Santa MARGHERITA da Cortona

Santa MARGHERITA da Cortona

terziaria francescana (1247-1297) 22 febbraio

margherita da cortona3Al pari di Isabella di Francia, ricordata in questo stesso giorno, Margherita è un’altra figura caratterizzata da pratiche estreme di penitenza, suscitate nel suo caso dalla conversione da una vita non di lusso ma di “peccati della carne“. Una caratteristica è presente in tutta la sua vita: l’essere stata sempre innamorata, l’esser vissuta sempre di amore totale.

È una santa per molti versi moderna (o post moderna?) almeno nella prima parte della sua vita, e per altri è antica (nella seconda parte) cioè portatrice di quella santità classica, con tutti gli ingredienti, apertamente o velatamente presenti in tutti i santi di Dio.

È proprio qui la legge evangelica, proclamata dal Cristo: perdere e perdersi per ritrovare se stessi e Dio; donare e donarsi giorno dopo giorno, portando la propria croce quotidiana con il Cristo e per amore del Cristo. E tutto questo per essere felici: morire a poco a poco per vivere eternamente.

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Margherita ebbe un’infanzia relativamente difficile: figlia di una povera famiglia di contadini di Laviano in Toscana, perse la madre a soli sette anni. Quando il padre si risposò, ella soffrì tipicamente della mancanza d’affetto dovuta alla severità della matrigna, che la cacciò di casa all’età di undici o dodici anniAttraente, fiera,spontaneamente amante del piacere, Margherita si rifugiò da un giovane nobile, Arsenio da Montepulciano, che la persuase a fuggire con lui, sebbene egli stesso non avesse più di 14 anni.

Come membro della nobiltà Arsenio non avrebbe mai potuto prendere in considerazione l’idea di sposare la figlia di un contadino: Margherita visse quindi pubblicamente con lui come amante per nove anni, gli fu fedele e gli diede anche un figlio, Jacopo, ma la sua posizione e lo stile di vita adottato provocarono grande scandalo. Una notte il suo amante non fece ritorno da una visita ai suoi possedimenti; la mattina dopo il cane di Arsenio giunse trafelato da solo a casa e condusse Margherita ai piedi di una quercia nel bosco, mettendosi a raspare in terra. Con grande orrore Margherita rinvenne il corpo assassinato dell’uomo, sepolto in una fossa poco profonda.

“Mi chiamo Margherita.” La santa scrive a suo figlio. Un libro che svela molti misteri sulla sua storia.

Ella vide (o fu spinta a vedere: frate Giunta Bevignati, che successivamente ne scrisse la “leggenda”, definì il fatto come «la mano della Provvidenza ») questo avvenimento come il giudizio di Dio sulla sua condotta di vita: donati quindi tutti i suoi averi e lasciato Montepulciano insieme al figlio, fece ritorno all’età di ventidue anni alla casa paterna vestita da penitenteLa matrigna rifiutò di accoglierla e Margherita decise di recarsi dai francescani di Cortona, avendo sentito della benevolenza che essi riservavano ai peccatori: fu così che essi l’accolsero e ne furono le guide spirituali. L’istinto di punire se stessa per il suo passato peccaminoso la indusse a pubblici atti di penitenza: recatasi infatti alla chiesa di Laviano con una corda legata al collo, chiese perdono pubblicamente per lo scandalo causato in passato.

 

I frati (in particolar modo frate Giunta, suo confessore) cercavano di contenere il suo ardore, proibendole di andare per le strade di Montepulciano con una corda intorno al collo. Alternando periodi di esaltazione a momenti di disperazione. Margherita era convinta che il suo corpo potesse ancora essere causa di peccato e non smetteva di maltrattarlo:

margherita da cortona1«Padre », diceva a frate Giunta, «non mi chieda di raggiungere un accordo con questo mio corpo, non posso permettermelo. Tra me ed il mio corpo bisogna che vi sia un combattimento fino alla morte».

Sembra che i frati abbiano sinceramente tentato di persuaderla ad abbandonare gli eccessi di penitenza, ma senza successo. Non appartenendo ad alcuna comunità religiosa. Margherita doveva provvedere al sostentamento suo e del figlio, anch’egli coinvolto in tale vita di penitenze (forse la cosa avvenne senza molta considerazione delle sue opinioni o bisogni; tuttavia, dopo essere stato mandato a scuola ad Arezzo, si fece frate francescano).

Margherita cominciò così ad assistere un gruppo di donne altolocate di Cortona, abbandonando tuttavia questo genere di vita relativamente confortevole per stabilirsiin una casupola nei quartieri più degradati della città, dove prestava assistenza ai malati più poveri,vivendo di elemosina e distribuendo la parte migliore di ciò che riceveva dalla carità della gente. Dopo tre anni di questa vita, i frati si convinsero che Margherita fosse sincera e non mossa da orgoglio spirituale, e acconsentirono perciò alla sua richiesta di entrare nel Terz’ordine di S. Francesco, “l’ordine dei penitenti”. In diversi luoghi si erano costituiti gruppi di “penitenti” secolari, sviluppatisi per lo più come spontanea risposta religiosa alla violenza e alle tragedie dell’epoca; il loro inserimento negli ordini religiosi fa parte dello sforzo compiuto dalla Chiesa per controllare, fisicamente e spiritualmente, il fenomeno.

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Alle molte persone che, singolarmente e a gruppi, si rivolgevano a S. Francesco d’Assisi (4 ott.) per mettersi sotto la sua guida, egli rispose con una Esortazione ai fratelli e alle Sorelle in penitenza (testo redatto in due versioni e che è generalmente considerato il documento fondante il terz’ordine). Le confraternite maschili e femminili di “penitenza”, che rivendicavano diverse dispense e privilegi all’interno della società civile ed ecclesiastica, erano quasi sempre coinvolte in opere caritative; anche Margherita costituì un gruppo di terziarie francescane dedito ad attività di assistenza che, con l’aiuto del senato della città, giunsero a fondare l’ospedale “Casa S. Maria della Misericordia“.

Molti gruppi simili vennero popolarmente indicati con titoli legati alle proprie caratteristiche e se, ad esempio, quanti gestivano l’ospedale S. Paolo a Firenze vennero detti i “bonomini” (i buoni uomini), le compagne di Margherita erano conosciute come le “poverelle“. Non fu tuttavia questo aspetto concreto e attivo della sua vocazione che le conquistò fama e notorietà nel corso della sua esistenza e che diede vita alla “leggenda” su cui si basò la sua canonizzazione, quanto piuttosto da un lato i castighi che si infliggeva e dall’altro le visioni e le rivelazioni personali che sembravano premiare la sua vita di espiazione: si imponeva infatti severi digiunidormiva sulla nuda terra, indossava il cilicio e praticava la flagellazione. E suo confessore racconta dei “colloqui” diretti che Margherita aveva con il Cristoparlandole da un crocifisso di legno (così come accadde a S. Francesco a S. Damiano) le disse che ella era la «terza luce» (dopo Francesco e Chiara) dell’ordine, quella del Terz’ordine. Gesù disse a Margherita in una visione:

 

Non temere, figlia, non rattristarti se i tuoi desideri vengono differiti. Poiché quando tu, con animo tranquillo e senza diffidare della mia pietà mi aspetti, nel desiderarmi mentre ne sei priva hai un merito maggiore. Ed io ti darò una consolazione più grande che se tu avessi ottenuto subito quello che chiedi”.

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La fama delle rivelazioni che riceveva suscitò inevitabilmente non solo ammirazione ma anche invidia e circolarono presto dicerie sulle sue relazioni con i frati, pettegolezzi che ne infangarono la reputazione e che causarono limitazioni ai movimenti dei frati stessi. In risposta a tutto ciò Margherita intensificò la vita di preghiera e, in obbedienza a un comando interiore che le ricordava che «le grazie che aveva ricevuto non erano destinate a lei soltanto», intraprese una crociata ancor più pubblica, richiamando alla conversione un numero sempre crescente di peccatori. La sua fama si diffuse anche grazie ai racconti delle guarigioni miracolose che le si attribuivano, tanto che gente proveniente da tutt’Italia – e persino dalla Francia e dalla Spagna – si precipitò a Cortona.

La sua salute inevitabilmente risentì del genere di vita, sebbene ella avesse sostenuto quel duro regime per ventinove anni e raggiunto i cinquant’anni, ma quando i frati le impartirono l’ordine perentorio di porre fine agli eccessi a cui si sottoponeva era troppo tardi. Morì il 22 febbraio 1297 e venne acclamata come santa il giorno stesso; i frati ne richiesero il corpo e i cittadini di Cortona iniziarono immediatamente la costruzione di una chiesa in suo onore sulle rovine di un piccolo oratorio situato vicino al luogo in cui Margherita era morta. I francescani “osservanti”, ai quali fu affidata la responsabilità della chiesa alla fine del XIV secolo, vi costruirono di fianco un convento e nel XV secolo ebbero il permesso di celebrare la festa di Margherita all’interno dell’ordine e nella diocesi di Cortona. Fu ufficialmente canonizzata nel 1728.

FONTI: Il primo grande dizionario dei santi di Alban Butler / http://www.donbosco-torino.it