San Francesco d’Assisi

SAN FRANCESCO d’ASSISI

fondatore e patrono d’Italia (1182-1226) 04 ottobre

Francesco è santo perché ha sinceramente seguito il Vangelo perché ha lottato SAN FRANCESCO d’ASSISIper rispondere alle esigenze della Chiesa e della società del XII secolo; la sua santità ci provoca a cambiare le nostre vite e a non addormentarci sulle convenzioni e sui modi di pensare abituali.

Francesco nacque ad Assisi all’inizio del 1182 da Pietro di Bernardone, agiato mercante, e Giovanna, soprannominata “Pica”, entrambi cittadini di Assisi. Si è tentato, in realtà, di ritenere la madre originaria della Piccardia o della Provenza, ma la cosa appare priva di fondamento storico; “Pica”, piuttosto, pare aver potuto significare “strana” o “insolita” (ella scelse, ad esempio, di dare alla luce il primogenito in una mangiatoia improvvisata sul pavimento di casa, con la deliberata intenzione di imitare la nascita di Cristo). Al battesimo, la madre fece chiamare il figlio Giovanni, in onore di Giovanni il Battista, ma quando il marito fu di ritorno da un viaggio d’affari in Francia,aggiunse al bambino l’insolito nome di Francesco, a sottolineare il suo amore per quel paese.

Una volta cresciuto, questi imparò dal padre i rudimenti della lingua francese e provenzale e, probabilmente nello stesso modo, venne anche a conoscere i racconti di corte dei trovatori e le canzoni del tempo. Dal padre imparò anche il mestiere, divenendo un abile mercante di stoffebenché più interessato a spendere che a guadagnare. Come sottolinea il suo primo biografo, Tommaso da Celano, Francesco era «mercante avveduto, ma munificentissimo per vanagloria». Conduceva in città una vita da giovane ricco, desideroso  di primeggiare e di essere accettato dagli amici come capo, ma noto anche per la generosità verso i poveri e la sensibilità per i sentimenti altrui. Quando Assisi si trovò coinvolta nella guerra contro la vicina Perugia, Francesco, allora ventenne, si unì all’esercito della città alla ricerca di avventure e di gloria. .In seguito alla sconfitta, però, Francesco fu catturato e costretto in prigione per un anno intero, a cui seguì un altro periodo (ancora quasi un anno) di grave malattia.

SAN FRANCESCO d’ASSISI1Pare che già durante questa lunga pausa fosse avvenuto in lui un certo cambiamento, ma egli si sentiva ancora attratto dall’ideale militare e poco dopo si offrì volontario per una campagna in Puglia a sostegno dell’esercito papale. Procuratosi da sé i cavalli e la migliore armatura, interruppe invece il suo viaggio a Spoleto, dove in sogno una voce lo invitava a «seguire il padrone anziché il servo». Obbedendo a questo oscuro messaggio, fece ritorno ad Assisi, abbandonò il suo antico stile di vita e cominciò a meditare e a pregare con assiduità.

Egli più tardi avrebbe fatto risalire a questo periodo la sua conversione e in particolare a quando, trovandosi fuori a cavallo, si imbatté in un lebbroso: superato il primo momento in cui, imbarazzato, stava per fuggirlo, Francesco smontò da cavallo e, dandogli del denaro, gli baciò la mano. Fu questa l’occasione, a suo dire, in cui maturò «l’abbandono del mondo» e in seguito fece spesso visita ai lebbrosari e negli ospedali, offrendo denaro e vesti per aiutare poveri e ammalati.

Nell’autunno del 1205, mentre è in preghiera nella chiesa di S. Damiano, fuori Assisi, gli pare di udire una voce che veniva dal crocifisso e per tre volte l’invito: «Francesco, va’, ripara la mia casa che, come vedi, è tutta in rovina»; la risposta è pronta e, prendendo alla lettera il comando, Francesco vende alcune delle stoffe del padre per raccogliere del denaro. Bernardone, che già aveva tentato di far cambiare vita al figlio cercando di coinvolgerlo nuovamente negli affari di famiglia, di fronte a quest’ultima azione, decide di mettere fine alla questione: porta il figlio davanti al tribunale vescovile per ottenere la restituzione del denaro e avanza la minaccia di diseredarlo. Di fronte all’ingiunzione del vescovo a rendere la somma dovuta al padre,  Francesco  accetta,  dichiara di rinunciare all’eredità e si toglie persino i vestiti, che restituisce insieme al denaro.

Gli si trova il mantello di un contadino da indossare al loro posto ma questo SAN FRANCESCO d’ASSISI2atto pubblico di rinuncia all’eredità e al mondo sarà ormai il segno definitivo della sua conversione a una vita di povertà e di consacrazione totale a Dio. Seguono due anni vissuti da eremita: Francesco si dedica alla preghiera e all’assistenza dei poveri e dei malatipassa in città a chiedere l’elemosina e lavora manualmente per la ricostruzione di tre chiese in rovina, S. Damiano, S. Pietro e S. Maria degli Angeli, o Porziuncola. E proprio mentre partecipa alla Messa in quest’ultima cappella, nel 1208, che comprende quale debba essere la sua vocazione. Era stato proclamato il Vangelo di Matteo (10, 7-19), in cui Gesù manda i discepoli ad annunciare la buona novella del Regno, comandando loro di non prendere nulla con sé, né denaro, né scarpe, né bastone, e Francesco intende in senso letterale queste parole: si libera delle scarpe, della tunica e del bastone e indossata una semplice veste con cappuccio, tipica dei pastori del luogo, se la lega intorno alla vita con una corda.

Egli si mette subito a predicare lungo le strade di Assisi, recando un semplice messaggio di penitenza e di pace, sorretto da una forte preoccupazione per la salvezza delle anime. L’impatto è immediato e nel giro di poche settimane si uniscono a lui una dozzina di discepoli, tra cui Bernardo da Quintavaile, agiato mercante, Pietro Cattaui, avvocato e canonico della cattedrale, e il futuro frate Egidio. Il gruppo diventa noto come i Penitenti di Assisi, ma Francesco preferirà l’appellativo, che sarà in seguito il nome ufficiale dell’ordine, di fratres minorescioè fratelli più piccoli, per via della maggior umiltà che evocava.

Vivono insieme in un tugurio abbandonato fuori città e Francesco li istruisce sugli ideali della vita religiosa, compilando anche un breve elenco di norme formate quasi solo da citazioni del Vangelo. Presentatosi a Roma per ottenere un riconoscimento ufficiale, riceve nei 1210 una prima approvazione verbale da papa Innocenzo III , il quale al tempo stesso sottopone i membri del gruppo alla tonsura e li autorizza a predicare il loro messaggio di penitenza ovunque.

Francesco è ordinato diacono pressappoco in questo periodo, ma la sua umiltà e l’alta considerazione in cui tiene il sacerdozio sono i1 motivi più probabili che lo indurranno a non procedere oltrenegli ordini sacri. Tornato ad Assisi, gli viene donata la cappella della SAN FRANCESCO d’ASSISI3Porziuncola perché ne faccia la casa madre dell’ordine, ma Francesco, che aveva un concetto radicale della povertà e della rinuncia ai beni, rifiuta di accettarne la proprietà, insistendo per poter invece pagare un affitto annuale. La povertà religiosa, così come è intesa da Francesco, è molto di più che il semplice e tradizionale non-possesso di beni da parte dei singoli monaci: egli intende infatti una povertà che si estenda a tutta la comunità e tale quindi che né l’ordine né i conventi possano possedere nulla. Tale concezione di povertà ben traspare dalle abitazioni in cui vissero i primi frati.

Come il primo biografo di Francesco ha sottolineato, «insegnava ai suoi fratelli a costruirsi abitazioni piccole e povere, di legno, non di pietra, e a edificare piccole capanne di aspetto umile. Spesso, infatti, parlando della povertà, ricordava ai frati il detto evangelicoLe volpi hanno le loro tane e gli uccelli del cielo i loro nidi, ma il Figlio dell’uomo non ha dove posare il capo (Le 9, 58)».

Gli anni che vanno dal 1209 al 1224 sono di intensa attività  per Francesco e per i suoi discepoli. Percorrono l’Italia come predicatori itinerantiattirando folle enormi, colpite dal loro austero stile di vita e dal semplice appello alla conversione; ovunque Francesco si reca avvengono miracoli. Il numero di quelli che desiderano unirsi ai frati cresce dunque rapidamente. I frati sono suddivisi in province, ciascuna delle quali fa capo ad un ministro, e dal 1217 si tengono annualmente capitoli generali per garantire la corretta e comune osservanza della regola.

Nel 1212, insieme a S. Chiara (11 ago.), Francesco fonda il secondo ordine francescanola santa riceve da lui l’abito religioso alla Porziuncola e nel 1215 diventa badessa del nuovo convento delle “Povere Dame di S. Damiano”, o Clarisse, come in seguito saranno conosciute: seguendo uno stile di vita estremamente rigido e vivendo in clausura, esse interpretano gli ideali francescani di povertà e semplicità nel modo più rigoroso possibile.

SAN FRANCESCO d’ASSISI4Parte per la Palestina nel 1212, finendo però naufrago in Dalmazia; nel 1214 si dirige alla volta del Marocco, ma ammalatosi in Spagna deve fare ritorno in patria. Nel 1219 si imbarca per l’Egitto, raggiungendo Damietta sul delta del Nilo, dove è accampata un’armata di crociati in procinto di combattere; qui si accorge che i soldati cristiani hanno bisogno di convertirsi quanto i musulmani e rivolge anche a loro il suo messaggio, ma con poco successo; ancor meno, d’altra parte, ne riscuote con il sultano, che tuttavia lo accoglie con cortesia e gli concede il permesso di predicare. Francesco, prima di fare ritorno in Italia visita la Palestina. I suoi frati continueranno e svilupperanno sempre di più l’attività missionaria, come mostrano i primi martiri francescani morti in Marocco nel 1227 (S. Daniele, 13 ott.) e la fiorente comunità cristiana, che si conserva per più di un secolo, sorta in Mongolia e in Cina alla metà del secolo.

Nel 1221 Francesco termina la fondazione della famiglia francescana stabilendo il Terz’ordine dei Penitenti, o terziari francescani, che consente a uomini e donne, che lo desiderino, di poter vivere gli ideali spirituali di Francesco pur rimanendo nel mondo: possono sia dimorare nelle proprie case sia entrare in comunità come “terziari regolari”.

Anche quelli che continuano la vita nel mondo, tuttavia, devono sottomettersi a un periodo di noviziato e vestire l’abito dell’ordine, che per loro però consiste solo in un piccolo scapolare indossato sotto i vestiti. Recitano l’Ufficio liturgico e altre preghiere e sono vincolati non dai voti, ma da una promessa solenne. I terz’ordini (nasce in questo periodo anche quello domenicano) vengono così incontro al bisogno di molti laici di una vita spirituale più profonda e più personale rispetto a quella offerta dalle ordinarie strutture della Chiesa e li spingono a svolgere un ruolo attivo nelle opere di carità.

Non avendo mai avuto intenzione di fondare un nuovo ordine, probabilmente Francesco stesso rimane stupito della rapida crescita del numero dei frati, che nel 1220 ha già raggiunto circa cinquemila unità. Si dirà poi che fosse solito esclamare: «Vorrei che ci fossero meno frati minori e che il mondo, vedendoli raramente, si stupisse della loro pochezza!». Come già detto, egli fronteggia la situazione suddividendo i frati in province, ma ben presto la rapida espansione aggiunge ulteriori e più importanti
san francesco d'assisiproblemi a motivo dei dissensi e delle anche amare divisioni tra i frati. La prima regola da sola non basta più a guidare i frati che non hanno Francesco al loro fianconon esiste un noviziato per verificare le intenzioni dei postulanti e il cardinale sostenitore dell’ordine a Roma desidera che alcuni di loro diventino vescovi per diffondere la riforma con maggiore efficacia.

Durante il capitolo del 1220 Francesco si è già dimesso dalla carica di ministro generale dell’ordine e la guida è affidata a frate Elia di Cortona. Qualche anno dopo, nel 1223, il santo trascorre il Natale in una località chiamata Greccio e lì decide, stando alle sue stesse parole, «di fare memoria del Bambino nato a Betlemme, e vedere in qualche modo con gli occhi del corpo i disagi in cui si è trovato, per la mancanza delle cose necessarie a un neonato, adagiato in una mangiatoia tra il bue e l’asinello». E questa la realizzazione del presepio e, pur senza essere il primo a idearlo, l’uso che egli ne ha fatto si ritiene che sia stato decisivo nel rendere così popolare questa usanza. Rimane a Greccio qualche mese in semi-isolamento, dedicandosi alla preghiera e alla contemplazione; sarà il suo segretario e confessore, frate Leone, a descrivere i fenomeni fisici che accompagnavano le sue meditazioni, soprattutto le estasi e le levitazioni, ma Francesco tenta sempre di mantenerli segreti.

Nell’agosto del 1224 si ritira a La Verna, località isolata sulle montagne a nord di Arezzo, e si costruisce una semplice cella. Qui, durante un’estasi, riceve le stigmate: i segni delle piaghe di Cristo gli si imprimono sui piedi, sulle mani e sul fianco con ferite visibili che, quando sanguinano, gli procurano un dolore molto intenso. E’ il primo caso registrato di un fenomeno che diverrà più comune con lo sviluppo della devozione per la passione di Cristo. Sebbene Francesco faccia tutto il possibile per tenerle nascoste, coprendosi le mani con l’abito e indossando calze e sandali, inevitabilmente si diffonde la notizia della loro esistenza, che è ben documentata da numerose e dettagliate descrizioni. Per Francesco le stigmate hanno un valore tutto interiore e rappresentano il miglior modo di conformarsi simbolicamente a quelSAN FRANCESCO d’ASSISI6 Signore sofferente che fu al centro della sua meditazione e contemplazione.

Negli ultimi due anni di vita Francesco sperimenta acute sofferenze fisiche: ad una dolorosa infezione agli occhi, che lo sta rendendo cieco, si aggiunge un disturbo cronico allo stomaco.  Inoltre, i tentativi compiuti per alleviargli il dolore agli occhi mediante tecniche chirurgiche e di cauterizzazione rudimentali, riescono solo a peggiorare la situazione. Recatosi per l’ultima volta a S. Damiano per far visita a S. Chiara, vi compone il famoso Cantico di Frate Solenel quale il santo rende lode a Dio per aver donato all’uomo tutto ciò di cui ha bisogno per vivere e per cui mai si ringrazia. Improvvisa inoltre una melodia per il Cantico, perché, alla maniera dei trovatori, sia cantato dai frati ad ammaestramento della gente; proprio pochi giorni prima di morire aggiunge alcuni versi ringraziando Dio «per nostra sorella Morte corporale ».

In seguito ad un attacco di stomaco particolarmente grave subito a Siena, i frati che si trovano con lui, convinti che stia per morire, gli chiedono un ultimo messaggio ed egli detta quindi il Piccolo Testamentosi amino l’un l’altro, amino e osservino “Madonna Povertà”, amino e onorino il clero.

Leggermente ristabilitosi, è portato ad Assisi, dove detta il Testamentoin cui racconta la storia della propria conversione ed esorta i frati a seguire fedelmente la regola. Date le circostanze, questo testamento non ha potuto essere preparato e strutturato con cura come fosse un documento ufficiale dell’ordine, ma contiene comunque gli elementi essenziali del pensiero di Francesco, riflettendo la sua continua preoccupazione che le idee originarie non vengano svilite o modificate in considerazione di un più praticabile realismo.

SAN FRANCESCO d’ASSISI7Insiste perché le chiese e i conventi dei frati testimonino il loro voto di povertàe perché essi vi abitino come pellegrini o visitatori, non come proprietari; si raccomanda che non cerchino di ottenere da Roma alcun privilegio per l’ordine; che obbediscano in tutto al ministro generale e ai guardiani locali e che siano fedeli all’insegnamento ufficiale della Chiesa; ma soprattutto li esorta a seguire Cristo nella sua passione redentrice e nell’eucarestia, ritenuta da Francesco il prolungamento dell’Incarnazione.

Sul finire del mese di settembre 1226, Francesco è portato, dietro sua richiesta, alla Porziuncola. Inviato un ultimo messaggio a S. Chiara e alle suore, chiede ai frati di cantare il verso del Cantico riguardante “Sorella Morte”; chiede poi del pane, lo spezza e ne dà un pezzo a tutti i presenti in segno di pace vicendevole, dicendo: «Ho fatto la mia parte; Cristo vi insegnerà a compiere la vostra».

Adagiato sul pavimento e coperto da un vecchio abito, mentre viene letta a voce alta la Passione di Nostro Signore secondo Giovanni, Francesco muore: sono circa le diciannove del 3 ottobre. Pur avendo egli chiesto espressamente di essere seppellito nel cimitero dei criminali, il suo corpo è deposto nella chiesa di S. Giorgio in Assisi e poi, nel 1230, traslato nella nuova basilica costruita per ordine di frate Elia. Sarà canonizzato già nel 1228, a soli due anni dalla morte, a riprova dell’impatto che egli suscitò e del modo in cui, affrontando con semplicità i principi essenziali del cristianesimo, aveva colpito il sentimento religioso del tempo. È stato salutato come «il santo sulla cui canonizzazione tutte le generazioni successive si sarebbero trovate d’accordo».

S. Francesco, insieme con S. Caterina da Siena (29 apr.), è stato dichiarato patrono d’Italia da Pio XII il 18 giugno 1939.

E’ INVOCATO: – come protettore dei commercianti e dei tappezzieri

ARTICOLI COLLEGATI

SANTA CHIARA D’ASSISI
BEATA FILIPPA MARERI
IL PENSIERO E LA FEDE DI FRANCESCO

 

FonteIl primo grande dizionario dei santi di Alban Butler