SAN BONIFACIO

SAN BONIFACIO

vescovo e martire (ca. 675-754) 5 giugno

In tre anni percorse gran parte del territorio germanico fondando un’abbazia, che divenne il centro propulsore della spiritualità e della cultura religiosa della Germania. a Lui si deve l’usanza della decorazione dell‘albero di Natale.

È conosciuto come l’apostolo della Germania, mentre la sua opera rigeneratrice e riorganizzatrice della Chiesa dei franchi è generalmente meno sottolineata. Bonifacio veniva dal Devon. Nato probabilmente a Crediton fu battezzato con il nome di Winfrido.

Si racconta che abbia deciso di farsi monaco all’età di cinque anni, dopo aver incontrato alcuni monaci di passaggio da casa sua. Frequentò la scuola di un monastero vicino a Exeter passando poi all’abbazia di Nursling, nella diocesi di Winchester, dove ebbe come maestro l’abate Winberto. Progredì così bene negli studi che al termine del cursus scolastico fu nominato direttore della scuola, compito nel quale ebbe altrettanto successo divenendo molto popolare tra gli studenti.

Redasse la prima grammatica latina nota in Inghilterra e le sue lezioni San Bonifacio (1)erano così apprezzate che gli appunti circolarono ben oltre le mura del conventoA trent’anni fu ordinato sacerdote, e questo fu per lui un motivo ulteriore per scrivere omelie ed esortazioni, tutte basate sulla Bibbia, che fu lo studio e il diletto principale di tutta la sua vita.

Doveva rimanere in Inghilterra, dove certamente avrebbe avuto promozioni in ambito ecclesiastico, ma sentì la chiamata per andare a evangelizzare la Germania, dove operavano da pionieri S. Wilfrido (12 ott.) e S. Villibrordo (7 nov). Il suo abate era recalcitrante nel concedergli il permesso, tuttavia egli partì con due compagni nella primavera del 716. La Frisia (provincia settentrionale degli attuali Paesi Bassi), la terra dove sbarcarono, era abitata da tribù bellicose, e il duca locale, Radbod, in un primo tempo disponibile a farsi battezzare, si dimostrò poi ostile dicendo che non era pronto «ad andare in cielo con una manciata di mendicanti».

Winfrido si ritirò e tornò a Nurshng, dove i monaci cercarono di trattenerlo eleggendolo abate; ma egli rifiutò la carica e si recò a Roma per ottenere un mandato definitivo per le terre germaniche da papa Gregorio II . Fu proprio in quel tempo che mutò il suo nome in Bonifacio. Fu mandato in aree più popolose, la Baviera e l’Assia, ma quando venne a sapere che il duca Radbod era morto prestò aiuto all’opera missionaria di Villibrordo, allora vescovo di Utrecht. Il vescovo avrebbe voluto nominarlo suo coadiutore e successore, ma Bonifacio si Bonifacio 2004oppose dicendo che aveva un mandato generale e non circoscritto a una sola diocesi.

I dialetti parlati dalle tribù tedesche dell’Europa nord-occidentale erano molto simili alla lingua parlata in Inghilterra a quel tempo e così non sembra abbia avuto difficoltà a comunicare. Bonifacio lavorò così bene che papa Gregorio lo convocò a Roma, dove nel 722 lo consacrò vescovo di tutta la Germania transrenana. Il papa inoltre gli diede una lettera per il potente capo dei franchi, Carlo Martello, perché lo proteggesse nei suoi spostamenti, ed egli, durante il viaggio di ritorno, si presentò personalmente al re, che gli concesse una sua lettera sigillata di protezione.

Con queste armi affrontò coraggiosamente le tradizioni degli degli scandinavi: ci è tramandato il racconto di come egli abbatté con un’ascia la quercia del dio Thor a Geismar sulla sommità del monte Gudenberg, nei pressi di Fritzlar. Questo albero era il centro di un culto idolatrico e la folla assisteva sgomenta aspettandosi che il dio reagisse, ma dopo i primi colpi la quercia si spaccò in quattro parti e cadde a terra. Il legno però non era marcio e Bonifacio lo usò per costruire una cappella dedicata a S. Pietro proprio in quel luogo. La folla vide in questo avvenimento un miracolo e ci furono molte conversioni.

Fondò un monastero a Fritzlar e un altro ad Amoneburg, poi dalla Baviera e dall’Assia passò in Turingia, dove costruì il monastero di Ohrdruf. Nel 732, l’anno dopo essere asceso al soglio pontificio, papa Gregorio III gli inviò il pallium lo nominò   arcivescovo con l’autorità di consacrare vescovi nella Germania transrenana. 

Anche i Sassoni risposero con entusiasmo alla sua predicazione. Convocato a Roma, ebbe dal papa l’ordinazione episcopale e il nuovo nome di Bonifacio. Durante il viaggio di ritorno in Germania in un bosco di Hessen fece abbattere una gigantesca quercia alla quale le popolazioni pagane attribuivano magici poteri perché ritenuta sede di un dio. Quel gesto fu ritenuto una vera sfida alla divinità e i pagani accorsero per assistere alla vendetta del dio offeso. Bonifacio ne approfittò per recare loro il messaggio evangelico. Ai piedi della quercia abbattuta eresse la prima chiesa dedicata a S. Pietro.

Prima di organizzare la Chiesa sulla riva destra del Reno pensò alla fondazione, tra le regioni di Hessen e Turingia, di un’abbazia, che divenisse il centro propulsore della spiritualità e della cultura religiosa della Germania. Nacque così la celebre abbazia di Fulda, paragonabile per attività e prestigio alla benedettina Montecassino. Come sede arcivescovile scelse la città di Magonza, ma espresse il desiderio di essere sepolto a Fulda. Bonifacio fondò monasteri a Erfurt, Wùrzburg ed Eichstàtt.

Ovunque si recava trovava una popolazione ben disposta ad ascoltare il suo annuncio: il problema non era la mancanza di conversioni ma la penuria di maestri: questo lo spinse a scrivere una famosa lettera ai cristiani inglesi, chiedendo preghiere e aiuto missionario per «coloro che sono con noi un solo sangue e medesime ossa». I monasteri inglesi risposero inviando denaro, libri, abiti, reliquie; gruppi di monaci e monache costantemente attraversavano il mare per unirsi a lui.

Alcuni di questi missionari facevano parte di nobili famiglie del Wessex, e alcuni di loro furono poi proclamati santi. Tra questi il cugino Lullo di Malmesbury (16 ott.), suo successore nella sede di Magonza; Sturmio, più tardi abate a Fulda (17 die); Burcardo, vescovo di Wùrzburg (2 feb.); Vigberto, abate a Fritzlar (13 ago.); la cugina Lioba, badessa di Bischofstein (28 set.); Tecla, badessa di Kitzingen (12 ott.).

san bonifacio (2)Tra il 738 e il 739 Bonifacio si recò di nuovo a Roma, dove fu nominato legato papale per la Germania, e arruolò due validissimi missionari per le sue terre: Villibaldo, vescovo di Eichstàtt (7 giu.) e suo fratello Vunibaldo, poi abate di Heidenheim (18 dic). La loro sorella Valburga (25 feb.) arrivò direttamente dall’Inghilterra per unirsi loro e succedette a Vimibaldo nella guida del monastero, sia della parte femminile che di quella maschile, di Heidenheim. Tornando in Germania fece uso del suo potere di legato e convocò un sinodo di tutte le regioni tedesche, stabilendo una gerarchia per la Baviera e ponendo tutti i nuovi episcopati sotto la giurisdizione di uno dei suoi discepoli anglosassoni, assai capace nell’insegnamento e nella testimonianza della vera fede.

Nel 741, essendo ormai consolidata la sua opera in Germania, fu chiamato a riorganizzare la Chiesa franca che Carlo Martello, protettore di Bonifacio e fautore del suo fruttuoso lavoro in Germania, aveva lasciato che lentamente perdesse vigore. Le sedi episcopali erano comprate e vendute, lasciate vacanti per lunghi periodi, oppure affidate a laici che non erano istruiti o non avevano le capacità per ricoprire quella carica. Il clero era ignorante e inadatto, e per ottantaquattro anni non era mai stato convocato un sinodo generale della Chiesa.

San_Bonifacio_NQuando Carlo Martello morì i suoi figli e successori, Carlomanno e Pipino, chiesero a Bonifacio di metter mano alla riforma di quella Chiesa, cosa che fece con zelo convocando tra il 741 e il 747 cinque concili o sinodi, dove si pose rimedio a molti abusi, e fu introdotta la Regula benedettina in tutti i monasteri carolingi. Lo stesso Carlomanno, principale alleato del vescovo in quest’opera, entrò in monastero lasciando a capo dello stato il solo Pipino che fu incoronato re da Bonifacio a Soissons nel 751.

Pipino era meno efficiente del fratello nel controllare i nobili franchi, ma ormai Bonifacio aveva terminato la sua opera e in quello stesso anno, il 751, scrisse al papa per descrivere l’ultima delle sue fondazioni monastiche, Fulda:

san bonifacio“C’è un luogo boscoso nel mezzo di una vasta zona desolata tra i popoli dove io avevo predicato. Là avevo posto un gruppo di monaci che vivono sotto la Regola di S. Benedetto, e ora stanno costruendo un monastero. Sono uomini che conducono una vita ascetica, si astengono dal mangiar carne e bere vino e bevande alcoliche, non hanno al loro servizio dei domestici, vivono contenti mantenendosi con il lavoro delle loro mani […] Qui mi propongo, con il tuo permesso, di dare riposo al mio corpo vecchio e stanco per un po’ di tempo, e dopo la mia morte di essere ivi sepolto.”

A quel tempo aveva quasi ottant’anni e lasciò la guida della Chiesa Franca a Cadoe di Metz (6 mar.) e la diocesi di Magonza, di cui era titolare, a Lullo, che fu consacrato vescovo nel 754. Potè tornare al suo primo amore: l’evangelizzazione dei frisi; a Utrecht, dove era con i suoi collaboratori, fu raggiunto dal vescovo Eobano (5 giu.), anch’egli suo discepolo che veniva dall’Inghilterra. Molti dei frisi avevano abbandonato la fede e c’era molto lavoro da fare. Ci si trovava nella necessità di un nuovo e vigoroso sforzo missionario, e i missionari si spinsero ben oltre la parte di Frisia già evangelizzata da Bonifacio molti anni prima giungendo in una regione percorsa da tribù ostili.

Bonifacio era nella sua tenda assorto nella lettura e nell’attesa dell’arrivo di alcuni candidati alla cresima, quando all’improvviso una di queste bande attaccò il campo. I suoi discepoli avrebbero voluto difenderlo, ma egli non lo permiseanzi fu uno dei primi a essere ucciso, seguito poi dai suoi compagni.

Il suo corpo fu portato a Fulda, dove è conservato. Il monastero custodisce  gelosamente il libro che stava leggendo quando fu colpito e che usò per parare i primi colpi: esso infatti è segnato da colpi di spada e si pensa che le macchie sulla copertina di legno possano essere tracce del suo sangue.

Il giudizio di Cristopher Dawson è che Bonifacio «abbia avuto più influenza sulla storia dell’Europa di qualunque altro inglese». Il suo grande potere come predicatore missionario, la sua capacità amministrativa, la sua abilità nell’insegnamento, il riuscire a ispirare fiducia nei suoi discepoli e il suo coraggio sono chiaramente attestati dai racconti della sua vita.

Era una persona amabilesemplice, gentile e santa come testimoniano le sue lettere, che ci sono pervenute in buon numero e da cui si ricava che era uno scrittore molto abile. Scrisse a papi, vescovi, abati e badesse e antichi discepolichiese consiglio a molti e offrì il suo quando ne era richiesto; domandò libri, vestiti e preghiere per il suo operare, e li ottenne dai suoi molti amici in Inghilterra e altre parti d’Europa. Si dovette occupare di «falsi preti e ipocriti»; di clero illetterato che usava una formula sbagliata nell’amministrare il battesimo; di almeno un re adultero e di una grande varietà di problemi umani.

san bonifacio1Fu soprattutto un buon pastore. Subito dopo la sua morte Cutberto, arcivescovo di Canterbury, scrisse: «Noi in Inghilterra amorevolmente lo annoveriamo tra uno dei migliori e più grandi maestri della vera fede», e un sinodo inglese decise che la sua festa dovesse essere celebrata ogni anno, nominandolo patrono allo stesso modo di S. Gregorio Magno (3 set.) e S. Agostino di Canterbury (27 mag.). Come molti santi anglosassoni soffrì un’eclisse parziale dopo la conquista normanna. Non divenne mai uno dei santi principali in Inghilterra: il centro reale del suo culto è Fulda ed è largamente venerato in Germania e nei Paesi Bassi. Nel XIX e nel XX secolo c’è stato un interesse rinnovato per Bonifacio e molti studiosi hanno suggerito che dovrebbe essere meglio conosciuto e apprezzato nel Regno Unito.

La Chiesa lo venera come santo dal 1828. A San Bonifacio si fa risalire anche uno dei simboli natalizi, l’Albero di Natale, che fu da lui utilizzato per primo nel 724, quando ebbe l’idea di addobbare un abete appoggiando delle candele accese sui suoi rami. Le candele simboleggiavano la discesa dello Spirito Santo sulla terra con la venuta del “bambino Gesù”. San Bonifacio usò questa immagine per spiegare alle popolazioni pagane il senso del Natale.

Fonte: il primo grande dizionario dei santi di Alban Butler