Beata Giovanna de Maillé

Beata Giovanna de Maillé

Terziaria francescana [ 1332 – 1414] 28 marzo

mailleUn matrimonio casto, un marito salvato grazie alle sue preghiere quando era bambina, una vita di sofferenze e disprezzi, ma ricca di carità e amore. Chi la considerava una santa, chi la credeva una pazza o addirittura una strega, ma molte conversioni e miracoli sono legati alla sua intercessione.

Giovanna de Maillé (Jeanne Marie), nata a Roche-St-Quentin, in Turenna, il 14 aprile 1332, figlia del barone Arduino VI de Maillé (o Maillac) e di sua moglie Jeanne de Montbazon, da bambina era particolarmente devota e si narra che una volta le sue preghiere salvarono la vita di un bambino che viveva nelle vicinanze, Roberto de Sillé, caduto in uno stagno.

Il ragazzo si affezionò profondamente a lei e quando divennero adulti il nonno di Giovanna predispose il matrimonio tra i due (a quel tempo suo padre era già defunto). Giovanna de Maillé aveva sperato di intraprendere la vita monastica, soprattutto in seguito alla guarigione da una grave malattia, ma non poteva disobbedire al nonno (che poi morì il giorno del matrimonio). La giovane coppia, che decise di comportarsi come fratello e sorella, sembra abbia vissuto molto felicemente per sedici anni, adottando tre orfani e trasformando il chàteau dove viveva, in cui non era permesso il gioco d’azzardo e il turpiloquio, in un rifugio per i poveri delle vicinanze. Questo periodo di pace fu interrotto dalla guerra dei Cent’anniRoberto si recò al seguito del re francese, Giovanni II il Buono (1350-1364), per difendere la Francia dagli inglesi, e nel 1356 si pensò fosse morto durante la disastrosa battaglia di Maupertuis (Poitiers).

Il chàteau di Sillé fu saccheggiato dalle truppe nemiche che invasero il territorio dopo la vittoria, e fu richiesto un riscatto di tremila fiorini per il rilascio di Roberto, che risultò vivo, ma prigioniero del nemico. Giovanna vendette i gioielli e i cavalli, e chiese in prestito il necessario per raggiungere questa somma enorme. Il suo rilascio fu attribuito all’intercessione della Madonna, che a quanto pare gli apparve e spezzò, le catene, permettendogli di fuggire. Da questo momento fino alla morte di Roberto nel 1362, Giovanna de Maillé e il marito divennero, per quanto possibile, ancora più altruisti e inserirono il riscatto dei prigionieri di guerra tra le opere di carità.

b- giovanna1Alla morte di Roberto, il dolore di Giovanna fu accompagnato dalla cattiveria della famiglia del marito, che l’accusò di aver impoverito i beni della famiglia incoraggiandolo a fare donazioni, perciò la privò della sua dote e la allontanò da casa. Inizialmente Giovanna de Maillé si rifugiò da una vecchia servache però la trattò con disprezzo quando apprese della sua povertà; poi ritornò da sua madre a Luynes, dove imparò a preparare medicamenti e unguenti, ma dato che era ancora giovane, presto si fecero avanti dei pretendenti, incoraggiati dalla madre e dal fratello. Per sfuggire alle loro attenzioni, si ritirò a vivere in una casetta vicino alla chiesa di S. Martino a Tours, dove condusse una vita di preghiera, partecipando all’Ufficio divino e assistendo poveri e infermi.

Un giorno stava pregando in chiesa, quando una pazza la colpì con una pietra, ferendola gravemente alla schiena, e persino il medico inviato da Anna di Bretagna disse di non poter far nulla per aiutarla. Tuttavia Giovanna de Maillé guarì miracolosamente e fu in grado di riprendere il suo stile di vita austero; è possibile che sia diventata terziaria francescana a questo punto. La sua vita fu costellata di malattie gravi e a un certo punto decise di rinunciare a tutti i suoi beni, incluso il Chàteau des Roches, che le era stato restituito dalla famiglia del marito, donando tutto ai certosini di Liget e rinunciando formalmente a ogni futura proprietà.

Questi avvenimenti provocarono una tale rottura dei rapporti familiari che, quando tornò a Tours in completa povertà, nessuno la volle ospitare: fu costretta a elemosinare di porta in porta e talvolta a dormire in porcili e canili abbandonati. A un certo punto, fu assunta come serva all’ospedale di S. Martino, ma la sua ovvia santità provocò invidia, perciò fu calunniata e obbligata ad andarsene. Finalmente trovò pace nella solitudine di Planche-de-Vaux vicino a Cléry, dove visse per un periodo; ricostruì una cappella in rovina, successivamente chiamata Cappella della Buona Eremita, che divenne meta di pellegrinaggio.

Nel 1389, a cinquantasette anni, tornò a Tours, dove si stabilì in una piccola stanza vicino alla chiesa dei francescani; sebbene molta gente la considerasse pazza o strega, altri riconobbero che tra loro viveva una santa. Molte conversioni e molti miracoli sono legati alla sua intercessione, e divenne famosa suo malgrado per il dono della profezia. Giovanna dimostrò, fino alla fine, una profonda compassione per i prigionierisia criminali che prigionieri di guerracui fece visita in prigione, assistendoli e istruendoli, e una volta persuase il re a liberare tutti i prigionieri di Tours. Morì il 28 marzo 1414 e il culto fu approvato nel 1871; i frati minori osservano la sua festa il 6 novembre

FonteIl primo grande dizionario dei santi di Alban Butler