DORMIZIONE DI MARIA SANTISSIMA

DORMIZIONE DI MARIA SANTISSIMA

nel calendario ortodosso – 28 agosto

dormizione di mariaNel calendario ortodosso si celebra oggi la “dormizione” di Maria Santissima.  La tradizione non parla della morte della Madonna ma della sua “dormizione”, ella non è morta, bensì dopo essere caduta in un sonno profondo, è  stata assunta in cielo; per pienezza di vita, si consumò di vita.

In realtà l’idea che Dormizione e Assunzione siano la stessa cosa non è corretta. Dal punto di vista temporale invece le due ricorrenze liturgiche coincidono. Infatti, la Dormizione di Maria si festeggia il 15 agosto con tale denominazione nella Chiesa ortodossa e tradizionalmente nella Chiesa cattolica di rito bizantino, mentre, secondo il calendario liturgico cattolico di rito romano in quel giorno si celebra l’Assunzione.

dormizione di maria1Secondo una tradizione, la dormizione sarebbe avvenuta a Gerusalemme circa un anno dopo la morte di Gesù (quindi probabilmente nel 31 o 34); gli apostoli avrebbero quindi sepolto Maria, ma avrebbero poi trovato il sepolcro vuoto. A ricordo di questi fatti sorgono oggi a Gerusalemme due chiese: quella della Dormizione, sul monte Sion, sul luogo dove sarebbe avvenuto il trapasso, e quella della Tomba di Maria, nella valle del Cedron a pochi passi dalla Basilica francescana dell’Agonia del Getsemani e nello stesso complesso della grotta del tradimento, dove sarebbe avvenuta la sepoltura.

Un’altra tradizione sostiene invece che Maria sarebbe vissuta ancora per molti anni dopo la morte di Gesù, e che la dormizione sarebbe avvenuta ad Efeso, dove ella si era trasferita seguendo l’apostolo Giovanni (al quale Gesù morente l’aveva affidata).

dormizionecodicevaticanoIl primo scritto che parla della morte e dell’assunzione di Maria in cielo, è un testo apocrifo del II secolo, il Transito di Maria, che ambienta l’avvenimento sul Monte Sion: l’anima di Maria, dopo la morte, sarebbe stata portata direttamente in cielo da Gesù, mentre il suo corpo veniva sepolto; ma dopo qualche tempo, su insistenza degli apostoli, Gesù ritornò e fece aprire dagli angeli la tomba di sua madre, che ne uscì viva e venne assunta in cielo. Questo è il racconto tradizionale.

Solo in epoca crociata però fu eretta una grande basilica che racchiudeva in un unico edificio il luogo tradizionale del transito di Maria (il Somnium Mariae) ed il cenacolo, situato nei pressi dell’attuale basilica. L’imponente edificio crociato non resistette alla fine del regno latino di Gerusalemme ed al ritorno dei musulmani: cadde in rovina e la preoccupazione maggiore continuò ad essere rivolta più al cenacolo che al luogo mariano.

Araceli_-_Dormitio_Mariae_1040315Nel 1898 il sultano ottomano Abdul Hamid II donò il luogo della dormizione di Maria all’imperatore tedesco Guglielmo II che, agli inizi del XX secolo, fece costruire la chiesa dall’architetto Heinrich Renard; essa fu consacrata nel 1910 e dal 1957 ha il titolo di basilica minore. Essa fu progettata e costruita sul modello della cattedrale carolingia di Aquisgrana, ed è di proprietà dei benedettini, il cui monastero è annesso alla chiesa. Nella cripta circolare della chiesa è conservata una scultura in legno ed avorio raffigurante la Vergine Maria dormiente.

Oltre al culto dell’Assunzione di Maria, anche il suo sonno è oggetto di devozione. Questo punto della dottrina cristiana viene celebrato in più luoghi in Italia: nel Duomo di Squillace fino al XX secolo il 15 agosto veniva esposta la statua della Vergine dormiente. Oggi il simulacro è esposto in una nicchia nella navata sinistra della chiesa. Nel sud Italia, Madonna__Vestita_Dormientespecialmente in Sicilia, le Madonne Dormienti sono molto diffuse. A Modica (Rg) nella chiesa di Santa Maria di Betlem si celebra ancora ogni anno la cerimonia della “Dormitio Mariae” con la tradizionale traslazione del simulacro della Vergine.

Durante i lavori di restauro del Castello di Acaya, una cittadina fortificata, frazione di Vernole in Provincia di Lecce, è stato ritrovato un affresco all’interno di una intercapedine. Si tratta della Dormitio Virginis databile alla seconda metà del Trecento, estesa circa quattro metri per tre. La raffigurazione, perfettamente conservata, rappresenta gli Apostoli che assistono la morte della Vergine e Gesù che ne raccoglie l’Anima e la presenta al Padre, secondo la tradizione iconografica che fa riferimento ai Vangeli apocrifi. Qualche altro esempio in provincia di Caltanissetta e a Palermo

Madonna Assunta "degli Zingari"

Madonna Assunta “degli Zingari”

(Madonna Assunta “degli Zingari”, Madonna Assunta del quartiere “Guadagna”, Madonna Assunta “dei Cappuccini”), a Corleone in provincia di Palermo e nei paesi di Milazzo, San Fratello e Acquedolci in provincia di Messina. In questi luoghi il 15 agosto si festeggia la Madonna Dormiente di tradizione teologica ortodossa e non la Madonna Assunta di tradizione teologica latina. Il suo culto è ancora più vivo in tutta la Sardegna, specie a Sassari. A Siena si corre il 16 agosto di ogni anno il Palio dell’Assunta, il secondo dell’anno dopo quello della Madonna di Provenzano, il 2 luglio.

Nelle icone rappresentanti la dormizione di  Maria, la vediamo distesa su un grandissimo letto, circondata dai discepoli. Questo letto troppo grande per non essere un simbolo, ricorda l’arca dell’alleanza. Maria sembra che dorma (la morte non è più un evento drammatico, come ci dice anche la II lettura della messa della vigilia: dov’è morte la tua vittoria? Dov’è morte il tuo pungiglione?). Sopra di lei vi è una mandorla. La mandorla è il simbolo della nuova vita, come un grembo di una donna, come un uovo, è il simbolo della madonna dormienterisurrezione. In questa mandorla vi è Gesù che tiene in braccio, in segno di esposizione (si sono invertiti i ruoli), una cosa bianca e piccola: quella sarebbe l’anima di Maria, appena nata alla nuova vita. E’ Maria questa volta ad essere bambina (se non diventerete come bambini…), ed è avvolta ora lei nelle bende-sudario (come lo è Gesù nell’icona di Natale) ed è ora lei Figlia. Si tratta quindi della sua nascita al cielo.

Ovviamente questa icona è da vedere in contrasto con le altre icone della Madonna, quelle in cui è lei che porta in braccio il Figlio. Questo è il paradosso del cristianesimo, per dirla con Dante: Vergine Madre, figlia del tuo figlio … tu se’ colei che l’umana natura/nobilitasti sì che’l suo Creatore/non disdegnò farsi sua creatura.

Fonti: http://liturgia.silvestrini.org/commento/2014-08-15.html; http://it.wikipedia.org/wiki/Dormizione_di_Mariahttp://it.wikipedia.org/wiki/Basilica_della_Dormizione_di_Maria

 

 

 

San Ludovico d’Angiò (di Tolosa)

SAN LUDOVICO D’ANGIÒ (di Tolosa)

vescovo (1274-1297) 19 agosto

San Ludovico d'Angiò1Ludovico re di Napoli, ebbe la sfortuna di appartenere a uno stato sociale contrario alla sua inclinazione, per tutta la sua relativamente breve esistenza, infatti morì poco più che ventenne. Attraverso la prigionia conobbe i francescani e capì che quello era il modo in cui desiderava vivere.

Venne al mondo a Brignoles in Provenza, secondogenito di Carlo II (Carlo lo Zoppo), re di Napoli e di Sicilia, e di Maria, figlia di Stefano IV d’Ungheria, nipote di S. Luigi di Francia (25 ago) e imparentato con la famiglia di S. Elisabetta d’Ungheria (17 nov).

Nel 1284 il re d’Aragona fece prigioniero durante una battaglia navale Carlo, all’epoca principe di Salerno. Nonostante la morte del padre e l’elezione di Carlo a re di Sicilia, questi rimase in prigione per quattro anni e venne rilasciato solo dietro alcune dure condizioni, una delle quali era di mandare tre dei suoi figli, tra cui Ludovico, in Aragona come ostaggi. Ludovico rimase prigioniero a Barcellona per sette anni. Si dice che sia sempre stato di buon umore e che abbia partecipato a gare sportive e ad altre attività che i prigionieri organizzavano per far passare il tempo.
SAN LUIGI DI TOLOSA E SAN GIOVANNI BATTISTALudovico venne notato per l‘inusuale modestia e castità: un biografo (Surius) riferisce: “si rifiutava di abbracciare perfino le sorelle e la madre. Rifuggiva la conversazione con le donne e addirittura la loro vista“. Le strategie messe in atto da Ludovico per evitare di avere pensieri impuri erano così estreme che venne preso ad esempio da S. Luigi Gonzaga (21 giu), che non permetteva nemmeno al suo valletto di vedergli i piedi nudi.

Ludovico si dedicò agli studi con entusiasmo e fu influenzato dai frati minori. Quando si ammalò gravemente al castello di Sciurana, fece voto di entrare nell’Ordine francescano se fosse guarito. Ottenne che due francescani si occupassero di lui nei suoi appartamenti: si alzava con loro la notte per pregare e seguiva le loro istruzioni in materia di filosofia e teologia. Riccardo Middleton (de Media Villa), un teologo francescano inglese, fu tra i suoi insegnati.

Ludovico venne liberato nel 1295 quando suo padre concluse un trattato con Giacomo II, re d’Aragona. La nuova alleanza doveva essere consolidata alla maniera usuale, e fu perciò deciso che Ludovico avrebbe sposato la sorella di Giacomo. Ludovico, però, era fermamente deciso a continuare la sua vita religiosa: lasciò il diritto alla corona del regno di Napoli al fratello Roberto, che divenne l’erede al trono. “Gesù Cristo” diceva Ludovico “è il mio regno. Se posseggo solo lui, potrò avere tutto. Se non lo posseggo, perderò tutto.” La sua famiglia si oppose fermamente e il ministro generale dei frati minori rifiutò di ammetterlo nell’ordine per un certo periodo. San Ludovico d'Angiò2Ludovico si ritirò in un castello vicino a Napoli e là divenne amico intimo con uno studente di una famiglia borghese di Cahors, Giacomo Duése, il futuro papa Giovanni XXII che avrebbe canonizzato il suo benefattore.

Ludovico però era un personaggio troppo importante per riuscir a sfuggire le responsabilità del suo stato sociale: anche se fosse riuscito a realizzare il suo desiderio di condurre una vita religiosa, il modo non sarebbe sicuramente stato conforme alle sue aspettative. I vescovi, infatti venivano solitamente nominati secondo valutazioni tattiche e geo-politiche. Il dispotico papa Bonifacio VIII trascorreva la maggior parte del suo tempo cercando di estendere le proprietà e il potere della sua famiglia  e avendo cura di porre uomini a lui fedeli in quelle posizioni che avrebbero assicurato a lui e ai suoi sostenitori la supremazia negli affari domestici e internazionali.  A quell’epoca era implicato in un conflitto particolarmente complesso con Filippo il Bello di Francia riguardo alla destinazione dei vescovadi e dei maggiori benefici al papato, la tassazione del clero e il passaggio alla Spagna di una considerevole somma di denaro della Santa Sede in connessione con la guerra contro l’Aragona e in un altro conflitto, insieme con un gruppo di uomini di chiesa capeggiati dal potente cardinale Colonna.

San Ludovico d'Angiò3Inoltre non era per nulla ben disposto nei confronti degli uomini di Dio che conducevano vita ritirata. Aveva già sconsigliato il suo predecessore Pietro Celestino (19 mag) dal diventare un semplice eremita e lo aveva tenuto sotto stretta sorveglianza fino alla morte, avvenuta nel maggio 1296. Bonifacio diede a Ludovico una dispensa per essere ordinato sacerdote quando avesse raggiunto l’età di ventitré anni e consacrato poi vescovo con la nomina nella sede di Tolosa. Fece capire al riluttante Ludovico che era una questione di obbedienza.

Per Bonifacio Ludovico era una delle tante pedine utili nel difficile gioco della sopravvivenza: Ludovico obbedì, ma prima adempì a un voto precedente, recandosi a Roma e facendo la professione come frate minore la Vigilia di Natale del 1296, nel convento di Ara Coeli. Fu consacrato in S. Pietro cinque giorni più tardi.

Ludovico compì il viaggio verso la sua sede come un povero religioso, ma a Tolosa venne accolto con lo sfarzo e il lusso di una cerimonia degna di un principe. Egli si conservò però sempre umile e modesto: nella dimora episcopale soppresse l’uso di vasellame d’argento e pietre preziose, sostituendolo con scodelle di legno e peltro, indossava un abito vecchio e rammendato come esempio per il clero, troppo interessato alla qualità dei propri abiti, celebrava la Messa tutti i giorni e predicava spesso. Dopo pochi mesi, tuttavia, chiese di poter dare le dimissioni, trovando i suoi compiti episcopali troppo pesanti:

San Ludovico d'Angiò4Il  mondo può dire che sono matto. Se riuscissi a liberarmi di un peso che è troppo pesante per me, sarei soddisfatto. Non è forse meglio per me gettarlo via che soccombere sotto di esso?

Non gli fu dato il permesso di abbandonare l’incarico, ma, al ritorno da una visita alla sorella in Catalogna, si ammalò e fu portato a Brignoles. Come disse “Dopo un viaggio pericoloso, infine sto per arrivare alla porta che ho tentato di raggiungere per così tanto tempo . potrò ora raggiungere il Dio che il mondo ha tentato di sottrarmi, e sarò libero da qualsiasi giogo troppo pesante da sopportare“. Morì il 19 agosto 1297, all’età di soli ventitré anni e mezzo.

Fu seppellito nel convento francescano di Marsiglia, secondo la sua volontà (anche se le sue reliquie vennero in seguito trasferite a Valencia). Papa Giovanni XXII (già nel secondo anno del suo inaspettatamente lungo e travagliato papato) lo canonizzò ad Avignone nel 1317 e inviò una lettera personale alla madre di Ludovico, che era ancora viva.

IL MIRACOLO DI SAN LUDOVICO

Il Miracolo di San Lodovico è un’antica tradizione, che risale ai primi del XIV secolo. Esso narra che un giorno arrivarono al castello di Serravalle Pistoiese un pellegrino accompagnato da un bambino chiedendo ospitalità per rifocillarsi e riposare dalle fatiche del loro lungo viaggio. Prontamente e generosamente i Serravallini si San Ludovico d'Angiò 5prodigarono ad accogliere la loro richiesta ed il bambino promise che si sarebbe ricordato in futuro dell’accoglienza data dagli abitanti di questo castello in modo così nobile e misericordioso ai pellegrini. Questo fanciullo in realtà altri non era che Lodovico d’Angiò, figlio di Carlo d’Angiò, re di Napoli ed erede al trono, corona in seguito lasciata per intraprendere la disciplina ecclesiastica, che lo volle prima Vescovo e poi Santo per le sue opere misericordiose ed i suoi miracoli. Egli tenne fede a questa promessa salvando, molti anni dopo, Serravalle da un pesante assedio.

Nell’anno 1306 infatti accadde che i Lucchesi, ritornando alla propria città dopo aver partecipato, insieme ai Fiorentini all’occupazione ed al sacco di Pistoia, decidessero di punire anche Serravalle, rea ai loro occhi di essere rimasta leale agli statuti del comune di Pistoia nonostante essa fosse stata precedentemente presa e costretta a giurare fedeltà alla signoria dei Lucchesi. Il nemico quindi pose subito assalto al castello che era sulla loro strada, ma questo, tenacemente difeso dai suoi abitanti non cedette e fu così messo sotto duro assedio, un accerchiamento durato circa quattro mesi. Allo stremo delle forze, quando il nemico stava dando la scalata alle sue mura, fu indetta nella chiesa principale del castello una solenne orazione: improvvisamente sulla torre più alta apparve la figura di un uomo avvolto in una nube risplendente. Era San Lodovico che armato nella mano destra di una spada fiammeggiante faceva cenno con il pastorale di respingere gli assalitori: all’istante una fitta nebbia coprì la roccaforte e una grande forza si abbatté sul nemico che si sentì come ricacciato dalla fortezza. Incredulità e panico per questo evento soprannaturale si impossessò delle milizie nemiche che si dettero a precipitosa fuga tornando alla loro città. Da quel momento San Lodovico divenne il Patrono dei Castello di Serravalle e si istituì di celebrarne “in perpetuo” solennemente la ricorrenza ogni 19 di agosto.

LA PROCESSIONE IN RICORDO DEL MIRACOLO

È INVOCATO: contro esauriementi, malattie dei polmoni, tubercolosi

FONTE: Il primo grande libro dei santi di Alban Butler

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IL MIRACOLO EUCARISTICO NEL MONDO

IL MIRACOLO EUCARISTICO NEL MONDO

Miracolo-eucaristico Buenos Aires

Miracolo-eucaristico Buenos Aires

Non è possibile rimanere indifferenti davanti al gran numero di miracoli  eucaristici in tutto il mondo. Sant’Ireneo di Lione, vescovo e martire, uno dei primi Padri della Chiesa d’Occidente, ebbe una felice intuizione quando disse: “Se si crede all’Incarnazione, non si può non credere all’Eucaristia”.

Le leggi della fisica ci spiegano l’Eucaristia

La fede in Dio e nel Vangelo, quindi, ci assicura che l’Ostia è davvero Gesù, e la ragione ci dice che anche il cibo che noi mangiamo si trasforma in sostanze che andranno ad alimentare ed a costituire in parte la nostra carne ed il nostro sangue; ci dice anche che, allo stesso modo, la sostanza dell’Ostia divina andrà a fortificare e santificare il nostro spirito. Che come l’acqua può assumere più aspetti (vapore, ghiaccio, liquido), così Cristo – a cui è soggetta tutta la natura – può assumere l’aspetto del Pane e del Vino eucaristici, come ha stabilito durante l’Ultima Cena. Che visto che la forma è il pane e la sostanza è il Cristo, quando il sacerdote spezza l’Ostia, ad essere frammentata è soltanto la forma, mentre la sostanza rimane intatta, allo stesso modo di quando togliamo un tizzone incandescente dalla legna che arde nel camino e la sostanza del fuoco resta piena sia nel tizzone che nella legna…

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Miracolo Eucaristico di Bolsena

Alcuni miracoli tramandati dalla storia suddivisi per analogia:

 

1) quelli nati dalla incredulità del celebrante;

2) quelli seguiti ad un furto;

3) quelli che hanno schizzato sangue;

4) quelli unici nel loro genere

1) Quelli nati dalla incredulità del celebrante
Lazio (I)

Il prete che nel 1264 officiava la Messa nella chiesa di Bolsena e che mise in dubbio la reale presenza di Gesù nell’Ostia: al momento dell’elevazione, la particola cominciò a sanguinare e macchiò i paramenti del sacerdote; il corporale intriso di sangue è conservato nel duomo di Orvieto all’interno del reliquiario di Ugolino da Vieri, ed uno splendido affresco di Raffaello ha immortalato l’avvenimento.

MIRACOLO EUCARISTICO DI LANCIANO

Miracolo Eucaristico di Lanciano

Abruzzo (I)

Sempre per l’incredulità del celebrante si ebbe il miracolo di Lanciano da considerarsi forse il più noto e antico miracolo eucaristico italiano, risalente al sec. VIII d.C. L’ostia diventò Carne viva e il vino si mutò in Sangue vivo, raggrumandosi in cinque globuli irregolari e diversi per forma e grandezza. L’esame istologico, documentato da una serie di fotografie al microscopio, ha permesso di accertare che il Sangue e la Carne del Miracolo di Lanciano appartengono alla specie umana, hanno il gruppo sanguigno AB e non sono mai stati trattati per la conservazione. E la carne appartiene al cuore, di cui sono presenti gli elementi costitutivi quali il miocardio, l’endocardio, il nervovago e parte del ventricolo sinistro.

Austria 

1310 San Georgenberg-Fiecht, nella valle dell’Inn, davanti ad un sacerdote incredulo il vino si tramutò in Sangue e cominciò a ribollire fuoriuscendo dal calice. Ancora oggi si conserva intatto ed è contenuto in un reliquiario che si trova nel Monastero di San Georgenberg.

Croazia

A Ludbreg, nel 1411, durante la Messa un sacerdote dubitó se nelle specie eucaristiche consacrate fosse veramente presente il Corpo e il Sangue di Cristo. Subito dopo la consacrazione del vino, questo si trasformó in Sangue.

cascia

Miracolo Eucaristico di Cascia

Lazio (I)

Nel 1610 a Roma, una particola caduta dalle mani di un sacerdote che dubitava della reale presenza di Gesù nel SS Sacramento lasciò un’impronta sul grandino dell’altare della Cappella Caetani, nella Chiesa di Santa Pudenziana. Caso analogo si verificò a Mogoro in Sardegna nel 1604.

Umbria (I)

Nel 1330, a Cascia, un sacerdote venne chiamata da un contadino moribondo. Il religioso ripose incautamente e irriverentemente il SS Sacramento in un breviario che al momento in cui venne aperto rivelò un Ostia con sangue raggrumato che aveva macchiato entrambe le pagine del libro.

Toscana (I)

A Firenze, nella chiesa di Sant’Ambrogio vi sono custodite le Reliquie di due Miracoli Eucaristici avvenuti nel 1230 e nel 1595. Nel Miracolo del 1230, un prete lasció nel calice alcune gocce di vino consacrato. Il giorno seguente, tornando a celebrare la Messa nella stessa chiesa trovó dentro al calice delle gocce di sangue vivo rappreso ed incarnato. Il sangue fu subito raccolto in un’ampolla di cristallo. L’altro Miracolo Eucaristico avvenne il Venerdí Santo dell’anno 1595, quando, scoppiato un furioso incendio nella chiesa, restarono prodigiosamente intatte alcune Particole consacrate

Torino1453

Miracolo Eucaristico di Torino

2) Quelli seguiti ad un furto
Toscana (I)

A Siena Miracolo Eucarisco in atto: rubate e ritrovate, sono rimaste intatte video-storia. Nella Basilica di San Francesco a Siena, si conservano intatte da 285 anni (1730 – 2015), 223 Ostie. L’Arcivescovo Tiberio Borghese fece chiudere per dieci anni in una scatola di latta sigillata alcune ostie non consacrate. La commissione scientifica preposta quando riaprì la scatola vi trovò solo vermi e frammenti putrefatti. Il fatto è contro ogni legge fisica e biologica, lo stesso scienziato Enrico Medi così si espresse al riguardo: «Questo intervento diretto di Dio, è il Miracolo[…],compiuto e mantenuto tale miracolosamente per secoli, a testimoniare la realtà permanente di Cristo nel Sacramento Eucaristico».

Piemonte (I)

Nel 1453, a Torino, un prezioso  ostensorio  che era stato rubato si sollevò da solo  senza che nessuno l’avesse toccato, restò sospeso a lungo in aria e poi cadde;  l’Ostia,  invece, rimase fluttuante ancora alcuni momenti, per poi scendere lentamente nelle mani dell’arcivescovo. Tutto questo avvenne davanti a centinaia e centinaia di fedeli. Fu aperta un’indagine e si appurò che tutto era vero. Sul posto fu poi costruita la chiesa del Corpus Domini.

Belgio 

1412: nel Miracolo Eucaristico di Herentals, alcune Ostie precedentemente rubate, furono ritrovate dopo otto giorni, perfettamente intattenonostante la pioggia. Le Particole vennero rinvenute in un campo, vicino a una tana di conigli, circondate da una viva luce e disposte a forma di croce.

Germania

1194, ad Augusburg un’Ostia rubata si trasformó in carne sanguinante. Diverse analisi sulla Particola hanno sempre confermato che si tratta di carne e sangue umano.

santarem miracolo eucaristico

Miracolo Eucaristico di Santarem in Portogallo

Portogallo

A Santarém tra il 1200 e il 1300 vi furono due miracoli eucaristici degni di nota. Il primo riguarda il furto da parte di una donna che a seguito delle indicazioni di una fattucchiera rubò una particola consacrata in cambio di una pozione d’amore per il marito. Ma l’Ostia cominciò a sanguinare e dopo averla riposta in un baule divenne addirittura luminosa rivelando il malfatto. Una volta riconsegnata al sacerdote questi la ripose in un reliquiario di cera mentre la sanguinazione continuava.

Parecchi anni dopo si ritrovò la cera liquefatta e la particola ben custodita dentro una teca di cristallo a collo stretto, ermeticamente chiusa. Nella teca è ancora oggi ben visibile il sangue mescolato a residui di cera e nel corso dei secoli sono state raccolte numerose testimonianze di persone che non solo hanno visto nuove emissioni di sangue, ma anche l’immagine del Salvatore. Tra queste quella autorevole di san Francesco Saverio che visitò il Santuario prima di partire missionario per le Indie.

Belgio

Nella Cattedrale di Bruxelles, si trovano molte testimonianze artistiche di un Miracolo Eucaristico verificatosi nel 1370. Dei profanatori rubarono delle Ostie consacrate e con dei coltelli le pugnalarono in atto di rivolta. Da queste Particole cominció a colare vivo Sangue.

Argentina
Miracolo Eucaristico Buenos Aires

Miracolo Eucaristico di Buenos Aires

Il 18 agosto 1996 alle 19.00 a Buenos Aires, viene trovata infondo alla chiesa un’ostia profanata. Padre Alejandro Pezet la mise in un piccolo contenitore d’acqua e mise il tutto nel tabernacolo della cappella del SS Sacramento. 10 giorni dopo l’ostia si era trasformata in una sostanza sanguinosa. Non aveva subito alcuna visibile decomposizione, una volta analizzata si dichiarò che era vera carne e vero sangue contenente DNA umano. (vedi l’articolo di Suor Emmanuel)

3) Quelli che hanno schizzato sangue
Liguria (I)

A Vado, nella chiesa di Santa Maria, nel 1171 nel giorno di Pasqua il celebrante rimase sconcertato quando nello spezzare l’ostia, intrisa durante la celebrazione, la vide spruzzare sangue, in modo tanto evidente che andò a posarsi in larghe gocce anche sulla volta della cappella.

Escorial

Miracolo Eucaristico Escorial

Spagna

Nel monastero dell’Escorial, anche detto di San Lorenzo del Escorial di Madrid, è conservata intatta l’Ostia che, nel 1572 in Olanda sprizzò sangue dopo essere stata calpestata da alcuni mercenari entrati nella chiesa cattolica di Gorkum per saccheggiarla. L’uomo calpestò con uno stivale chiodato la particola perforandola in tre punti. Subito da questi fori cominció a stillare vivo Sangue e nell’Ostia si formarono come tre piccole ferite a forma di cerchio che ancora oggi è possibile vedere. Questo miracolo lo portò alla conversione e la particola venne racchiusa in un ostensorio arricchito da migliaia di brillanti.

Portogallo

A Santarém, l’Ostia si trasformó in carne sanguinante durante la celebrazione eucaristica e da questa schizzò del Sangue.

Marche (I)

A Macerata nel 1356 mentre un sacerdote dubbioso celebrava la messa, durante la consacrazione sgorgò del sangue dalla particola, bagnando il calice e il lino usato per detergere il calice stesso.

A Bois-Seigneur-Isaac, in Belgio durante la celebrazione eucaristica l’ostia consacrata sanguinando macchiò il corporale.

4) Quelli unici nel loro genere
Toscana (I)

A Siena nell’anno 1330 un sacerdote, porta una particola consacrata ad un moribondo mettendola irriverentemente tra le pagine del suo breviario. Quando apre il libro si accorge la particola rosseggiava di vivo sangue tanto da impregnare ambedue le pagine tra le quali era stata posta.

avignone

Miracolo Eucaristico di Avignone

Francia

Avignone 1433, a causa dello straripamento del fiume Rodano due membri della confraternita detta “dei Penitenti grigi” tornano in barca alla chiesa dove era esposto il SS. Sacramento per l’adorazione videro che le acque si erano divise a destra e a sinistra lasciando l’altare e l’Ostensorio perfettamente asciutti.  

India

Il 5 maggio del 2001 a Trivandrum. Nell’Ostia è apparso il volto di un uomo simile a quello di Cristo coronato di spine. L’Ostensorio contenente l’Ostia miracolosa è tutt’ora conservato nella chiesa.

Spagna

Sono state ritrovate a Noraleja de Enmedio paesino vicino a Madrid delle ostie che erano state nascoste durante la guerra civile spagnola (consacrate nel 1936) e ritrovate integre. Il 24.11.2013 il vescovo Joaquín María López de Andújar ha fatto la comunione con una di queste ostie dando questa testimonianza: “Il sapore che ho provato è come se fosse stata appena preparata” […] “Quello che è sorprendente – ha detto il vescovo – è che sia la piccola pisside  che il panno che la ricopriva, si sono deteriorati, ma le ostie no”. (vedi l’articolo de ILTIMONE)

Caraibi

La mattina dell’8 maggio del 1902, il Vulcano della Montagna Pelée nell’isola della Martinica, eruttò improvvisamente. La lava raggiunse immediatamente la città di Saint-Pierre che fu completamente distrutta mentre il villaggio di Morne-Rouge, situato proprio alle pendici del Vulcano, quel giorno venne misteriosamente risparmiato. Il fatto prodigioso fu accompagnato dall’apparizione di Gesù e del suo Sacro Cuore nel SS. Sacramento esposto per la pubblica adorazione. Numerosi furono i testimoni che assistettero al Prodigio.

miracolo eucaristico nell’isola de La Réunion

Miracolo Eucaristico nell’isola de La Réunion

Oceano Indiano

Il 26 gennaio del 1902, presso la chiesa parrocchiale della cittá di Saint-André, nell’isola de La Réunion (colonia francese), Nell’Ostia apparve il volto di Gesù per parecchie ore e il fenomeno fu visto e testimoniato da migliaia di persone.

Perù

Nel 1649 nella città di Porto Eten, nell’Ostia esposta per la pubblica adorazione, apparvero Gesù Bambino e tre cuori di colore bianco splendente, uniti tra di loro.

Veneto (I)

A Gruaro in provincia di Venezia nel 1294 nel 1765 mentre una donna stava lavando una tovaglia dell’altare si accorse che il lino si macchiava di sangue. Si rese così conto che una parte di particola era rimasta impigliata nel telo. 

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Fonti: http://www.parrocchie.it/http://www.miracolieucaristici.orghttp://www.miracolieucaristici.org/IT/menu.html

TRIDUO A SAN GIOVANNI BATTISTA

TRIDUO A SAN GIOVANNI BATTISTA

(Natività 24 giugno – Martirio 29 agosto)

Battista - Caravaggio - Toledo, Museo della CattedraleSan Giovanni Battista, forse il santo più importante del Vangelo, il precursore di Cristo, l’unico del quale si festeggia non solo la morte, ma anche il giorno della sua nascita poiché nato innocente.

La preghiera del triduo da recitare per tre giorni consecutivamente: 

1) O glorioso San Giovanni Battista, fra i nati di donna il profeta più grande, benché santificato fin dal seno materno, tu volesti ritirarti nel deserto per dedicarti alla preghiera ed alla penitenza. Ottienici dal signore il distacco da ogni ideale terreno per avvvicinarci versoi l raccoglimento del dialogo con Dio e la mortificazione delle passioni. Gloria la Padre…

2) O zelantissimo precursore di Gesù, che pur senza operare alcun miracolo attirasti a te le folle per prepararle ad accogliere il Messia e ad ascoltare le sue parole di vita eterna, ottienici la docilità alle ispirazioni del Signore in modo che con la testimonianza della nostra vita possiamo condurre le anime a Dio, quelle soprattutto che più hanno bisogno della sua misericordia. Gloria la Padre…

Battista13) O martire invitto, che per la fedeltà alla legge di Dio e per la santità del matrimonio ti opponesti agli esempi di vita dissoluta a costo della libertà e della vita, ottienici da Dio una volontà forte e generosa affinchè, vincendo ogni umano timore, osserviamo la legge diDio, professiamo apertamente la fede e seguiammo gli insegnamenti del Maestro Divino e della sua Santa Chiesa. Gloria la Padre…

Preghiamo: O Padre, chje hai mandato San Giovanni Battista a preparare a Cristo Signore un popolo ben disposto, allieta la tua Chiesa con l’abbondanza dei doni dello Spirito, e guidala sulla via della salvezza e della pace. Per Cristo nostro Signore!

FONTE: Il libro delle novene ed. Ancilla

APRILE MESE DELLA MISERICORDIA

APRILE MESE DELLA MISERICORDIA  

misericordia5Dedichiamo questo mese di aprile all’infinita Misericordia sgorgata dalla ferita aperta nel costato di Cristo e recitiamo ogni giorno la Coroncina alla Divina Misericordia insegnata da Gesù a Santa Faustina Kowalska di Cracovia.

Il 13 settembre 1935, Suor M. Faustina Kowalska (1904-1938), vedendo un Angelo sul punto di eseguire un tremendo castigo sull’umanità, fu ispirata di offire al Padre “Il Corpo e il Sangue, l’Anima e la Divinitàdel suo dilettissimo Figlio  “in espiazione dei nostri peccati e di quelli di tutto il mondo”.

Mentre la Santa ripeteva la preghiera, l’angelo era impotente a mettere in atto quel castigo.

misericordia (2)Il giorno dopo Gesù le chiese di recitare con le medesime parole questa “Coroncina”, usando i grani del Rosario:

Ecco come reciterai la Coroncina della mia Misericordia. La reciterai per nove giorni cominciando con:

il Padre nostro, l’Ave Maria e il Credo.

Poi usando una comune corona del Rosario, sui grani del padre nostro reciterai la preghiera seguente:

Eterno Padre, ti offro il Corpo e il Sangue, l’Anima e la Divinità del tuo dilettissimo Figlio e nostro Signore Gesù Cristo, in espiazione dei nostri peccati e quelli di tutto il mondo.

Sui grani dell’Ave Maria reciterai per dieci volte:

Per la sua dolorosa passione, abbi misericordia di noi e del mondo intero.

Per finire, ripeterai tre volte questa invocazione:

Santo Dio, Santo Forte, Santo Immortale, abbi pietà di noi e del mondo intero”.figura - misericordioso

O Sangue ed Acqua, che scaturisti dal Cuore di Gesù come sorgente di misericordia per noi, confido in te.

Il Signore non si limitò a descrivere la Coroncina, ma fece alla Santa queste promesse:

Concederò grazie senza numero a chi recita questa Coroncina, perché il ricorso alla mia passione commuove l’animo della mia Misericordia.Quando la reciti, avvicini a me l’umanità.

Le anime che mi pregheranno con queste parole saranno avvolte dalla mia Misericordia per tutta la loro vita e in modo speciale al momento della morte.

Invita le anime a recitare questa Coroncina e darò loro ciò che chiederanno. Se la reciteranno i peccatori, riempirò la loro anima con la pace del perdono e farò sì che la loro morte sia felice.

I sacerdoti la raccomandino a chi vive nel peccato come una tavola di salvezza. Anche il peccatore più indurito, recitando sia pure una sola volta questa Coroncina, riceverà qualche grazia dalla mia misericordia.

Scrivi che, quando questa Coroncina sarà recitata accanto ad un morente, mi misericordiacollocherò io stesso fra quell’anima e il Padre mio, non come giusto giudice, ma come salvatore. La mia Misericordia infinita abbraccerà quell’anima in considerazione delle sofferenze della mia passione”.

Non stupiamoci di queste promesse perché scrive San Paolo:

Egli, che non ha risparmiato il proprio Figlio, ma lo ha consegnato per tutti noi, non ci donerà forse ogni cosa insieme a lui?” (Rm 8,32)

Gesù inoltre incoraggia a fare delle novene in qualsiasi tempo e in qualsiasi necessità usando come preghiera questa stessa Coroncina.

INDULGENZA PLENARIA
PER LA RECITA DELLA “CORONCINA ALLA DIVINA MISERICORDIA”

Atto della Penitenzieria Apostolica del 12 gennaio 2002
L’indulgenza plenaria, a condizioni ordinarie (quindi confessione sacramentale, Comunione Eucaristica e preghiera secondo le intenzioni del Santo Padre) viene concessa nei confini della Polonia ai fedeli che, con l’animo totalmente distaccato dall’affetto verso qualunque peccato, recitino devotamente la “Coroncina alla Divina Misericordia” in chiesa o in una cappella dinnanzi al SantissimoPREGHIERA (5) Sacramento, pubblicamente esposto oppure custodito nel tabernacolo.
Se i fedeli, a causa di una malattia (o un’altra giusta causa), non potendo uscire di casa, reciteranno la Coroncina alla Divina Misericordia, con fiducia e con il desiderio di misericordia per se stessi e con la disponibilità di dimostrarla nei confronti degli altri, alle condizioni consuete ottengono l’indulgenza plenaria, con l’osservanza delle prescrizioni che riguardano “coloro che sono ostacolati”, contenute nelle norme 24 e 25 dell’indice delle indulgenze (Enchiridion Indulgentiarum). Nelle altre circostanze l‘indulgenza sarà parziale. Il presente decreto ha vigore perpetuo, nonostante qualunque altra contraria disposizione.

PREGHIERA

O Dio clementissimo, Padre delle divine Misericordie e Dio d’ogni consolazione, che non vuoi che nessuno perisca dei tuoi credenti che sperano in Te, volgi il tuo sguardo su di noi e moltiplica le tue Misericordie secondo la moltitudine delle tue commiserazioni, affinchè, anche nelle più grandi calamità di questa vita, non ci abbandoniamo mai alla disperazione ma, sempre fiduciosi ci sottomettiamo alla tua volontà, che è la stessa tua Misericordia. Per Cristo nostro Signore. Amen

Misericordia divina, confido in Te

LITANIE ALLA DIVINA MISERICORDIA

preghiera (2)Signore, pietà, Signore, pietà,

Cristo, pietà, Cristo pietà,

Signore, pietà, Signore, pietà,

Cristo, ascoltaci, Cristo, ascoltaci,

Cristo, esaudiscici, Cristo, esaudiscici

Padre del cielo, Dio, abbi pietà di noi.

Figlio, Redentore del mondo che sei Dio, abbi pietà di noi.

Spirito Santo, Dio, abbi pietà di noi.

Santa Trinità unico Dio, abbi pietà di noi.

***

Misericordia di Dio, che scaturisci dal seno del Padre,

RIT. Confidiamo in Te.misericordia6

Misericordia di Dio, massimo attributo delia Divinità, RIT.

Misericordia di Dio, mistero incomprensibile, RIT.

Misericordia di Dio, sorgente che emani dal mistero della Trinità, RIT.

Misericordia di Dio, da cui proviene ogni vita e felicità, RIT.

Misericordia di Dio, sorgente di stupende meraviglie, RIT.

Misericordia di Dio, che abbracci l’universo, RIT.

Misericordia di Dio, che scendi al mondo nella persona del Verbo Incarnato, RIT.

Misericordia di Dio, che scorresti dalla ferita aperta del Cuore di Gesù, RIT.

Misericordia di Dio, racchiusa nel cuore di Gesù per noi e soprattutto per i peccatori, RIT.

Misericordia di Dio, imperscrutabile nell’istituzione dell’Eucaristia, RIT.

misericordia4Misericordia di Dio, che fondasti la Santa Chiesa, RIT.

Misericordia di Dio, che istituisti il Sacramento del Battesimo, RIT.

Misericordia di Dio, che ci giustifichi attraverso Gesù Cristo, RIT.

Misericordia di Dio, che per tutta a vita ci accompagni, RIT.

Misericordia di Dio, che ci abbracci specialmente nell’ora della morte, RIT.

Misericordia di Dio, che ci doni la vita immortale, RIT.

Misericordia di Dio, che ci segui in ogni instante della nostra esistenza, RIT.

Misericordia di Dio, che converti i peccatori induriti, RIT.

Misericordia di Dio, che ci proteggi dal fuoco dell’inferno, RIT.

Misericordia di Dio, meraviglia per gli angeli incomprensibile ai santi, RIT.

Misericordia di Dio, presente in tutti i divini misteri, RIT.

Misericordia di Dio, che ci sollevi da ogni miseria, RIT.

Misericordia di Dio, sorgente di ogni nostra gioia, RIT.

Misericordia di Dio, che dal nulla ci chiamasti all’esistenza, RIT.

Misericordia di Dio, che abbracci tutte le opere nelle tue mani, RIT.misericordia

Misericordia di Dio, che coroni tutto ciò che esiste ed esisterà, RIT.

Misericordia di Dio, in cui tutti siamo immersi, RIT.

Misericordia di Dio, amabile conforto dei cuori disperati, RIT.

Misericordia di Dio, in cui i cuori riposano e gli spauriti trovano pace, RIT.

Misericordia di Dio, che ispiri speranza contro ogni speranza, RIT.

***

Agnello di Dio, che togli i peccati del mondo, perdonaci Signore 

Agnello di Dio, che togli i peccati del mondo, ascoltaci Signore 

Agnello di Dio, che togli i peccati del mondo, abbi pietà di noi

PREGHIAMO

Dio eterno, la cui Misericordia è infinita e in cui il tesoro della compassione è inesauribile, rivolgi a noi uno sguardo di bontà e moltiplica in noi la tua Misericordia affinché, nei momenti difficili, non ci perdiamo d’animo e non smarriamo la speranza, ma,con la massima fiducia, ci sottomettiamo alla Tua Santa Volontà la quale è Amore e Misericordia. Amen.

 

Fonte:Il libro delle novene” ed. Ancilla

 

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Ringraziamento a San Giuseppe

RINGRAZIAMENTO A SAN GIUSEPPE

 TRIDUO dal 29-31 marzo 

san Giuseppe e GesùConcludiamo questo mese dedicato a San Giuseppe con il triduo di ringraziamento!

PREGHIERA

O San Giuseppe,

patrono della chiesa, Tu che accanto al Verbo incarnato lavorasti ogni giorno per guadagnare il pane, traendo da Lui la forza di vivere e di faticare, Tu che hai provato l’ansia del domani, l’amarezza della povertà, la precarietà del lavoro; Tu che irradi oggi l’esempio della tua figura, umile davanti agli uomini, ma grandissima davanti a Dio; Guarda all’immensa famiglia che Ti è affidata.

Benedici la chiesa, sospingendola sempre più sulle vie della fedeltà evangelica; proteggi i lavoratori nella loro dura esistenza quotidiana, difendendoli dallo scoraggiamento, dalla rivolta negatrice, come dalle tentazioni dell’edonismo; prega per i poveri, che continuano in terra la povertà di Cristo, suscitando per essi le continue provvidenze dei loro fratelli più dotati; e custodisci la pace nel mondo, quella pace che sola può garantire lo sviluppo dei popoli e il pieno compimento delle umane speranze: per il bene dell’umanità, per la missione della Chiesa, per la gloria della Trinità Santissima. Amen.

(Paolo VI)

TRIDUO DI RINGRAZIAMENTO 

dal 29 al 31 marzo

1° giorno

san giuseppe blog santa famiglia

Santissimo Sposo di Maria, con il cuore pieno di riconoscenza io vengo a Te per ringraziarti per aver con paterna bontà accolta ed esaudita la mia preghiera. O caro Santo, come ascoltasti la mia invoca­zione di soccorso, accogli ora il mio canto di gratitudine. Nessuno mai, ricorrendo a Te, è rimasto deluso.

3 Gloria

2° giorno

Inclito custode del Verbo Incarnato, sia benedetto il momen­to in cui fiducioso mi sono rivolto a Te. Il mio gemito fu da Te ascoltato, la mia preghiera fu da Te esaudita. Sii eterna­mente benedetto, o capo augusto della Sacra Famiglia.

3 Gloria

3° giorno

O eccelso taumaturgo, in segno di riconoscenza per aver sperimentato il tuo potere sui Cuori di Gesù e di Maria, mi propongo di far conoscere a tutti la tua dignità e potere, con la parola e con la stampa, per indurre tutti a rivolgersi a Te con fiducia in tutte le necessità fisiche e spirituali.

3 Gloria

da “IL LIBRO DELLE NOVENE” ed. Ancilla

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SAN BARBATO DI BENEVENTO

SAN BARBATO DI BENEVENTO

Vescovo (610c.a-682) 19 febbraio

san barbato2Nel 663 la Vergine Maria, invocata da San Barbato vescovo di Benevento, sarebbe apparsa sulle mura, obbligando l’imperatore Costante II a togliere l’assedio che da tempo stava cingendo alla città. Il santo era dotato di poteri taumaturgici: cacciava i demoni e guariva i malati con abluzioni dopo la Santa Messa.

Egli nacque nel villaggio Vandano del comune di Cerreto nei primi anni del VII° secolo, studiò a Benevento e sacerdote operò fra le anime di Morcone. Come spesso capitava in quel periodo, Barbato fu calunniato per cui dovette ritornare a Benevento e riconosciuta la sua innocenza, si dedicò alla lotta contro le superstizioni e l’idolatria imperanti in quell’epoca.

Nel secolo VII° i Longobardi governavano il Ducato di Benevento guidati dal duca Romualdo, ma pur essendo cristiani, professavano ancora forme di superstizioni come il culto degli alberi sacri e quello della vipera d’oro, lo stesso Romualdo ne era ostinato sostenitore.

Nella primavera del 663, l’imperatore bizantino Costante II, odiato in patria per motivi religiosi e per il fatto d’avere ucciso il fratello, ritenendo che il regno longobardo stesse passando un periodo di crisi, decise di conquistare l’Italia. Cosìcché, stabilita san barbatouna tregua con gli Arabi e fatta una breve sosta ad Atene, sbarcò a Taranto, conquistandola con potenti forze. Qui un eremita dalle virtù profetiche lo sconsigliò di proseguire nel suo intento ma egli, noncurante, attaccò e rase al suolo Lucera, distrusse Siponto, tentò di conquistare Acerenza e cinse d’assedio Benevento, tenuta dai Longobardi sotto la guida del giovane duca Romualdo.

Al duca di Benevento, Romualdo, non rimase che chiedere aiuto al padre Grimoaldo, che da qualche anno, con un po’ di fortuna e qualche stratagemma, aveva conquistato la corona reale, e perciò mandò a Pavia il suo cortigiano Sessualdo (per altri Gesualdo). Grimoaldo, appresa la notizia, affidò la sicurezza del palazzo reale a Lupo, duca di Forum Iuli, e partì subito per Benevento, mandando avanti Sessualdo. Purtroppo questi fu fatto prigioniero nei pressi di Benevento e, pena la vita, fu invitato a riferire falsamente al Duca che gli aiuti sperati non sarebbero mai arrivati. Egli promise, ma, giunto al cospetto del suo signore affacciato alle mura, lo esortò a resistere nell’attesa dell’arrivo imminente dell’esercito reale. La risposta immediata di Costante II fu la sua decapitazione e il catapultamento della testa all’interno delle mura.

Tra gli assediati si scatenò un forte scompiglio, cui facero eco le prediche di s. Barbato che invitava tutti alla conversione. Con l’aiuto della duchessa Theodorada, Barbato si fece promettere dal duca Romualdo la rinunzia
all’idolatria
ed al culto della Vipera Anfisbena (Vipera d’oro a due teste) e pregò così intensamente la Madonna che Ella apparve nei pressi di Porta Rufina, san barbato1promettendo di intercedere per la liberazione dell’assedio da parte dei Greci. Allora l’incredulo Romualdo, testimone oculare della celeste apparizione (secondo la tradizione si trovava sull’alto di una torre della cinta muraria, più o meno all’altezza dell’odierna Chiesa dell’Annunziata), gli consegnò la Vipera d’oro adorata dal popolo, autorizzandone la fusione per ottenerne un sacro calice.

Benevento fu liberata dalle truppe bizantine e, così, il 20 marzo del 663 (sotto il papa Vitaliano), alla morte del vescovo Ildebrando,  il nostro Barbato fu eletto vescovo dal clero beneventano con l’acclamazione di tutto il popolo, che acconsentì anche a far abbattere il diabolico noce intorno al quale venivano esercitati i loro culti pagani. Ma, passata la tempesta, quei riti, in modi più o meno nascosti, continuarono a perpetrarsi già sotto Romualdo, che per questo motivo fu aspramente rimproverato dal nostro Santo. Ciò nonostante, negli anni successivi il simulacro della Vipera fu innalzato sopra una colonna, davanti alla quale i Longobardi, benché battezzati, usavano chinare il capo in segno di riverenza e di rispetto verso le tradizioni dei loro avi tutte le volte che vi passavano.

San_Barbato_abbatte_il_noceE questa colonna era ancora in piedi nel 990, allorquando cadde per un terribile terremoto che distrusse quindici torri e provocò la morte di centocinquanta persone. Il culto continuò sotto altre forme, tanto che in un documento del diciassettesimo secolo (in piena Inquisizione) veniva riportato il disegno di un altare con la Vipera adorata da più persone all’interno delle mura della Città. E ci sono buone ragioni per affermare che quei culti, da qualche parte nel Sannio, continuano a perpetrarsi ancora oggi. Del luogo del famigerato “noce” non è dato saperlo con precisione.

Stefano Borgia lo localizzò a Piano Cappelle, dove esisteva un Tempietto fatto erigere, secondo una certa tradizione, direttamente da S. Barbato in onore di S. Maria in Voto (chiamandosi Voto il luogo in cui si recavano i Longobardi per sciogliere il loro voto). Secondo altri, potrebbe essere localizzato verso lo Stretto di Barba, sia per il riferimento toponomastico a s. Barbato, sia per la vicinanza a Ceppaloni. Località, questa, che potrebbe avere preso origine da “u cipp a lun”, cioè il “ceppo” del noce rimasto esposto al chiaro di “Luna” nella Baja del Noce Beneventano. E proprio qui ancora qualcuno non ha smesso di credere esservi il maggior concorso di Streghe che vi accorrono di notte sopra una scopa, per celebrare sacrileghi e lamiali congressi. Forse non a caso i Ceppalonesi, soprattutto nelle calde notti estive, amano promuovere uno speciale turismo al richiamo di magiche attrattive, sponsorizzate proprio al chiaro di Luna. Non va sottaciuto che proprio questo luogo, insieme con quello di S. Clementina, rimane privilegiato da diversi maghi e fattucchieri, che infestano tutt’oggi il Sannio, per implorare le forze delle Tenebre a rafforzare i loro poteri occulti al servizio più o meno palese di Satana.

nusco_falo1

Festa del Tuono

La sede vescovile fu allargata anche a vasti territori pugliesi e Teudorata, consorte di Romualdo divenne un valido e pio aiuto all’attività pastorale del vescovo; partecipò al concilio di Roma del 680 e dopo diciannove anni di episcopato, morì a Benevento il 19 febbraio 682.

La città di Benevento ha sempre riservato un culto particolare a questo suo santo vescovo, le cui reliquie riposano in parte a Montevergine ed in parte sotto l’altare maggiore del Duomo di Benevento, dove furono riposte dal cardinale Orsini nell’anno 1687.

Il suo culto ebbe subito una rapida estensione nel beneventano e anche nel salernitano, la prima traslazione delle reliquie avvenne nel 1124, la sua celebrazione liturgica è al 19 febbraio. In questo giorno, a Castelvenere, suo paese natale, si tiene la tradizionale “Festa del Tuono”, una gara pirotecnica fra tre abili fuochisti.

Fonti: Notizie tratte dal libro: “Apparizioni mariane” di M.Gamba, Ed.Segno  http://www.mariadinazareth.it/apparizione%20benevento.htm ; http://www.cittanuove.org/index_042.htmhttp://it.wikipedia.org/wiki/Barbato_di_Benevento

 

LA FIAMMA D’AMORE

LA FIAMMA D’AMORE

del Cuore Immacolato di Maria

fiamma_amore“Desidero che tutto il mondo, come conosce il mio nome, così conosca anche la Fiamma d’Amore del Mio Cuore che farà miracoli nella profondità dei cuori… ” (Messaggio del 19 ottobre 1962 ).

Il 6 giugno 2009 Sua Eminenza l’Arcivescovo di Esztergom-Budapest ha dato il suo numero IMPRIMATUR 494-4/23009 al Diario Spirituale di Elisabetta Kindelmann (la veggente ungherese che riceve i messaggi dalla Beata Vergine Maria e dal Signore Gesù). Tali comunicazioni celesti, si sono svolte dal 1961 al 1982, e sono raccolte ora nel Diario Spirituale della Veggente, come le era stato richiesto dal Signore Gesù.

Alcuni stralci dei messaggi pubblicati nel libro: La Fiamma d’Amore del Cuore Immacolato di Maria (Nihil Obstat della Sede Vescovile ungherese) Ed. Ancilla, Conegliano.

UN NUOVO DONO DI MARIA PER LA SALVEZZA DEL MONDO

Dalle parole della Madonna:

LA FIAMMA D'AMOREQuanti peccati in questa terra! Aiutatemi a salvare anime! Vi dono un raggio di luce: è la Fiamma d’amore del mio Cuore! Sono la vostra cara Madre e con voi, collaborando insieme vi posso salvare. La vostra terra è stata consacrata a me da Santo Stefano: io gli ho promesso di portare nel mio Cuore le sue preghiere e quelle dei Santi ungheresi. Un nuovo mezzo ora metto nelle vostre mani: accettatelo con fiducia, perché io guardo a voi con fiducia e cuore di Madre. Figlia mia, ora ti dono la Fiamma del mio Cuore: tu accendi con essa il tuo cuore e donala almeno ad un’altra anima!”

Dal commento della veggente:

Qui la Madre di Dio singhiozzava talmente da non capire più che cosa dovevo fare. Allora, sentendomi come spezzare il cuore, Le promisi a nome di tutti di fare quanto desiderava“.

IL SEGRETO DI QUESTA FIAMMA D’AMORE

Dalle parole della Madonna:

“Questa Fiamma d’Amore, dono del mio Cuore Immacolato, dev’essere comunicata da cuore a cuore: sarà questo il grande miracolo di luce che accecherà il demonio. E’ fuoco d’amore, e con il fuoco spegneremo il fuoco: il fuoco dell’odio con il fuoco dell’Amore. Vi ho ottenuto questa grazia, offrendo all’Eterno Padre le piaghe del mio Figlio!”

Dalle parole della Veggente:

lafiammadamoreMentre mi diceva questo, ho capito che quel dono è unione di mente e di cuore con il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo. La Madonna mi ha promesso di restare con noi per diffondere la sua Fiamma in tutto il mondo, e mi ha detto:

Con la Fiamma del mio Cuore accecherò Satana. Unita a voi, la Fiamma del mio Amore distruggerà il peccato. Effonderò la grazia della mia Fiamma d’Amore su ogni popolo e nazione: non solo su chi appartiene alla Religione Cattolica, ma su quanti portano il segno del mio Divin Figlio: la croce. Voglio che la Fiamma d’amore del mio Cuore sia conosciuta in tutto il mondo, come in tutto il mondo è conosciuto il mio Nome. La grazia della mia Fiamma d’Amore si estende anche sui moribondi e sulle Anime del Purgatorio. Vedi, figlia mia? Quando si accende la Fiamma d’Amore del mio Cuore, allora la divina Grazia fluisce anche verso i moribondi e Satana rimane accecato; e con l’aiuto delle vostre preghiere, anche le lotte dei moribondi contro Satana avranno termine. Alla luce e al calore della mia Fiamma d’Amore anche i peccatori più induriti si convertiranno, perché voglio che neppure un’anima vada perduta…”

IL MIO DESIDERIO è QUESTO:

” Suddividetevi il tempo in modo tale che giorno e notte ci sia sempre qualcuno che prega pieno di fiducia nella Fiamma d’Amore di cui arde il mio Cuore. Vi prometto che nessuno dei vostri vicini si dannerà… Più sarà intensa la vostra preghiera e più i poveri moribondi avranno nuova forza per decidere della loro sorte… La Fiamma d’Amore, che sempre più effondo su di voi, va pure a beneficio delle Madonna del S. Cuore per le anime sacerdotaliAnime del Purgatorio… Con le vostre preghiere, penitenze e ore riparatrici, unite alla mia Fiamma d’Amore, saranno liberate al più presto le anime dei vostri cari...”

IO VI SPINGO A QUESTO!

“Il mio Cuore Immacolato arde d’amore e brucia dal desiderio di effonderlo su di voi. Non posso più trattenere quell’Amore che mi spinge a comunicarlo a voi. Fate il primo passo, perché possa vedere la vostra buona volontà. Credetemi: solo il primo passo è difficile. Fatto il primo passo, la mia Fiamma d’Amore pervade la vostra anima, scuotendone la diffidenza e illuminandola con la sua dolce luce. Chi possiede la mia Fiamma d’Amore e non vi pone ostacoli, sarà ricolmato di grazie abbondanti e annuncerà a tutto il mondo: “Non vi è mai stata una simile abbondanza di grazie da quando il Verbo si è fatto Uomo...”

Siate coraggiosi! Darò ad ognuno le grazie necessarie. Dovete solo volere. Con la grazia della mia Fiamma d’Amore darò luce all’anima vostra, perchè possiate iniziare con forza e coraggio. Io sono la Madre vostra: posso e voglio aiutarvi, ma per farlo ho bisogno del vostro aiuto (della vostra collaborazione). Affrettatevi ad accecare Satana! Ho bisogno di voi tutti e di ciascuno in particolare! Non tollerate ritardi! Satana sarà accecato nella misura in cui voi farete la vostra parte... La responsabilità è grande, ma la vostra fatica non resterà inutile”.

MEZZI RACCOMANDATI PER COLLABORARE

Dalle parole della Madonna:

san giuseppeSe tutti si uniranno a me, allora la dolce luce della mia Fiamma d’Amore incendierà e brucerà tutto il mondo. Satana sarà sconfitto e reso incapace di esercitare il suo dominio. Soltanto non dovete rimandare o diminuire questo tempo di preparazione. No, non restate inerti o passivi di fronte a questo mio santo desiderio! Per mezzo di pochi, con l’opera dei piccoli, questa irradiazione di Grazia farà tremare il mondo. Chiunque legge o ascolta questo mio Messaggio, lo accetti come invito personale, senza rifiuti o scuse, perchè voi siete tutti miei Figli, e io son la Madre di tutti. Pregate San Giuseppe, il mio purissimo sposo, ed egli troverà un posto nel cuore degli uomini per la mia Fiamma d’Amore”.

Partecipate alla Santa Messa“. “Quando siete in stato di grazia e partecipate ad una Santa Messa, anche se non di precetto, allora la mia Fiamma d’Amore irradia talmente che per tutto quel tempo Satana rimane accecato, e sull’anima per la quale offrite la Santa Messa, effondo immense le mie grazie. Chi partecipa alla Santa Messa coopera molto ad aumentare l’accecamento di Satana…”

L’EFFICACIA DEL SANGUE PREZIOSO DI GESÙ

Durante la Santa Messa e dopo la Santa Comunione, Gesù ha parlato dell’efficacia del suo preziosissimo Sangue dicendo:

sangue di Gesù5La mia tavola è sempre pronta. Io, vostro Ospite, vi offro tutto: vi dono perfino me stesso. Dopo aver ricevuto il mio Sangue prezioso, rientrate in voi stessi e considerate quali movimenti esso suscita nell’anima vostra. Non siate insensibili! Accostatevi alla mia mensa non per abitudine, ma sospinti dal fuoco dell’Amore: di quell’Amore che qui si fa infuocato, e col quale io unito a voi brucio i vostri peccati. Guardate sempre a me!

Dalle parole della Madonna:

Guardatemi continuamente negli occhi: i miei sguardi accecano Satana… Voglio che nelle vostre lotte restiate a me vicini e, abbandonandovi a me, guardiate sempre in alto!… Offritevi ogni giorno. Durante il giorno offrite spesso le vostre opere al Signore: se siete in stato di grazia, anche questa offerta acceca Satana. Perciò cercate di vivere sempre nella mia grazia, affinchè l’accecamento del demonio aumenti sempre più e si estenda ovunque. Le tante grazie che vi concedo, se saranno da voi ben valorizzate, aiuteranno molti a migliorare”.

SACRIFICATEVI E PREGATE

Dalle parole della Madonna:

Sacrificatevi e pregate: sono questi i vostri mezzi. E lo scopo è quello di portare a compimento l’opera della Redenzione. Ah! Se al trono dell’Altissimo giungessero almeno i vostri desideri! Come il roveto ardente bruciava e non si consumava, così anche voi dovete bruciare! Ho bisogno di un simile sacrificio: di una fiamma che, senza consumarsi, arda sempre e arrivi fino a me. Abbiate fede e fiducia”.

eucarestia1

Dalle parole di Gesù:

Non potete acquistare virtù alcuna, senza fede e fiducia: sono esse la base del santo progetto per il quale ci stiamo preparando, e che inizieremo tra poco. Rifletti sull’importanza delle mie Parole! Per i vostri primi passi vi daremo forza e coraggio, ma voi non dovete ritardare quest’opera, né lasciarla subito“.

Dalle parole della Madonna:

“Figlia mia, credi nella mia potenza di Madre! Umiltà e sacrificio: le due cose che devono dominare nella tua anima. Credi e confida! Credi subito nella mia potenza materna, con la quale accecherò Satana e salverò il mondo dalla rovina.”

VISITATE SPESSO IL SANTISSIMO SACRAMENTO

Dalle parole di Gesù:

Se non venite a me, come posso donarvi le mie grazie? … Nel mio Cuore è racchiusa la pienezza delle grazie. Il mio Cuore ha un Amore immenso…

FATE L’ORA DI RIPARAZIONE IN FAMIGLIA

E’ questa la raccomandazione più urgente della Madonna che così si esprime:

preghiera in famiglia

“Figlia mia, considera il giovedì e il venerdì quali giorni di grazie speciali: in quei giorni dovete offrire particolari penitenze e riparazioni al mio Divin Figlio. La penitenza speciale è l’ora di riparazione in famiglia. Durante quest’ora vissuta in famiglia, come riparazione recitate preghiere varie, per esempio il Santo Rosario; cantate inni sacri; fate una lettura spirituale e accendete una candela in memoria delle mie promesse… Iniziate e concludete tutto con cinque segni di croce, in onore delle cinque piaghe del mio Figlio. Fate quest’ora riuniti in due o tre persone: perché dove sono due o tre riuniti nel mio Nome, io son in mezzo a loro. Ripetete i segni di croce anche durante il giorno, raccomandandovi al Padre Celeste: Egli vi sarà più vicino e vi colmerà delle sue grazie… Vedi, figlia mia, io vi conduco alla Patria del Cielo che il mio Divin Figlio vi ha preparato e ottenuto con la sua atroce passione”.

Dalle parole della veggente:

Non avevo mai sentito la Vergine Santa parlare con simili accenti. La sua voce era piena di maestà, potenza ed efficacia. A tali parole ho provato una meraviglia e un tremore che non so esprimere“.

fiamma_amoreDalle parole della Madonna:

Diffondete questa invocazione. Iniziando da ora, ad ogni preghiera che mi rivolgete aggiungete questa invocazione:

Irradia, o Maria , su tutta l’umanità la luce di grazia della tua Fiamma d’Amore ora e nell’ora della nostra morte. Amen“.

Con questa preghiera accecherete Satana. Nella tempesta che sta venendo, io sarò sempre con voi. Sono la Madre vostra: posso e voglio aiutarvi. Vedrete dovunque il fulgore che illuminerà cielo e terra per la mia Fiamma d’Amore: con essa risveglierò chi è addormentato e illuminerò chi è nel buio...”

Il sito uff. italiano 

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PADRE AMORTH E IL CUORE IMMACOLATO DI MARIA

La storia della mistica testimone della Fiamma d’Amore

Fonte: Il libro delle novene ed. Ancilla

 

 

 

 

 

LA VERA SAPIENZA

LA VERA SAPIENZA

salomoneSalomone è il massimo rappresentante storico di questa sapienza. Dio stesso gliene fece dono sotto sua richiesta. Per gli ebrei il sapiente non era solo saggio, ma un uomo che conosceva la legge, la metteva in pratica e l’insegnava al prossimo. E per i cristiani di oggi chi è il vero sapiente? E come si conquista la sapienza?

Quando si parla di Sapienza non si può fare a meno di nominare Salomone. Famosa ormai la vicenda che vede due madri litigarsi un bambino. Dando prova di grande saggezza Salomone dette ordine di tagliare in due il bambino e a quel punto la vera madre pur di non veder uccidere la propria creatura si arrese a lasciarlo all’altra. Ma era solo un’espediente per riconoscerla e da questo si capì quanto grande fosse il suo ingegno e la sua lungimiranza. Chi non vorrebbe essere come il grande Salomone? La sua fama si diffuse rapidamente, tanto che anche oggi il suo nome è segno di lucidità mentale e appunto grande saggezza.

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Nell’Antico Testamento i libri sapienziali, avevano lo scopo di insegnare proprio la Sapienza. Per il popolo ebraico il sapiente non solo era il “saggio”, ma era colui che sapeva comportarsi adeguatamente nelle più diverse occasioni della vita, colui che conosceva la legge e la sapeva praticare, conformando ad essa la sua condotta e la sua vita intera e per finire la faceva conoscere anche agli altri, inducendoli a praticarla.

I libri sapienziali dell’Antico Testamento sono 7: 

Libro di Giobbe parla della filosofia del dolore. “Perché soffre l’innocente?” Il libro attraverso la storia di Giobbe, non da ancora una risposta adeguata, ma mette in chiaro che Dio è giusto e anche le prove più dolorose hanno un senso.

Lungi da me che io mai vi dia ragione; fino alla morte non rinunzierò alla mia integrità.” (Gb 27,5)

Libro dei proverbi. Sentenze raccolte come saggezza popolare facile da ricordare: proverbi antichissimi, di sapore rurale, di tipo cortigiano  e amministrativo, di carattere religioso e profano; d’ispirazione israelitica o anche straniera.

Va dalla formica, o pigro, guarda le sue abitudini e diventa saggio.“ (Pro 6,6)formica

Qoèlet  o Ecclesiaste (espone cosa è bene e cosa è male) Qoèlet signfica “uomo dell’assemblea”, chi la convoca, la dirige, parla in essa. Perciò è chiamato anche “Ecclesiaste”. La tesi del libro è problematica: “La vita è un assurdo”.

Le parole dei saggi sono come pungoli; come chiodi piantati le raccolte di autori: esse sono date da un solo pastore”.(Qo 12,11)

Libro della Sapienza. Deve il nome alla versione greca dei Settanta, che lo intitolò “Sapienza di Salomone”. Cronologicamente è l’ultimo libro dell’Antico Testamento e porta alle soglie del Nuovo Testamento. L’interrogativo posto nel libro di Giobbe qui trova finalmente una risposta. E’ la Sapienza che introduce il tema dell’immortalità e ne spiega il significato.

Con te è la sapienza che conosce le tue opere, che era presente quando creavi il mondo; essa conosce che cosa è gradito ai tuoi occhi e ciò che è conforme ai tuoi decreti.” (Sap 9,9)

cresimaSiracide o Ecclesiastico (proverbi) Chiamato “Liber Ecclesiasticus”, cioè della Chiesa, per il grande uso che se ne faceva nei primi secoli cristiani, è l’unico libro della’Antico Testamento che porta la firma del suo autore: “Gesù, figlio di Sirach” (per questo si chiama Siracide). Ha somiglianze con il libro dei Proverbi, ma è opera più ordinata.

La sapienza loda se stessa, si vanta in mezzo al suo popolo. “ (Sir 24,1)

I salmi e il Cantico dei Cantici figurano tra i capolavori della poesia biblica:

Salmi (canti per i quali non si è tramandata la melodia, molti dei quali scritti dal re Davide) Centocinquanta canti di preghiera. Esprimono stati d’animo e situazioni che vanno dall’angoscia disperata alla gioia più grande.

Insegnaci a contare i nostri giorni e giungeremo alla sapienza del cuore.” (Sal 90/12)coppia-felice-cuore

Cantico dei Cantici. Il titolo equivale al nostro superalativo: “Il cantico più bello”.  E’ una raccolta di canti d’amore, canti da sposi, non esplicitamente religiosi. Nel contesto della Bibbia, però, questa realtà ha il sigillo dell’amore benedetto da Dio.

Cantico dei cantici che è di Salomone. Mi baci con i baci della tua bocca. Si, le tue tenerezze sono più dolci del vino! (Ct 1,1-2)

Ma se il massimo esponente di questa sapienza è Salomone vediamo di soffermarci proprio sul libro della Sapienza che è a lui convenzionalmente attribuito.  Il proposito di questo libro è proprio “insegnare a governare” ai prìncipi e insegnare a ciascuno come governare se stesso.  Quest’ultima frase mi fa tornare in mente una massima di sant’Antonio Abate: “Anche tu devi arrivare al punto in cui nulla può più offenderti”.

Forse è proprio il dominio di se, la capacità di non perdere il controllo di gestire in modo razionale le proprie azioni e i propri pensieri, i sentimenti e gli stati d’animo a farci sapienti?  Di certo l’autocontrollo ha la facoltà di migliorare le nostre doti intuitive e creative. Ma non è stato proprio Gesù Cristo a suggerirci di diventare come bambini? I bambini si emozionano per tutto, si accendono di entusiasmo per una coccinella e scoppiano in un pianto tragico per un graffio.

bimba con fiori in testa

Di nuovo la domanda sorge spontanea: “Allora dove possiamo trovare questa la sapienza?”  Salomone, forse già saggio in se stesso la trovò nell’unico essere in grado di fornirla lo “Spirito di Dio”.

Si entra nella vita e se ne esce alla stessa maniera. Per questo pregai e mi fu elargita la prudenza; implorai e venne in me lo spirito della sapienza. (Sap. 7,6-7) Insieme con essa mi sono venuti tutti i beni; nelle sue mani è una ricchezza incalcolabile. Godetti di tutti questi  beni, perché la sapienza li guida ma ignoravo che di tutti essa è madre. (Sap. 7, 11-12)”

La vera sapienza dunque viene da Dio e questo Salomone lo aveva capito, per questo proprio a Lui si era rivolto per ottenerla .

Essa medesima va in cerca di quanti sono degni di lei, appare loro ben disposta per le strade va loro incontro con ogni benevolenza. Suo principio assai sincero è il desiderio d’istruzione; la cura dell’istruzione è amore; l’amore è osservanza delle sue leggi;il rispetto delle leggi è garanzia di immortalità e l’immortalità fa stare vicino a Dio. Dunque il desiderio della sapienza conduce al Regno.” (Sap. 6,16-20)

Da qui si comprende come La Sapienza sia in Dio e Dio desidera che noi lo spirito di veritàraggiungiamo attraverso il desiderio di essa. Nel rispetto della Sua legge troviamo Dio e se troviamo Dio troviamo la Sua Sapienza. Dunque coltiviamo in noi il desiderio di conoscenza nel rispetto delle leggi divine e Dio di sicuro ci donerà ciò a cui aneliamo: Lo Spirito Santo!

La sapienza è radiosa e indefettibile, facilmente è contemplata da chi l’ama e trovata da chiunque la ricerca. Previene, per farsi conoscere, quanti la desiderano. ( Sap.6,12-13)

Uno studioso potrebbe conoscere un’infinità di nozioni, regole, poemi, e ogni sorta di scienza umana, ma non per questo si potrebbe dire di lui che è sapiente, se non ha in se la Sapienza di Dio, poiché solo in Lui ha sede e molti santi ce lo hanno dimostrato: San Giuseppe da Copertino, San Daniele Stilita, Beata Laura Vicuna, Santa Margherita da Cortona. Sono figure di santi totalmente diversi gli uni dagli altri eppure una cosa in comune ce l’hanno: una sapienza superiore che può essere solo di Dio. E come loro tanti altri, che non hanno ricevuto saggezza attraverso studi scientifici e calcoli matematici, libri filosofici o teologici, ma sono il frutto di una ricerca ben più profonda, un desiderio di Dio e di compiacere la Sua volontà, che nasce da un cuore umile e sincero. 

Dunque se davvero la desideriamo, con estrema umiltà rivolgiamo come Salomone a Dio la nostra preghiera:

Mi conceda Dio di parlare secondo conoscenza e di pensare in modo degno dei doni ricevuti, perché egli è guida della sapienza e i saggi ricevono da lui orientamento.” (Sap. 7,15)

Fonti: “La prima Bibbia” ed. San Paolo e varie

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San Girolamo Emiliani

San Girolamo Emiliani

Fondatore ( 1486-1537)  8 febbraio

San Girolamo EmilianiGirolamo Emiliani, o Miani, è stato un religioso fondatore dell’ordine dei Chierici Regolari di Somasca.  Nominato da Pio XI nel 1928 “patrono universale degli orfani e della gioventù abbandonata” . Vive nel periodo della Riforma protestante e della  Controriforma cattolica e il suo scopo sarà: “riportare in vita lo stato di santità dei tempi apostolici”.

Nato a Venezia nel 1486, dalla nobile famiglia veneziana dei Miani, decaduta economicamente, a dieci anni rimane orfano di padre; essendo il più giovane di quattro fratelli dovrà quindi trovarsi una collocazione nella vita politica del paese non solo per una dignitosa sussistenza, ma anche per realizzare le sue aspirazioni. Probabilmente frequentò gli studi, sebbene preferisse l’azione alla cultura: come quasi tutti i giovani patrizi della Serenissima iniziò la carriera militare.

VIDEO-STORIA

s-girolamo-con-orfani-dina-pala-s-annaNel 1506, di fronte alla sua insistenza, la madre Eleonora Morosini lo presenta controvoglia al sorteggio per ottenere un posto nel Maggior Consiglio di Venezia. La città lagunare è in guerra contro le maggiori potenze europee alleate per frenare il suo grande potere, che, nella Lega di Cambrai, l’attaccano dal nord. La guarnigione di soldati posta a difesa della fortezza di Quero, al cui governo è Girolamo, fugge davanti alla schiacciante superiorità del nemico. Egli stesso guida una disperata resistenza. L’assalto decisivo avviene il mattino del 27 agosto 1511.

La sera, Girolamo è fatto prigioniero e rinchiuso nei sotterranei del castello, con ceppi ai piedi e alle mani e al collo una catena fissata a una pesante palla di marmo. In una situazione simile a quella di Ignazio di Loyola, ebbe tempo di meditare a lungo sulla caducità della “potenza” secondo la sola accezione militare: nei giorni passati nella solitudine della prigione si avvicina alla preghiera, trovandosi così improvvisamente libero. Di questo avvenimento (al di là della data, il 27 settembre 1511) non si seppe mai nulla con esattezza: l’unica cosa certa è che Girolamo attribuì sempre la sua liberazione all’intervento speciale e personale della Madonna.

Terminata la guerra, nel 1516, a Girolamo viene rinnovato l’incarico di San Girolamo Emiliani2governatore a Quero, che terrà fino al 1527: in seguito ritorna a Venezia.

In questo periodo la sua vita subì una svolta radicale: nuove amicizie, recupero della pratica religiosa, lettura e meditazione della Bibbia. Si affidò inoltre alla guida spirituale di un sacerdote, che arriverà ad affermare: «…la dedizione offerta fino allora agli affari della Repubblica, si orienta ora alla riforma dell’anima e ai desideri della patria celeste.»

Nel 1528 in Italia si diffuse una grave carestia che provoca migliaia di vittime. Nella regione veneta la popolazione della terraferma, informata che a Venezia vi erano migliori condizioni, si riversò in massa nella città. Per contribuire ad alleviare tale situazione, aggravata dal diffondersi della peste, Emiliani si unì ai volontari per prestare soccorso alla popolazione. In pochi giorni spese tutto il denaro che possedeva, giungendo fino a vendere indumenti, tappeti, mobili e altre attrezzature di casa, destinando il ricavato a questa opera; fornì cibo, alloggio e sostegno morale ai popolani.

Contagiato dalla peste, con rassegnazione accetta la situazione interpretandola come volontà di Dio e preparandosi alla morte. Inaspettatamente si rimette e torna alle sue attività.

San Girolamo Emiliani1Per Girolamo è fondamentale mantenersi in relazione con i rappresentanti della Chiesa, tra cui Gaetano di Thiene e il vescovo Gian Pietro Carafa, suo confessore e futuro Papa Paolo IV. Il rapporto con loro segnerà in modo notevole la sua vita spirituale, convincendolo a proseguire nella carità.

Il 6 febbraio 1531 lascia definitivamente la casa paterna, sostituisce gli indumenti patrizi con un saio grossolano e va a vivere a San Rocco, in un pianterreno d’affitto, con un gruppo di trenta ragazzi di strada cui impartisce istruzione di base e formazione cristiana.

Assume maestri artigiani creando una scuola di arti e mestieri per insegnare ai ragazzi diversi tipi di lavoro per guadagnarsi il pane. Il suo principio pedagogico è “preghiera, carità e lavoro”, partecipazione e responsabilità, affinché ognuno prenda in mano le redini della propria vita e non sia un parassita nella società.

Da Milano Girolamo fa alcune puntate a Pavia e a Como, per fondarvi nuove opere di carità. Come già altrove anche in queste città coinvolge molte persone, sacerdoti e laici. Poiché il numero dei collaboratori aumenta, Girolamo darà a questo gruppo un’organizzazione, scegliendo per loro il nome programmatico di “Servi dei Poveri”. La nuova famiglia religiosa sarà approvata da papa Paolo III nel 1540; successivamente papa Pio IV la eleverà a Ordine Religioso, con il titolo di Chierici Regolari di Somasca o Padri Somaschi.

Girolamo arriva nella Valle di San Martino alla ricerca di un luogo per la sua Compagnia. Nei dintorni su un promontorio roccioso si eleva un vecchio castello
abbandonato (che la leggenda indica come residenza dell’Innominato manzoniano) San_Girolamo_Emiliani-Miani-Kcui si apre un magnifico panorama sul lago. Poco al disotto del castello una spianata, “la Valletta”, offre un posto adatto per ospitarvi gli orfani: qui Girolamo Emiliani apre una scuola di grammatica e una specie di seminario per la Compagnia ancora alle sue origini: vi si alterneranno lo studio, il lavoro agricolo e attività di rilegatura e tornio. Forse è allora che crea le sue giaculatorie che riassumono il fondamento della devozione religiosa: «Dolcissimo Gesù, non esser mio giudice, ma mio Salvatore!» «Signore, aiutami! Aiutami, Signore e sarò tuo!.»

Nel 1535 deve tornare a Venezia, richiamatovi dal suo confessore, perché le opere, sviluppatesi oltre misura, devono essere ristrutturate ed è necessario il suo consiglio. Ritornato poi in Lombardia, passa per Vicenza, Verona, Brescia, Bergamo; rivisita le opere, i confratelli, i ragazzi, i collaboratori:

Qualcuno lo ha chiamato “vagabondo di Dio“. C’è chi pensa che gli si addica meglio “pellegrino della carità“. A Pavia crea una nuova fondazione e a Brescia un capitolo della nascente Compagnia: bisogna riesaminare il funzionamento della vita nelle istituzioni, unificare i criteri, stabilire in concreto le condizioni che devono possedere gli aspiranti e il loro processo di formazione, concordare e fissare le basi della vita comune:

« Non sanno che si sono offerti a Cristo, che stanno nella sua casa e mangiano del suo pane e si fanno chiamare Servi dei Poveri di Cristo? Come dunque vogliono compiere ciò che hanno promesso, senza carità né umiltà di sangirolamo1cuore, senza sopportare il prossimo, senza cercare la salvezza del peccatore e pregare per lui, senza mortificazione…senza obbedienza e senza rispetto delle buone usanze stabilite? »

Così egli stesso compendia nell’ultima sua lettera il cammino ascetico che devono percorrere i Servi dei Poveri. In quei giorni riceve da Roma una lettera del suo confessore, il cardinale Carafa che gli chiede di venire a fondare a Roma le stesse opere realizzate nell’Italia del nord. Un semplice laconico commento ai suoi fratelli: “Mi invitano allo stesso tempo a Roma e al cielo. Credo che me ne andrò a Cristo“.

Alla fine del 1536 per la Valle di San Martino si propaga un’epidemia che fa strage fra la popolazione, il 4 febbraio 1537 Gerolamo contrae il morbo e domenica 8 febbraio muore. La leggenda vuole che prima di morire traccia con del liquido color mattone una croce sulla parete per poter contemplare il “mistero” del Crocifisso durante l’agonia. Chiama a sé i suoi orfani per l’ultimo commiato e, con le forze che gli rimangono, lava loro i piedi; agli amici di Somasca raccomanda di non offendere Dio con scostumatezze e bestemmie e in cambio lui dal cielo pregherà perché la grandine non rovini il raccolto. Da qui quello che è considerato il testamento spirituale per i devoti: «Seguite la via del Crocifisso; amatevi gli uni gli altri; servite i poveri!»

Fu dichiarato beato nel 1747 e canonizzato nel 1767. Nel 1928 Pio XI lo proclamò “Patrono universale degli orfani e della gioventù abbandonata”, riconoscendogli il merito e l’originalità del servizio reso. L’opera di Girolamo Emiliani è proseguita dai Padri Somaschi, continuatori della Compagnia dei Servi dei poveri. La festa liturgica ricorre l’8 febbraio (prima della riforma, era il 20 luglio) ed è celebrata con una grande festa presso il santuario di Somasca – Vercurago (LC) ove sono custodite le reliquie del santo.

Fonte: http://it.wikipedia.org/wiki/Gerolamo_Emiliani

 

 

Santa Martina

SANTA MARTINA

Martire – 30 gennaio

santa martinaDiaconessa e nobildonna romana, Martina fu arrestata per aver professato apertamente la sua fede, trascinata davanti ad una statua di Apollo e poi davanti ad una di Diana, che in entrambi i casi fece andare in pezzi, fino a far crollare il tempio. Fu quindi sottoposta a tormenti e infine decapitata.

La storia di questa giovane santa comincia a ritroso, dalla sua tomba, 1.400 anni dopo il suo martirio, quando nel 1634 l’attivissimo Urbano VIII, impegnato sul fronte spirituale nella controriforma cattolica e su quello materiale nella restaurazione di celebri chiese romane, avendo riscoperto le reliquie della martire, ripropose ai romani la devozione di S. Martina, fissandone la celebrazione al 30 gennaio. Ne compose egli stesso l’elogio, con l’inno: “Martinae celebri plaudite nomini, Cives Romulei, plaudite gloriae“, che invita ad ammirare la santa nella vita immacolata, nella carità esemplare e nella coraggiosa testimonianza resa a Cristo col martirio.

Chi era in realtà S. Martina, che riemergeva improvvisamente e prepotentemente nella devozione popolare, tanto da essere considerata come una delle patrone di Roma, dopo tanti secoli di oblio? Le notizie storiche sono poche. La più antica risale santa Martina1al VI secolo, quando papa Onorio le dedicò una chiesa nel Foro. Cinquecento anni dopo, compiendosi degli scavi in questa chiesa, si trovarono in effetti le tombe di tre martiri. La festa della santa era già celebrata nel secolo VIII. Null’altro si conosce, per cui è necessario attingere altre notizie da una Passio leggendaria.

Secondo questo racconto, S. Martina era una diaconessa, figlia di un nobile romano. Arrestata per la sua aperta professione di fede, venne condotta al tribunale dell’imperatore Alessandro Severo (222-235). Questo principe semiorientale, aperto a tutte le curiosità, al punto di includere Cristo tra gli dei venerati nella famiglia imperiale, fu estremamente tollerante verso i cristiani e il suo governo è contrassegnato da una fruttuosa parentesi di distensione nei confronti della Chiesa, che in quel periodo ebbe una grande espansione missionaria.

Sebbene quindi il clima generale non fosse ostile ai cristiani Martina, viene trascinata davanti alla statua di Apollo. Martina, si fece il segno della croce e iniziò a pregare. La statua andò in pezzi. I presenti fecero un balzo ma non ebbero il tempo di chiedersi che cosa diavolo stesse succedendo perché immediatamente ci fu un terribile terremoto che rase al suolo il tempio, uccidendo tutti i sacerdoti di Apollo e una buona dose di quanti si trovavano lì in quel momento.

Tutto ciò avrebbe dovuto indurre i suoi persecutori a riflettere; al contrario, più ostinati che mai,  iniziarono con una fustigazione, ma Martina ne uscì illesa. Visto che la prima opzione era fallita fu colpita ripetutamente con il flagello uncinato e santa Martina e la Vergine con Bambino Gesùpoi le vennero strappati brani di carne con delle tenaglie, ma anche qui non si ottennero dei risultati. Non solo Martina continua ad avere fede nel suo Dio, ma per di più le ferite scomparivano come se non ci fossero mai state.

Dopo averle fatto passare qualche giorno nel carcere Mamertino, decisero di ripresentarla al cospetto degli dei e qui alcuni affermano che si trattava del tempio di Artemide mentre altri parlano del tempio di Diana, fatto sta che il risultato non cambia. Il prodigio si ripeté esattamente come nel precedente, dopo che Martina entrata nel tempio, ordinò al demonio di abbandonare la statua.

Provarono così nuove torture: la lapidarono con cocci, tegole e mattoni e poi, per giusta misura, le infilzarono tutte le membra con spilloni appuntiti. Inutile dire che Martina uscì da questo trattamento senza nemmeno un segno. Provarono ad immergerla nel grasso bollente: la santa ne uscì unta, ma viva. Allora la portarono nel circo perché fosse sbranata dalle fiere, ma queste non si degnarono nemmeno di assaggiarla; anzi, le si accucciarono ai piedi. Anche l’ultimo tentativo, gettarla nel fuoco, fallì miseramente. Fu allora la spada a porre fine a tante sofferenze, troncando il capo della martire, il cui sangue andò a irrorare il fertile terreno della Chiesa romana.

santa martina gesù e maria

Il culto di santa Martina è inoltre attestato a Martina Franca (Taranto), dove è giunto in via particolare. Nel 1730 il cardinale Tommaso Innico Caracciolo, della famiglia dei duchi di Martina, pochi mesi prima di morire, volle donare alla città natale, e in particolare alla Collegiata di San Martino, in segno di affetto alcuni frammenti ossei della Santa, in un prezioso reliquiario d’argento, provenienti dalla chiesa dei Santi Luca e Martina di cui aveva il titolo cardinalizio, accompagnando il dono con una affettuosa lettera in cui annunciava che voleva donare alla città le reliquie della Santa che ne portava lo stesso nome. Santa Martina fu dichiarata patrona secondaria di Martina Franca.

Martina viene rappresentata, oltre che insieme a un giglio (che ne rappresenta la verginità) e alla palma (simbolo del martirio), con un paio di tenaglie (o un attrezzo che somiglia a un piede di porco) e una spada, ossia gli strumenti della sua sofferenza e morte.

Un proverbio lombardo recitaSanta Martina la tra giò gran farina (“Il giorno di Santa Martina dispensa farina” e per “farina_” si intende in senso figurativo: “neve”).

Fonti: http://it.wikipedia.org/wiki/Santa_Martinahttp://www.santiebeati.it/dettaglio/39150http://www.icatecosadichi.org/book/export/html/319

Venerabile Benedetta Bianchi Porro

Ven. Benedetta Bianchi Porro

Giovane laica (1936-1964) 23 gennaio

Venerabile Benedetta Bianchi Porro1Io penso che cosa meravigliosa è la vita anche nei suoi aspetti più terribili; e la mia anima è piena di gratitudine e di amore verso Dio per questo” (Venerabile Benedetta Bianchi Porro) Un inno alla vita pienamente intonato ad una ventenne, sorprendente solo per il fatto che chi lo pronuncia è cieca, sorda e totalmente paralizzata.

Appena nata a Dovàdola, a 19 chilometri da Forlì. Fu colpita da una emorragia. Su richiesta della madre le venne conferito il battesimo “di necessità” con acqua di Lourdes. Cinque giorni dopo, il 13 agosto, riacquistata una certa stabilità fisica, fu solennemente battezzata e chiamata Benedetta Bianca Maria. A tre mesi Benedetta si ammalò di poliomielite, problema diagnosticatole dal medico Vittorio Putti dell’istituto Rizzoli di Bologna. La malattia le lasciò la gamba destra più corta dell’altra, costringendola in seguito a portare una pesante scarpa ortopedica. Tra marzo e maggio del 1937 fu colpita da ripetute bronchiti, e da otite purulenta bilaterale.

Nel maggio 1944, nella piccola Chiesa dell’Annunziata a Dovadola fece la prima Comunione. Le venne regalato in quella occasione un rosario, da cui non si sarebbe più separata. Conseguì la Cresima quindici giorni dopo, amministrata dal vescovo di Modigliana, Monsignor Massimiliano Massimiliani.

venerabile-benedetta-bianchi-porro-È una bella giornata e anche io sono felice perché ho ricevuto Gesù nel cuore, ho promesso a Gesù che farò la comunione tutte le domeniche di Maggio“.

In quello stesso mese iniziò a scrivere il suo “Diario segreto”, poiché invitata dalla madre a continuare una tradizione di famiglia. Compilare un diario personale diventò un piacere e un modo semplice e naturale per annotare pensieri e quotidianità.

Fu un’adolescente compassionevole, fragile e delicata. Visse numerosi problemi fisici e tentativi di cura: le “scarpe alte”, il busto, l’emicrania, la debolezza, e soprattutto quella gamba che le “regalò” il soprannome di “zoppona”.

«Non dovete prendervela, in fondo dicono la verità: sono zoppa».Venerabile Benedetta Bianchi Porro3

Furono questi gli elementi che tendevano ad identificarsi come normalità nella vita di una ragazzina di appena 13 anni e già da tutti considerata un’emarginata.

Terminate le elementari dalle suore, frequentò le scuole medie a Brescia, nell’Istituto Santa Maria degli Angeli retto dalle suore Orsoline. La prima esperienza scolastica risultò essere molto più che positiva, Benedetta si dimostrò infatti una ragazzina promettente, intelligente e attenta. Ma la nostalgia di casa non l’abbandonò mai, fu un’esperienza che visse in costante attesa di rivedere tutta la famiglia. La presenza familiare ebbe infatti un ruolo rilevante nel suo percorso di vita. La madre, casalinga e fervente cattolica; il padre, cattolico “non praticante” ma uomo dalla grandissima generosità, e cinque fratelli: Gabriele (nato nel 1938), Manuela (1941), Corrado (1946), Carmen (1953) e il fratellastro Leonida (1930), rimasero un costante punto di riferimento per la giovane.

Durante l’Anno Santo del 1950 insieme alla zia Carmen si recò a Roma, Assisi e Loreto.

Ben presto nacque una profonda amicizia, quella tra lei e Anna Laura Conti. Un’amicizia che lei visse come pura, gioiosa: “Tu sei la mia prima amica; e amica per me vuol dire qualcosa di più di quello che altri intendono.” Citando un passo di S. Agostino le spiegò che ormai metà del suo “essere” le apparteneva e che la paura di poter rimanere sola e di poterla perdere ombreggiava costantemente nella sua anima. A contribuire al suo stato di emarginazione fu però la progressiva perdita dell’udito, problema che la costrinse a seguire numerosi incontri di riabilitazione, ma con scarsi risultati.

Benedetta 21anniL’animo religioso intanto si fece sempre più evidente nella giovane venerabile, la voglia di vivere e di aiutare gli altri diventarono delle priorità quasi imprescindibili. Alla domanda “cosa è la vita?” rispose: “Un sogno, un sogno bello e triste, un godimento e un dolore insieme, una prova: una prova in cui si è soli davanti all’infinito.” Benedetta incentrò la sua vita prevalentemente nella figura illuminante e protettiva di Dio: mèta e Amore Puro.

Nonostante la precaria situazione di salute, nell’ottobre del 1953, a soli 17 anni, si iscrisse all’Università di Milano. Inizialmente influenzata dal padre, scelse di intraprendere gli studi di Fisica. Dopo successivi ripensamenti, e con una maggiore consapevolezza nelle sue aspirazioni decise di intraprendere quella di Medicina. Il trasferimento a Milano vide la giovane forlivese nuovamente costretta ad abbandonare la famiglia e ad intraprendere una strada completamente diversa. L’immagine di una città così grande le procurò un maggior senso di solitudine e di nullità. La sordità continuò intanto a causarle gravi problemi relazionali e scolastici. Il prof. Ettore Brocca, assistente ordinario di Clinica Otorinolaringoiatrica preoccupato per le condizioni di Benedetta, pensò che la sordità di lei fosse di origine psichica. Le consigliò quindi di iniziare una cura psicoterapeutica.

Durante gli esami alcuni professori si dimostrarono poco disponibili nei suoi confronti. Il 26 aprile 1955 chiese di essere ammessa a sostenere, nella sessione estiva, gli esami di Biochimica, di Microbiologia e di Anatomia Umana. Ai primi due fu appena sufficiente a quello di Anatomia venne respinta. La richiesta di Benedetta di poter ricevere le domande per iscritto, a causa dei problemi uditivi, fece infuriare il professore che le consigliò di cambiare professione, ritenendo intollerabile che un sordo potesse esercitare la professione medica. Al secondo appello con l’esame di Anatomia, superato con un dignitoso 23/30.Venerabile Benedetta Bianchi Porro2

Mi accade di trovarmi a volte a terra, sotto il peso di una croce pesante. Allora Lo chiamo con amore e Lui dolcemente mi fa posare la testa sul suo grembo“.

Il 12 luglio 1955 venne ricoverata presso la casa di cura Villa Igea a Forlì, causa: ipotrofia all’arto inferiore destro con conseguente resezione del femore e successiva riabilitazione. Nel 1956 iniziarono i problemi alla congiuntiva, dopo aver consultato un oculista di Brescia le venne diagnosticata un’ulcera corneale. Il fratello Gabriele decise di portarla a controllo a Milano all’Ambulatorio della Clinica Oculistica, dove il prof. Leo le diagnosticò una papilla da stasi, sintomo di ipertensione endocranica, spesso indice di tumore.

Fu attraverso le conoscenze mediche appena acquisite che Benedetta riuscì ad autodiagnosticarsi il suo male: neurofibromatosi diffusa o sindrome di Von Recklinghausen. Il 27 giugno venne fissato un nuovo intervento per asportare un neurinoma del nervo acustico in sede pontocerebellare e per procedere alla decompressione cranica. Per errore del chirurgo le venne reciso il nervo facciale VII sinistro e le si paralizzò l’intero lato facciale.

la vita in sé e per sé mi sembra un miracolo, e vorrei poter innalzare un inno di lode a Chi me l’ha data … Certe volte mi chiedo se non sia io una di quelle cui molto è stato dato e molto sarà chiesto…

Il 4 agosto 1959 venne ricoverata presso la clinica neurologica del <Beretta>, dove le diagnosticarono una aracnoidite spinale. L’intervento non ebbe risultati positivi, anzi, a seguito di questo le si paralizzarono gli arti superiori, lo sfintere vescicale e inoltre la sordità divenne totale.

Venerabile Benedetta Bianchi PorroAi primi di settembre riprese a studiare, si iscrisse al quinto anno di Medicina.  Benedetta entrò in crisi e iniziò a pensare di dover cambiare facoltà optando in ultima analisi per Biologia. Tutti gli amici medici le sconsigliarono di prendere questa decisione e alla fine scelse di rimanere a Medicina.

Le condizioni fisiche si aggravarono, il 30 novembre 1960 inviò al rettore la domanda di “rinuncia agli studi”. Nel gennaio 1961 riprese a scrivere il diario, sospeso durante gli anni di studio universitari.

… mi sono accorta più che mai della ricchezza del mio stato e non desidero altro che conservarlo”. Ci sono giorni in cui si accorge di aver bisogno di“attingere forza dalla Mamma celeste, poiché non so abituarmi come vorrei a vivere felicemente nel buio”, ma sempre più deve riconoscere che “nella tristezza della mia sordità, e nella più buia delle mie solitudini, ho cercato con la volontà di essere serena per far fiorire il mio dolore

Nel 1962 fece il primo pellegrinaggio a Lourdes. Dopo aver fatto domanda all’UNITALSI partì dal 24 al 31 maggio. Con la metà di ottobre del 1962 terminò definitivamente il Diario. I suoi pensieri, interamente riguardanti la religione e il cammino interiore, vennero appuntati sull’Agenda della Motta. Scrivere le comportava un grandissima fatica e una notevole quantità di tempo.

Il 15 ottobre 1962 venne ricoverata all’Ospedale Civile di Desenzano. La diagnosi: neurofibromatosi multipla e febbre da foci dentari. Presentava inoltre piaghe da decubito al sacro e alla regione glutea di sinistra, le erano impossibili le Venerabile Benedetta Bianchi Porro5funzioni fisiologiche. Le furono estratti 14 denti. Al controllo oculistico risultò che la stasi si era accentuata con edema intenso delle papille. Il 28 novembre venne dimessa.

A causa di un peggioramento della vista il 12 dicembre fu sottoposta ad un nuovo intervento chirurgico: deviazione del liquor cerebrale nella giugulare. A seguito dell’intervento perse completamente la vista. L’unico contatto con il mondo esterno passava attraverso il palmo della sua mano. La madre comunicava con lei attraverso dei segni e Benedetta rispondeva con un impercettibile bisbiglio.

“Io non posso offrire più nulla al Signore, le mie mani sono vuote, non ho che poche briciole di pane: ma anche qui nel mio letto sento tutta la tenerezza della primavera scaturita. E a Dio offro tutti i fiori del mondo che sono sotto il sole, sbocciati.” 

Il 20 gennaio 1964 si confessò e ricevette la comunione dal parroco di Sirmione. Prima di morire il suo pensiero ritornò ad una leggenda a lei cara, la leggenda del mendicante e del re. Morì il 23 gennaio del 1964. Attualmente è grazie al Diario da lei composto si ritiene possibile conoscere e comprendere le sue scelte e i suoi travagli interiori. Nel dicembre del 1993 la Chiesa cattolica emise il decreto di Introduzione alla causa di santità e pertanto, secondo l’uso consolidato, le spetta il titolo di Venerabile.

Fonti: http://www.santiebeati.it/dettaglio/90001http://it.wikipedia.org/wiki/Benedetta_Bianchi_Porro

SAN VINCENZO PALLOTTI

SAN VINCENZO PALLOTTI

fondatore dell’Unione dell’Apostolato Cattolico – 22 gennaio

san vincenzo pallotti (1)Vincenzo Pallotti, romano, nato nel 1795 e prete dal 1818, va incontro a diffidenze e ostacoli nel mondo ecclesiastico perché come pochi altri (don Nicola Mazza a Verona, per esempio) capisce ciò che il tempo esige dai cattolici.

Nacque a Roma in una casa in via del Pellegrino, nel rione Parione, terzo di dieci figli, da Pietro Paolo, umbro, proveniente da San Giorgio di Cascia, e da Maria Maddalena De Rossi, romana; fu battezzato il giorno successivo, nella chiesa di San Lorenzo in Damaso.

Studiò prima presso la scuola di San Pantaleo e successivamente al Collegio Romano e all’Archiginnasio. Sin da giovane mostrò amore per la preghiera, la disciplina, il digiuno e la dura penitenza.

SAN VINCENZO PALLOTTILa tradizione devozionale gli attribuisce capacità di preveggenza: una volta, giocando da solo alla palla, fu visto rimanere assorto per qualche minuto; ridestato dalla madre, gli fu chiesto cosa stesse facendo e avrebbe risposto: «è quando mi vedrete dir messa all’altare di San Filippo!».

Il 10 settembre 1817 divenne diacono e nel 1818 fu ordinato sacerdote e, pur appartenendo al clero secolare, si ascrisse a tre ordini religiosi, come terziario dominicano, minimo e francescano.

Dopo il tornado della Rivoluzione francese e di Napoleone, vescovi, preti, religiosi, studiosi, si spendono generosamente in difesa della fede. E lui vede e apprezza. Ma dice che non basta, non basta più: il problema vero non è proteggere il recinto dei credenti. No, ora bisogna conquistare altri credenti ancora, dappertutto, abbattendo i recinti. E aggiunge: “questo è compito di tutti, perché ogni singolo cristiano ha il dovere di custodire la fede e di diffonderla dove non c’è ancora o non c’è più. Questo è un programma di attacco.

Vincenzo rispetta il mandato apostolico peculiare del Papa, dei vescovi, del clero; ma parla poi di “apostolato cattolicocome dovere e competenza di ogni credente, perché “a ciascuno ha comandato Iddio di procurare la salute eterna del suo prossimo“. Su questa base sorge nel 1835 l’Opera dell’Apostolato Cattolico, associazione di laici che avrà come “parte interna e motrice” una comunità di sacerdoti, seguita dalla congregazione delle suore dell’Apostolato Cattolico (chiamati comunemente Pallottini e Pallottine). Scopo: far conoscere Cristo con la parola, l’insegnamento, le opere di carità spirituale e materiale.SAN VINCENZO PALLOTTI1

Vincenzo morì a Roma il 22 gennaio 1850, dopo una breve agonia, recitando le parole del salmo In Te Domine speravi; non confundar in aeternum; come riportato da Pistilla e Proja, alcuni giornali dell’epoca titolarono: «È morto il santo, l’apostolo di Roma. È morto il padre dei poveri». Le sue spoglie, private dei cilici e delle catene, che portava anche in punto di morte, furono esposte in San Salvatore in Onda, dove riposa tuttora sotto l’altare maggiore, incorrotto e visibile a tutti: per tre giorni, presso la sua bara, si radunò una folla di fedeli.

Vincenzo muore con la fama di sant’uomo che ha fatto uno sbaglio. Quello sbaglio che però andrà avanti, trovando i Pallottini sempre vivi e operosi alla fine del XX secolo. Quello sbaglio che ha portato aria nuova nella Chiesa, ma che rallenterà la causa della sua canonizzazione, sempre con malintesi e miopie intorno all’iniziativa. Ci vorrà papa Pio XI a spazzare riserve e diffidenza, proclamando Vincenzooperaio vero delle missioni“, “provvido e prezioso antesignano e collaboratore dell’Azione Cattolica“. Giovanni XXIII lo proclamerà santo nel 1963. Due anni dopo, il decreto Apostolicam actuositatem del Vaticano II dirà solennemente: “I laici derivano il dovere e il diritto all’apostolato dalla loro stessa unione con Cristo Capo“. Le parole di Vincenzo Pallotti risuoneranno così, dopo 130 anni, nella Chiesa universale con la voce di Paolo VI e dei vescovi di tutto il mondo.

Fonti: http://www.santiebeati.it/dettaglio/31050http://it.wikipedia.org/wiki/Vincenzo_Pallotti

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IL DIAVOLO

IL DIAVOLO

gesù e il demonioUn’intervista a Don Giuseppe Tagliareni, particolarmente impegnato nella cura pastorale delle persone oppresse da causa malefica, il quale lancia l’allarme: “Satana sempre più forte a causa del maggior numero di peccati compiuti dall’umanità

Tratta dal forum di Marco Fava lucedelmondo

Padre Giuseppe Tagliareni, classe 1943, laureato in Medicina a Palermo nel 1968, ordinato sacerdote nel 1976 a Torino, parroco a Calamonaci (Arcidiocesi di Agrigento) dal 1996 ad oggi, da un ventennio è impegnato – attraverso l’Opera della Divina Consolazione (odc.altervista.org) da lui fondata nel 1983 a Sciacca (AG) – nella cura pastorale delle persone oppresse da causa malefica e quindi, in ultima analisi, dall’influsso diretto o indiretto del demonio, anche per quelle situazioni di invidie e gelosie umane che possono causare dei mali malefici se durano da anni (come nel caso di mali agli occhi e alla testa, impedimenti nello studio e negli esami, impedimenti nel matrimonio e nell’avere figli, rovine economiche, incidenti a catena, disturbi che sembrano malattie senza esserlo, etc). Al Padre abbiamo posto alcune domande su satana, gli esorcismi e i mali malefici.

Padre Tagliareni, Chi è Satana? Come immaginarlo?

padre-giuseppe-tagliareni-2Satana è il diavolo, il capo dei demoni, l’angelo ribelle a Dio che trascinò nella sua ribellione altri angeli, che furono tramutati in demoni. Essi si oppongono a Cristo e a Dio. Sono invidiosi dell’uomo e ordiscono per la sua rovina. Solo Dio li può debellare. San Michele, capo degli angeli fedeli, ha vinto Satana ma con l’aiuto di Dio. La guerra tra angeli buoni e angeli cattivi continua sulla terra e così sarà fino alla fine del mondo. Il demonio vuol prendere il dominio completo sugli uomini per farsi il suo regno, in opposizione al Regno di Gesù Cristo, Dio fatto uomo. Gli angeli sono puri spiriti (senza corpo), perciò non si possono rivestire di immagini, se non per nostro comodo. Essi sono dotati di pensiero intuitivo e grande potenza sul creato, ben più di un genio umano; essi ci superano immensamente, ma non possono fare tutto ciò che vogliono, perché Dio mette dei limiti e difende la nostra libertà”.

Esiste dialogo tra Dio e Satana?

Non lo sappiamo. Di certo Satana urla e bestemmia continuamente Dio. Nella Bibbia, dopo il peccato di Adamo ed Eva, Dio maledisse il serpente (diavolo) e lo condannò a strisciare e ad essere calpestato dal tallone del Figlio della Donna (la Madonna). Nel libro di Giobbe pure vi è un dialogo tra Dio e Satana, ma è figurativo. Nei Vangeli si vede Gesù che a volte interroga i demoni e poi li caccia, ma non dialoga con loro”.

Non potrebbe Dio bloccare l’azione di Satana? Non potrebbe bloccare l’opera degli stregoni e dei maghi?

“Certo che può e alla fine lo fa sempre. Ma Dio dà anche a Satana la libertà di agire, di tentare, ma sempre entro certi limiti. Così pure, stregoni e maghi possono fare i loro riti e magie, che hanno effetti limitati anche se pericolosi. La stessa cosa vale per un mafioso o per uno spacciatore: Dio permette loro di agire e anche di fare il male, ma fino ad un certo punto. In ogni caso vale la regola generale: Dio permette un male solo per ricavarne un maggior bene. Bisogna sapere che molti si riavvicinano a Dio e alla Chiesa dopo essere stati scottati dalla magia e dall’azione diabolica su di loro”.Gesù scaccia i demoni

Molti non credono nel demonio e pensano che tutto sia spiegabile con teorie psicologiche o psico-analitiche. Che ne dice?

“Ognuno può credere quello che vuole. Bisogna però vedere se le sue teorie tengono e se riesce a liberare coloro che sono oppressi da disturbi malefici. Con l’esorcismo ci si riesce, anche se faticosamente. Nei casi di vera ‘possessione’, la psicologia e la psicanalisi non possono fare nulla. Ci si trova davanti una entità sconosciuta e terribile che prende il posto della persona e domina il suo corpo ora più ora meno, facendogli fare cose inspiegabili con le leggi naturali. L’esistenza del demonio è rivelata da Dio stesso e Gesù lo combatté sempre e diede ai suoi discepoli il comando di cacciare i demoni”.

Il demonio può localizzarsi in un uomo, in una sua parte, in un luogo? E può coabitare con lo Spirito Santo?

“Con la permissione di Dio si può ‘localizzare’ e allora dà segni della sua presenza malefica che rimane invisibile, segni che sono diversi ma che superano la ‘normalità’. Il libro di Giobbe descrive bene quello che il demonio può fare: disgrazie, infestazioni, morie di animali, tempeste, incursioni di briganti, morti improvvise, malattie incurabili, etc. Egli non può coabitare con lo Spirito Santo che è Dio, come le tenebre non possono resistere se c’è luce. Tuttavia, se Dio lo permette, anche una persona santa può essere temporaneamente posseduta nel corpo, mentre Dio abita nel cuore e nell’anima di questa persona. Ciò è permesso per un disegno meraviglioso di Dio, che si avvale anche di Satana”.

maligno opera nella menteChe relazione c’è tra libertà e tentazioni e poi tra libertà e possessione diabolica?

“La libertà è una dote che il Creatore ha dato all’uomo e nessuno può togliere, anche se il suo esercizio è spesso condizionato da molti fattori. Nella tentazione è dato a Satana il tempo di mettere alla prova la nostra libertà di aderire a Dio o al peccato. La tentazione può essere molto forte, ma Dio non permette che siamo tentati oltre le nostre forze e ci dà sempre la via d’uscita, se lo vogliamo. La possessione invece, viene addosso come una malattia, senza che uno l’abbia voluto o desiderato; di solito la libertà non è tolta del tutto. Durante l’esorcismo, se c’è vera possessione emerge il demonio dentro il corpo della persona. Egli allora può anche bestemmiare e dimenarsi, sputare e dare calci o morsi; ma la persona non ricorda nulla di quanto avviene durante l’esorcismo e non è responsabile di quanto dice con la sua bocca o fa con le sue mani: un altro opera in lei”.

Gesù liberò da Satana?

“Sì, ma la vittoria di Cristo Capo deve passare alle sue membra, che sono i cristiani e poi nel mondo intero, dove purtroppo regna Satana. La lotta, iniziata alle origini dell’umanità dunque, continua ad ogni generazione, fino alla fine del mondo. Però con Gesù in noi, abbiamo la vittoria sicura; così con la Madonna che intercede per noi: Satana non la può sopportare, perché è la creatura “tutta Santa”, la più amata da Dio e lo strumento della Sua incarnazione tra gli uomini. Su chi è devoto della Madonna, Satana non ha potere”.

La Madonna, nelle sue apparizioni, parla spesso di Satana. Si può dire che egli oggi sia più forte che nel passato?

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Sì, non perché sia cambiato, ma perché gli uomini oggi peccano molto di più che nel passato. E’ il numero di peccati che dà potere a Satana. Oggi poi, questi sono enormemente aumentati per mezzo della televisione e di internet che entrano in tutte le case e spengono la preghiera e il dialogo tra gli sposi. Molte persone non frequentano più né la Chiesa né i Sacramenti e così cadono sotto il potere del Maligno. Basti vedere gli aborti, i divorzi, l’abuso di alcol, la droga, i delitti che si fanno e gli scandali che si diffondono in pochi minuti per il mondo intero, mentre il bene non fa notizia”.

Vedi articolo “Il diavolo in ginocchio” 

Che cosa dice, riguardo agli esorcismi, la Chiesa Cattolica?

Dice che il Divin Salvatore ha lasciato alla sua Chiesa il potere di cacciare i demoni e vuole che così si faccia, come faceva Lui stesso. D’altra parte, poiché si tratta di un ministero difficile, il Diritto Canonico prescrive che il Vescovo dia questo incarico a Sacerdoti particolarmente preparati, forti nella fede e integri di costumi, anche se di per sé chiunque nel nome di Gesù può fare esorcismi, anche un laico. In oriente spesso questo ministero è affidato ai monaci, anche se non son preti. In famiglia o in seno a gruppi di preghiera, anche un laico può benedire nel nome del Signore ma non fare esorcismi né interrogare il demonio. Deve poi evitare di imporre le mani ad alcuno. Se nelle preghiere succedono fatti strani, è necessario avvisare il sacerdote responsabile e, se è il caso, anche il Vescovo, perché sia consultato un esorcista. Altra cosa è la preghiera d’intercessione per le persone oppresse, che è sempre utile e può ben affiancare l’opera di un esorcista”.

Quanti sono gli esorcisti oggi operativi in Sicilia?

Pochi e non sono sufficienti al bisogno. Per volontà dei Vescovi di Sicilia, fra’ Benigno Palilla, esorcista che si è formato con padre Matteo La Grua di Palermo, tiene un Corso per sacerdoti esorcisti già da alcuni anni. Nella diocesi di Agrigento non c’è ancora nessun esorcista ufficiale”.

Cos’è esattamente l’Esorcismo?

gabriele-amorth-2-770x594E’ un sacramentale, una particolare forma di Benedizione che la Chiesa fa su una persona che si ritiene oppressa dal maligno. Si tratta di particolari preghiere e gesti che l’Esorcista fa per espellere il diavolo che ha preso possesso del corpo della persona. Nel Vangelo si riportano diversi esorcismi di Gesù: di fronte a lui i demoni si manifestavano, urlavano, straziando la persona posseduta e poi al suo comando scappavano via, liberando l’ossesso. Nel Nome di Gesù la Chiesa da due mila anni fa lo stesso”.

Perché Dio permette la possessione?

Dio permette al demonio non solo di tentare ma a volte anche di vessare e opprimere l’uomo, di procurare sventure, malattie e disastri, come fu per Giobbe. Ma Dio gli fissa limiti invalicabili. Ciò è permesso per un bene maggiore delle anime, per dare gloria a Dio e per mostrare che Satana c’è ed è pericoloso. Bisogna aggiungere che i casi veri di possessione sono pochi ma non rari. La pratica esorcistica parla di qualche decina di persone su mille che ritengono di avere Satana addosso. La maggioranza ha solo disturbi minori che non richiedono l’esorcismo, ma altri Sacramentali”.

Come si fa l’Esorcismo?

san_benedetto“Prima di tutto ci vuole l’assenso della persona interessata e l’assistenza di suoi familiari e di collaboratori dell’Esorcista, tra cui anche medici e psichiatri. Una volta che si è certi della diagnosi di possessione, si fa l’esorcismo seguendo l’apposito Rito prescritto dalla Chiesa. Le preghiere si possono prolungare anche per ore. Quasi subito Satana si manifesta con urla, bestemmie, atti di violenza, sputi; egli non sopporta le preghiere, l’acqua benedetta, la stola, la mano o il soffio del sacerdote, la croce, le reliquie dei Santi, la Bibbia; a volte fa il gradasso e si fa beffe dell’Esorcista. Ma egli sa che ha partita persa: prima o poi dovrà uscire e andarsene. Purtroppo spesso ritorna e quindi il “lavoro” dovrà continuare ed essere sostenuto da molta preghiera, da S. Messe, dall’avvicinamento a Dio di tutti i familiari, da vera conversione”.

Ricorda qualche particolare interessante?

“Si, tanti. Il demonio non dice mai il nome di Gesù e di Maria, neanche se costretto. Risponde: Non posso!. Se si insiste, dice: Quello, Quella. Una volta, l’esorcista chiese: Chi è Quello? Forse Quello che ha le piaghe alle mani e ai piedi?. Il demonio rispose piagnucolando: Io gliele ho fatte! E Lui dona la Vita!. In un altro esorcismo, fu fatta la stessa domanda riguardante la Madonna, che egli chiamava Quella. Il sacerdote chiese: Chi è “Quella?. Rispose: Quella che vuole tutti in Cielo.

Ci sono esorcisti più forti ed esorcisti più deboli, o l’uno vale l’altro?

Padre Pio_0Ci sono sempre delle differenze tra gli uomini e questo vale anche nel campo degli esorcisti. Chi libera è sempre Gesù e la liberazione spesso non si sa quando avverrà. Molti Santi sono stati ottimi esorcisti, come San Benedetto, San Francesco d’Assisi, San Domenico, Santa Caterina da Siena, San Pio da Pietrelcina, etc. Negli esorcismi si ha maggiore efficacia invocando certi Santi e usando certe reliquie, che il demonio non sopporta”.

Che valore protettivo ha portare al collo immagini sacre? Sono molto in uso medaglie, crocifissi, scapolari…

Queste cose proteggono dal male, perché portano una Benedizione. Tuttavia bisogna osservare due cose: che non sono talismani e che non sono assoluti. E cioè, ci vuole sempre la fede e la pratica della vita cristiana (preghiera, S. Messa, etc.)”.

E’ vero che il miglior esorcismo è la confessione?

Sì, se si vuole togliere potere al demonio su di noi. Il suo potere infatti, è legato al peccato; e i peccati si tolgono con la Confessione. No, se si vuole usare la Confessione a posto dell’Esorcismo, quando c’è una possessione. In questo caso ci vogliono tutt’e due”.

Che differenza c’è tra un mago e un esorcista?

“Il mago ha dei poteri concessi dal demonio; l’esorcista ha poteri dati da Dio con l’ordinazione o col Battesimo. Il mago accredita se stesso per guadagnarci col suo “lavoro” e fa pagare salato i suoi servizi; l’esorcista non ci guadagna nulla sul piano economico: gli esorcismi non si pagano, anche se a volte durano più ore, mesi e il demonioanni. Gesù ha detto agli Apostoli: ‘Gratuitamente avete ricevuto; gratuitamente date’. Chi ci guadagna è l’anima e i parenti, che si avvicinano tutti a Dio e ne vedono la potenza”.

Il fatto di non trovare esorcisti o esorcisti validi spinge ad andare dai maghi. È peccato? E se si viene davvero guariti? È peccato andare da cartomanti?

“La Chiesa condanna il ricorso ai maghi, perché essi lavorano con poteri occulti dati dal demonio, il quale non va certo contro se stesso. Furbamente egli il male non lo toglie del tutto, ma lo cambia e lo rende più forte. La Bibbia proibisce di consultare simili operatori e anche chi invoca gli spiriti, chi fa opere di magia e stregoneria, chi pretende di predire il futuro, chi fa sacrifici umani (come nelle sètte sataniche): sono cose abominevoli che attirano i fulmini di Dio su chi li fa. Chi si mette col ‘maledetto’ (Satana) avrà parte delle sue maledizioni”.

Quali sono i sintomi che fanno pensare agli esorcisti di un intervento di Satana?

“Sono tanti, ma bisogna credere sempre che si possa trattare di disturbi patologici, tranne che non si dimostri il contrario. Per questo è utile fare delle diagnosi mediche e psichiatriche. Molti disturbi però si evidenziano durante gli esorcismi. Ne citiamo alcuni: parlare o capire lingue straniere mai studiate, conoscere cose occulte, sviluppare una forza superiore di molto alla propria costituzione fisica, avversione al sacro (ai Santi, alle reliquie, all’acqua benedetta, alle preghiere dell’esorcista, alla santa Comunione, alla Messa, alla stola del sacerdote e alla sua mano o al soffio sulla faccia, alla croce e al Crocifisso, etc.). Le persone possedute soffrono moltissimo: vengono bloccate nei loro movimenti, depressione 6tormentate nei pensieri, impedite di pregare, di uscire a volontà, di lavorare serenamente; a volte sono vessate nel corpo con dolori e striature di sangue, graffi, incisioni, sonno malefico o al contrario insonnia invincibile, rifiuto del cibo o al contrario bulimia infrenabile. Questi e altri sono i disturbi più frequenti; ma bisogna saper fare una diagnosi precisa, anche con l’aiuto di una equipe di specialisti che lavorano insieme con l’esorcista. Non bisogna veder il demonio dappertutto, ma neanche chiudere gli occhi!”.

Quali sono i principali ostacoli che incontra un esorcista?

Tanti: la mancanza di fede e di costanza, l’insufficiente preghiera di lui e delle persone coinvolte; la passività, per cui si attende quasi la bacchetta magica nelle mani dell’esorcista e non ci si impegna a cambiare vita. Altri ostacoli sono impedimenti di vario genere che Satana mette per non fare arrivare dall’esorcista, per esempio: incidenti di macchina, febbri strane, sonno malefico, etc. Un forte ostacolo è l’incredulità dei preti sull’azione del demonio e la riluttanza dei Vescovi a nominare esorcisti per la propria diocesi. Molti di loro credono di fare bene ad essere increduli, a non vedere il demonio dappertutto, a mandare le persone dallo psicologo o dallo psichiatra e pensano che parlare oggi di possessioni e di malefici fa ritornare al Medio-Evo. Ma purtroppo, non risulta che il demonio sia andato in pensione! … E quando non si crede alla sua presenza, gli si fa un gran piacere perché può “lavorare” indisturbato. E’ molto interessante leggere un libro di un grande esorcista recentemente scomparso: padre Pellegrino Ernetti, ‘La catechesi di Satana’, in cui il demonio è costretto a rivelare tante cosette interessanti, che a lui piacciono o dispiacciono”.

preghieraAiutare un indemoniato comporta danni come, ad esempio, le vendette di Satana?

No. Siamo protetti dai nostri santi Angeli custodi e dalla Madonna. Nessuna paura. D’altro canto bisogna pregare e usare Sacramenti e Sacramentali”.

Gli esorcisti interrogano il demonio e ne ottengono risposte. Ma se il demonio è il principe della menzogna, che cosa di utile si può ottenere ad interrogarlo?

“Se l’esorcista interroga il demonio, lo fa non per vana curiosità ma per possederne il nome e umiliarlo col nome di Gesù. Egli non resiste a questo nome e non gli va affatto di dirlo. Non lo dice mai. Piuttosto, dice: “Quello”. Il demonio è costretto a glorificare Gesù, anche se lo odia mortalmente. C’è una forza che lo fa parlare per dare gloria a Dio e far crescere ancor più nella fede l’esorcista stesso e quelli che l’assistono”.

Sono colpiti dai disturbi satanici più uomini o donne? Più giovani o vecchi?

Non ci sono statistiche certe, anche perché per molti anni dopo il Concilio Vaticano II (1962-65) la Demonologia è stata messa in soffitta. Solo di recente le cose stanno lentamente cambiando. In Italia ci sono ormai parecchi esorcisti, ma non in numero sufficiente; in Spagna ce ne sono cinque; in Portogallo uno; in Germania nessuno. Ma le possessioni non mancano mai, tanto più quanto meno ci si avvicina a Dio e si pecca. Più colpite sembrano le donne e gli adulti”.inferno2

Perché Dio permette che un bambino innocente possa già nascere con disturbi malefici, o addirittura con una possessione diabolica?

“C’è sempre un disegno divino nelle cose, specialmente nella sofferenza di un innocente. D’altro canto, il più innocente e sofferente è Gesù Cristo crocifisso. Ma con la sua croce Egli ha redento il mondo. Si può dire che se chi soffre è colpevole, la sua sofferenza serve soprattutto a lui per purificarsi ed espiare i suoi peccati; se chi soffre è un innocente, la sua sofferenza serve per altri e a lui sarà dato un grande premio da Dio”.

SCRISSE SANT’ISIDORO DI SIVIGLIA

san isidoro di sivigliaI demoni sono spiriti impuri, sottili e vaganti, soggetti nell’animo a passioni, razionali per intelletto, aerei nel corpo, eterni per il tempo, nemici dell’umanità, smaniosi di nuocere, tronfi di superbia, astuti nelle falsità, sempre nuovi nell’inganno.

Essi agitano i sensi, sconvolgono i sentimenti, turbano la vita, inquietano il sonno, causano malattie, intimoriscono le menti, tormentano le membra, dirigono le sorti (i responsi divinatori), simulano oracoli con inganni, suscitano la passione d’amore, infondono l’ardore sensuale, si nascondono in immagini sacre; invocati si fanno presenti, si manifestano in forme verosomiglianti, assumono sembianze diverse, talvolta si trasformano in forme angeliche.

Costoro caduti per superbia dalla sede celeste, dimorano ora nell’aria.

FONTE:  http://lucedelmondo.forumfree.it/?t=55107591

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BEATA EUROSIA FABRIS BARBAN

BEATA EUROSIA FABRIS BARBAN

Sposa e Mamma, Terziaria francescana – 8 Gennaio

Beata_EurosiaPiù comunemente conosciuta come “MAMMA ROSA”. Chiese ai familiari tempo per scoprire nella preghiera quale fosse la sua vera vocazione, nella volontà di Dio. Diviene quindi moglie e madre di 9 figli, tre dei quali divennero sacerdoti.

Quarta di sette figli, Eurosia Fabris nacque a Quinto Vicentino, un comune agricolo a pochi chilometri da Vicenza in Italia, il 27 settembre 1866 da Luigi e Maria Fabris, contadini, che si erano sposati il 16 novembre 1852 a Grantortino (Padova).  Battezzata nella locale chiesa parrocchiale intitolata a S. Giorgio, dal padrino Antonio Marangoni e dalla madrina Maria Bigolo, assistente al parto, le fu dato il nome di Eurosia, la santa a cui è dedicato un altare della chiesa stessa.

Nel 1870, a 4 anni, Eurosia si trasferì con la famiglia a Marola, frazione del comune di Torri di Quartesolo (Vicenza), dove rimarrà per tutta la vita. Trascorse la sua infanzia nell’ambito familiare profondamente religioso, caratteristica in genere di tutte le famiglie vicentine dell’epoca. Frequentò solo le prime due classi elementari tra il 1872 e il 1874, dovendo aiutare i genitori nei lavori dei campi e la mamma nel disbrigo delle faccende domestiche.

BEATA EUROSIA FABRIS BARBAN2Le bastò, tuttavia, per imparare a scrivere e a leggere quei testi sacri o di argomento religioso che saranno poi la sua passione, in particolare il catechismo, la storia sacra, la Filotea, le Massime eterne di S. Alfonso de’ Liguori.

Oltre che nelle faccende domestiche, aiutava la mamma anche nel mestiere di sarta, nel quale Eurosia diventerà poi maestra. Ricca di doti umane e religiose, come attestano i familiari, le compagne, le amiche o semplici conoscenti, Eurosia sarà sempre attenta alle esigenze della sua famigliaA 12 anni ricevette la prima Comunione. Da quel giorno in poi, si accostò al sacramento eucaristico in ogni festa religiosa, non essendo ancora in quel tempo praticata la comunione quotidiana. Bisognerà attendere il famoso Decreto di San Pio X nel 1910.

«Il Signore ci provvede di più, quando facciamo la carità per suo amore. Se doniamo qualcosa ai poveri, è come se l’offrissimo a Gesù in persona. Questo pensiero mi commuove tanto, che darei via anche me stessa»!

Iscritta all’Associazione delle Figlie di Maria nella parrocchia di Marola, fu assidua alle riunioni periodiche del gruppo, ne osservava lo statuto con diligenza, fedele alle pratiche religiose del culto mariano: il rosario quotidiano, i fioretti, le processioni. Ad infervorare la sua pietà mariana contribuì anche il vicino santuario della Madonna di Monte Berico, punto di riferimento per la sua devozione, poiché il santuario era visibile, alto sul colle, da Marola.

BEATA EUROSIA FABRIS BARBAN1Vita riservata fu quella di Eurosia, schiva anche dai piaceri leciti, tutta dedita ad alimentare, con nuovo fervore, la sua già intensa fede.  Le sue devozioni erano lo Spirito Santo, il Presepio, il Crocifisso, il tabernacolo, la Vergine Santissima, le anime del Purgatorio. Fu apostola in famiglia, tra le amiche e in parrocchia, dove insegnava il catechismo alle fanciulle nonché alle giovani che frequentavano la sua casa, per apprendere l’arte del taglio e del cucito. A 18 anni Eurosia è una giovane seria, pia e laboriosa. Queste virtù e la sua avvenenza fisica non passano inosservate, procurando le diverse proposte di matrimonio, che lei mai prese in considerazione.

Nel 1855 Rosina (così era anche chiamata in famiglia) fu colpita da un evento straziante: una giovane sposa, vicina di casa, morì, lasciando tre figlie in tenerissima età, la prima delle quali morirà dopo breve tempo.

«I figli, che ci ha dati il Signore, sono suoi prima che nostri. E se li vuole per sé, noi dobbiamo esserne grati, anzi felici: con questo ci fa un grande onore. Certo, dovremo faticare di più; ma Dio ci aiuterà».

BEATA EUROSIA FABRIS BARBANLe altre due, Chiara Angela e Italia, contavano rispettivamente 20 e 4 mesi. Col padre delle due orfanelle convivevano uno zio e il nonno, ammalato cronico: tre uomini di carattere diverso e spesso in diverbio tra loro. Rosina ne fu profondamente commossa. Per sei mesi, ogni mattina, si recava a curare quelle bimbe e a riordinare quella casa.

«I figlioli ce li manda il Signore, come un tesoro. Abbiamo confidenza in Dio, che non ci farà mancare mai il necessario».

Poi, seguendo il consiglio dei parenti e dello stesso parroco, dopo aver pregato intensamente, accettò di sposare il vedovo Carlo, ben consapevole dei sacrifici che avrebbe incontrato. Lei considerò la cosa come volontà di Dio che la chiamava a una nuova missione. Il parroco poi dirà:

Questo fu davvero un atto eroico di carità verso il prossimo“.

Il matrimonio fu celebrato il 5 maggio 1886 e allietato da nove figli, ai quali vanno aggiunte le due bambine orfane e altri accolti in casa, tra i quali Mansueto Mazzucco, entrato poi nell’Ordine dei Frati Minori con il nome di fr. Giorgio. A tutte queste creature “Mamma Rosa”, come fu chiamata dopo il matrimonio, donò affetto, premure, sacrifici e solida formazione cristiana. Nel triennio 1918-1921, tre dei suoi figli furono ordinati sacerdoti: due diocesani, uno francescano.

Beata_Eurosia«È meglio essere poveretti, che ricchi!… Non sono le ricchezze che fanno contento il cuore; ma il fare la Volontà di Dio».

Una volta sposata, realizza, con massima fedeltà, i suoi programmi di vita coniugale: sottomissione al marito, del quale diviene consigliera e consolatrice; tenero amore per tutti i figli; capacità lavorativa al di fuori della norma; attenzione a farsi carico di ogni esigenza altrui; intensa vita di preghiera, amore a Dio, devozione all’Eucarestia e alla Vergine Maria. Eurosia diviene per la famiglia un vero tesoro, la donna forte di cui parla la S. Scrittura. Seppe far quadrare il bilancio familiare, molto magro, pur esercitando un’intensa carità verso i poveri con i quali condivideva il pane quotidiano; carità e cura verso gli ammalati con assistenza continua e prolungata; fortezza eroica nel corso della malattia che condusse alla morte suo marito Carlo Barban nel 1930.

BEATA EUROSIA FABRIS BARBAN2«Desidero e sono lieta di essere poverella, perché mi sembra di essere così più amata dal Signore. Se fossi ricca, avrei quasi paura che Dio non mi voglia più tanto bene e che mi aiuti di meno»!

Entrò a far parte del Terz’Ordine Francescano, oggi OFS, frequentandone le riunioni ma soprattutto vivendone lo spirito in povertà e letizia, nel lavoro e nella preghiera, nella delicata attenzione verso tutti, nella lode a Dio Creatore, fonte di ogni bene e di ogni nostra speranza.

La famiglia di Mamma Rosa fu davvero una piccola chiesa domestica dove ella seppe educare i figli alla preghiera, all’obbedienza, al timore di Dio, al sacrificio, alla laboriosità e a tutte le virtù cristiane. In questa missione di madre cristiana, Mamma Rosa si è sacrificata e consumata con un lento continuo logorio, giorno dopo giorno, come una lampada sull’altare della carità.

Morì l’ 8 gennaio 1932. È sepolta nel piccolo cimitero di Marola, in attesa della Risurrezione. Il processo canonico per la beatificazione e canonizzazione fu iniziato solo il 3 febbraio 1975 presso la curia vescovile di Padova, dopo aver superato le incomprensioni e le difficoltà insorte tra le diverse persone giuridiche che dovevano promuoverne la Causa. Si cominciò così a realizzare l’auspicio, espresso un giorno da Pio XII:Bisogna far conoscere quest’anima bella, ad esempio delle famiglie di oggi!“.

Fulgido modello di una santità vissuta nel quotidiano familiare, non che mamma di figli sacerdoti e religiosi animati dal suo esempio di cristiana autentica, le è stato attribuito, il 7 luglio 2003, da Giovanni Paolo II, il titolo di “Venerabile” con il riconoscimento della eroicità delle singole virtù da lei praticate. Nella cattedrale di Vicenza è stata proclamata “Beata” il 6 novembre 2005.

MIRACOLO ATTRIBUITO ALLA VENERABILE SERVA DI DIO

BEATA EUROSIA FABRIS BARBAN1Anita Casonato nacque il 10 settembre 1922 a Vicenza. All’età di 22 anni si presenta una sintomatologia con tosse, febbre elevata, anoressia, astenia. Fu subito ricoverata nell’ospedale di Sandrigo per 45 giorni e la diagnosi fu: “adenopatia tracheobronchiale“; fu curata con iniezioni di calcio, sulfamidici e analettici e quindi dimessa. Rientrata a casa, la paziente non si riprende e scoprono un versamento pleurico a sinistra. Il medico visitò la paziente tutti i giorni fino al 30 novembre senza alcuna prevedibile guarigione. Alle ore 7 del primo dicembre 1944 il dott. Corain trovò l’addome dell’ammalata migliorato per cui non ritenne opportuno intervenire. In pochi giorni le condizioni generali della giovane tornarono alla normalità: i liquidi pleurici addominali si erano assorbiti, scomparve la febbre, per cui il caso fu ritenuto umanamente inspiegabile. La donna rimase ancora a riposo completo solo per qualche giorno, per precauzione, e poi si alzò e si recò in chiesa da sola per ringraziare il Signore.

PREGHIERA

o Vergine SS., che foste la tenera madre, l’ispiratrice e la confidente della vostra figlia «Mamma Rosa», Vi preghiamo, per i suoi meriti e la sua intercessione, di ottenerci la grazia che domandiamo. Ci valga presso di Voi, come impetrazione, il culto e l’amore tenerissimo, ch’essa Vi portò durante la vita. Così, esauditi nella nostra supplica, potremo cantare con Voi il Magnificat a gloria di Dio, mirabile nei suoi Santi. Amen.

Tre Ave Maria, con l’invocazione:

Madre della divina grazia, abbi pietà di noi.

A cura della Postulazione Generale dei FF MM Via S. Maria Mediatrice, 25 – Roma

Fonte:  http://www.webdiocesi.chiesacattolica.it/cci_new/documenti_diocesi/222/2006-01/15-27/Mamma_Rosa_profilo.pdf

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Suor Josefa Menendez

Mistica – 29 dicembre 1923

josefaVisitò per 10 volte l’inferno e attraverso la testimonianza di molte anime, che le si presentavano per chiederle suffragi e preghiere, conobbe anche il purgatorio. Il demonio la incendiava o la trasportava lontano davanti agli occhi atterriti dei presenti. Eppure la sua eroicità si consumava nel nascondimento.

Il 29 dicembre 1923 moriva santamente, a 33 anni, nella casa dei Feuillants a Poitiers, Josefa Menéndez, umile sorella co­adiutrice della Società del Sacro Cuore, dopo solo quattro anni di vita religiosa trascorsi nel più oscuro nascondimento.

Si sarebbe detto che il mondo dovesse ignorarla del tutto, e che non le sarebbe stato concesso se non il fuggevole ricordo delle consorelle; ma ecco che, dopo 40 anni dalla morte, il nome suo risuona nel mondo, e, dall’estremità dell’America, dell’Africa, dell’Asia, dell’Oceania, la si invoca con fervore e si ascolta con rispettoso raccoglimento il Messaggio che, per comando divino, ella doveva trasmettere agli uomini.

Josefa a 18 anniNel 1938, sotto il titolo «Invito all’Amore », l’Apostolato della Preghiera di Tolosa fece conoscere, nella parte sostanziale, il Messaggio del Cuore di Gesù, e l’allora Card. Pacelli, in una lettera di prefazione, si degnò raccomandare a tutti la lettura di quelle pagine. Dopo 5 anni venne chiesta, con insistenza, la biografia completa di Sorella Josefa. Sul principio, tanto la Superiora che il Direttore si mostrarono prudentemente riservati e diffi­denti, ma infine dovettero arrendersi all’evidenza dei fatti, e credere alla Missione dell’umile Sorella.

Il 24 febbraio 1921, di sera, Gesù disse a Suor Josefa: «Il mondo non conosce la misericordia del mio Cuore, dice Gesù a Josefa. Voglio servirmi di te per farla co­noscere… ti voglio apostola della mia bontà e della mia misericordia. T’insegnerò che cosa ciò significhi; tu di­menticati». josefa1E siccome Josefa esponeva i suoi timori: «Ama e non temere di nulla. Voglio ciò che tu non vuoi, ma posso ciò che non potrai. A te non tocca scegliere, ma abbandonarti».

Dio sceglie suor Josefa come vittima per le anime, specialmente per le anime consacrate. La sua missione è duplice: deve essere vittima e messaggera.

«Ama, soffri, obbedisci, le disse, e così potrò realizzare in te i miei Disegni» (9 gennaio 1921). E il 12 giugno 1923 le conferma più chiaramente il suo pensiero: «Riguardo a te, vivrai nella più completa e profonda oscurità; ma perché sei la vittima che ho scelta, tu soffrirai e morirai inabissata nei patimenti. Non cercare né riposo, né sollievo, perché non ne troverai, avendo io così disposto. Ma il mio Amore ti sosterrà. Io non ti mancherò mai».

Come Lui, sarà la vittima pura. Non si può espiare per gli altri se dobbiamo espiare per noi stessi. Dio aveva circondata Josefa, fin dalla nascita, di purezza e non si scorge, nella sua esistenza, alcuna colpa pienamente avvertita. Le sue più grandi infedeltà, come ella stessa diceva, consistevano nell’esitare di fronte ad una missione che la turbava, niente però che avesse potuto in alcun modo offuscarne il cuore e l’anima. Nostro Signore vigilava gelosamente. «Ti voglio talmente dimentica di te, e così abbandonata alla mia volontà che non ti permetterò la più piccola im­perfezione senza avvertirtene» (21febbraio 1921).

Questo amore dà loro una forza so­vrumana di sopportazione che Josefa descrive assai bene: «Da una ventina di giorni l’anima mia si sente attratta a sof­frire. In passato tutto mi faceva paura e quando Gesù mi diceva di avermi scelta per vittima, provavo un fremito in tutto l’essere; ora è l’opposto.A giorni soffro tanto che se Egli non mi sostenesse non potrei vivere, perché patisco in tutte le membra. Nonostante ciò l’anima mia vorrebbe sopportare ancora di più per Lui, benché la natura opponga talvolta resistenza. Quando comincio a provare questi dolori tremo e indietreggio istintivamente, ma nella volontà c ‘e’ una forza che accetta, che vuole, che Sr Josefa Menendez (1890-1923)desidera soffrire di più. Se in quel momento mi si offrisse o di andare in cielo, o di con­tinuare a patire, preferirei mille volte restare in terra per consolare il Cuore divino, benché arda dal desiderio di unirmi a lui. Capisco che è Gesù che mi ha cambiata così…» (30 giugno 1921).

Durante la Quaresima del 1922, Dio la mette in contatto con un altro abisso di dolore, quello del purgatorio. Molte anime vengono ad implorare i suoi suffragi e i suoi sacrifici: «Abbi compassione di me, fa’ degli atti d’umiltà per riparare il mio orgoglio. Così potrai liberarmi da questo abisso.» «- Ho passato sette anni in peccato mortale – confessava un’altra – e sono stata tre anni ammalata. Ho sempre rifiutato di confessarmi. Mi ero preparato l’inferno e ci sarei caduta se le tue sofferenze di oggi non mi avessero ottenuto la forza di rientrare in grazia. Sono ora in purgatorio e ti supplico, poiché hai potuto salvarmi: liberami da questa prigione tanto triste!»

La forza diabolica s’infrangerà contro la fragilità di Josefa. Già durante il suo postulato, il maligno l’assale con una grandine di colpi, giorno e notte, che le vengono inflitti da mano invisibile, specialmente nella preghiera e quando protesta di voler essere fedele ad ogni costo. Talora, viene strappata violentemente dalla cappella, o si trova nell’impossibilità di entrarvi. Altre volte le apparizioni del demonio si succedono sotto l’aspetto di un cane ripugnante, d’un serpente, o, ancora più terribili, in forma umana. Ben presto, nonostante l’assidua vigilanza delle Superiore, Josefa viene ripetutamente trasportata altrove. Sotto i loro occhi essa, ad un tratto, sparisce, e la si ritrova, parecchio tempo dopo, o nel solaio, o sotto qualche mobile, o in qualche luogo deserto. In loro presenza viene bruciata senza che il demonio appaia, e si vedono le vesti di Josefa in fiamme, e sul corpo i segni delle terribili scottature.suor josefa menendez

Dieci volte Suor Josefa sarà bruciata: questo fuoco lascerà tracce non solo sugli abiti, ma ancor più sulle sue membra. Piaghe vive, lente a chiudersi, imprimeranno sul suo corpo cicatrici che ella porterà con sé nella tomba. Vari oggetti di biancheria bruciati si conservano ancora e attestano la realtà della rabbia infernale e il coraggio eroico che sostenne quegli assalti per rimanere fedele all’opera di Amore.

La sera del giovedì santo, 13 aprile 1922, Josefa scriveva: «Verso le tre e mezzo mi trovavo in cappella quando davanti a me vidi qualcuno vestito come Nostro Signore, ma un poco più alto di statura, molto bello, con un’espressione di pace nella fisionomia che attraeva. Indossava una tunica di colore rosso violaceo scuro. In mano aveva una corona di spine simile a quella che Gesù mi portava nel passato». «- Sono il Discepolo del Signore – disse. – Sono Giovanni l’Evangelista e ti porto uno dei gioielli più preziosi del divino Maestro». «Mi diede la corona ed egli stesso me la posò sul capo».

Più di cento volte discende nell’abisso, e, ad ogni discesa, le sembra di esservi entrata per la prima volta e di esservi da secoli interi! Eccetto l’odio di Dio, ella ne subisce tutti i tormenti, tra cui non è il minimo quello di ascoltare le sterili confessioni dei dannati, le grida di odio, di dolore, di disperazione. Quando Josefa ne esce fuori, affranta e sfinita, ogni soffe­renza per salvare le anime le appare ben poca cosa, e, nel tornare a contatto con la vita, il suo cuore non sa contenere la gioia di poter ancora amare!

addolorataLa Madre celeste la soccorre: «Mentre tu soffri, l’azione del demonio su quell’anima è meno forte» (22 luglio 1921). «Tu soffri per riposare Gesù e ciò non basta per darti coraggio?» (12 luglio 1921). Nostro Signore stesso le rivela i tesori di riparazione e di espiazione contenuti nella prova cui la sottopone (6 ottobre e 5 novembre 1922). Dio le concede di vedere, nell’inferno le manifestazioni di rabbia del demonio, allorché gli sfuggono le anime che egli credeva di aver fatte sue, proprio quelle per le quali Josefa aveva espiato!

«Non è il peccato che ferisce maggiormente il mio Cuore, Egli dice , ma ciò che più lo strazia è che le anime, dopo averlo commesso, non vengono a rifugiarsi in me» (29 agosto 1922). Ciò che vuole, ciò che desidera ardentemente, è la fiducia nella sua Misericordia e Bontà infinite. «Non intendo dire che un’amma, per il fatto stesso che è prescelta, non debba più cadere in difetti e venga li­berata da ogni miseria. No, cadrà, e cadrà più volte. Ma se si umilia e riconosce il suo nulla, se si sforza di ri­parare le colpe con piccoli atti di generosità e di amore, se confida e si abbandona di nuovo al mio Cuore, mi glorificherà di più, e potrà far più bene alle anime che se non fosse mai caduta. Poco mi curo della miseria; quello che m’importa è l’amore» (20 ottobre 1922). Ciò che il Cuore divino desidera dai suoi è dunque l’umiltà, la fiducia e l’amore.

Il Messaggio non consiste soltanto nelle parole affidate a Josefa, ma nell’intera vita di lei. E’ stata controllata, seguita da te­stimoni irrefutabili, che possono affermare e la virtù inconte­stabile dell’umile e oscura messaggera misericordia1dell’amore infinito, e la realtà dei suoi stati soprannaturali di cui hanno avuto la prova palpabile. Mai si notò in lei qualche segno di ricerca personale.  Gli scritti di questa umile sorella coadiutrice, ignorante agli occhi del mondo, verranno indubbiamente letti e meditati da teologi e da maestri di vita spirituale. Come già per S. Teresa del Bambino Gesù, si pubblicheranno numerose opere per commentarne la profonda dottrina e scoprirne i segreti d’amore. Ma ciò che è meglio, innumerevoli grazie di conversione e di santità fioriranno dopo la lettura di queste pagine. Il mondo potrà meravigiiarsi che da un nulla, qual è la vita di Josefa, possano scaturire cose tanto grandi, ed è precisamente questo nulla la prova divina. In verità il Messaggio è firmato da mano divina: Digitus Dei est hic!

P. H. MONIER-VINARD S. J.

Per scaricare il libro e avere altre informazioni : http://www.profeti.net/Carismatici/suor%20Josepha%20Menend%C3%A9z/index.htm

Fonti: http://www.profeti.net/Carismatici/suor%20Josepha%20Menend%C3%A9z/Introduzione.htmhttp://purgatorio.altervista.org/doc/testimonianze/josefa/josefa.html

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Novena alla Beata Vergine Maria di Loreto

Novena alla Beata Vergine Maria di Loreto

(dall’ 1 al 9 dicembre)

madonna di loretoPer chi avesse perso le novene che anticipano la festa dell’Immacolata possono ripiegare su quella della Beata Vergine Maria di Loreto.

Vergine Lauretana, nel salutarti con filiale devozione, amo ripetere le parole dell’Arcangelo Gabriele ed anche le tue:

Rallegrati, Maria, piena di grazia, il Signore è con Te” – “Grandi cose ha compiuto in me l’Onnipotente“.

Vergine Lauretana, la tua Casa è dimora di Luce e di Carità, ottieni per me la Luce vera e la Carità piena. Ottieni che la pace pervada il mio spirito talora inquieto e timoroso, che l’amore riempia la mia vita e s’irradi tutt’intorno. Prolunga, o Maria, questo momento di serena gioia, difendimi nelle tentazioni e in ogni altra difficile prova. Con la tua materna protezione Ti prego di farmi giungere alla Casa del Padre dove Tu siedi Regina. Amen.

7 Ave Maria

LA PREGHIERA ALLA BEATA VERGINE DI LORETO

madonna di loreto1O Maria Loretana, Vergine gloriosa, noi ci accostiamo fiduciosi a Te, accogli oggi la nostra umile preghiera. L’ umanità è sconvolta da gravi mali dai quali vorrebbe liberarsi da sola. Essa ha bisogno di pace, di giustizia, di verità, di amore e si illude di poter trovare queste divine realtà lontano da tuo Figlio.

O Madre! Tu portasti il Salvatore divino nel tuo seno purissimo e vivesti con Lui nella santa Casa che noi veneriamo su questo colle loretano, ottienici la grazia di cercare Lui e di imitare i suoi esempi che conducono alla salvezza. Con fede e amore filiale, ci portiamo spiritualmente alla tua Casa benedetta. Per la presenza della tua Famiglia essa è la Casa Santa per eccellenza, alla quale vogliamo si ispirino tutte le famiglie cristiane, da Gesù ogni figlio impari l’ ubbidienza e il lavoro, da Te, o Maria, ogni donna apprenda l’ umiltà e lo spirito di sacrificio, da Giuseppe, che visse con Te e per Gesù, ogni uomo impari a credere in Dio e a vivere in famiglia e nella società con fedele rettitudine.

Molte famiglie, o Maria, non sono un santuario dove si ama e si serve Dio, per questo Ti preghiamo affinchè Tu ci ottenga che ognuna imiti la tua, riconoscendo ogni giorno e amando sopra gni cosa il tuo Figlio divino. Come un giorno, dopo anni di preghiera e di lavoro, Egli uscì da questa Casa santa per far sentire la sua madonna di loreto2Parola che è Luce e Vita, così ancora, dalle Sante mura che ci parlano di fede e di carità, giunga agli uomini l’ eco della sua Parola onnipotente che illumina e converte.

Ti preghiamo, o Maria, per il Papa, per la Chiesa universale, per l’ Italia e per tutti i popoli della terra, per le istituzioni ecclesiali e civili e per i sofferenti e i peccatori, affinchè tutti divengano discepoli di Dio. O Maria, in questo giorno di grazia uniti ai devoti spiritualmente presenti a venerare la Santa Casa ove fosti adombrata dallo Spirito Santo, con viva fede Ti ripetiamo le parole dell’ Arcangelo Gabriele: Ave, o piena di grazia, il Signore è con Te!

Noi Ti invochiamo ancora: Ave, o Maria, Madre di Gesù e Madre della Chiesa, Rifugio dei peccatori, Consolatrice degli afflitti, Aiuto dei Cristiani. Tra le difficoltà e nelle frequenti tentazioni noi siamo in pericolo di perderci, am guardiamo a Te e Ti ripetiamo: Ave, Porta del Cielo, Ave, Stella del Mare! Salga a Te la nostra supplica, o Maria. Essa Ti dica i nostri desideri, il nostro amore a Gesù e la nostra speranza in Te, o Madre nostra. Ridiscenda la nostra preghiera sulla terra con abbondanza di grazie celesti. Amen.

Salve, o Regina.

Fonti: Il libro delle novene ed. ANCILLA  e http://www.preghiereagesuemaria.it/suppliche/supplica%20alla%20madonna%20di%20loreto.htm

L’ORDITO E LA TRAMA

 L’ORDITO E LA TRAMA

 

liugi e maria coniugi quattrocchiAttraverso gli scritti dei coniugi Quattrocchi (V ed. Siena 2001) scopriremo il segreto del loro semplice, ma duraturo matrimonio.

 L’amore di Dio, sorgente e modello dell’amore coniugale

Un passato che cominciò tra i venti e ventiquattro anni della nostra esistenza, che alla luce prevalentemente umana acquistò la propria luce soprannaturale, a poco a poco, dalla nascita dei figli, dalla dedizione a loro, completa, totale, da parte di entrambi, da una guida spirituale che trasfuse a poco a poco l’amore della conoscenza sempre più approfondita di Gesù, dal bisogno che ne derivò della formazione interiore. E tutto questo a poco a poco, ma da sempre, con continuo accrescimento di luce, che è calore, carità, vita. Tutto in comune, con scambio costante di valori effettivi ed affettivi, con un’unica vita di aspirazioni e di mete, con reciproco rispetto e con immenso amore. Con sapore di novità cara, in ogni momento di conversazione, di scambi di pensiero, di vicinanza.

coniugi quattrocchiIn quasi mezzo secolo di vita in comune, lo affermo dinanzi a Dio, mai un attimo di noia, di sazietà, di stanchezza.

 

Vita terrena vissuta nel perenne pensiero, ispirato da Dio stesso, di render felice la persona amata, per quanto dipende da sé. Di abbellire con la propria trama di delicatezza e di amore, l’ordito di una consistenza virile, meno fatta di minuzie, ma tutta compatta nella donazione di sé. Quanto ricambio, del resto, anche di sfumature, che pur avvincono il cuore della donna, ricambio crescente con gli anni, a misura che la trama è più sentita e compresa, filo per filo, per formare il tessuto meraviglioso che risulta dall’insieme dei due.

Vita terrena, fatta di ansietà e di cure, di timori e di raccomandazioni, di tenerezze reciproche, che non sono sentimentalismi o romanticismi, bensì un mondo recinto che dalle abissali profondità e sconfinate estensioni, pur restando fra i due, sa irradiare di fuori amore e luce… Filo per filo; trama in funzione coniugi-quattrocchidell’ordito; l’ordito ragione della trama, e come uno senza l’altra non riesce a formare il tessuto, così l’altra dal primo ha la forza e il sostegno.

Così è il Matrimonio: così soltanto per poter ottenere un valido risultato che sia premio a se stesso e frutto di bene. Filo per filo, intrecciati in Dio uno con l’altra senza soluzione di continuo, mai, fino all’eternità.

La bellezza del canto degli uccelli, di un tramonto, di una vetta, di una marina, di una pittura, di un concerto, di un gesto di coraggio, di bontà, tutto sentito insieme, con un solo palpito, una sola vibrazione di godimento e di gioia, tutto questo, nel più alto senso è vivere. La virtù di una rinunzia, di un dolore, di una prova, accettati con amore, di un’ingiustizia subita, di una delusione provata; le lacrime del cuore per una sofferenza soprannaturale, sostenute in un unico sforzo simultaneo, come un’offerta, un olocausto, è cemento di vitale elevazione, è luce di vita.

beltrame quattrocchiLa gioia del lavoro, della donazione di sé nell’apostolato, nel sacrificio dell’affermazione dell’intelletto nelle scoperte nuove, nella luce del sapere, della conoscenza di Dio, della preghiera che è elevazione dell’anima a Dio, comunicata, assaporata insieme, è fusione completa di anime. Il desiderio di allietare di sollevare, di contentare, di far piacere con premura perenne di costante attenzione, di cure delicate, di divinazione dei desideri più silenziosi e inespressi… quando tutto questo non diluisca la vita interiore e la soprannaturalità dell’affetto, né l’intensità della donazione a Dio, ma diventi quasi preghiera essa stessa nella devozione a una persona carissima e degna, che ti è sposo, padre, amico, figlio dolcissimo, è amore.

Fonte: http://www.parrocchiasantabarbara.it/

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L’INSEGNAMENTO DI MARIA ANNA SALA

L’INSEGNAMENTO DI MARIA ANNA SALA

24 NOVEMBRE 

SANTA MARIA ANNA SALA2Cosa aveva di tanto speciale questa formidabile insegnante,  quale il suo messaggio e cosa ha trasmesso ai suoi allievi, eccovi le risposte e la preghiera per invocare la sua intercessione.

Suor Maria Anna fu semplicemente e totalmente fedele al carisma fondamentale della sua Congregazione. Tre grandi insegnamenti  sgorgano dalla sua vita e dal suo esempio: la necessità della formazione e del possesso di un buon carattere fermo, sensibile, equilibrato; il valore santificante dell’ impegno nel dovere assegnato dall’obbedienza e l’importanza essenziale dell‘opera pedagogica.

Imparino dalla nuova beata soprattutto le religiose ad essere liete e generose nel loro lavoro, anche se nascosto, monotono, umile! Imparino tutti coloro che si dedicano all’opera educativa a non spaventarsi mai delle difficoltà dei tempi, ma ad impegnarsi con amore, pazienza e preparazione nella loro così importante missione, formando ed elevando gli animi ai supremi valori trascendenti.

Particolarmente oggi la Scuola ha bisogno di educatori saggi, seri, preparati, sensibili e responsabili. La tentazione più subdola e sempre ricorrente è quella di voler cambiare la società mutando solamente le strutture esterne; di voler rendere l’uomo felice sulla terra, soddisfacendo unicamente ai suoi bisogni e ai suoi desideri. L’impegno primo e più importante è quello di cambiare se stessi, di santificare se stessi, nell’imitazione di Cristo, nella metodica e perseverante ascetica quotidiana: il resto verrà in conseguenza.

(Tratto dall’omelia di Giovanni Paolo II alla messa celebrata in piazza S. Pietro il 26 Ottobre 1980 per la beatificazione di sr Maria Anna Sala)

TESTIMONIANZA

Giuditta Aighisi Montini, mamma di Papa Paolo VI, che, educata nel collegio di via Quadronno dal 1883 al 1890, ebbe Sr. Maria Anna Sala maestra negli ultimi anni della sua formazione. La provvidenziale circostanza, che legò spiritualmente in modo così meraviglioso un Papa ad un’umile suora educatrice attraverso la sacra trasmissione della Fede operata da una mamma, è rivelatrice di quanto possa essere efficace nella chiesa di Dio il servizio nascosto e faticoso dell’educazione cristiana.

IL SUO MESSAGGIO

Certamente le grazie, che Sr. Maria Anna impetra a chi ricorre alla sua intercessione, sono un’ulteriore, luminosa effusione della sua carità.
Ma non meno efficace, in ordine al divino piano della nostra salvezza, è per noi il suo messaggio:

di pace, nell’umile disponibilità verso tutti i fratelli;

di gioia, nel completo abbandono alla Volontà buona di Dio Padre;

di fiducia, nell’attesa certa del bene, in germe nel cuore dei giovani soprattutto.

La santità di Sr. Sala, che ebbe tanta incidenza sulle ragazze da lei formate, può essere l’ideale per quanti vivono oggi la santa e faticosa missione di educatori cristiani, e può ancora parlare alle giovani generazioni: perché essa è tutta improntata di quella imperturbabile letizia di Dio, che allieta la giovinezza perenne dell’anima.

PREGHIERA

Signore Iddio, Trinità Santissima, che nella infinita tua misericordia ti compiacesti di insignire di doni eletti la Beata Maria Anna Sala, umilmente ti supplico affinché, se ciò è conforme alla tua gloria, tu voglia farmi conoscere quanto ella ti sia cara, concedendomi per sua intercessione la grazia che ora ti domando.

Fonte: http://www.marcelline.org

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BEATA MARIA ANNA SALA

La Beata Cristina e il demonio

LA BEATA CRISTINA E IL DEMONIO 

BEATA CRISTINA DI STOMMELN1

Se non fosse per la grande quantità di contemporanei, testimoni oculari, e testimonianze personali per i fenomeni che la rendono uno dei casi più straordinari di tutta la agiografia, avrebbe dovuto essere liquidata come una donna devota, ma mentalmente malata, che fin da giovane soffriva di allucinazioni su vasta scala.

Abbiamo però la testimonianza del grande teologo Pietro di Dacia che si recò molte volte da Cristina e ha descritto ciò che aveva visto e udito di persona e con lui anche il curatore d’anime e direttore spirituale della Beata, il Parroco Giovanni. 

Il demonio era solito frustarla con delle spine dalla testa ai piedi, quando pregava assumeva la forma di un gallo, per infastidirla. Mentre dormiva il demonio una volta le gettò sul letto 4000 pulci. La veglia di Natale mentre pregava udì un toro che si scagliò verso di lei e le morse la testa. Il demonio la costrinse per quindici giorni al mutismo, ne soffrì talmente tanto che dal petto vomitò sangue.

Una sera pregò i frati domenicani che erano con lei per aiutarla, di uscire dalla sua cella, questo perché il demonio l’aveva minacciata di strapparle i vestiti di dosso. I frati si rifiutarono dicendole che l’avrebbero coperta con dei panni. Il demonio subito le strappò le maniche e il suo vestito di pelliccia, la beata disse: “Infelice, non sai che mio Padre potrà darmi degli altri vestiti!”.

Il demonio portò via i brandelli strappati ma non osò fare di più.

BEATA CRISTINA DI STOMMELN3I frati quando non riuscivano ad entrare nella stanza udivano rompersi le ossa della santa, miracolosamente la ritrovavano in fin di vita ma sempre pronta alla battaglia. Per quattordici giorni il demonio una volta non la fece dormire. La beata disse: “Ogni volta che mi stendo sul letto per dormire, mi invade un calore come se fossi immersa in acqua bollente e il mio corpo si riempie di vesciche”.

I tormenti fin qui descritti non sono nulla, infatti mentre pregava, o camminava, delle volte alla beata Cristina arrivavano chili di escrementi che talvolta erano anche umani. Cristina dovette subire mortificazioni impensabili dalla mente umana. Più volte fu ricoperta di “sozzura” che il demonio le infilava sotto i vestiti o sul volto anche quando stava a letto. La cosa terrificante è che i frati che l’assistevano avvertivano queste sostanze, come tiepide, Cristina le sentiva bollenti sul suo corpo.

Dei demoni nella festività della Beata Vergine, la picchiarono con martelli arroventati. Nel 1284, quando l’esorcista chiese più volte il motivo di quei tormenti, il demonio disse che era per volontà divina. Infatti pronunciò queste parole:

“Non è che per soddisfare il tuo desiderio di soffrire per gli altri”.

Cristina morì a sessant’anni, ma Gesù la chiamò a se dolcemente, con un magnifico profumo che usciva dal suo letto dopo averle ottenuto la liberazione pochi giorni prima il 6 Novembre di quello stesso anno.

FontiIl primo grande dizionario dei santi di Alban Butlerhttp://www.irpiniacattolica.altervista.org/isantipossedutidaldemonio.htm

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