LA FESTA NAZIONALE DEL GATTO

La festa nazionale del Gatto

17 febbraio

festa-del-gattoUna festa pagana o semplicemente un modo per ricordarsi di un caro animale domestico? Vedetela un po’ come più vi piace, ma per chi non ha pregiudizi e ama in modo particolare questo animale in varie città d’Italia si festeggia questa giornata con iniziative artistiche o di solidarietà a favore degli amici felini.

Ne esistono almeno una cinquantina di razze con più di 16 vocalizzi differenti. Può essere addestrato a obbedire a semplici comandi, ma può anche imparare da solo a manipolare svariati meccanismi, anche complessi, tra cui le maniglie delle porte o le chiusure delle gabbie. gattini-rossi-con-carrelloTanto dolci e carini ma inseriti nella Lista delle cento specie invasive più dannose da parte dell’Unione Internazionale per la Conservazione della Natura, poiché come predatori, i numerosi randagi hanno provveduto all’eliminazione di alcune specie di animali ritenuti importanti per l’ecosistema.

La Festa Nazionale del Gatto ricorre il 17 febbraio ed è nata nel 1990. La giornalista gattofila Claudia Angeletti propose un referendum tra i lettori della rivista “Tuttogatto” per stabilire il giorno da dedicare a questi animali. La proposta vincitrice fu quella della signora Oriella Del Col che così motivò la sua idea nel proporre questa data che racchiude molteplici significati…

  1. febbraio è il mese del segno zodiacale dell’Acquario, ossia degli spiriti liberi ed anticonformisti come quelli dei gatti che non amano sentirsi oppressi da troppe regole.
  2. tra i detti popolari febbraio veniva definito “il mese dei gatti e delle streghe” collegando in tal modo gatti e magia
  3. il numero 17, nella nostra tradizione è sempre stato ritenuto un numero portatore di sventura, stessa fama che, in tempi passati, è stata riservata al gatto
  4. la sinistra fama del 17 è determinata dall’anagramma del numero romano che da XVII si trasforma in “VIXI” ovvero “sono vissuto”, di conseguenza “sono morto”. Non così per il gatto che, per leggenda, può affermare di essere vissuto vantando la possibilità di altre vite.
  5. il 17 diventa quindi “1 vita per 7 volte”!

donna-e-gatto-4Per comprendere meglio questi animali torniamo alle origini che ci trasportano nell’antico Egitto, dove questi animali venivano chiamati “miao”. Essi addomesticarono quelli che vivevano ai confini del delta del Nilo, originariamente per debellare i topi che infestavano i granai e col passare del tempo, non ci fu casa o tempio od edificio che non registrasse la presenza di almeno un gatto, tenuto peraltro con ogni cura.

Per gli Egizi molti animali avevano profonde valenze religiose e i gatti erano considerati animali sacri al punto che, se accidentalmente ne veniva ucciso uno, lo sfortunato responsabile doveva essere punito con la morte. Erano adorati e raffigurati in dipinti, sculture e incisioni. Gli Antichi Egizi scelsero questo animale, per rappresentare Bastet, un’antica divinità della mitologia egizia, di norma raffigurata con corpo di donna e testa di gatto. Anche Sekhmet, sorella di Bastet è raffigurata con parti anatomiche di gatto. Il gatto condivideva con Bastet la fertilità e la chiaroveggenza, mentre con Sekhmet la preveggenza. Sekhmet, che rappresentava la giustizia e la potenza in guerra, veniva interrogata dai sacerdoti per conoscere i piani del nemico e quindi aiutare i soldati in battaglia.

gatto che dorme con bimboIn caso di incendio o qualsiasi emergenza che richiedeva l’evacuazione di un’abitazione, il gatto doveva essere salvato prima di ogni altro membro della famiglia e degli oggetti che si trovavano nella casa. Quando un gatto moriva, per le persone a esso legate cominciava un lungo periodo di lutto, caratterizzato dalla rasatura delle sopracciglia e dalla percussione di gong funebri per esprimere il dolore. Gli Egizi credevano che anche per il gatto esistesse l’aldilà e perciò anch’essi venivano mummificati e, quindi, sepolti, con tanto di funerale.

Il gatto era associato, tra l’altro, al culto di Iside, la dea che aveva il proprio regno nella notte. Centro del suo culto era la città di Par Basteta (attuale Zagazig, vicino al delta del Nilo), dove – secondo Erodoto – si svolgevano anche dei festeggiamenti periodici in onore della dea, comprendenti processioni di barche sacre e riti orgiastici e dove è stata rinvenuta una necropoli di gatti sacri mummificati, con relativo tempio.

gattiniNonostante le leggi egizie proibissero l’esportazione dei gatti, fuori dei confini del regno dei faraoni, i navigatori fenici li contrabbandarono fuori del paese, facendone oggetto di commercio insieme ad altre merci preziose. Furono poi i Romani a portarli per primi nelle isole britanniche.

L’immagine del gatto nell’islam è principalmente positiva, grazie all’affetto che portava loro Maometto, dopo essere stato salvato da un morso di serpente da una gatta soriana, Muezza, che poi venne adottata e amata dal Profeta. Per l’affetto e l’amore che nutriva nei confronti della sua gatta, secondo la leggenda Maometto regalò ai felini la capacità di cadere sempre su quattro zampe, nonché la presunta facoltà di poter osservare contemporaneamente il mondo terreno e la dimensione ultraterrena. Tutt’oggi, nei Paesi di cultura araba, il gatto è solitamente l’unico animale al quale è permesso di passeggiare liberamente nelle moschee.

gatto lunaCon l’avvento del cristianesimo, però, qualcosa cambia. I culti pagani devono essere cancellati e se non è possibile estirparli vanno assimilati. Molti antichi dei divengono demoni, creature maligne da combattere, Iside per prima. E il gatto nero suo alleato segue lo stesso destino, non più sacro ma diabolico, maligno, pericoloso. E menagramo! Nei popoli anglosassoni, invece, si ritiene che fare del bene ad un gatto nero serva a impedire che il demone in lui possa offendersi e a propiziarselo: in questo caso porta fortuna.

Nella simbologia medievale, il gatto era associato alla sfortuna e al male, all’essere sornioni e alla femminilità. Era considerato un animale del diavolo e delle streghe. Gli si attribuivano dei poteri soprannaturali, tra cui la facoltà di possedere nove (o sette per alcuni Paesi, tra cui l’Italia, in cui la religione lo considera un numero strega-rospo-gattosacro) vite. Nella notte di San Giovanni, nelle piazze, venivano bruciati vivi centinaia di gatti rinchiusi in ceste assieme alle donne accusate di stregoneria. Le differenti epidemie di peste, dovute alla proliferazione dei ratti, potrebbero essere una conseguenza della diminuzione del numero dei gatti. Secondo il mito, però, basta che il micio abbia anche solo pochi peli bianchi per non essere considerato davvero diabolico, insomma per salvarsi.

Nel Rinascimento il gatto venne rivalorizzato, soprattutto a causa dell’azione preventiva contro i roditori, divoratori dei raccolti. Malgrado delle nobili eccezioni come i cistercensi o il persiano bianco di re Luigi XV di Francia, il gatto non conobbe un vero ritorno di immagine fino al romanticismo. In questo periodo divenne l’animale romantico per eccellenza, misterioso e indipendente. Sempre nel XIX secolo, diventò il simbolo del movimento anarchico. Nel XX secolo, si è mantenuta questa visione romantica, con un interesse anche scientifico verso il gatto.

Maneki_nekoParticolarmente diffuso in Giappone è il Maneki Neko, una statua di porcellana raffigurante un gatto e simbolo di buona fortuna. Si ritiene che tale tradizione risalga al XVI secolo, essendo il gatto giunto in Giappone dalla Cina intorno all’anno mille, ma inizialmente era considerato un essere malvagio e diabolico. In seguito, probabilmente grazie a influenze di origine cinese, l’atteggiamento cambiò. Indice della popolarità del gatto tra i giapponesi è il successo di caffetterie tematiche dette neko cafè, la cui principale attrazione è la possibilità dei clienti di osservare ed eventualmente interagire con i felini ospiti del locale.

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Kuching: la città dei gatti.

Nel Borneo malese, precisamente nello stato del Sarawak, la capitale Kuching è la città dei gatti: infatti Kuching significa “gatto” in malese. La graziosa cittadina si caratterizza per le molte statue e per un museo dedicati ai felini. Il gatto è il simbolo della città di Kuching. In novembre, e per un mese intero, si svolge il Pesta Meow (Festival del Gatto).

Fonti: https://it.wikipedia.org/wiki/Festa_del_gatto; https://it.wikipedia.org/wiki/Bastet#Il_culto_dei_gatti; http://tanogabo.com/i-gatti-nellantico-egitto/; https://it.wikipedia.org/wiki/Felis_silvestris_catus