San Giovanni Southworth

SAN GIOVANNI SOUTHWORTH

Sacerdote e martire (1592-1654) 28 giugno

Sacerdote e martire, che, esercitando il suo sacerdozio in Inghilterra, patì più volte il carcere e l’esilio; condannato, infine, a morte sotto il governo di Oliver Cromwell, mentre fissava con gli occhi il laccio preparato per lui a Tyburn, proclamò che il patibolo era per lui come la croce di Cristo.

Appartenente ad un’antica e no­bile famiglia, rimasta sempre cattolica ad onta di tante sofferenze e danni subiti a causa della perse­cuzione, il Southworth nacque nel Lancashire verso il 1592. Sotto il nome fittizio di Giovanni Lee entrò, il 14 lugl. 1613, nel collegio inglese di Douai, dove ricevette l’ordinazione sacerdotale il 14 apr. 1618. Allo scopo di completare la propria istruzione, rimase ancora un anno in se­minario, che lasciò il 28 giug. 1619 per recarsi in un’abbazia benedettina « ut monasticam vitam secundum regulam Sti Benedicti capesseret », come si legge nel Diario succitato (p. 151); non senten­dosi tuttavia fatto per quel genere di vita, il 13 dic. seguente parti per la missione inglese.

Non si conosce nulla dell’attività missionaria da lui svolta — sembra nei dintorni di Londra — ne­gli anni immediatamente seguenti al suo rimpatrio. Il 24 marzo 1624 era comunque di nuovo nel col­legio di Douai, dove si trattenne sino al 29 lugl. allorché si recò a Bruxelles, « ubi non ita post in monasterio monialium Sti Benedicti confessarii mu-nus explevit », come risulta sempre dal già menzio­nato Diario (p. 230). Tornato non molto tempo dopo in Inghilterra, andò a stabilirsi nel natio Lancashire, dove nel 1627 cadde nelle mani dei perse­cutori anticattolici; processato e condannato a morte, fu tuttavia risparmiato, venendo rinchiuso nel castello di Lancaster, dove rimase tre anni, finché fu trasferito nelle prigioni del Clink per essere poco dopo liberato, l’11 apr. 1630, per istanza della regina Enrichetta Maria, insieme con altri quindici sacerdoti.

Bandito dall’Inghilterra, il Southworth forse non lasciò la patria, o vi dovette ritornare quasi subito, segui­tando ad esercitare il suo ministero, finché venne nuovamente catturato nel 1632; rinchiuso anche questa volta nel Clink, fu tuttavia libero di andare e venire a suo piacimento, come facevano quasi tutti i preti che vi erano detenuti, cosa di cui si lamentava nel 1635 il noto persecutore Giovanni Gray con il Consiglio privato. Approfittando di questa libertà il Southworth poté dedicarsi, durante la peste che infierì a Londra nel 1636, al servizio dei col­piti, che assistette con totale sprezzo del contagio e con incomparabile spirito di sacrificio, adoperan­dosi zelantemente a favore di chiunque; ma ciò fu motivo perché fosse ulteriormente rinchiuso, dietro segnalazione del vicario protestante di S. Marghe­rita a Westminster, Roberto White, che in una lettera all’arcivescovo di Canterbury si lamentava che il S. fosse lasciato andare a visitare gli appe­stati parlando di religione ed inducendo non pochi a riconciliarsi con la Chiesa cattolica.

Dopo il 16 giug. 1640, data dell’ultima sua scarcerazione, si perdono le tracce del S. sino al 1654, allorché, denunziato da un tal Jefferies, ven­ne definitivamente arrestato nel cuor della notte dal colonnello Worsley. Portato davanti alla corte a Old Bailey, confessò apertamente di aver sempre esplicato la sua missione di sacerdote della Chiesa romana, dichiarando in pari tempo di non sentirsi e di non essere affatto colpevole di tradimento, se­condo l’accusa; ciò nonostante e malgrado l’inter­vento in suo favore degli ambasciatori di Francia e di Portogallo, il S. fu condannato a morte come sacerdote e giustiziato al Tyburn il 28 giug. 1654, ultima vittima della repubblica cromwelliana.

L’ambasciatore di Spagna, Don Flento de Car-denas, ottenne dal carnefice che gli fossero conse­gnati i tronconi del corpo del martire, che furono ricomposti ed imbalsamati e portati nel 1655 nel collegio inglese di Douai, dove rimasero sino al 1793, allorché per la chiusura del collegio stesso, durante la Rivoluzione francese, il corpo del Southworth fu tolto di nascosto dalla cappella, al fine di salvarlo da ogni profanazione, e sotterrato profondamente nell’interno dell’edificio medesimo, rimanendovi per centotrentaquattro anni, fino a quando, cioè, la cas­sa contenente i resti mortali del martire riaffiorò, il 15 lugl. 1927, durante i lavori di scavo che si stavano facendo sul posto dove sorgeva l’edificio dell’antico collegio inglese. Identificati per quelli del Southworth da A. B. Purdie, i gloriosi resti del martire furono portati in Inghilterra e deposti nel­la cappella del Collegio di S. Edmondo di Ware, dove continua dal 1793 l’opera dell’antico Colle­gio di Douai. Il 15 dic. 1929, giorno della solenne beatificazione del Southwouth, le reliquie del beato furono trasferite nella cappella dei martiri inglesi nella cat­tedrale di Westminster, dove tuttora si venerano. La sua festa è celebrata il 28 giugno.

Fonte:  Bibliotheca Sanctorum; http://www.santiebeati.it/dettaglio/93307

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