San Ludovico d’Angiò (di Tolosa)

SAN LUDOVICO D’ANGIÒ (di Tolosa)

vescovo (1274-1297) 19 agosto

San Ludovico d'Angiò1Ludovico re di Napoli, ebbe la sfortuna di appartenere a uno stato sociale contrario alla sua inclinazione, per tutta la sua relativamente breve esistenza, infatti morì poco più che ventenne. Attraverso la prigionia conobbe i francescani e capì che quello era il modo in cui desiderava vivere.

Venne al mondo a Brignoles in Provenza, secondogenito di Carlo II (Carlo lo Zoppo), re di Napoli e di Sicilia, e di Maria, figlia di Stefano IV d’Ungheria, nipote di S. Luigi di Francia (25 ago) e imparentato con la famiglia di S. Elisabetta d’Ungheria (17 nov).

Nel 1284 il re d’Aragona fece prigioniero durante una battaglia navale Carlo, all’epoca principe di Salerno. Nonostante la morte del padre e l’elezione di Carlo a re di Sicilia, questi rimase in prigione per quattro anni e venne rilasciato solo dietro alcune dure condizioni, una delle quali era di mandare tre dei suoi figli, tra cui Ludovico, in Aragona come ostaggi. Ludovico rimase prigioniero a Barcellona per sette anni. Si dice che sia sempre stato di buon umore e che abbia partecipato a gare sportive e ad altre attività che i prigionieri organizzavano per far passare il tempo.
SAN LUIGI DI TOLOSA E SAN GIOVANNI BATTISTALudovico venne notato per l‘inusuale modestia e castità: un biografo (Surius) riferisce: “si rifiutava di abbracciare perfino le sorelle e la madre. Rifuggiva la conversazione con le donne e addirittura la loro vista“. Le strategie messe in atto da Ludovico per evitare di avere pensieri impuri erano così estreme che venne preso ad esempio da S. Luigi Gonzaga (21 giu), che non permetteva nemmeno al suo valletto di vedergli i piedi nudi.

Ludovico si dedicò agli studi con entusiasmo e fu influenzato dai frati minori. Quando si ammalò gravemente al castello di Sciurana, fece voto di entrare nell’Ordine francescano se fosse guarito. Ottenne che due francescani si occupassero di lui nei suoi appartamenti: si alzava con loro la notte per pregare e seguiva le loro istruzioni in materia di filosofia e teologia. Riccardo Middleton (de Media Villa), un teologo francescano inglese, fu tra i suoi insegnati.

Ludovico venne liberato nel 1295 quando suo padre concluse un trattato con Giacomo II, re d’Aragona. La nuova alleanza doveva essere consolidata alla maniera usuale, e fu perciò deciso che Ludovico avrebbe sposato la sorella di Giacomo. Ludovico, però, era fermamente deciso a continuare la sua vita religiosa: lasciò il diritto alla corona del regno di Napoli al fratello Roberto, che divenne l’erede al trono. “Gesù Cristo” diceva Ludovico “è il mio regno. Se posseggo solo lui, potrò avere tutto. Se non lo posseggo, perderò tutto.” La sua famiglia si oppose fermamente e il ministro generale dei frati minori rifiutò di ammetterlo nell’ordine per un certo periodo. San Ludovico d'Angiò2Ludovico si ritirò in un castello vicino a Napoli e là divenne amico intimo con uno studente di una famiglia borghese di Cahors, Giacomo Duése, il futuro papa Giovanni XXII che avrebbe canonizzato il suo benefattore.

Ludovico però era un personaggio troppo importante per riuscir a sfuggire le responsabilità del suo stato sociale: anche se fosse riuscito a realizzare il suo desiderio di condurre una vita religiosa, il modo non sarebbe sicuramente stato conforme alle sue aspettative. I vescovi, infatti venivano solitamente nominati secondo valutazioni tattiche e geo-politiche. Il dispotico papa Bonifacio VIII trascorreva la maggior parte del suo tempo cercando di estendere le proprietà e il potere della sua famiglia  e avendo cura di porre uomini a lui fedeli in quelle posizioni che avrebbero assicurato a lui e ai suoi sostenitori la supremazia negli affari domestici e internazionali.  A quell’epoca era implicato in un conflitto particolarmente complesso con Filippo il Bello di Francia riguardo alla destinazione dei vescovadi e dei maggiori benefici al papato, la tassazione del clero e il passaggio alla Spagna di una considerevole somma di denaro della Santa Sede in connessione con la guerra contro l’Aragona e in un altro conflitto, insieme con un gruppo di uomini di chiesa capeggiati dal potente cardinale Colonna.

San Ludovico d'Angiò3Inoltre non era per nulla ben disposto nei confronti degli uomini di Dio che conducevano vita ritirata. Aveva già sconsigliato il suo predecessore Pietro Celestino (19 mag) dal diventare un semplice eremita e lo aveva tenuto sotto stretta sorveglianza fino alla morte, avvenuta nel maggio 1296. Bonifacio diede a Ludovico una dispensa per essere ordinato sacerdote quando avesse raggiunto l’età di ventitré anni e consacrato poi vescovo con la nomina nella sede di Tolosa. Fece capire al riluttante Ludovico che era una questione di obbedienza.

Per Bonifacio Ludovico era una delle tante pedine utili nel difficile gioco della sopravvivenza: Ludovico obbedì, ma prima adempì a un voto precedente, recandosi a Roma e facendo la professione come frate minore la Vigilia di Natale del 1296, nel convento di Ara Coeli. Fu consacrato in S. Pietro cinque giorni più tardi.

Ludovico compì il viaggio verso la sua sede come un povero religioso, ma a Tolosa venne accolto con lo sfarzo e il lusso di una cerimonia degna di un principe. Egli si conservò però sempre umile e modesto: nella dimora episcopale soppresse l’uso di vasellame d’argento e pietre preziose, sostituendolo con scodelle di legno e peltro, indossava un abito vecchio e rammendato come esempio per il clero, troppo interessato alla qualità dei propri abiti, celebrava la Messa tutti i giorni e predicava spesso. Dopo pochi mesi, tuttavia, chiese di poter dare le dimissioni, trovando i suoi compiti episcopali troppo pesanti:

San Ludovico d'Angiò4Il  mondo può dire che sono matto. Se riuscissi a liberarmi di un peso che è troppo pesante per me, sarei soddisfatto. Non è forse meglio per me gettarlo via che soccombere sotto di esso?

Non gli fu dato il permesso di abbandonare l’incarico, ma, al ritorno da una visita alla sorella in Catalogna, si ammalò e fu portato a Brignoles. Come disse “Dopo un viaggio pericoloso, infine sto per arrivare alla porta che ho tentato di raggiungere per così tanto tempo . potrò ora raggiungere il Dio che il mondo ha tentato di sottrarmi, e sarò libero da qualsiasi giogo troppo pesante da sopportare“. Morì il 19 agosto 1297, all’età di soli ventitré anni e mezzo.

Fu seppellito nel convento francescano di Marsiglia, secondo la sua volontà (anche se le sue reliquie vennero in seguito trasferite a Valencia). Papa Giovanni XXII (già nel secondo anno del suo inaspettatamente lungo e travagliato papato) lo canonizzò ad Avignone nel 1317 e inviò una lettera personale alla madre di Ludovico, che era ancora viva.

IL MIRACOLO DI SAN LUDOVICO

Il Miracolo di San Lodovico è un’antica tradizione, che risale ai primi del XIV secolo. Esso narra che un giorno arrivarono al castello di Serravalle Pistoiese un pellegrino accompagnato da un bambino chiedendo ospitalità per rifocillarsi e riposare dalle fatiche del loro lungo viaggio. Prontamente e generosamente i Serravallini si San Ludovico d'Angiò 5prodigarono ad accogliere la loro richiesta ed il bambino promise che si sarebbe ricordato in futuro dell’accoglienza data dagli abitanti di questo castello in modo così nobile e misericordioso ai pellegrini. Questo fanciullo in realtà altri non era che Lodovico d’Angiò, figlio di Carlo d’Angiò, re di Napoli ed erede al trono, corona in seguito lasciata per intraprendere la disciplina ecclesiastica, che lo volle prima Vescovo e poi Santo per le sue opere misericordiose ed i suoi miracoli. Egli tenne fede a questa promessa salvando, molti anni dopo, Serravalle da un pesante assedio.

Nell’anno 1306 infatti accadde che i Lucchesi, ritornando alla propria città dopo aver partecipato, insieme ai Fiorentini all’occupazione ed al sacco di Pistoia, decidessero di punire anche Serravalle, rea ai loro occhi di essere rimasta leale agli statuti del comune di Pistoia nonostante essa fosse stata precedentemente presa e costretta a giurare fedeltà alla signoria dei Lucchesi. Il nemico quindi pose subito assalto al castello che era sulla loro strada, ma questo, tenacemente difeso dai suoi abitanti non cedette e fu così messo sotto duro assedio, un accerchiamento durato circa quattro mesi. Allo stremo delle forze, quando il nemico stava dando la scalata alle sue mura, fu indetta nella chiesa principale del castello una solenne orazione: improvvisamente sulla torre più alta apparve la figura di un uomo avvolto in una nube risplendente. Era San Lodovico che armato nella mano destra di una spada fiammeggiante faceva cenno con il pastorale di respingere gli assalitori: all’istante una fitta nebbia coprì la roccaforte e una grande forza si abbatté sul nemico che si sentì come ricacciato dalla fortezza. Incredulità e panico per questo evento soprannaturale si impossessò delle milizie nemiche che si dettero a precipitosa fuga tornando alla loro città. Da quel momento San Lodovico divenne il Patrono dei Castello di Serravalle e si istituì di celebrarne “in perpetuo” solennemente la ricorrenza ogni 19 di agosto.

LA PROCESSIONE IN RICORDO DEL MIRACOLO

È INVOCATO: contro esauriementi, malattie dei polmoni, tubercolosi

FONTE: Il primo grande libro dei santi di Alban Butler

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