieni di gratitudine verso la Santa Vergine misero un cero perenne davanti ad essa e si impegnarono a mantenere una preghiera perpetua.

Il 1 ° febbraio 1997 vi fu un secondo straordinario miracolo, un monaco novizio notò che dagli occhi della Vergine e del Bambino uscivano lacrime che profumavano di pino. L’abate e l’Arcivescovo hanno interpretato questo pianto come un segno di Dio, una chiamata al pentimento; e l’abate ha promesso di usare tutte le donazioni che ne sarebbero derivate per la “difesa di Cipro” e la ricostruzione del Monastero.

Fonti: http://holymountain-agionoros.blogspot.it/2012/06/0054-miraculous-icon-of-panagia.html; http://www.wherewewalked.info/feasts/02-February/02-01.htm

 

 

 

MADONNA DELLE GRONDICI

MADONNA DELLE GRONDICI

Tavernelle di Panicale (PG) Umbria  – 31 gennaio 1495

Il santuario che La ospita fu eretto in seguito alla resurrezione di un bambino, da qui l’appellativo “Grondici” che deriva da “suggrunda”: gronda o tettoia che i Romani indicavano come sepolcro dei bambini minori di 40 giorni di vita. Qui venivano portati i bambini morti senza battesimo.

Le Grondici, che dette il nome al Santuario, è una località a pochi chilometri da Tavernelle, nel comune di Panicale (PG) e trae il suo appellativo dal termine latino sub grunda, sotto la gronda (del tetto) luogo scelto per deporvi gli infanti morti senza battesimo, e qui richiamarli in una resurrezione temporanea al fine di amministrare il sacramento del battesimo ed avere una degna sepoltura.

Secondo la teologia medioevale, i bambini morti senza battesimo erano destinati al limbo e non avevano diritto ad essere sepolti in un luogo consacrato, ma i loro corpicini erano deposti a fianco della casa natale, appunto “sub grunda”.

Come molti altri Santuari, anche questo delle Grondici, fu eretto, con le offerte dei devoti e dei fedeli, sopra un’edicola mariana, presso la quale due genitori avevano portato il proprio figlio, morto soffocato subito dopo la nascita, per ottenere il miracolo della resurrezione.

Da un’iniziale edicola campestre ad un vero e proprio (piccolo) santuario, il passo è breve! All’interno dello stesso doveva trovarsi una prima immagine votiva di Maria Vergine. Con il passare del tempo ed a seguito di un culto crescente, questa venne sostituita o semplicemente affiancata da una nuova e più grande immagine (Gonfalone processionale) commissionata nel 1495 da frate Matteo a Gregorio Teutonico, che ritraeva una Maestà con in braccio il bambino Gesù, stretti tra i santi Sebastiano e Rocco che si venera all’interno del santuario. Sull’immagine la data del 31 gennaio

La presenza di San Rocco e San Sebastiano, protettori contro la peste, sottolinea che all’epoca il ruolo di santuario “à répit” era secondario rispetto a quello di protezione contro la peste soprattutto durante l’epidemia che flagellò la regione proprio nel 1495.

In seguito il santuario della Madonna delle Grondici divenne muliterapeutico, ma rimase sempre anche il santuario della fertilità, tanto che ancora oggi vi ricorrono le donne sterili e le madri che hanno bisogno di protezione per i loro figli.

Il culto nei confronti del Santuario rimane invariato nei secoli. La comunità locale gestiva come meglio poteva questo santo luogo. Frati Eremiti (tanto laici quanto sacerdoti) o custodi affittuari si alternarono nel corso degli anni, costituendo intorno al Santuario una pia e devota comunità di seguaci.

Monsignor Giovanni Battista Rosa, Arcivescovo di Perugia, a seguito di alcune vicende, decise di acquistare Santuario ed abitazione annessa dal Municipio di Panicale. Monsignor Sebastiano Lucaroni ne divenne il primo Rettore. Si effettuarono lavori di miglioramento dell’intero complesso.

Il 1° luglio 1931, don Valentino Gallina diventa il secondo Rettore del Santuario, come parroco residente. Fonda la “Pia Unione della Madonna delle Grondici”, inserendovi tutti i benefattori; compone la musica per l’inno della Madonna delle Grondici. Nel 1940, inaugura la nuova strada di accesso e l’8 ottobre 1950, alla presenza di S.E. mons. Mario Vianello, posa la prima pietra dell’erigendo santuario. Il rustico viene terminato il 25 giugno 1955.

Il 28 luglio 1958, don Nazzareno Marchesi diventa parroco della parrocchia di Macerato e allo stesso tempo collaboratore del Santuario, affiancato in questo compito dal parroco di Oro e di Fontignano. Fino al 3 aprile 1965, quando mons. Raffaele Baratta, arcivescovo di Perugia, nomina don Nazzareno Marchesi direttore responsabile del Santuario. Nel corso dei decenni di gestione, don Nazzareno porta il Santuario allo splendore attuale, ampliandone i locali e costruendone dei nuovi accanto.

Fonti: http://www.iluoghidelsilenzio.it/santuario-della-madonna-delle-grondici-tavernelle-pg/; http://www.santuariogrondici.com/

 

 

 

 

MADONNA DI TINOS

MADONNA DI TINOS

30 gennaio 1823

La miracolosa icona sull’isola di Tinos si trova in Grecia in uno dei suoi più importanti santuari. Fu scoperto da una suora di nome Pelagia dopo che la Vergine stessa in sogno le aveva indicato la sua ubicazione.

Il complesso santuario sull’isola di Tinos in Grecia è costruito intorno ad una miracolosa icona che secondo la tradizione è stata trovata dopo che la Madonna apparve in sogno ad una suora di nome Pelagia rivelandole il luogo dov’era sepolta, insieme al desiderio che proprio in tale luogo venisse innalzato un santuario a Suo nome.

Così disse la religiosa al suo confessore, il quale credendo alle parole di Pelagia radunò gli abitanti del posto per iniziare gli scavi. La miracolosa icona venne trovata il 30 gennaio 1823.

Si ritiene che probabilmente in quel luogo vi fosse una chiesa bizantina successivamente distrutta dai musulmani nel ‘900 e per questo motivo l’icona sia andata perduta.

L’icona rappresenta l’Annunciazione della Vergine Maria ed è ormai quasi completamente ricoperta di oro, argento e gioielli. Comunemente chiamata” Megalócharē ” ovvero Signora delle Grazie o più semplicemente ” chare TES “, Sua Grazia è considerata la protettrice della gente di mare pur essendo nota anche per i suoi numerosi miracoli di guarigione.

La Madonna di Tinos è stata dichiarata patrona della Grecia. La tradizione fa risalire questa immagine come tante altre icone importanti, al lavoro di San Luca Evangelista. Non vi è tuttavia alcuna possibilità di confermare o meno questa teoria, ma attraverso una raccolta di fonti a livello nazione si è comunque riusciti a costruire un santuario che fosse in grado di ospitarla dignitosamente.

La chiesa, costruita in stile rinascimentale, è stata inaugurata nel 1830 e da allora costituisce una delle principali mete di pellegrinaggio della Grecia, pari a quello che è Lourdes, in Francia o Fatima, in Portogallo. La chiesa riceve un gran numero di donazioni in argento e oro come doni votivi che vengono poi messi all’asta e utilizzati per opere di beneficenza.

La Penagia Evangelistria, ovvero la Madonna della Buona Novella, è onorata anche il 25 marzo (festa appunto dell’Annunciazione),il 23 luglio (anniversario della visione a Pelagia) e il 15 agosto quando la chiesa greco-ortodossa ricorda la Dormizione della Vergine Maria (Theotokos) secondo una grande trazione tipica delle isole del Mar Egeo. Si tratta di uno dei più grandi santuari ortodossi della Grecia.

La preziosa icona è stata presentata su di un francobollo greco emesso nel 1973 per il suo 150° anniversario dal suo ritrovamento.

Durante le celebrazioni del 30 gennaio la sacra icona vine portata dai leader della comunità per le vie della città fino alla riva del mare, dove sosta con una serie di preghiere di rito, per poi tornare al suo Palazzo di Marmo, dove viene detto un requiem per i fondatori del santuario e le anime di coloro i cui sacrifici sono stati importanti per la costruzione del santuario.

Fontihttps://en.wikipedia.org/wiki/Our_Lady_of_Tinoshttp://www.wherewewalked.info/feasts/01-January/january_30.htm 

 

MADONNA DELL’IMPOSSIBILE

MADONNA DELL’IMPOSSIBILE

Nossa Senhora dos Impossíveis

Serra do Lima, Brasile – 29 gennaio 1758

L’immagine della Madonna dell’Impossibile fu fatta arrivare in Brasile direttamente dal Portogallo nel XVIII secolo, da un colonnello proprietario di una collina, il quale per adempiere ad un voto fatto, vi fece costruire un santuario a Lei dedicato.

Nella Sierra Lima, parrocchia Patu – diocesi di Mossoro – nel Rio Grande do Norte, si trova il Santuario della Madonna dell’Impossibile, dove ogni anno giungono migliaia di pellegrini provenienti da tutte le parti del Brasile.

Il 29 gennaio 1758, il colonnello Antonio de Abreu Lima Pereira e la moglie Paula Moreira Braga persona, residenti ad Apodi e proprietari della montagna costruirono una cappella e vi portarono la statua della Madonna dell’Impossibile direttamente dal Portogallo. Circa 30 anni dopo, lo stesso colonnello donò poi la cappella al Vescovado.

Non abbiamo alcun dato certo che ci parli di quale miracolo o grazia ottenne il colonnello Antonio de Lima per intraprendere una simile impresa, ma la tradizione orale ci narra di una partita di caccia proprio nelle vicinanze del luogo in cui oggi sorge il santuario.

Mentre le ore passavano, il colonnello perse la cognizione del tempo e si trovò improvvisamente al buio nel bosco. Non riuscendo più ad orientarsi, spaventato, fece il famoso voto alla Madonna dell’Impossibile: se fosse tornato a casa sano e salvo si sarebbe impegnato a costruire proprio in quel luogo un santuario in Suo onore.

Di lì a poco trovò la strada del ritorno senza incorrere in alcun animale feroce o in altro pericolo e ben presto fu a casa. E ‘stato dunque questo il motivo per cui decise di innalzare una cappella in onore della Madonna dell’Impossibile proprio in quel luogo.

Nel 1920, l’amministrazione del santuario venne affidata alle Missionarie della Sargada Famiglia, il cui fondatore è stato don Giovanni Battista Berthier. In cambio della gestione del Santuario, i missionari dovettero ricostruire e ampliare il santuario costruendo anche una strada in grado di agevolare l’arrivo dei pellegrini.

I lavori iniziati nel 1948 durarono sei anni. Venne costruita la piazza, un argine e la strada. Attualmente, il santuario che detiene il titolo di Basilica, viene considerata la tredicesima per importanza di tutto il Brasile ed è una delle sette meraviglie dello stato di Rio Grande do Norte e uno dei più grandi luoghi della religiosità nel Nordest del Brasile.

Il titolo “Madonna dell’Impossibile” le è stato attribuito in funzione delle tre cose umanamente impossibili, per ogni essere umano, ovvero: 1. il fatto che sia stata concepita senza peccato originale; 2. che sia Vergine e allo stesso tempo Madre; 3. che sia la Madre di Dio.

Molte sono le grazie che si prodigata ad elargire ai suoi devoti la Santa Madre di Dio, sia a livello materiale che spirituale e il suo santuari è diventato una “casa di preghiera” dove i pellegrini possono confessarsi, partecipare alla Santa Messa e ricevere il Corpo di Cristo.

Vi sono due date importanti al santuario una il 1° gennaio e l’altra il 21 novembre. Date in cui i pellegrini accorrono con grande entusiasmo partecipando agli eventi organizzati per l’occasione dalla parrocchia.

PREGHIERA

O Santa Madre di Dio e Madre nostra, Ti veneriamo con il titolo meraviglioso di Madonna dell’Impossibile, perché tu sei la Madre di Dio, la Vergine-Madre, l’Immacolata Concezione. Questi privilegi non sono stati concessi a nessun’altra creatura umana.

O Vergine Madre di Dio e Madre nostra, ti rivolgiamo la nostra umile preghiera: soccorri gli affamati e i poveri, guarisci i malati nel corpo e nello spirito, rendi forti i deboli, conforta gli afflitti. Ti preghiamo anche per le vocazioni sacerdotali e religiose; trasformati in provvidenza per tutte le comunità che vivono di fede e carità. Soccorri il Papa, i Vescovi e tutto il popolo dei militanti della chiesa e dello stato, aiutandoli a governare con giustizia e amore.

E ora mi prostro dinanzi a te O Madonna dell’Impossibile impegnandomi in questa novena affinchè tu ottenga per me dal tuo Divin Figlio la grazia che ora ti sto chiedendo (esprime la grazia che si desidera ottenere).

Padre nostroAve MariaGloria al Padre

Maria, Madre di Dio, prega per noi.

Maria, Vergine e Madre, pregate per noi.

Maria, concepita senza peccato, prega per noi.

Maria, Nostra Signora dell’Impossibile, prega per noi.

Fonti: http://www.santuariodolima.com.br/p/historia.htmlhttp://www.mariancalendar.org/nossa-senhora-dos-impossiveis-serra-do-lima-patu-rio-grande-do-norte-brazil/

 

N.S. DEL ROSARIO CITTA’ DEL GUATEMALA

N.S. DEL ROSARIO CITTA’ DEL GUATEMALA

28 gennaio 1934 incoronazione

Secondo la leggenda la Madonna in un viaggio nel continente americano portò con se, il Bambino Gesù, che puntualmente in Guatemala si addormentò. Da qui l’immagine di questa particolarissima Santa Vergine.

Furono tre fabbri locali, Nicolás Almaina, Pedro de Bozarraéz, e Lorenzo de Medina, a creare con l’argento la statua della Madonna del Rosario per la chiesa domenicana della vecchia capitale del Guatemala alla fine del 1500.

Dopo il terremoto di Santa Marta del 1773 che distrusse completamente la città e la chiesa lasciando la statua in pezzi sotto le macerie il governo decise di riposizionarla in quella che sarebbe poi diventata Città del Guatemala. Quindi una volta trovati i pezzi restanti della Madonna, li consegnarono all’argentiere Giuseppe Cornelio de Lara che la riportò alla sua bellezza originaria.

Il 5 novembre 1808, la bella Madonna attraversava le vie della nuova capitale  verso la nuova chiesa di San Domenico. Nel 1821 i leader del movimento per l’indipendenza la proclamarono Patrona della nuova nazione.

Come rappresentante del Papa, l’arcivescovo del Guatemala incoronò la statua il 28 gennaio 1934 in una grande cerimonia fuori della cattedrale, dove tutto il popolo abbassò gli occhi a terra in segno di grande rispetto nel momento in cui la corona tempestata di 121 smeraldi, 44 diamanti, 80 perle, e una rosa d’oro le veniva posta sul capo.

Nel 1969 Papa Paolo VI elevò la chiesa di San Domenico della Madonna del Rosario al rango di Basilica Pontificia, questo significa che tutte le grazie e le indulgenze che si acquisiscono nel Santuario di San Giovanni in Laterano a Roma le si godono anche qui.

La prima confraternita del Rosario in Guatemala è stata fondata nel 1559. In Guatemala si celebra la sua festa patronale il 7 ottobre, giorno in cui si ricorda appunto la Santa Vergine del Rosario.

Fonti: http://www.wherewewalked.info/feasts/01-January/january_28.htm; http://forosdelavirgen.org/327/nuestra-senora-del-rosario-guatemala-7-de-octubre/

 

LA VERGINE DI TUMEREMO

LA VERGINE DI TUMEREMO

Venezuela – 26 gennaio 1788

tumeremoIl 26 gennaio, 1788, i frati cappuccini catalani istituirono una missione di frontiera in Venezuela, contro la volontà del governatore, in una valle vicino al confine orientale. La città venne battezzata con il nome di Tumeremo, che significa serpente maculato in lingua indiana della Guyana…

La città di Tumeremo ha un soprannome, la porta a Savannah perché si trova vicino alle più grandi savane del Venezuela. Tumeremo è stata l’ultima città fondata dai cappuccini catalani, nonostante l’opposizione di Miguel Marmion, Governatore della Provincia di Guayana. Marmion riteneva che la creazione di missioni in un territorio di frontiera avrebbe facilitato anche la conquista straniera, il contrabbando e la pirateria, fenomeno che in quegli anni si stava già presentando con pirati e nemici degli spagnoli.

Tuttavia gli evangelizzatori cappuccini disobbedendo ai consigli del governatore con la scusa dell’allevamento di bestiame crearono un vero e proprio villaggio chiamandolo la “Villa de Españoles”, divenendo poco per volta una vera e propria città battezzata con il nome di Tumeremo, che significa serpente maculato in lingua indiana della Guyana.

TumeremoUfficialmente il fondatore fu frate Mariano Perafita, che intorno al 1880, si fece mandare oltre al materiale sacro anche le campane per la Chiesa, oltre alla statua di quella che sarebbe diventata la loro patrona, una statua di 4,5 m di Nostra Signora di Betlemme, raffigurante la Vergine con il Bambino in braccio.

 

A seguito di una serie di danni, la subì tre restauri, l’ultimo nel 1994 quando venne rimossa la mezzaluna sulla quale la Madonna si trovava originariamente. I restauratori videro che l’intonaco dellimmagine era diventato troppo fragile per essere portata in processione, così ne venne fatta una copia.

E’ questa che durante la festa annuale del 26 gennaio, viene portata trionfalmente per le vie della città, mentre l’originale rimane al suo posto sopra l’altare centrale della chiesa parrocchiale. I festeggiamenti durano più di una settimana e si concludono con la messa solenne, la processione, e la consacrazione alla Vergine.

tumeremo3Per i primi 30 anni il paese fu abitato solo dalla popolazione autoctona (416 abitanti) che vivevano di pesca, caccia e agricoltura, grazie alla grande fertilità della terra e della fauna selvatica.

Nel 1816 in seguito alla Guerra dell’Indipendenza, la Missione di “Nostra Signora di Betlemme”, vide diminuire notevolmente la sua comunità fin quando non si trasformò in una delle più importanti missioni grazie al generale Manuel Piar che ne fece il centro principale del paese e lo è ancora oggi.

Il periodo di maggior splendore si ebbe con la scoperta dell’oro che portò grande ricchezza alla città di Tumeremo. Mentre dopo la seconda guerra mondiale, lo sfruttamento delle miniere le aveva notevolmente impoverite portando buona parte della popolazione ad emigrare.

Fonti: http://www.wherewewalked.info/feasts/01-January/january_26.htmhttp://www.monografias.com/trabajos32/tumeremo/tumeremo.shtml#ixzz4WYqBfMyK

 

LA MADONNA CHE ALLATTA

LA MADONNA CHE ALLATTA

Hilandar Monastery, Mt. Athos – 25 gennaio

madonna-che-allattaSecondo un antica leggenda questa icona miracolosa giunse in Grecia grazie alla profezia di San Saba che prima di morire dette istruzioni precise su ciò che sarebbe accaduto.

L’icona della Madonna che allatta, risale al tredicesimo secolo e originariamente si trovava nella valle di Kidron in Palestina  presso la Lavra (Cava) di San Saba vicino a Gerusalemme.

Prima della sua morte, nel 532, il santo fondatore della Lavra predisse che un pellegrino reale con il suo stesso nome, avrebbe visitato la sua tomba.

San Saba comunicò anche ai suoi fratelli che proprio a quell’uomo doveva andare l’icona miracolosa della Madonna che allatta, custodita dai monaci nel loro monastero, poiché da ciò sarebbero scaturite benedizioni.

Nel XIII secolo, San Saba di Serbia visitò la Lavra e con essa la tomba del suo fondatore. Accadde così un fatto miracoloso. Mentre egli si avvicinava al reliquiario di San Saba, questi gli cadde ai piedi. I fratelli compresero che si trattava dell’uomo che avrebbe dovuto custodire l’icona come predetto dal santo.

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San Saba

Quando infatti gli chiesero il nome, questi si presentò come l’arcivescovo Saba della Serbia. Obbedendo alle istruzioni del loro fondatore, i monaci gli raccontarono quanto rivelato loro dal santo Saba e gli consegnarono, l’icona della Vergine allattante, e l’icona “delle tre mani” sicuri che avrebbe portato grandi benedizioni come San Saba aveva predetto.

Il santo Arcivescovo portò l’icona al monastero serbo di Hilandar sul santo monte Athos in Grecia e mise l’icona a sinistra delle porte reali vicino al sancta sanctorum del tempio, posizione di solito riservata all’icona di Cristo. Il tempio ortodosso ha mantenuto tale posizione l’immagine, che fino ad oggi non è mai stata spostata.

L’icona è stata poi chiamata Typikonissa, dalla regola (Typikon) di San Saba. La Chiesa ortodossa serba commemora la Santissima Vergine Madre Galaktotrophousa (allattante) il 3 luglio e il 25 gennaio (12 gennaio nel vecchio calendario)

Vi è una preghiera particolare in suo onore (Akathistos), una parte della quale dice: “…cori angelici hanno guardato nella grotta, e ci hanno visto una fanciulla pura come il latte che alimenta il suo Figlio, ed i beati esclamarono: Rallegrati, tu sei stata alimento per il Creatore del mondo!..

Fonti: http://www.wherewewalked.info/feasts/01-January/january_25.htm; https://oca.org/saints/lives/2001/01/12/100162-icon-of-the-mother-of-god-the-milkgiver

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Nostra Signora della Pace di Honolulu

NOSTRA SIGNORA DELLA PACE DI HONOLULU

Hawaii – 24 gennaio 

nostra-signora-della-pace-di-honoluluLa Basilica Cattedrale di Nostra Signora della Pace è la chiesa madre e il centro spirituale della Diocesi di Honolulu. La storia di quest’isola (antico lebbrosario) si intreccia con la vita di due importanti santi: San Damiano de Veuster e Santa Madre Marianne.

I primi missionari cattolici arrivarono alle Hawaii dalla Francia nel 1827 e costruirono una missione su un terreno donato dal re Kamameha III. I sacerdoti dedicarono la nuova costruzione a Nostra Signora della Pace, patrona dell’ordine della Congregazione dei Sacri Cuori di Gesù e di Maria.

Gli hawaiani seguono una vecchia tradizione spagnola che li porta a festeggiare Nostra Signora della Pace il 24 gennaio. Inizialmente infatti nella città di Toledo si festeggiava il giorno dopo la festa di San Ildefonso (23 genn) l’apparizione della Vergine della Pace al santo, ma fu solo nel 1085, che Alfonso VI ne istituì la festa per celebrare la riconquista dei cristiani della Cattedrale di Toledo e la fuga dei Mori il 23 gennaio. Con le missioni si diffuse poi nei secoli successivi questa devozione in tutto il mondo.

honolulunostra-signora-della-pace-di-honolulu-internoNella cattedrale di Honolulu, vi è una riproduzione in bronzo sopra l’altare maggiore della statua lignea della Madonna della Pace e dei Sacri Cuori posti nel Convento di Parigi. Un’altra copia nel cortile segna il punto dove nacque la prima missione per opera di San Damiano de Veuster che qui abitò e servì la comunità di lebbrosi che venivano esiliati e abbandonati per più di due decenni.

Un’altra santa importante per quest’isola è stata Madre Marianne che si adoperò al fianco di Padre Damiano per migliorare le condizioni dei malati e dei figli sani dei malati di lebbra sull’isola cosiddetta “maledetta”, fondando anche il primo ospedale.

Figlia di contadini tedeschi emigrati in America entrò nelle suore del Terz’Ordine francescano a Siracusa con il nome di Suor Marianne. Nel 1883, ricevette una lettera da un prete alle Hawaii che le chiedeva aiuto a nome di re Kalakaua e della regina Kapiolani per il Regno delle Hawaii.

Solo suor Marianne accettò di correre in suo aiuto con alcune sorelle. Le suore arrivarono alle Hawaii l’8 novembre 1883, dedicandosi alla cura degli oltre 200 lebbrosi al Kakaako Branch Hospital su Oahu.

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Santa Madre Marianne

Questo ospedale era stato costruito per ospitare 100 persone, ma ne doveva contenere più di 200. Le condizioni erano deplorevoli. Ogni suora-infermiera aveva imparato a lavare le ferite putride, ad applicare la pomata lenitiva e a ristabilire ordine e legalità, che tende ad essere abbandonata da chi perde ogni speranza.

Santa Madre Marianne fondò il Malulani Hospital, il primo ospedale generale di Maui per curare ogni tipo di malattia appena un anno più tardi.

Nel 1885, rendendosi conto che i bambini sani di pazienti lebbrosi erano ad alto rischio di contrarre la malattia, fondò una casa per loro. Per tutto il suo lavoro le venne data la Medaglia Reale di Kapiolani. Nell’estate del 1886, le suore si occuparono anche di San Damiano quando fu contagiato dal terribile morbo che aveva tanto combattuto.

A Kalaupapa, Madre Marianne aveva previsto che nessuna suora francescana avrebbe mai contratto la lebbra accertandosi comunque che vi fossero procedure sanitarie rigorose.

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San Damiano de Veuster con alcuni giovani.

Visse e lavorò a stretto contatto con i pazienti lebbrosi per 35 anni. Anche se non vi erano cure appropriate, lei e le sue sorelle offrirono ai lebbrosi una vita il più dignitosa possibile. San Marianne morto a Kalaupapa il 9 agosto 1918.

Le Suore di San Francesco continuano il loro lavoro in Kalaupapa con le vittime del morbo di Hansen (più comunemente conosciuta come lebbra). Nessuna sorella ha mai contratto la malattia. Una reliquia di San Damiano (un osso del piede) e le spoglie di Santa Madre Marianne sono custoditi all’interno della Basilica Cattedrale di Nostra Signora della Pace di Honolulu.

Per maggiori informazioni e i video http://www.cathedralofourladyofpeace.com/

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VERGINE DI BETLEMME DI BELEN

VERGINE DI BETLEMME DI BELEN

23 gennaio

madonna-di-belen1Secondo la tradizione, l’immagine della Vergine di Betlemme è stata trovata sotto una pietra. Nello stesso luogo, nei primi anni del XVIII secolo, i Gesuiti, aiutati dagli aborigeni, costruirono una chiesa con campane portate da Chuquisaca.

Nostra Signora di Betlemme è forse la più antica invocazione della Vergine. Con questo termine si ricorda la sua maternità e molte sono le chiese a Lei dedicate in tutto il mondo. L’immagine è sempre quella della Vergine con il Bambino.

Gerusalemme è una piccola città che si trova a 8 km a sud di Gerusalemme. Si trova in una zona collinare, alta 777 metri su due colli in un posto bellissimo. Il suo più grande interesse viene dal fatto che Gesù è nato lì. Bethlehem ( in ebraico Betlemme, significa “casa del pane”, è la città di Davide, dove Gesù è nato.

Dopo 2000 anni la città di Betlemme è ancora la più importante delle città di Giuda e paradossalmente è araba a predominanza mussulmana.

madonna-di-belen-susques-altar1In genere la Vergine di Betlemme si festeggia il 6 gennaio, ma ve ne sono ormai tantissime in tutto il mondo e anche le date in cui vengono festeggiate a volte cambiano come a Susques.

La chiesa di Nostra Signora di Betlemme a Susques è stata costruita con il fango, il Cardón del tetto è a due falde, tenute insieme da cinghie di cuoio a causa della mancanza di metallo e di ferro.

Le pareti sono decorate con dipinti di fiori e uccelli della regione, si ispira alla scuola di Cuzco. L’immagine della Vergine di Betlemme è una vera e propria reliquia e le campane di bronzo sono state portate in Chuquisaca, nel periodo delle conquiste coloniali.

Secondo la tradizione, l’immagine della Vergine di Betlemme è stata trovata sotto una pietra. Nello stesso luogo, nei primi anni del XVIII secolo, i Gesuiti, aiutati dagli aborigeni, costruirono una chiesa che prese il nome di Nostra Signora di Betlemme Susques.

susques-iglesiamadonna-di-belenConsacrata nel 1598 ed è considerato il più antico santuario cristiano della provincia di Jujuy, se non addirittura di tutto il nord dell’Argentina.

In questa piccola città si trovano ancora formidabili artigiani che intrecciano poncho, lavorano la pietra e la ceramica per un oggettistica tutta particolare che ritroviamo anche in chiesa.

Fontihttp://www.eltribuno.info/nuestra-senora-belen-patrona-del-pueblo-puneno-n245601https://es.wikipedia.org/wiki/Susques

MARIA SANTISSIMA DELLA CAVA

MARIA SANTISSIMA DELLA CAVA

19 gennaio 1518

madonna_della_cavaApparve in sogno a Padre Leonardo Savina, frate dell’Ordine degli Eremiti Agostiniani, l’immagine della Madonna che lo esortava a scavare presso la cava per ritrovare l’antico Simulacro su cui edificare una Chiesa..

Patrona della città di Marsala in provincia di Trapani, Maria Santissima della Cava ha il suo Santuario in una grotta nella zona di “Porticella”, dove il simulacro della Madonna venne trovato, all’interno di un pozzo nel 1518. La festa viene celebrata proprio il 19 di gennaio.

L’immagine della Madonna apparve in sogno a Padre Leonardo Savina, frate dell’Ordine degli Eremiti Agostiniani esortandolo a scavare presso la cava per ritrovare l’antico Simulacro su cui edificare una Chiesa. Padre Leonardo credette a quel profetico sogno e scavando trovò il miracoloso simulacro della Vergine.

Per proteggerlo poi dalle persecuzioni venne nascosto dai cristiani lilibetani e successivamente ritrovato solo casualmente nel 1518 in seguito ad un crollo.

madonna-della-cava2Si tratta di una piccola scultura alta 18 cm. In seguito al ritrovamento si verificarono molti miracoli testimoniati da una vasta documentazione. Sembra che lo stesso scopritore della statua, un uomo muto dalla nascita, ottenne il dono della parola.

Nel 1788 la città di Marsala elesse la Madonna della Cava a Patrona e protettrice della Città. L’11 maggio del 1943, durante i bombardamenti, la Madonnina fu recuperata dalle macerie e tratta nuovamente in salvo.

Oggi, la piccola chiesa è meta continua di visitatori e devoti, i quali si recano lì, ogni 19 gennaio, per dedicare almeno una piccola preghiera alla Madonna nel giorno della ricorrenza del suo ritrovamento.

I festeggiamenti in onore della Madonna della Cava si rinnovano dal 13 al 18 maggio, nella parrocchia di “Maria SS. della Cava”, nelle contrade Ciavolo-Ciavolotto-Digerbato.

Fonte: http://www.siciliainfesta.com/feste/festa_maria_ss_della_cava_marsala.htm; http://www2.comune.marsala.tp.it/marsala_tour/it/sc_madonna_cava.html

 

VERGINE DI ZAPOPAN

VERGINE DI ZAPOPAN

Incoronata il 18 gennaio 1921

madonna-di-zapopanLa Vergine di Zapopan è comunemente riconosciuta come la rappresentazione della Vergine dell’attesa, anche se le vengono dati diversi nomi come: Generalessa, Regina e Madre di Jalisco, Stella dell’Evangelizzazione… patrona dell’Arcidiocesi di Guadalajara.

La Basilica di Zapopan è un santuario francescano situato nel cuore di Zapopan, nello stato di Jalisco, in Messico, è il secondo santuario mariano più visitato, seguito solo dalla Basilica Cattedrale della Madonna di San Juan de los Lagos. All’interno del Santuario troviamo la Statua della Madonna di Zapopan è composta da polpa di canna e mais,  portata da Frate Antonio de Segovia da Patzcuaro a Jaliscienses nell’anno 1530.

https://www.youtube.com/watch?v=-bTdVw_RPSY

E ‘un’immagine che rappresenta la Vergine in stato interessante. Misura 34 cm dalla testa ai piedi e ha un viso ovale. Le sue mani sono congiunte in preghiera. I suoi piedi poggiano su di una mezzaluna d’oro.

La Madonna di Zapopan è stata incoronata con il permesso di Papa Benedetto XV il 18 gennaio 1921 da monsignor Francisco Orozco e Jiménez nella Cattedrale di Guadalajara.

madonna-di-zapopan4L’immagine originale della Vergine di Zapopan rimane nella Basilica di Nostra Signora di Zapopan, uscendo solo il 12 ottobre giorno in cui si celebra una festa speciale in suo onore con un pellegrinaggio in cui le viene posto sulle spalle uno scialle ed un cappello sul capo.

Una copia di questa immagine, chiamata la Madonna Pellegrina si trova presso il santuario di Guadalajara da cui parte per un pellegrinaggio dal 20 maggio fino al 9 ottobre, fermandosi in diverse chiese lungo il cammino fino alla Cattedrale Metropolitana. Viene quindi utilizzata questa copia per tutte le visite ufficiali e non ufficiali dove viene vestita in modo diverso ogni anno ma pur sempre indossando la sua corona.

madonna-di-zapopan1Dal 1999 questo progetto itinerante si è sviluppato ulteriormente per diffondere il fervore mariano nella zona metropolitana di Guadalajara, prendendo il nome di: “Percorsi della fede”,  con un programma trasmesso appunto per tutto il periodo del pellegrinaggio della Vergine dal 20 maggio al 12 ottobre e seguito su radio e televisione.

Alcuni dei titoli dati a immagine sono: Riconciliatrice, Generalessa, Patrona della Arcidiocesi di Guadalajara, Stella dell’Evangelizzazione, Patrona contro i fulmini, le tempeste e le epidemie e uno dei più recenti è la Regina del Lago Chapala .

Tra gli oggetti associati alla venerazione della Vergine di Zapopan troviamo: una corona imperiale; un’aureola con il simbolo della colomba dello Spirito Santo; uno scettro da regina; un bastone da generale come segno della sua autorità; una spada concesso dell’esercito messicano nel 1821; un reliquiario con l’immagine del figlio di Dio, che rievoca la sua invocazione liturgica “Madonna dell’attesa”; una luna ai suoi piedi, segno profetico dell’Apocalisse (Ap 12,1-2); una banda che la ricorda come generalessa della Esercito Messicano; un piedistallo d’argento; alcune chiavi che la riconoscono patrona della città di Guadalajara.

madonna-di-zapopan-basilica

 

Nel 1979 Papa Giovanni Paolo II ha visitato la basilica.

Fonte: https://es.wikipedia.org/wiki/Nuestra_Se%C3%B1ora_de_Zapopan; https://es.wikipedia.org/wiki/Bas%C3%ADlica_de_Zapopan

 

DIVINA PASTORA

DIVINA PASTORA

Barquisimeto (Venezuela) 14 gennaio

divina-pastora2Patrona di Barquisimeto è una delle icone religiose più importanti del Venezuela. L’immagine originale risale al 1735. Ogni 14 gennaio si celebra un’affollata processione, nella quale l’immagine è portata da Santa Rosa fino a Barquisimeto, la capitale dello stato Lara.

Storicamente questa devozione proviene da Siviglia, in Spagna. Un curato cappuccino di nome Isidoro di Siviglia, avrebbe visto in sogno l’immagine della Divina Pastora. Alcuni giorni dopo fornì all’artista Alonso Miguel de Tovar una descrizione dettagliata della visione, affinché ne realizzasse un quadro. L’immagine della Vergine con cappello pastorale, coperta da un manto azzurro, che sostiene con la mano sinistra il Bambino e appoggia la destra su un agnello, fu chiamata “Divina Pastora de las Almas.” Anni più tardi lo scultore Francisco Ruiz Gijón scolpì l’immagine della Divina Pastora. Nell’anno 1705 l’immagine fu portata per la prima volta in processione in Spagna.

La storia della Divina Pastora in Venezuela risale all’anno 1736, data in cui il parroco di Santa Rosa commissionò a uno scultore una statua dell’Immacolata Concezione. Senza che si capisse il perché, l’effigie che arrivò al paese fu quella della Divina Pastora e benché il sacerdote volesse restituirla, non si riuscì a spostarla. Il paese intero dedusse che questo strano fatto indicava che la statua doveva rimanere a Santa Rosa.

divina-pastora-processioneOltre a questa curiosa storia, nel XIX secolo successe un altro fatto straordinario. Nel 1855 un’epidemia di colera colpì il Venezuela. Una gran quantità di famiglie di Barquisimeto soffrì gravi conseguenze e implorarono l’aiuto celeste rivolgendosi a questa immagine religiosa. Si racconta che il sacerdote José Macario Yépez, parroco della barquisimetana chiesa della Concezione, si offrì davanti alla Vergine per essere l’ultima vittima della malattia.

Secondo la tradizione, sei mesi dopo l’offerta il sacerdote morì e l’epidemia abbandonò la città; altre fonti riferiscono che lo stesso giorno della richiesta cessò l’epidemia

Ogni 14 gennaio, la statua è portata da 6 a 10 uomini e donne, accompagnato da un corteo di più di 2 milioni di persone, un po’ a piedi nudi e portando croci, dalla Chiesa di Santa Rosa, nel villaggio di Santa Rosa nei pressi della città, alla Cattedrale metropolitana di Barquisimeto (poco più di 7.5 km).

Si tratta di un’occasione di festa, con venditori ambulanti innumerevoli che vendono di tutto, dal cibo ai liquori e piccole figurine religiose lungo il percorso che si snoda attraverso la città. Ogni anno la Vergine è vestita in modo diverso da un designer di moda locale e il suo abito è donato dai devoti paganti penitenza. Nel corso dei due mesi successivi, il suo viaggio di ritorno, si ferma in altre chiese di Barquisimeto, per poi terminare a Santa Rosa, in tempo per la Domenica delle Palme.

divina-pastoraIl terremoto del 26 marzo 1812, che devastò le città di Caracas, Barquisimeto, Mérida, El Tocuyo e San Felipe, distrusse il tempio dove si venerava la Divina Pastora, ma la statua rimase intatta, fatto che accrebbe la convinzione dei fedeli di Santa Rosa che la Vergine volesse rimanere a proteggerli.

Accanto al santuario si trova il Museo arcivescovile della Divina Pastora, dove i visitatori possono vedere l’immagine originale che risale al 1735 e il suo abbigliamento. Più di 127 vestiti sono stati utilizzati per la statua, inoltre gioielli, corone, rosari, onorificenze concesse alla Vergine, quadri ed ex voto.

Fonte: https://it.wikipedia.org/wiki/Divina_Pastora_(Barquisimeto);

FESTIVAL DE LOS INDITOS

FESTIVAL DE LOS INDITOS

León, Mexico  – 12 gennaio

inditosIl 12 gennaio, un mese dopo la festa della Madonna di Guadalupe, il Santuario celebra la “Fiesta de los Inditos,” ovvero la “Festa dei piccoli indiani“. I bambini vengono vestiti con lo stile del nativo san Juan Diego.

In questo giorno gli Indios Leonesi indossando i costumi tipici tradizionali messicani e si recano al Santuario della Madonna di Guadalupe – Patrona dei messicani, di Cerrito de San Lorenzo, dalle 6 del mattino fino alle 21.30. Ma la festa più che per gli adulti è dei bambini, infatti sono loro i protagonisti di questa giornata.

I piccoli indios vengono vestiti come il loro santo Juan Diego, e arricchiti arricchiti dal’immagine della Vergine di Guadalupe portando casse cariche di squisite vivande e ” Lupitas “ in onore della Vergine di Guadalupe – “la Morenita del Tepeyac”.

inditos2Pablo de Anda, il costruttore e rettore del Santuario di Guadalupe, la cui festa è celebrata il 12 dicembre, decise di istituire un’ulteriore festa il mese successivo. Il primo Vescovo della diocesi di León, José Maria de Jesus Diez de Sollano e Dávalos , l’approvò il 12 gennaio 1876 con il nome di ” Inditos Day “.

I parrocchiani hanno accolto con grande entusiasmo questa celebrazione del loro affetto per la Vergine tanto che si arriva a superare le 30 mila persone, ogni anno durante la Santa Messa. Proprio in vista di queste enormi masse di persone le strade intorno al Santuario vengono chiuse, in compenso si allestiscono diversi banchetti di venditori ambulanti che offrono una vasta scelta di oggetti religiosi, street-food come tacos e enchiladas, fiori e percorsi turistici per famiglie.  Immancabili le benedizioni collettive alle persone, all’acqua e alle immagini religiose.

inditos1Si tratta di una festa che non solo ricorda l’apparizione e il miracolo della Santa Vergine a Juan Diego, ma serve anche agli abitanti di León per mantenere vivo il ricordo delle loro tradizioni, dei loro costumi e sapori.

Immancabili in questo giorno gli scatti a questi buffi bimbetti che con baffetti disegnati e visini paffuti portano sul petto una riproduzione della famosa tilma.

Questa tradizione si sparse poi in altri comuni e stati come San Francisco del Rincon e Arandas, Jalisco, … anche le bambine si vestono con i costumi tradizionali. Prima di presentarsi alla Vergine Morenita per ricevere la Sua benedizione materna portando ceste ricolme di offerte

Fonti: http://zonafranca.mx/continuan-con-tradicion-los-inditos-de-leon/; https://www.am.com.mx/m/local/es-dia-de-los-inditos–fervor-100-leones-172416.html

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MADONNA DELLA VETRANA

MADONNA DELLA VETRANA

Castellana Grotte (BA) 11 gennaio 1691

madonna-della-vetranaIl popolo castellanese per ringraziare la Madonna della liberazione dalla peste del 1690, ristrutturò la chiesa che custodiva l’icona trecentesca della Beata Vergine, venerata sotto il titolo di “Madonna della Vetrana”, termine dialettale per indicare la peste.

Alla fine del 1690 la chiesa di Castellana era quasi in rovina, quando un terribile morbo venne a turbare la città e la zona circostante. Molto probabilmente fu a causa di un carico di merci infetto attraccato nel porto di Monopoli, una terribile epidemia di peste si diffuse nel territorio a sud-est di Bari, complici le carenti condizioni igieniche, la popolazione fu decimata.

A Castellana la peste arrivò il 23 dicembre 1690. La situazione cambiò durante la notte fra l’11 ed il 12 gennaio 1691, quando due sacerdoti, don Giuseppe Gaetano Lanera e don Giosafat Pinto, pregarono incessantemente per liberare la popolazione dalla peste la Madonna della Vetrana (appellativo che, secondo alcune fonti, deriverebbe da “veterana”, cioè “antica”; secondo la tradizione popolare, invece, “vetrana” proverrebbe dall’omonimo termine dialettale, con cui si indicava la peste), ritratta in un quadro risalente al XIV secolo (1300 circa) e ubicato in una chiesetta rupestre non lontano dal centro abitato di Castellana.

I due sacerdoti ebbero entrambi la stessa ispirazione: ungere i bubboni dei malati con l’olio del lume che ardeva perennemente accanto a quello stesso quadro, per guarire dalla pestilenza.

Così facendo, e dando fuoco a tutto ciò che era stato in contatto con il morbo, da quel 12 gennaio a Castellana più nessuno morì di peste. Tutti attribuirono subito la miracolosa intercessione della Vergine della Vetrana, e la sua venerazione crebbe, sinché tutte le autorità sacre e laiche castellanesi, come segno di gratitudine, decisero di festeggiare ogni anno il grandioso evento.

https://www.youtube.com/watch?v=wp8szNr6zck

Il sindaco nel 1691 si impegnò a solennizzare a fine aprile il ricordo del miracolo, ma il popolo ricordò il giorno della rivelazione, ovvero l’11 gennaio, con la festa della Fanove, ovvero dei falò.  Durante la notte la regione si trasforma grazie al calore e alle luci dei molti falò che vengono accesi a decine attraverso cataste di legna ben disposte, a forma di cono e fatti bruciare fino alla mattina del 12. Una miscela di devozione e folklore, che ricorda l’evento miracoloso avvenuto nel 1691.

Da quel momento, di fatto, la Patrona di Castellana fu la Madonna della Vetrana. Quasi geloso di quella preferenza, il Capitolo castellanese nel 1752 “canonicamente” stabilì che compatrona di Castellana fosse la Madonna Consolatrice. Ma il popolo motu proprio aveva fatto la sua scelta; e, in fondo, si trattava sempre della Madonna: cambiava solo la denominazione aggettivale, da Consolatrice a Vetrana!

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Festa delle Fanove

I patroni “ufficiali” vengono tuttora venerati. E se ne fa una festa abbastanza solenne e abbastanza sentita, il 21-22 agosto d’ogni anno. Ma la festa grande, la festa per antonomasia, quella per la quale …si viene dall’estero, quella ricca di tradizioni e di folklore è, dal 1692, la festa d’Aprile in onore di Maria SS. della Vetrana. E dura tre o quattro giorni (prima …anche di più!); ed ha – come giorno centrale – l’ultima domenica di aprile.

 L’icona fu poi trasferita sulla parete del presbiterio dai frati qualche anno dopo il loro ingresso nel convento appena costruito (anno 1714). Dopo la soppressione del secolo scorso, è stato abitato dai frati fin dagli inizi del secolo. Ma ufficialmente la Provincia lo ha preso in consegna con enfiteusi perpetua il 7 maggio 1931 per le mani di P. Emilio Racanelli e P. Raffaele D’Amico.

Il 26 gennaio 1965 il Comune di Castellana Grotte cedette in proprietà alla Provincia, per le mani di P. Pacifico Stragapede, la chiesa con le relative pertinenze e tutti gli oggetti sacri. Il Convento, restaurato in ogni struttura, già sede di chiericato prima e di seminario dopo, è ora sede di una Biblioteca provinciale e periodicamente accoglie gruppi per ritiri ed esercizi spirituali. E’ sede anche del Centro Studi Personalisti “Giovanni Duns Scoto”.

Convento della Madonna della Vetrana a Castellana Grotte (Bari)
Convento della Madonna della Vetrana a Castellana Grotte (Bari)

A sinistra dell’altare maggiore del Santuario di Maria SS della Vetrana si custodisce, in una piccola cappella, l’immagine della Madonna della Vetrana davanti alla quale arde, ancora da più di tre secoli, la lampada ad olio che guarì i malati della città. Dal chiostro, si accede ad un presepio permanente costruito nel 1968. Il convento possiede una corposa biblioteca di antichi volumi di storia, filosofia e teologia.

Fonti: http://www.fratiminoripugliamolise.it/conventi_scheda.php?provincia=Bari&Rif=55; http://www.vetranaterrasanta.com/Laudato_sie/Laudato%2017.pdf; https://it.wikipedia.org/wiki/Castellana_Grotte

 

 

SANTA MARIA IN TRASTEVERE

SANTA MARIA IN TRASTEVERE

9 gennaio

smariatrastevereLa basilica di Santa Maria fu il primo luogo ufficiale di culto cristiano edificato a Roma e sicuramente il primo dedicato al culto della Vergine. Forse però non tutti sanno che sorge sul luogo dove, nel 38 a.C., dal terreno fuoriuscì uno zampillo di olio minerale, la divina “fons olei”.

Secondo la leggenda la chiesa fu eretta da S.Giulio I nel 340 sull’oratorio fondato da papa Callisto I nel III secolo, quando il Cristianesimo non si era ancora diffuso, tanto che la chiesa fu chiamata “titulus Calixti” fino al VI secolo, quando poi fu dedicata a Maria.

Un fatto antico e mistico la contraddistingue dalle altre chiese: S.Maria sorge sul luogo dove, nel 38 a.C., dal terreno fuoriuscì uno zampillo di olio minerale, la divina “fons olei”, poiché i cristiani vi videro il segno premonitore della venuta di Cristo, l’Unto del Signore (il punto dove sgorgò è ancora indicato su un gradino del presbiterio).

Papa San Callisto I
Papa San Callisto I

La chiesa fu ricostruita quasi completamente da Innocenzo II nel XII secolo, in gran parte con i travertini ed i marmi provenienti dalle Terme di Caracalla. Nel 1702 papa Clemente XI incaricò Carlo Fontana della costruzione del portico esterno, costituito da cinque arcate inquadrate da due paraste e quattro colonne di granito, al di sopra delle quali una balaustra sorregge le statue di 4 pontefici:S.Callisto“, “S.Cornelio“, “S.Giulio” e “S.Calepodio”.

Nel portico, fino alla fine dell’800, si potevano vedere, a lato del “Crocifisso” del Cavallini, coltelli e spiedi (un’arma antica, poco più corta di una lancia) perché quando un “bullo” decideva di cambiare vita, appendeva l’arma del mestiere in S.Maria in Trastevere; oggi vi sono conservate una raccolta di epigrafi cristiane, frammenti di fregi, resti di plutei dell’antica basilica, sarcofagi, affreschi e pietre tombali.

Una curiosità è rappresentata da una piccola nicchia in fondo alla navata destra, dove vi sono conservati alcuni strumenti di morte e di tortura utilizzati per numerosi martiri, come catene, pesi di ferro e pietre, fra le quali, secondo la leggenda, anche quella che fu legata al collo di S.Callisto per annegarlo nel pozzo ancora conservato nella vicina chiesa di S.Callisto.

s-maria-trastevere-fons-oleiAl pianterreno apre un bel portale settecentesco sormontato da un timpano arcuato con due targhe, in una delle quali vi è l’iscrizione “FONS OLEI”, in riferimento alla fonte sopra menzionata.

A sinistra della basilica è situato il palazzo di S.Callisto, costruito, secondo la leggenda, sulla casa romana di papa Callisto I, sorpreso in preghiera dai pagani romani all’epoca di Alessandro Severo e per questo motivo ucciso. Del palazzo si ha notizia sin dal Trecento, epoca in cui vi si tennero alcuni concistori, essendo residenza dei cardinali titolari della basilica.

FONTE: http://www.romasegreta.it/trastevere/piazza-di-s-maria-in-trastevere.html;