Eriberto Frass de Friedenfeldt

Eriberto Frass de Friedenfeldt

Fanciullo (1903 – 1917) 8 novembre 

eriberto-frass-de-friedenfeldtUn ragazzo di 15 anni che si era riproposto di diventare un piccolo San Luigi. Amava cantare e suonare con il suo violino lodi al Signore come il giovane Davide, eppure il Signore lo proverà maggiormente proprio nella voce.

Eriberto Frass, nobile de Friedenfeldt, figlio di un imprenditore, nato ad Inzersdorf presso Vienna il 26 aprile 1903. Più tardi il fanciullo si compiaceva assai del suo giorno natalizio, perché coincideva con la festa della Madonna del buon Consiglio e prese ad onorare la gran Madre di Dio con tenero filiale amore.

Già negli anni dell’infanzia rivelò il suo genio musicale; egli pareva trasfondere nelle corde del violino gli affetti del suo cuore.

Eriberto ebbe la fortuna di avere una buona mamma. Bambino di due anni, fu portato dai suoi parenti al santuario d’Altötting, in Baviera. Nel convento di S. Anna ricevette in dono una piccola scatola di marmellata di cotogne. Il Padre Cappuccino disegnò sul coperchio l’immagine del Cuore di Gesù; poi, chiesto come si chiamasse il bambino, gli disse: «Vedi, Eriberto! Io scrivo subito il tuo nome nel. Santissimo Cuore di Gesù, che tu non dovrai più abbandonare». Così dicendo, scrisse sotto il disegno: «Conservati buono!» Con la data 19 maggio 1905.

CUORE GESU'Eriberto, per quanto allora fosse piccino, non dimenticò più quell’avvenimento della prima infanzia. «Se io tengo fermo a quel conservati buono!“» soleva dire «Gesù non mi cancellerà mai dal suo Cuore». Anche la scatola della cotognata, invece di gettarla via, la conservò religiosamente e la convertì in un salvadanaio per le Missioni. «È un’opera» diceva «che piace tanto al Cuore di Gesù!».

Quando la mamma gli disse che gli uomini quando muoiono vanno in Paradiso il piccolo Eriberto risponde: «Oh! Allora, mamma, la morte è la più bella cosa che vi sia, se ci porta a Gesù!».

Con un semplice “per amor di Gesù” si otteneva da lui qualsiasi cosa. All’età di cinque anni, in seguito ad uno storpiamento dei piedi, cominciò a zoppicare. Allora il medico legò insieme la parte inferiore di ambedue le gambe con una fasciatura, e fissò delle assicelle tra le ginocchia per tener separata e distesa la parte superiore; così il piccino, per un’ora o due nel giorno e per tutta la notte, doveva giacere immobile. Spesso prima d’addormentarsi dava in un dirotto pianto al pensiero di non potersi muovere, ma quando gli si accostava la mamma e gli suggeriva: «Eriberto, Gesù vuole che tu sopporti da forte questa piccola croce per Lui!», allora sparivano le lacrime e si addormentava con un sorriso.

Dopo la prima Comunione, vi si accostava ogni domenica e ogni giorno di festa. Quando gli raccontano la storia di S. Luigi non esita a dire: «voglio diventare anch’io un S. Luigi».

eriberto-frass-de-friedenfeldt1Quando la madre gli chiese: «Ma come puoi andare con quei compagni?».Egli rispose«Vedi, mamma» rispose «se io non ci sono, restano soli e parlano di film (poco buoni), d’altre brutte cose e questo sarebbe peccato.» 

Nell’anno 1912 i Gesuiti fondarono il così detto Aloisianum sul Freinberg presso Linz, un convitto per giovanetti che aspiravano a diventare sacerdoti della Compagnia di Gesù.

Quando Eriberto ebbe notizia dei nuovo istituto, prese subito la sua risoluzione: «Io devo andare lassù!». Ma i genitori preferirono collocare il loro figliolo nel convitto di Kalksburg, perché questo collegio era situato nelle vicinanze di Vienna.

Superò l’esame di ammissione al ginnasio di Kalksburg e si innamorò di questo istituto. ed era scrupolosissimo nell’osservare le sue regole. Nella vita religiosa del collegio due cose soprattutto influirono profondamente sull’animo di Eriberto: gli esercizi spirituali e la Congregazione mariana, alla quale fu ammesso.

madre_figlio-maniUn giorno delle vacanze estive era solo con la mamma nel salotto e le chiese se avrebbe ottenuto il suo consenso a divenire sacerdote. La madre gli disse: «Eriberto mio, la tua domanda è fuor di luogo, perché io non ho consensi da dare. Quando il buon Dio chiama un figliolo al suo servizio nel Santuario, il rifiuto dei genitori sarebbe un gravissimo torto fatto a Lui. Quelli che, meglio d’ogni altro, possono decidere sulla vocazione d’un fanciullo allo stato sacerdotale, sono il confessore e i superiori ecclesiastici. […]».«[…] Ti prego, mamma, confortami con la tua benedizione!».

Da quel giorno egli visse unicamente per il grande ideale: farsi prete!

Durante le vacanze del 1915 dovette sottoporsi ad un’operazione alle corde vocali.  Seguirono alcune settimane di rigoroso silenzio e quando il medico gli permise di emettere alcune parole a voce piana, Eriberto si fece dare un pezzo di carta e scrisse: «Voglio usare del permesso del medico per fare la santa confessione».

Nel passaggio dalla fanciullezza all’adolescenza il timore di dannarsi, lo gettava in un’angustia paurosa, indicibile. Verso Natale questa croce penosissima si dissipò del tutto e l’anima sua tornò limpida e serena, ma durante ferie pasquali si ammalò di pleurite.

madre-e-figlioPer riaversi del tutto, trascorse alcune settimane in convalescenza a Melk. Nell’estate del 1917 venne a tormentarlo una nuova pena spirituale. Eriberto, così pieno di entusiasmo per il suo Collegio, che non finiva mai di portarlo al cielo, sentì d’improvviso una forte ripugnanza al solo pensiero di far ritorno a Kalksburg. La mamma che intuiva la lotta del suo figliolo, gli venne in aiuto.

«Ma dimmi dunque, mamma mia, perché la mia giovinezza dev’essere così piena di dolori?».

«Figlio mio, Gesù ha i suoi prediletti: a questi dona qualche stilla del suo intimo martirio. È il patimento che fa l’anima sempre più bella, più pura e più accetta al Signore. Queste anime comprendono meglio i dolori degli altri e sono in grado di lavorare per Gesù assai meglio di quelle che non conoscono i grandi dolori».

Nonostante tutta l‘allegria di Eriberto, gli si affacciava sempre lo stesso pensiero:« Forse morirò presto!». La mamma cercava invano di dissipare questo triste presentimento che tornava, vivo e insistente, nell’animo del fanciullo.

ragazzo malatoIl 31 ottobre i suoi genitori ricevettero la notizia che era ammalato. Incominciò a perdere di tratto in tratto la conoscenza. Si fece venire uno specialista da Vienna, ma la mamma intuì presto la terribile realtà: nessun rimedio umano poteva salvare il suo dilettissimo infermo.La madre, straziata dal dolore, riportò a casa il suo figliolo, perché almeno morisse sotto il suo tetto, tra le braccia dei suoi cari.

Domandò di mettersi al collo la medaglia della Congregazione mariana col nastro azzurro. Poi strinse nella mano destra l’immagine di S. Luigi, nella sinistra il Crocifisso benedetto in articulo mortis e il Rosario.

Le ultime parole del fanciullo morente furono: «Santa Maria, prega per noi peccatori adesso e nell’ora della morte nostra. Così sia!». Era l’8 novembre 1917. Eriberto aveva quindici anni quando morì di meningite. A Kalksburg vennero celebrate ventitré S. Messe in suffragio del carissimo condiscepolo.

Fontiwww.vocechegrida.ithttp://www.santiebeati.it/dettaglio/95007