Beato Pietro To Rot

BEATO PIETRO TO ROT

martire (1912-1945) 07 Luglio

Sacerdote mancato per opposizione paterna fu condannato con iniezione letaleB. Pietro ToRot per essersi opposto alla poligamia. Beatificato da Giovanni Paolo II durante la Messa a Port Moresby, in Nuova Guinea. Di lui quest’anno si celebra il centenario della nascita.

Pietro To Rot, nacque nel 1912 a Rakunai, un villaggio sull’isola della Melanesia della Nuova Bretagna, oggi provincia orientale della Papuasia Nuova Guinea. I suoi genitori, Angelo ToPuia, il capo del villaggio, e Maria IaTumul, erano stati battezzati da adulti e appartenevano alla prima generazione di cristiani in quella zona. Un sacerdote locale pensò che Pietro avesse una vocazione per il sacerdozio, ma il padre rifiutò di dare il permesso, pensando che nessuno nel suo popolo fosse ancora tanto devoto da essere ordinato; gli concesse di diventare catechista laico, perciò, nel 1930, Pietro s’iscrisse a una scuola della missione.

Si tratta del primo beato di quella terra. Un racconto contemporaneo ha parlato della sua mancanza di vanità rispetto alle sue capacità; sembra che sia diventato maestro non ufficiale dei catechisti, quando era ancora relativamente giovane. Era un abile insegnante, che basava il suo metodo sulla Scrittura, ed era sensibile ai problemi degli altri.

Si sposa a 24 anni con una ragazza di 16 anni, per condurre una vita da fervente cristiano, sembra infatti che secondo le parole del Sommo Pontefice, Giovanni Paolo II durante la sua beatificazione Paolo fosse un marito ed un padre attento e responsabile nei confronti della moglie e dei figli, pur senza tralasciare il suo impegno cristiano portato avanti con cordialità, gentilezza e compassione. Non tralasciavano di pregare insieme mattino e sera.

Nel 1942 durante la II guerra mondiale, i giapponesi imprigionarono tutti i missionari, ma permisero a Pietro di continuare il suo lavoro; egli organizzò funzioni in cui si pregava, amministrò la comunione, battezzò adulti e bambini, e si occupò dei poveri. I giapponesi avevano distrutto la chiesa a Rakunai, e Pietro allestì un edificio improvvisato per sostituirla. Sembrava fosse in buoni rapporti con i capi degli invasori, finché la polizia militare acquisì un potere maggiore e impose un regime molto più rigoroso: proibì ogni tipo di culto cristiano, pubblico e privato, fino a legalizzare la poligamia.

Davanti a questo ulteriore atto di forza, Pietro non intende piegarsi ne cedere a compromessi. Avrebbe semplicemente potuto evitare di prendere posizioni pubbliche ma la sua coscienza gli gridava che non sarebbe stato onesto davanti a Dio, tanto da non temere ne la prigione, ne la morte.    e mette denunciò fermamente tale pratica. Commenta Giovanni Paolo II: «Egli proclamò coraggiosamente la verità circa la santità del matrimonio. Rifiutò di prendere la “via più facile” del compromesso morale. “Devo compiere il mio dovere come testimone nella Chiesa di Gesù Cristo”, spiegò. Non lo fermò il timore della sofferenza e della morte».

Infine, nell’aprile o maggio del 1945, arrestarono Pietro e lo condannarono a due mesi di reclusione, e il 17 luglio 1945, fu giustiziato con un’iniezione letale. Il culto è continuato anche dopo la fine della guerra, e Pietro è stato beatificato nel gennaio del 1995 da papa Giovanni Paolo II durante la Messa a Port Moresby, in Nuova Guinea. 

Fonte: Il primo grande dizionario dei santi di Alban Butler