Brani tratti dall’Evangelo Valtorta 56a parte

BRANI TRATTI DALL’EVANGELO 

COME MI è STATO RIVELATO

di MARIA VALTORTA

10° LIBRO (56a parte)

Da pag. 10 a pag. 92

Un’analisi minuziosa della figura di Pilato e della sua falsa bontà e un paragone Caino-Giuda che porta ad un analisi e spiegazione da parte di Gesù a Maria Valtorta sulla Genesi e la natura umana.

“Abbandonato anche da Dio perché su Me erano i delitti che m’ero addossato.”

Vieni a contemplare ed a soffrire. E’ il dono che concedo ai prediletti

(La notte della passione) Tutti siamo avvolti in questo miasma d’inferno, questa sera. In Me cerca di creare viltà, disubbidienza e dolore. In voi creerà delusione e paura. In altri, che pure non sono né paurosi né delinquenti, darà delinquenza e pavidità. In altri, che già sono di Satana, darà il pervertimento soprannaturale. Dico così perché la loro perfezione nel male sarà tale da superare le umane possibilità e raggiungere il perfetto che è sempre nel sopraumano.

insegnaNon vi separateDivisi, sareste un nulla. Uniti, sarete ancora una forza. Simone, promettimi questo. Tu sei pacato, fedele, hai parola e impero anche su Pietro. E hai un grande obbligo con Me. Te lo ricordo per la prima volta, per importi l’ubbidienza. Guarda, siamo al Cedron. Di lì sei salito a Me lebbroso e di lì sei partito mondato. Per quello che ti ho dato, dammi. Dallo all’Uomo ciò che Io ho dato all’uomo. Ora il lebbroso sono Io…” “Nooo! Non o dire!” “Così è! Pietro, i fratelli miei saranno i più accasciati. Come un delinquente si sentirà l’onesto mio Pietro e non avrà pace. E i fratelli… Non avranno cuore di guardare la loro e la mia Madre… Te li raccomando…”

[…] pensate a questa Madre mia, che dal momento in cui mi ha concepito ha tremato pensando che ero il Condannato, a questa Madre che quando m’ha dato il primo bacio sulle carni morbide e rosee di neonato ha sentito le future piaghe della sua Creatura, a questa Madre che avrebbe dato dieci, cento, mille volte la sua vita per impedirmi di divenire Uomo e di giungere al momento dell’Immolazione, a questa Madre che sapeva e che doveva desiderare quell’ora tremenda per accettare la volontà del Signore, per la gloria del Signore, per bontà verso l’Umanità. No, non vi è stata agonia più lunga, e finita in un dolore più grande, di quella della Madre mia. E non vi è stato dolore più grande, più completo del mio.

[…] Gli ineffabili rapporti che legano ab eterno il Padre col Figlio non possono esservi spiegati neppure dalla mia parola, perché, se essa è perfetta, la vostra intelligenza non lo è, e non potete comprendere e conoscere ciò che è Dio finché non siete seco Lui nel Cielo.maria valtorta

Molte volte, Maria, [Valtorta] Dio fa conoscere agli uomini un suo servo perché essi ne siano scossi e trascinati, attraverso esso, a Lui, ma ciò avviene anche attraverso il dolore di quel servo. E’ desso che paga in proprio, mangiando il pane amaro del rigore di Dio, i conforti e la salvezza dei fratelli. Non è vero? Le vittime d’espiazione conoscono il rigore di Dio. Poi viene la gloria. Ma dopo che la Giustizia è placata. Non è come per il mio Amore, che alle sue vittime dà i suoi baci. Io sono Gesù, io sono il Redentore, Colui che ha sofferto e sa, per personale esperienza, cosa sia il dolore d’esser guardato con severità da Dio ed essere abbandonato da Lui, e non sono mai severo, e non abbandono mai. Consumo ugualmente, ma in un incendio d’amore.

[…] La separazione da Dio porta seco paura, porta seco attaccamento alla vita, porta seco languore, stanchezza, tedio. Più è profonda e più sono forti queste sue conseguenze. Quando è totale, porta disperazione. E quanto più chi, per un decreto di Dio, la prova senza averla meritata, più come una carne viva sente la recisione di un arto. E’ uno stupore doloroso, accasciante, che chi non l’ha provato non intende. Io l’ho provato. Tutto ho dovuto conoscere per potere di tutto perorare presso i poveri cuori che la disperazione soverchia, e che chiedo ai miei prediletti di bere il mio calice così amaro di esperienza, perché essi, coloro che naufragano nel mare della disperazione, non ricusino la croce che offro per ancora e per salvezza, ma vi si afferrino ed Io possa portare alla beata riva dove non vive che pace.

getsemani2In quell’ora non c’era un Satana presso il Cristo. Dio e gli uomini erano assenti, perché non mi amavano. Mi odiavano o erano indifferenti. Io pregavo per coprire col mio orare le parole sataniche. Ma la preghiera non saliva più a Dio. Ricadeva su Me come le pietre della lapidazione e mi schiacciava sotto la sua macia. La preghiera che per Me era sempre carezza data al Padre, voce che saliva, ed alla quale rispondeva carezza e parola paterna, ora era morta, pesante, invano lanciata contro i Cieli chiusi. Allora sentii l’amaro del fondo del calice. Il sapore della disperazione. Era questo che voleva Satana. Portarmi a disperare per fare di Me un suo schiavo. Ho vinto la disperazione e l’ho vinta con le sole mie forze, perché ho voluto vincerla. Con le sole mie forze di Uomo. Non ero più che l’Uomo. E non ero più che un uomo non più aiutato da Dio. Quando Dio aiuta è facile sollevare anche il mondo e sostenerlo come giocattolo di bimbo. Ma quando Dio non aiuta più, anche il peso di un fiore ci è faticoso.

Oh! miei benedetti! Conforto del Cristo morente! La Madre, il Discepolo, le Donne pietose erano intorno al mio morire, ma voi pure c’eravate. I miei occhi morenti vedevano, insieme al volto straziato della Mamma mai, i vostri visi amorosi, e si sono chiusi così beati di chiudersi perché vi avevano salvati, o voi che meritate il Sacrificio di un Dio.

Satana mise l’insidia. Nel cuore dell’uomo per prima. Poi essa partorì all’uomo, colla punizione del peccato, triboli e spine.VOLTO 15

 

Questo occorrerebbe pensare quando soffrite e, paragonando le vostre imperfezioni alla mia perfezione e il mio dolore al vostro, riconoscere che il Padre ama voi come non amò Me in quell’ora, ed amarlo perciò con tutti voi stessi, come Io l’ho amato nonostante il suo rigore.

(Gesù e Pilato) […] Chi è amico della Verità ascolta la mia voce.”

E che cosa è la Verità?” Sei filosofo? Non serve di fronte alla morte. Socrate morì lo stesso”.

Ma gli servì di fronte alla vita, a ben vivere. E anche a ben morire. E ad andare nella vita seconda senza nome di traditore delle civiche virtù”.

Per Giove!” Pilato lo guarda ammirato qualche momento. Poi lo riprende il sarcasmo scettico. Fa un atto di noia, gli volge le spalle, torna verso i giudei. “Io non trovo in Lui alcuna colpa.

[…]

Pilato1Pilato, seduto sul suo seggio, mi scruta, perché Io sono un enigma per lui. Sgomberasse l’anima dalle sollecitudini umane, dalla superbia della carica, dall’errore del paganesimo, comprenderebbe subito Chi sono. Ma come può della luce penetrare dove troppe cose occludono le aperture perché la luce entri? Sempre così, figli. Anche ora. Come può entrare Dio e la sua luce là dove non c’è più spazio per loro, e le porte e finestre sono sbarrate e difese dalla superbia, dall’umanità, dal vizio dall’usura, da tante, tante guardie al servizio di Satana contro Dio? Pilato non può capire quale sia il mio regno. E, quel che è doloroso, non chiede che Io glielo spieghi. Al mio invito perché egli conosca la Verità, egli , l’indomabile pagano risponde: “Che cosa è la verità?”, e lascia cadere con una alzata di spalle la questione. O! Figli, figli miei! Oh! Miei Pilati di ora! Anche voi, come Ponzio Pilato, lasciate cadere con una alzata di spalle le questioni più vitali. Vi sembrano cose inutili, sorpassate. Cosa è la Verità? Denaro? No. Donne? No. Potere? No. Salute fisica? No. Gloria umana? No. E allora si lasci perdere. Non merita che si corra dietro ad una chimera. Denaro, donne, potere, buona salute, comodi, onori, queste sono cose concrete, utili, da marsi e raggiungersi a qualunque scopo. Voi ragionate così. E, peggio di Esaù barattate i beni eterni per un cibo grossolano che vi nuoce nella salute fisica e che vi nuoce per la salute eterna. Perché non persistete nel chiedere: “Cosa è la verità”? Essa, la Verità non chiede che di farsi conoscere, per istruirvi su di essa. Vi sta davanti come a Pilato e guarda con occhi di amore supplicante, implorandovi: “Interrogami. Ti istruirò”.pilato

Vedi come guardo Pilato? Ugualmente guardo voi tutti così. E, se ho sguardo di sereno amore per chi mi ama e chiede le mie parole, ho sguardi di accorato amore per chi non mi ama, non mi cerca, non mi ascolta. Ma amore, sempre amore, perché l’Amore è la mia natura. Pilato mi lascia dove sono, senza interrogare di più, e va dai malvagi che hanno la voce più grossa e che si impongono con la loro violenza. E li ascolta, questo sciagurato che non ha ascoltato Me e che ha respinto con una scrollata di spalle il mio vinto a conoscere la Verità. Ascolta la Menzogna, accettata da un debole, porta il debole al delitto.

[…]Datemi dunque quel culto d’amore che mi spetta ed Io vi ascolterò[…]

Pilato è un falso buono. Buono è Longino, che meno potente del Pretore e meno difeso, in mezzo alla via, circondato da pochi soldati e da una moltitudine nemica, osa difendermi, aiutarmi, concedermi di riposare, di confortarmi con le donne pietose, di esser soccorso dal Cireneo e infine di avere la Mamma ai piedi della Croce. Quello fu un eroe della giustizia e divenne per questo un eroe di Cristo. Sappiatelo, o uomini che vi preoccupate unicamente del vostro bene materiale, che anche ai sensi di questo il vostro Dio interviene quando vi vede fedeli alla giustizia che è emanazione di Dio. Io premio sempre chi agisce con rettezza. Io difendo chi mi difende. Io lo amo e soccorro.

In verità vi dico che, se l’Inferno non fosse già esistito, ed esistito perfetto nei suoi tormenti, sarebbe stato creato per Giuda ancor più orrendo ed eterno, perché di tutti i peccatori e i dannati egli è il più dannato e peccatore, né per lui in eterno vi sarà ammolcimento di condanna. Il rimorso l’avrebbe anche potuto Giuda-Iscariotasalvare, se egli avesse fatto del rimorso un pentimento. Ma egli non volle pentirsi e, al primo delitto di tradimento, ancora compatibile per la grande misericordia che è la mai amorosa debolezza, ha unito bestemmie, resistenze alle voci della Grazia che ancora gli volevano parlare attraverso i ricordi, attraverso i terrori, attraverso il mio Sangue e il mio mantello, attraverso il mio sguardo, attraverso le tracce dell’istituita Eucarestia, attraverso le parole di mia Madre. Ha resistito a tutto. Ha voluto resistere. Come aveva voluto tradire. Come volle maledire. Come si volle suicidare. E’ la volontà quella che conta nelle cose. Sia nel bene che nel male.

Chi è colpevole, in tutto vede ombre di paura. E’ la coscienza che le crea. Satana poi aizza queste ombre, che potrebbero ancora dare pentimento ad un cuore, e ne fa larve orrende che portano alla disperazione. E la disperazione porta all’ultimo delitto: al suicidio. A che pro gettare il prezzo del tradimento quando questo spogliamento è solo frutto dell’ira e non è corroborato da una retta volontà di pentimento? Allora spogliarsi dai frutti del male diviene meritorio. Ma così come egli fece, no. Inutile sacrificio.

“Meditate cosa vuol dire persistere nella colpa.”

[…] il Crocifisso, oggetto di divina speranza per coloro che si pentono e che vogliono lasciare la colpa, diviene per gli impenitenti oggetto di un tale orrore che li fa bestemmiare e usare violenza verso se stessi. Uccisori del loro spirito e del loro corpo per la loro persistenza nella colpa. E l’aspetto del Mite, che si è lasciato immolare nella speranza di salvarli, assume l’apparenza di uno spettro di orrore. Maria, [Valtorta] ti sei lamentata di questa visione. Ma è il Venerdì di Passione, figlia. Devi soffrire. Alle sofferenze per le sofferenze mie e di Maria devi unire le tue per l’amarezza di BEATA VERGINE MARIA ADDOLORATA2vedere i peccatori rimanere peccatori. E’ stata sofferenza nostra, questa. Deve essere tua. Maria ha sofferto, e soffre ancora, di questo, come delle mie torture. Perciò tu devi soffrire questo. Ora riposa. Fra tre ore sarai tutta mai e di Maria. Ti benedico, violetta della mai Passione e passiflora di Maria.

L’umanità ha subito una rigenerazione totale per l’opera della coppia Gesù-Maria, i quali sono così divenuti i nuovi Capostipiti dell’Umanità. Tutto il tempo precedente è annullato.

Non è, uomini, amare la fame di senso che vi spinge bramosi a saziarvi di una carne. Quella è lussuria. Nulla più. Tanto vero che amandovi così – voi lo credete amore – non sapete compatirvi, aiutarvi, perdonarvi. Che è allora il vostro amore? E’ odio. E’ unicamente delirio paranoico, che vi spinge a preferire il sapore di putridi pasti al sano, corroborante cibo di eletti sentimenti.

[…] Perciò alla purezza, ubbidienza, carità distacco da tutte le ricchezze della Terra (carne, potere, denaro: il trinomio di Satana opposto al trinomio di Dio: fede, speranza, carità); perciò all’odio, alla lussuria, all’ira, alla superbia ( le quattro passioni perverse, antitesi delle quattro virtù sante: fortezza, temperanza, giustizia, prudenza) Noi dovremmo unire una costante pratica di tutto quanto era all’opposto del modo di agire della coppia Adamo-Eva. E se molto, per il nostro buon volere senza limite, ci fu ancor facile farlo, solo l’Eterno sa quanto fu eroico compiere questa pratica in certi momenti e in certi casi.

Quando Caino uccise Abele, la bocca della madre proferì le maledizioni che il suo spirito, separato da Dio, suggeriva contro il suo prossimo più intimo: il figlio delle sue viscere, profanate da Satana e rese brute dall’incomposto desiderio. E quella maledizione fu la macchia nel regno del morale umano, come il delitto di Caino la macchia nel regno dell’animale umano. Sangue sulla Terra, sparso da mano fraterna. Il
addolorata sotto la croceprimo sangue, che attira come calamità millenaria tutto il sangue che mano d’uomo sparge traendolo da vene d’uomo.

Maria deve annullare Eva. Maria vede il secondo Caino: Giuda. Maria sa che egli è il Caino del suo Gesù, del secondo Abele. Sa che il sangue di questo secondo Abele è stato venduto da quel Caino e già viene sparso. Ma non maledice. Ama e perdona. Ama e richiama.

[…] le tenebre e i cataclismi accompagnarono la morte dell’Innocente, anche tenebra e bufera accompagnarono la morte dell’Innocenza e della Grazia nei cuori dei Progenitori. Era nato il Dolore sulla Terra. E la Provvidenza di Dio non lo volle eterno, dandovi dopo anni di dolore la gioia di uscire dal dolore per entrare nella gioia, se sapete vivere con animo retto.

Non si poteva più fidare il Padre dei suoi figli, né sentirsi sicuro nel suo terrestre paradiso. Satana vi era penetrato una volta per insidiargli le creature predilette e, se aveva potuto indurli alla colpa quando erano innocenti, con agio maggiore l’avrebbe potuto rifare ora che innocenti non erano più.

caino uccide abeleEd Eva partorì Caino. Eva era carica della sua colpa. […] Né il dolore era ancora stato subito in misura sufficiente a diminuire la sua colpa. Come organismo carico di tossine, ella aveva trasmesso al figlio quanto pullulava in lei. E Caino, primo figlio d’Eva, era nato duro, invidioso, iracondo, lussurioso, perverso, di poco dissimile alle belve rispetto all’istinto, di molto superiore rispetto al soprannaturale, perché nel suo io feroce egli negava rispetto a Dio che guardava come un nemico, credendosi lecito di non averne culto sincero. Satana lo alzava a deridere Dio. E chi deride Dio non rispetta nessuno al mondo.

[…] lacrime e lacrime rigarono il volto di Eva e rigarono il suo cuore per la durezza del figlio, gettando nel suo cuore il germe del pentimento. Lacrime e lacrime che le ottennero una diminuzione di colpa, perché Dio al dolore di chi si pente perdona. E il secondogenito di Eva ebbe l’anima lavata nel pianto della madre, e fu dolce e rispettoso verso i genitori, e devoto al Signore suo, di cui sentiva l’onnipotenza raggiare dai Cieli. Era la gioia della decaduta.

Quanti Caini sono sulla Terra! Essi mi danno un culto derisore e ipocrita o non me ne danno affatto, e vogliono che Io li guardi con amore li colmi di felicità. Dio è vostro Re. Non vostro servo. Dio è vostro Padre. Ma un padre non è mai un servo, se si giudica secondo giustizia. Dio è giusto. Voi non lo siete. Ma Egli lo è.

bacio maria[…] il bene porta ad una costante elevazione spirituale e rende sempre più capaci di compiere un bene sempre più grande, sino ad attingere la perfezione e divenire santi. Mentre basta cedere al male per degradarsi e allontanarsi dalla perfezione, conoscere il dominio del peccato che entra nel cuore e lo fa scendere per gradi a sempre maggiore colpevolezza.

Le passioni sono sotto di voi. Non sopra di voi. Dio vi ha dato intelligenza e forza per dominarvi.

I due Caini [Caino-Giuda] nascosero il delitto sotto un’apparenza innocua e sfogarono l’invidia, l’ira, la prepotenza loro e tutti i malvagi istinti, sulla vittima, perché non avevano dominato se stessi, ma del proprio io corrotto avevano fatto schiavo lo spirito.

Voi vi gonfiate la mente dei fumi della vostra scienza e parlate di evoluzione come di un segno della vostra formazione spontanea. L’uomo-animale evolvendosi raggiungerà il superuomo. Dite così. Sì. Così è. Ma a modo mio. Nel campo mio.
Non nel vostro. Non passando dalla sorte di quadrumani a quella di uomini. Ma passando da quella di uomini a quella di spiriti. Tanto più crescerà lo spirito e bene e maletanto più vi evolverete. […] lo spirito vostro. Più questo sarà sviluppato e più possederete le luci divine e vi evolverete da uomini a déi, immortali déi, ottenendo così, senza contravvenire al desiderio di Dio, al suo comando circa l’albero della Vita, di possedere questa Vita proprio come Dio vuole la possediate, poiché Egli per voi l’ha creata eterna e fulgida, abbraccio beatifico con la sua eternità che vi assorbe in sé e vi comunica le sue proprietà.

Più lo spirito sarà evoluto più conoscerete Dio. Conoscere Dio vuol dire amarlo e servirlo, e perciò esser capaci di invocarlo per sé e per gli altri. Divenire perciò i sacerdoti che dalla Terra pregano per i fratelli. Poichè è sacerdote il consacrato. Ma lo è anche il credente convinto, amoroso, fedele. Lo è soprattutto l’anima vittima che immola se stessa per impulso di carità. Non è l’abito, ma l’animo quello che Dio osserva.