ESSERE SUORA DI CLAUSURA OGGI

ESSERE SUORA DI CLAUSURA OGGI

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Intervista di Alex Castelli ad una suora Carmelitana e quella di una madre che ha visto la figlia non ancora maggiorenne entrare in convento.

Se pensiamo alla vita contemplativa di certo ci rifacciamo ai vecchi canoni tramandatici dai  film e dalla vita dei santi, ma quanto ha inciso l’era moderna sull’organizzazione e la riorganizzazione di un monastero? E cosa spinge una ragazza a rifiutare anche solo l’idea di una “famiglia”, per donarsi completamente e totalmente a Dio?

Suor Anna, quando nasce il vostro Ordine?
L’Ordine dei “Fratelli della Beata Vergine Maria del monte Carmelo” è un Ordine mendicante che nasce in Terra Santa, sul Monte Carmelo, al tempo dei crociati, nei primi anni del 1200. La regola carmelitana fu redatta a seguito della richiesta degli stessi eremiti che vivevano sul monte e fu approvata dalla Santa Sede nel 1226. Le caratteristiche del nostro Ordine sono l’osservanza della solitudine, la meditazione, la comunione dei beni, la povertà, la preghiera, la correzione fraterna.

LA CLAUSURA IN PASSATO

LA CLAUSURA OGGI

Quando ha scelto di diventare suora di clausura?
Oggi ho 34 anni. A 22 ho deciso di rispondere alla chiamata del Signore. Ma come dice Giovanni, “non siamo stati noi a scegliere Cristo, ma è Lui che ci ha amati per primo e ci ha scelti“. Fino ad allora avevo sempre creduto che avrei trasmesso amore attraverso il sacramento del matrimonio.

suoraCosa vuol dire essere monaca di clausura?
Quando ho deciso di entrare nel convento questa domanda, ovviamente, me la sono posta più volte. Quando si compiono passi di questo significato si sa ciò che si lascia, ma nessuno esattamente conoscere quello che sarà una volta entrata. Con questo non voglio dire che sia stata una scelta alla cieca, anzi, ma che le cose si conoscono fino in fondo solo vivendole. Adesso posso affermare che essere monaca di clausura vuol dire essere una fiaccola che brilla, un segno evidente della grandezza di Dio, la testimonianza del suo Regno. La nostra è una vita di preghiera, più sulla linea dell’”essere” che del “fare”.

Perché la scelta della clausura piuttosto che dell’impegno tra la gente o missionario?
Certamente la clausura implica una separazione materiale con il mondo. Ciò non vuole dire che non siamo solidali con esso, che non condividiamo le sue speranze e dolori, che non prestiamo un servizio agli altri perché ritirate su un eremo. In realtà serviamo tutti gli uomini e partecipiamo alla costruzione del Regno dei cieli con la nostra vita contemplativa nell’ardore della preghiera. Per noi la preghiera è una forma di servizio fraterno che offriamo universalmente a tutto il mondo. La nostra scelta di stare nel convento è una scelta d’amore, non l’egoismo, che ci trasmette la forza e il coraggio di donare la nostra esistenza agli altri, a tutti, senza distinzione alcuna. La nostra condizione ci impedisce di vedere i “frutti” della nostra preghiera, ma sappiamo che Cristo si serve di noi nel modo migliore, e questa consapevolezza ci basta.

Voi altre persone comunque le incontrate?
Certamente. Sono tanti i singoli, gruppi e associazioni che si rivolgono a noi per trascorrere giorni di ritiro, di meditazione, di preghiera. Devo dire ci chiedono ospitalità tanti giovani. Oltre a ciò scriviamo lettere, leggiamo libri e giornali.

E la televisione?
Anche quella.suora3

Com’è la vostra “giornata tipo”?
La nostra, come dicevo, è una giornata di preghiera, personale (in cella) e comunitariaCi svegliamo piuttosto presto, intorno alle 5 per la preghiera delle Lodi, a cui segue circa un’ora di meditazione. Alle 8 celebriamo la Santa Messa che è per noi il momento centrale della giornata, vincolo di unità, di amore, di comunione in Cristo Eucaristia. Verso le 8.30 scendiamo in refettorio per la colazione. Fino alle 9.30 si riordinano i vari “angoli” del monastero e la propria stanza da letto che noi chiamiamo “cella”. Seguono altri momenti di preghiera fino al pranzo della 12. Di solito mentre mangiamo rimaniamo in silenzio in ascolto di una monaca che a rotazione legge un testo di carattere spirituale.

SULL’ISOLA DI SAN GIULIO I PASSI DEL SILENZIO

Quali?
Un articolo di giornale a carattere religioso, la biografia di un santo, un’omelia del Papa o di altri.

Dopo il pranzo?
Ci troviamo in una sala comune per vivere un momento di “ricreazione” durante il quale parliamo tra di noi e spesso ci dedichiamo al cucito o al ricamo. Chi vuole può leggere la propria corrispondenza, informarsi su ciò che accade nel mondo… a alle nostre famiglie.

Poi?
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Il silenzio appare come il collante delle vostre vite.
Come dice la “Regola carmelitana”, il silenzio può essere inteso come un dono o una penitenza. E’ un dono quando è lo spazio per incontrare Dio, per comunicare con Lui e in Lui. La contemplazione non è altro che l’incontro di due silenzi: quello di Dio e quello dell’uomo.
Ci sono, però, anche occasioni nelle quali il silenzio può essere vissuto come una penitenza. E’ difficile rimanere zitti quando non si è capiti, quando si è stati offesi, quando l’altro vuole avere sempre ragione, quando notiamo comportamenti sbagliati, quando soffriamo, quando l’altro ci giudica in modo sbagliato. Quando si riesce a vincere il bisogno di parlare e si sa tacere, il silenzio diventa una “penitenza” che ciinsegna a dominare le nostre passioni e a ritrovare Monache-Carmelitane-porta-grandel’equilibrio interiore. Con molta facilità si sbaglia quando si parla, e si diventa vittima delle proprie parole.
Il pericolo del silenzio è l’isolamento. Chi tace, non si confronta con gli altri, rimane fermo sulle proprie idee, non si apre all’altro. Chi tace, non dona se stesso e, pertanto, diventa più povero.

Come vi sostenete?
Lavoriamo circa quattro ore al giorno: non solo nei servizi della casa, ma nei lavori previsti per il sostentamento della Comunità (realizzazione di corone del Rosario, traduzioni, lavori di filatelia, pittura, icone, cucito, ricamo, uncinetto). Non disponiamo di entrate fisse e confidiamo nelle mani della Provvidenza, che si manifesta della generosità di tanti fratelli e sorelle che hanno a cuore la vita del Carmelo.

Alex Castelli

Tra le tue braccia – Intervista a una monaca di clausura

“Intervista” alla mamma di una suora di clausura

In famiglia come avete saputo che tua figlia voleva diventare suora?
Anni fa nella cittadina dove noi abitavamo, avemmo la grazia dal Signore di conoscere i Frati Francescani dell’Immacolata attraverso la mamma di uno di questi frati, dalla conoscenza alla frequentazione e al relativo innamoramento di questo santo ordine di p. Stefano Manelli, il passo fu breve, noi ci trovammo presi e felicissimi di camminare con loro. Nostra figlia allora poco più che 14enne, ci seguiva con gioia e ascoltava con curiosità le catechesi e gli insegnamenti dei frati e delle suore. Ma la svolta d’amore verso Gesù, nostra figlia l’ebbe a Fatima, lì la Madonna beatissima la chiamò e nostra figlia rispose nel più bello dei modi. Disse sì al Signore, e dopo un certo periodo di discernimento sotto la guida del padre spirituale e delle suore, nostra figlia prese il volo come una colomba verso il cielo, e il nostro cuore di papà e mamma canta ancora le lodi al Signore pieni di gratitudine e di riconoscenza.
Prima che tua figlia ti confidasse di avere la vocazione, avevi intuito che era attratta dalla vita religiosa?
Suore-di-clausura-000Certamente e pregavamo in tal senso.
Come avete accolto la notizia della sua vocazione?
Eravamo felicissimi e lo siamo tuttora. Preghiamo sempre che ella sia fedele al suo SS. Sposo per tutto il tempo che il Signore le darà di vivere su questa terra.
Eravate preoccupati delle critiche delle persone pettegole?
Abbiamo avuto certamente delle critiche perché nostra figlia non aveva ancora 18 anni, perché non finì la scuola, perché doveva ancora “conoscere la vita”, perché “se cambia idea”, perché, perché, perché… Comunque non ci siamo mai preoccupati delle chiacchiere.
È consolante sapere che una figlia è divenuta sposa di Gesù Cristo, anziché di un povero uomo della terra?
È molto più che consolante, è una gioia immensa, Gesù Santissimo ha scelto nostra figlia come sua sposa, cosa potremmo desiderare di più per il suo bene?SONY DSC
Che cosa ti senti di consigliare a una madre che ha appena saputo che una figlia vuole abbracciare la vita religiosa?
A chi ha una figlia che Dio chiama come sua sposa, direi: piangete di gioia e di gratitudine per l’onore che Egli fa alla vostra figliolina, non l’ostacolate mai, anzi accompagnatela con le vostre preghiere e siate felici che non avete perso una figlia, ma siete diventati genitori e parenti di tante figlie e figli. Quando mia figlia entrò in convento io aprii la Bibbia e trovai questo scritto: “Il Signore la protesse e ne ebbe cura, la tenne cara come la pupilla dei suoi occhi; come un’aquila la prese e la portò sulle sue ali. Solo il Signore fu la sua guida” (Dt. 32, 10-12). Fidatevi del Signore, Egli sa.

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Altre testimonianze di conversioni avvenute grazie a Medjguorje pubblicate su biscobreak alla pagina DOLCE-AMARO

 

FONTE: (Alice n.56 del 25/05/2005); http://vocazione-religiosa.blogspot.it/2012/10/intervista-alla-mamma-di-una-suora-di.html

 

5 thoughts on “ESSERE SUORA DI CLAUSURA OGGI

  1. Quanto vorrei avere avuto una mamma come quella! A me ha sempre fatto la guerra e io non ho mai avuto la forza di lasciare tutto! quest’estate ho passato 10 gg. in un monastero di clarisse, ma ora, a una certa età, con un lavoro sicuro, una casa mia,e la mamma sempre della sua idea, la salute che non va più tanto..è davvero difficile. Signora,se legge, preghi per me, grazie!

  2. Io non sono una suora di clausura, bensì una madre di famiglia, però ti prometto che pregherò volentieri per te Anna! Con tutto il cuore! <3

  3. Ciao Federico,
    Gesù spiega nel Vangelo che non a tutti è dato di conoscere i misteri del regno dei cieli, ma solo alle persone ben disposte, a quelle che accolgono le sue parole e le vivono. Buona domenica

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