MADONNA DELLA LETTERA

MADONNA DELLA LETTERA

Patrona di Messina, di Palmi (RC) e di Finale (PA) 3 Giugno

1mammadellaletteraUna leggenda che ci porta ad una lettera di ringraziamento di Maria Vergine al popolo di Messina e in dono addirittura alcuni dei suoi capelli. Questo è l’origine del culto della Madonna della Lettera.

Secondo la tradizione san Paolo, giunse a Messina per predicare il Vangelo, e la popolazione lo accolse con entusiasmo, ottenendo così molte conversioni. Nel 42, quando Paolo si accingeva a tornare in Palestina, alcuni messinesi chiesero di accompagnarlo per poter conoscere la Madonna di persona. Così una delegazione di messinesi si recò in Palestina con una missiva, nella quale i molti concittadini convertiti alla fede di Cristo professavano la loro fede e chiedevano la protezione di Maria.

Maria li accolse e, in risposta alla missiva, inviò indietro una sua lettera, scritta in ebraico, arrotolata e legata con una ciocca dei suoi capelli. La delegazione tornò a Messina l’8 settembre del 42 recando l’importante missiva: in essa Maria lodava la loro fede, diceva di gradire la loro devozione ed assicurava loro la sua perpetua protezione. La ciocca di capelli è custodita presso il Duomo di Messina ed esposta nel giorno del Corpus Domini 1.madonna della lettera.1incastonata nell’albero di un piccolo galeone costruito in argento, che rappresenta uno degli esempi della protezione della Madonna per Messina.

Il culto della Madonna della Lettera, comunque, si affermò solo nel 1716, anno in cui il monaco Gregorio Arena portò a Messina una traduzione dall’arabo della lettera di Maria. Da allora la città di Messina celebra la festa il 3 giugno, con una affollata processione del fercolo argenteo della Madonna. Dal culto della Madonna della Lettera viene la tradizione, diffusa soprattutto a Messina e Provincia, dei nomi Letterio e Letteria (abbreviazioni, rispettivamente Lillo e Lilla).

Il testo della lettera consegnata alla delegazione di messinesi recita:

« Umilissima serva di Dio, Madre di Gesù crocifisso, della tribù di Giuda, della stirpe di Davide, salute a tutti i messinesi e Benedizione di Dio Padre Onnipotente. Ci consta per pubblico strumento che voi tutti con fede grande avete a noi spedito Legati e Ambasciatori, confessando che il Nostro Figlio, generato da Dio sia Dio e uomo e che dopo la sua 1madonna-della-lettera-messinaresurrezione salì al cielo: avendo voi conosciuta la via della verità per mezzo della predicazione di Paolo apostolo eletto per la qual cosa benediciamo voi e la vostra città della quale noi vogliamo essere perpetua protettrice.

Da Gerusalemme 3 giugno anno 42 di Nostro Figlio. Indizione 1 luna XXVII »

La frase Vos et ipsam Civitatem benedicimus (“Benediciamo voi e la vostra Città”) è oggi scritta a caratteri cubitali alla base della stele della Madonnina sul braccio estremo del porto di Messina. Da notare che il testo della lettera reca un’incongruenza nella data, poiché a quel tempo non esisteva ancora la datazione cristiana.

Il culto a Palmi 

Nel 1575 scoppiò a Messina una epidemia di peste che procurò la morte di oltre 40.000 persone. I cittadini di Palmi, accolsero quanti fuggirono dalla città peloritana ed inoltre, tramite i suoi marinai, PROCESSIONE DELLA MADONNA DELLA LETTERAmandarono aiuti tramite generi di vitto e olio. Superata la calamità, la città di Messina volle donare alle autorità ecclesiali di Palmi, in segno di ringraziamento per gli aiuti prestati, uno dei capelli della Madonna che furono portati nella città siciliana unitamente alla lettera di benedizione.

Nel 1582 arrivò quindi alla Marina di Palmi un reliquiario contenente un Sacro Capello della Vergine. Da quel momento, anche nel popolo palmese, cominciò la venerazione verso la Madonna appellata col titolo “della Sacra Lettera” e si adottò la sua Effigie nera racchiusa in una manta d’argento a somiglianza di quella venerata nella città peloritana.

La Sacra Congregazione dei Riti, con Decreto del 12 settembre 1733, elesse la Madonna della Lettera quale patrona principale della città, fissandone l’Ufficio Divino e la Santa messa nell’ultima domenica di agosto. Ercole Michele Ajerbi d’Aragona, vescovo della Diocesi di Mileto, il 22 marzo 1734 concedeva 40 giorni d’indulgenza a tutti i sacerdoti di Palmi che, dopo le recita dell’Ufficio Divino, avessero letto devotamente la Lettera di Maria al popolo. Anche Papa Pio VI, in data 26 gennaio 1776, dette l’indulgenza.

1madonnadella lettera processioneIl culto a Finale (PA)

Il culto della Madonna della Lettera arrivò a Finale (PA) tramite il casato dei Ventimiglia, marchesi di Geraci, proprietari feudali delle Madonie, comprendente anche il feudo di Finale. Tale borgata era la residenza estiva della nobile famiglia. Tale culto è dovuto in realtà alla parentela con la famiglia nobile messinese dei Moncada molto devota alla Madonna. La tradizione vuole che nel matrimonio la promessa sposa della famiglia Moncada portò nella dote un quadro raffigurante la Madonna della Lettera.

Vedi anche http://www.comune.messina.it/turismo/storia-e-tradizioni/miti-e-tradizioni/madonna-della-lettera.aspx

Fonte: https://it.wikipedia.org/wiki/Madonna_della_Lettera 

25 Aprile Festa della liberazione

25 Aprile Festa della liberazione

25 aprile 1945

liberazione- partigiani sfilano a miIl 25 aprile del 387 Sant’Agostino e il figlio Deodato ricevono il battesimo da sant’Ambrogio nello stesso giorno ben due paesi ricorderanno il 25 aprile come giorno della liberazione.

Il 25 aprile 1945 è il giorno in cui, il Comitato di Liberazione Nazionale Alta Italia (CLNAI) – il cui comando aveva sede a Milano ed era presieduto da Luigi Longo, Emilio Sereni, Sandro Pertini e Leo Valiani (presenti tra gli altri il presidente designato Rodolfo Morandi, Giustino Arpesani e Achille Marazza) – proclamò l’insurrezione in tutti i territori ancora occupati dai nazifascisti, indicando a tutte le forze partigiane attive nel Nord Italia facenti parte del Corpo Volontari della Libertà di attaccare i presidi fascisti e tedeschi imponendo la resa, giorni prima dell’arrivo delle truppe alleate; parallelamente il bandiera-tricolore-italianaCLNAI emanò in prima persona dei decreti legislativi, assumendo il potere «in nome del popolo italiano e quale delegato del Governo Italiano», stabilendo tra le altre cose la condanna a morte per tutti i gerarchi fascisti, incluso Benito Mussolini, che sarebbe stato raggiunto e fucilato tre giorni dopo.

«Arrendersi o perire!» fu la parola d’ordine intimata dai partigiani quel giorno e in quelli immediatamente successivi.

Entro il 1º maggio tutta l’Italia settentrionale fu liberata: Bologna (il 21 aprile), Genova (il 23 aprile) e Venezia (il 28 aprile). La Liberazione mise così fine a venti anni di dittatura fascista e a cinque anni di guerra; la data del 25 aprile simbolicamente rappresenta il culmine della fase militare della Resistenza e l’avvio effettivo di una fase di governo da parte dei suoi rappresentanti che porterà prima al referendum del 2 giugno 1946 per la scelta fra monarchia e repubblica – consultazione per la quale per la prima liberazione-DonneResistenzavolta furono chiamate alle urne per un voto politico le donne – e poi alla nascita della Repubblica Italiana, fino alla stesura definitiva della Costituzione.

Il termine effettivo della guerra sul territorio italiano, con la resa definitiva delle forze nazifasciste all’esercito alleato, si ebbe solo il 3 maggio, come stabilito formalmente dai rappresentanti delle forze in campo durante la cosiddetta resa di Caserta firmata il 29 aprile 1945: tali date segnano anche la fine del ventennio fascista.

Anche per il Portogallo però il 25 aprile è una data che segna il destino di questa nazione, infatti nel 1974 l’MFA (Movimento das Forças Armadas) composto da ufficiali e truppe dei diversi corpi delle forze armate, occupa militarmente Lisbona e altre città portoghesi dando vita al colpo di Stato incruento noto come Rivoluzione dei garofani, che mette fine al regime dittatoriale di Marcelo Caetano. 

25_abril_1983_portogalloIl colpo di Stato portoghese fu anomalo, in quanto i militari ebbero immediatamente l’appoggio della popolazione. Venne quindi ripristinata la democrazia nel paese dopo due anni di transizione, tormentati da aspre lotte politiche. Il 25 aprile 1976, due anni dopo la Rivoluzione, si tennero le prime elezioni per l’Assemblea della Repubblica, vinte dai socialisti, e il potere passò dai militari ai rappresentanti democraticamente eletti.

Oggi il 25 aprile è festa nazionale portoghese, con manifestazioni in celebrazione delle libertà civili e dei diritti politici ottenuti dopo la Rivoluzione. Alcuni settori minoritari della destra considerano gli sviluppi che la situazione politica ha avuto dopo il colpo di Stato come dannosi, particolarmente per quanto riguarda gli ex-coloni costretti ad abbandonare l’Africa e le lunghe guerre civili sorte dopo la fine del colonialismo. D’altra parte settori minoritari dell’estrema sinistra lamentano l’abbandono degli ideali socialisti e comunisti della Rivoluzione.

Fonte: https://it.wikipedia.org/wiki/Anniversario_della_liberazione_d%27Italia

 

VERGINE DEL MONTE VERDUN

VERGINE DEL MONTE VERDUN

Minas, Lavalleja, Uruguay – 19 aprile

Madonna del VerdunIl sacerdote Don Jose De Luca concepì l’idea nel 1900, di collocare una statua della Madonna in una delle colline che circondano la città di Minas. La statua della Vergine del Monte Verdun, venne consacrata il 19 aprile 1910 e domina la città nel sud-est dell’Uruguay.

Da allora ogni 19 Aprile, il santuario attira migliaia di visitatori in ricordo dei 33 famosi patrioti, che nel 1932, guidati da un eroe locale, Juan Lavalleja, attraversarono il Río de la Plata per liberare l’Uruguay dal Brasile. Qui vi si trovano anche le spoglie di un amato poeta locale innamorato della Vergine Maria: Padre Olegario María.

La statua posta su di una colonna di sei metri di altezza è una tradizionale immagine dell’Immacolata Concezione: in piedi, capo scoperto, in una veste bianca con mantello blu e una falce di luna ai suoi piedi. Nel 1901 fu posta la prima pietra del monumento alla Vergine di Verdun. L’anno seguente Papa Leone XIII concesse ai pellegrini in visita alla Madonna di Verdun l’indulgenza plenaria, alle canoniche condizioni.

gente-subiendo-al-verdunIl Santuario di Nostra Signora di Verdun è la principale chiesa e sede della Diocesi cattolica romana di Minas dal 1960. Si trova a 4 km dal centro di Minas capitale del Dipartimento di Lavalleja in Uruguay. Il santuario è raggiungibile attraverso un lungo sentiero con le stazioni della Via Crucis

Il primo colono del luogo fu un francese di nome Juan Bautista Berdum, al quale il governo della Spagna donò questi campi nel 1801, da lui il nome Verdun.

STORIA 

Il sacerdote Don Giuseppe De Luca è stato parroco delle miniere della zona, dal novembre 1891 all’aprile del 1906. Il suo spirito innovativo ed entusiasta concepì l’idea, nel 1900, di collocare una statua della Madonna su una delle colline che circondano la città. verdun1

Nel 1900 Padre De Luca chiese il permesso ai proprietari del terreno di collocare la Statua della Vergine. Doña Maria Ariza Dartayete e suo marito Don Pedro Dartayete non solo dettero il loro consenso, ma aiutarono la realizzazione di questo progetto.

Si invitò tutta la popolazione a riunirsi in un pellegrinaggio per dare il benvenuto alla Vergine, ma a causa di un forte temporale dal 19, venne spostato al 21 Aprile 1901. Venne organizzato anche un treno espresso poichè non c’erano strade ne automobili che potessero giungere al Verdun.

Dopo la Messa, l’Arcivescovo benedì il piedistallo. Furono più di 3.000 i pellegrini che parteciparono quel giorno all’inaugurazione e da allora hanno continuato con alcune interruzioni i pellegrinaggi in questa data.

verdun2Nel 1906, il vescovo ha incaricato l’Architetto D. Soler Cayetano Bringas di progettare tre grandi pilastri che rappresentano le tre virtù teologali: fede, speranza e carità, sormontate da angeli con i simboli delle virtù.

L’intero forma una piramide a base triangolare, simbolo della preghiera che sale. In alto un globo di cinque metri, tenuto da tre angeli le cui ali aperte di misurano sette metri e la statua dell’Immacolata è alta nove metri. L’altezza totale del monumento è di 45 metri.

Il 18 novembre 1909 con un grande pellegrinaggio attraverso un treno espresso fu portata la statua attuale di 3,15 metri, del costo di 7000 pesos direttamente dalla Francia. Il vescovo Isasa benedì l’immagine.

Nel 1947 vennero fatte le stazioni della Via Crucis, grazie alle donazioni delle famiglie e imprese collegate alle miniere della zonaLa salita può essere effettuata solo a piedi, ci vorranno almeno 30 minuti per salire la collina, ma di certo ne vale la pena.

virgen-verdunSuccessivamente è stato messo un impianto di illuminazione serale di tutta la costruzione in modo che risulti come un faro per le genti.

CELEBRAZIONI

La celebrazione annuale della festa è il 19 aprile, che porta più di 80.000 pellegrini e tutta la Conferenza Episcopale dell’Uruguay. Ma durante tutto l’anno, soprattutto d’estate la domenica molti pellegrini amano salire fino alla cima di Verdun per venerare la Vergine.

Fontehttp://iglesiacatolica.org.uy/santuarios/virgen-del-verdun/;

“The Spinner”

“The Spinner”

L’annunciazione di Kiev

7 APRILE

the spinner“The Spinner” ovvero, la filatrice, è l’Icona dell’Annunciazione della Madre di Dio venerata a Kiev, in Russia nella chiesa di Santa Sofia già dal sesto secolo a.C.

Kiev è la capitale dell’Ucraina, situata sulla riva destra del fiume Dnepr su un ripiano terrazzato, al margine settentrionale della zona delle terre nere. Nella Cronaca di Nestore, frutto di  più antichi testi realizzata tra il 1113 e il 1118, si racconta “da dove la terra russa trae la sua origine, chi cominciò a governare a Kiev”, descrivendo la fondazione stessa della città, che, secondo la leggenda, già l’apostolo Andrea durante una missione avrebbe profetizzato in stretto legame con la nascita della Russia. Il nome deriverebbe da Kij, principe slavo orientale della stirpe dei Poliani, il quale con i suoi fratelli Šček e Choriv avrebbe dato avvio alla creazione di tre insediamenti lungo l’alta riva destra del Dnepr.

Su due colonne che sostengono l’arco sopra l’altare nella cattedrale di Santa Sofia, sono meravigliosamente conservate rappresentazioni dell’Annunciazione. Sulla colonna a Nord troviamo l’arcangelo Gabriele raffigurato con il viso rivolto verso la Theotokos, che annuncia la venuta del Cristo annunciazione kievalla Santa Vergine. Indossa una veste bianca che porta tre strisce rosse, o “molle”. Le strisce cadono sulle spalle e su entrambi i lati, [e lui indossa] polsini d’oro. Nella mano sinistra ha un giglio rosso, mentre la destra è sollevato, come in segno di benedizione. Intorno alla sua testa una corona delineata in rosso. Indossa sandali ai piedi. A sinistra, a livello di testa, c’è l’iscrizione greca: “Arcangelo Gabriele,”

La Santa Vergine ha una lunga veste viola scuro, un simile copricapo, bordato con una frangia d’oro, che è visibile in basso, scendendo al ginocchio sinistro, la veste è legata con una stretta cintura rossa. Ci sono croci d’oro sulla testa e sulle spalle. I suoi polsini sono d’oro. Nella mano sinistra, che è levata, tiene un rotolo di filo rosso, i cui fili si estendono alla mano destra. Hai piedi calzature rosse con strisce dorate. Nella maggior parte delle rappresentazioni la Santa Vergine è rappresentata in piedi su uno sgabello d’oro con strisce scure, che formano le decorazioni cruciformi dell’intera colonna.

vergine orante kiev santa sofiaSecondo l’antica tradizione della Chiesa, vi sono tre diverse rappresentazioni dell’ Annunciazione della Madre di Diola prima raffigura la filatura la Vergine è ritratta, secondo la tradizione apocrifa del Protovangelo di Giacomo, con il fuso tra le mani, allusivo alla partecipazione di Maria alla tessitura della tenda per il Tempio di Gerusalemme; nella seconda, la Santa Vergine attinge acqua ad un pozzo; nella terza, si vede l’intera Annunciazione come ci viene trasmessa dal Vangelo. Questa rappresentazione dell‘Annunciazione è meravigliosamente rappresentata da un mosaico, che porta il nome di “The Spinner”.

Fonti varie

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ANNUNCIAZIONE

 

MADONNA DI CHAPPELES

MADONNA DI CHAPPELES

(Svizzera)  4 aprile 1871

apparizioneLa Beata Vergine Maria apparve alla ventunenne Marie-Frangoise Decotterd gravemente malata fin dalla nascita, chiedendole di accettare la sua malattia e di non chiedere la guarigione, in cambio della felicità e della beata eternità in cielo.

Marie-Frangoise Decotterd figlia di poveri contadini di Chappeles vicino a Losanna in Svizzera, riceve per la prima volta nella sua infermeria, il 4 aprile 1871, la visita di una bellissima signora che si presentò come la Madre di Gesù.

Erano circa le 23 quando la sua stanza si riempì di luce e Marie-Frangoise aveva appena 21 anni. 

Io sono la Beata Vergine Maria, conosciuta come Maria, la Madre di Gesù.”

madonna di Losanna

Madonna di Losanna – Svizzera

La Santa Vergine esortò l’ammalata a dedicare la sua vita di sacrificio e di espiazione al servizio di Gesù Cristo per la salvezza delle anime del mondo. Le chiese di non pregare per la sua guarigione, ma di avere pazienza. La morte non avrebbe tardato a raggiungerla, ma la ricompensa sarebbe stata la pace e della felicità eterna.

Pochi mesi dopo le vennero diagnosticati due sarcomi ai piedi, ovvero due cancri.

Il 9 maggio 1872, prima di abbandonare la sua anima a Dio, vide nuovamente la Madre di Gesù. La sua veste era bianca, le mani incrociate sul petto dove spiccava la croce.   

La Madre di Gesù era venuta a prenderla. Le annunciava la sua imminente dipartita, ma anche il premio promesso. Marie-Frangoise venne accompagnata dalla Vergine Maria alla Gloria Eterna in cielo. 

Fonti varie

DOMENICA DELLE PALME 2016

DOMENICA DELLE PALME 2016

20 marzo 2016

Papa_palmeLa domenica prima della Pasqua da inizio alla Settimana Santa, sembra però essere una ricorrenza tanto famosa quanto ricca di curiosità, come i “parmureli”. Come verrà celebrata quest’anno da Papa Francesco? Quali gli appuntamenti del santo Padre in questi sette giorni che precedono la Pasqua?

E’ detta anche domenica De Passione Domini (della Passione del Signore). O seconda Domenica di Passione. Questa festività è osservata non solo dai Cattolici, ma anche dagli Ortodossi e dai Protestanti. In questo giorno la Chiesa ricorda il trionfale ingresso di Gesù a Gerusalemme in sella ad un asino, osannato dalla folla che lo salutava agitando rami di palma (cfr. Gv 12,12-15).

Per questo motivo si cominciano le funzioni con una processione che parte all’esterno parmureli1della chiesa, ricordando proprio la folla, radunata dalle voci dell’arrivo di Gesù, stese a terra i mantelli, mentre altri tagliavano rami dagli alberi di ulivo e di palma, abbondanti nella regione, e agitandoli festosamente gli rendevano onore.

Alcune donne intrecciano i rami di palma per creare i “parmureli”

A Roma, per l’occasione Papa Francesco, non solo benedirà gli ulivi che provengono da Terlizzi (Puglia), ma anche le palme bianche, che arrivano dalle città di Sanremo e Bordighera (Liguria). Le stesse palme vengono intrecciate e regalate per l’occasione al Santo Padre, ai cardinali e vescovi, oltre che ai fedeli presenti sul sagrato di San Pietro, fino a formare quelli che vengono chiamati i “Parmureli”. Si tratta di tre palme che simboleggiano la SS Trinità e vogliono essere un ringraziamento per il privilegio ottenuto il 10 settembre 1586 dal Capitano Benedetto Bresca.

Il Bresca si trovava a Roma al momento in cui veniva innalzato l’obelisco egizio, alto 26 metri e pesante 350 tonnellate. Papa Sisto V aveva dato ordine di non parlare, minacciando pene severe, per evitare problemi durante la delicata parmurelioperazione, ma il coraggioso capitano, che conosceva bene le problematiche delle corde sotto sforzo, urlò il suo suggerimento: bagnare le corde. Questo salvò l’esito dell’operazione e per riconoscenza, ottenne, secondo quanto da lui stesso desiderato, il privilegio di essere il fornitore ufficiale delle palme pasquali al Pontefice.

Il Capitano consegnava di persona con la propria nave le palme al santo Padre e la tradizione continuò fino agli anni ’70. Dopo una breve pausa venne ripristinata l’usanza, con la differenza che erano le monache camaldolesi ad intrecciare le palme mentre oggi il compito è riservato ad una cooperativa che ne confeziona più di 3000 ogni anno.

I parmureli liguri, vengono scambiati anche in molte regioni d’Italia tra i fedeli, in segno di pace.

In Occidente la domenica delle palme era riservata a cerimonie prebattesimali, infatti, il battesimo era amministrato a Pasqua; e all’inizio solenne della Settimana Santa, quindi benedizione e processione delle palme entrarono in uso molto più tardi: dapprima in Gallia (secolo VII-VIII) dove Teodulfo d’Orléans compose l’inno “Gloria, laus et honor” e poi a Roma dalla fine dell’XI secolo.

ulivo

Generalmente i fedeli portano a casa i rametti di ulivo e di palma benedetti, per conservarli quali simbolo di pace, scambiandone parte con parenti ed amici. In alcune regioni, si usa che il capofamiglia utilizzi un rametto, intinto nell’acqua benedetta durante la veglia pasquale, per benedire la tavola imbandita nel giorno di Pasqua.

Nel vangelo di Giovanni: 12,12-15, si narra che la popolazione abbia usato solo rami di palma che, a detta di molti commentari, sono simbolo di trionfo, acclamazione e regalità. Sembra che i rami di ulivo siano stati introdotti nella tradizione popolare, a causa della scarsità di piante di palma presenti, specialmente in Italia. Ad ogni modo un’antica antifona gregoriana canta: «Pueri Hebraeorum portantes ramos olivarum obviaverunt Domino» (“Giovani ebrei andarono incontro al Signore portando rami d’ulivo”).

Nelle zone in cui non cresce l’ulivo, come l’Europa settentrionale, i rametti sono sostituiti da fiori e foglie intrecciate.domenica-delle-palme

Ecco gli appuntamenti più importanti dei prossimi giorni:

Domenica 20 marzo 2016  – Domenica delle Palme e della Passione del Signore – Piazza San Pietro, ore 9.30 – CAPPELLA PAPALE- Benedizione delle Palme, Processione e Santa Messa.

Giovedì 24 marzo 2016 –Giovedì Santo – Basilica Vaticana, ore 9.30 – Santa Messa del Crisma – *

Venerdì 25 marzo 2016 – Venerdì Santo – Basilica Vaticana, ore 17.00 – CAPPELLA PAPALE –Celebrazione della Passione del Signore – Colosseo, ore 21.15 – Via Crucis in Colosseo a Roma

Sabato 26 marzo 2016 –  – Basilica Vaticana, ore 20.30 – Veglia Pasquale nella Notte Santa

Domenica 27 marzo 2016 – Domenica di Pasqua – Risurrezione del Signore – Piazza San Pietro, ore 10.00 – CAPPELLA PAPALE – Santa Messa del giorno – Loggia centrale della Basilica Vaticana, ore 12.00 – Benedizione «Urbi et Orbi»

Sabato 2 aprile 2016 – Piazza San Pietro, ore 18 Veglia di preghiera Giubileo per quanti aderiscono alla spiritualità della Divina Misericordia

Domenica 3 aprile 2016 – II Domenica di Pasqua (o della Divina Misericordia) – Piazza San Pietro, ore 09.00 CAPPELLA PAPALE Santa Messa per i fedeli di Rito Armeno

 

*Il Papa celebrerà la Messa in Cœna Domini nel pomeriggio del Giovedì Santo ma – come negli anni scorsi – sceglierà una situazione particolare dal punto di vista pastorale, che verrà comunicata a tempo opportuno.

Fonti:https://press.vatican.va/content/salastampa/it/bollettino/pubblico/2016/02/29/0158/00338.html

 

MADONNA DEL FUOCO

MADONNA DEL FUOCO

Forlì 4-5 febbraio 1428

madonna-fuoco-forlìL’immagine della Madonna del Fuoco è un’antica xilografia stampata su carta comune. Era essa appesa al muro di una scuola di Forlì, sopra una tavola di legno, quando la sera del mercoledì 4 febbraio 1428, si sviluppò un incendio che tutto ridusse in cenere. Al cessar delle fiamme destò stupore il vedere appesa al muro l’immagine rimasta intatta. Da quel giorno è incominciata la devozione a detta immagine, chiamata la Madonna del Fuoco.

La devozione alla Madonna del Fuoco cominciò molti anni fa, nel 1428, quando accadde il miracolo del quale furono testimoni tanti forlivesi. Nella notte tra il 4 e il 5 febbraio scoppiò un incendio che distrusse una scuola, che si trovava nell’attuale via Cobelli, dove si trova oggi la chiesina del Miracolo. In quella scuola insegnava da poche settimane mastro Lombardino da Riopetroso. Non si sa molto di questo maestro: era arrivato a Forlì all’inizio di quell’anno dal suo paese di Valbona, tra Bagno di Romagna e Santa Sofia ed aveva insegnato ai suoi alunni non solo a leggere e a scrivere ma anche a pregare davanti all’immagine della Madonna che si trovava nella scuola. Era un disegno, più precisamente una xilografia, cioè un disegno stampato che raffigurava la Madonna circondata da tanti Santi.

Quegli studenti sono ricordati anche nel famoso inno alla Madonna del Fuoco composto nel 1928 da due importanti madonna del fuocopreti forlivesi, mons. Adamo Pasini e mons. Giuseppe Prati, più familiarmente conosciuto con il nome di don Pippo. Quell’inno che si intitola “La vivida fiamma” viene cantato anche oggi in occasione della festa e dice ad un certo punto: “Di vispi fanciulli, nei tempi remoti, lo stuolo raccolto in umile scuola, con inni devoti, con dolce parola col nome di Madre pregarti s’udì”.

Quando la scuola bruciò i forlivesi si accorsero con stupore che l’immagine della Madonna era rimasta intatta, non si era bruciata e non era neanche annerita dal fumo. Pochi giorni dopo, l’8 febbraio, l’immagine venne portata in processione fino alla vicina Cattedrale e sistemata prima accanto all’altare maggiore poi nella cappella che le venne dedicata e dopo si trova ancora oggi. Nel corso dei secoli i forlivesi sono accorsi attorno alla Madonna non solo in occasione della festa, il 4 febbraio, ma tutte le volte che hanno affrontato difficoltà e pericoli, come durante le guerre e i terremoti affidandosi a lei come Madre e Patrona.

Sono nate anche delle tradizioni particolari legate alla festa come quella della Fiorita alla colonna della Madonna del Fuoco in piazza del Duomo dove si fermò a pregare con i bambini anche il papa Giovanni Paolo II quando venne in visita a Forlì l’maggio 1986. Altre tradizioni sono quelle di accendere i lumini alle finestre la sera mercatinidella vigilia e quella di mangiare la “piadina della Madonna” il 4 febbraio.

La Fiorita dei bambini

Con una celebrazione che si rinnova da molti anni in una delle domeniche che precedono il 4 febbraio, festa della Patrona di Forlì, i bambini vanno in pellegrinaggio portando in omaggio alla Madonna del Fuoco fiori e disegni che sono lasciati alla colonna in piazza del Duomo. Al termine i bambini ricevono un lumino da accendere alla finestre delle proprie case la sera della vigilia della festa e sono invitati a lasciare un’offerta per progetti di solidarietà a favore di bambini bisognosi.

La devozione alla Madonna del Fuoco ha superato da tempo i confini della diocesi arrivando non solo in città vicine come Cesena, RiminiCervia, (con la nomina a vescovo del forlivese Francesco Maria Merlini) Ne avevano un culto particolare i salinari madonna-fuoco1che chiedevano il calore estivo del sole, ardente come il fuoco, indispensabile per un abbondante raccolto di sale. Il 4 febbraio, come accade ancora oggi, inviavano una loro rappresentanza a Forlì, recando in dono, assieme al sale, lampade d’argento, calici e apparati vari, tutt’ora conservati

Troviamo la Madonna del fuoco anche più lontano, come Ancona e Roma dove un sacerdote, don Pietro Giacomo della Valle, portò l’immagine della Patrona di Forlì nella città marchigiana e fu presa a protettrice dei fornai e venerata nella collegiata di Santa Maria della Piazza. Lo stesso don Giacomo nel 1706 fece dipingere un quadro della Madonna del Fuoco e la pose nella chiesa di San Marcello al Corso dove ancora oggi, il 4 febbraio, si raduna la Famiglia Romagnola per celebrarne la festa.

Ma ha superato anche i confini del’Italia arrivando in Africa e precisamente in Uganda nel 1926, in preparazione alle celebrazioni del V centenario del miracolo, fu deciso di erigere in Uganda una missione dedicata alla Madonna del Fuoco. Il progetto vide dapprima la realizzazione di un catecumenato per preparare gli indigeni a ricevere il battesimo. “Assai commovente – racconta ancora mons. Adamo Pasini ne La storia della Madonna del Fuoco – è stata la madonna_del_fuoco_forliconsegna dell’immagine della Madonna del Fuoco che andò in Africa, sorge intanto il laboratorio femminile, si spediscono medaglie e vestiti ai nostri fratelli neri, i catecumeni della nostra missione porteranno nomi di forlivesi e con voto unanime hanno chiesto che il primo neofita abbia il nome del vescovo mons. Jaffei, Raimondo”.

Fra i ghiacci del Polo Nord

Il 29 marzo 1928 Luciano de Nardis scrive da Forlì al comandante Umberto Nobile in procinto di partire con il dirigibile Italia verso il Polo Nord: “A compendio delle nostre feste vorremmo che una targa dell’immagine (della Madonna del Fuoco) vi accompagnasse nel nuovo viaggio di vostra gloria sul mistero dei ghiacci eterni e una medaglia fosse deposta al vertice della terra. E’ dolce al nostro cuore di credenti pensare la Vergine dominatrice del fuoco dominare sui ghiacci del confine del mondo e al nostro cuore di romagnoli e di italiani è dolce pensare il più caro simbolo del nostro altare esaltato con l’ala del tricolore”. Nobile madonna del fuoco-2rispose con una lettera datata 3 aprile promettendo di applicare sulla cabina di comando del dirigibile la targhetta e di lanciare la medaglia sui ghiaccicom’è vostro desiderio e se Dio vorrà che noi giungiamo alla meta che ci siamo proposta”. E così fu.

PREGHIERA

O Signore che in modo miracoloso ci conservasti incolume dal fuoco l’immagine della Madre del tuo diletto Figlio, per i suoi meriti e per la sua intercessione concedi che, sempre infiammati del tuo amore, possiamo scampare dal fuoco eterno. Per Cristo Nostro Signore. Amen.

FONTIhttp://preghiere.blogspot.it/2006/02/beata-vergine-del-fuoco-protettrice-di.htmlhttp://www.donbosco-torino.it/ita/Maria/santuari/04-05/03-Santuari_Emilia_Romagna-8.html; http://www.diocesiforli.it/madonna_del_fuoco

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MADONNA ADDOLORATA DI BERGAMO
MADONNA DEL COLLE
MADONNA DELLE GRAZIE DI FIUMICINO 

 

NOSTRA SIGNORA DELL’ORTO

NOSTRA SIGNORA DELL’ORTO

Apparizione a Chiavari (Genova)

La notte del 18/12/1609 ed il 2/07/1610

Madonna_Chiavari n.s. dell'ortoPer grazia ricevuta viene dipinta un’immagine su di un muro d’orto; quasi abbandonata l’immagine si rende viva e presente per elargire grazie d’amore.

Alla fine del 1400, la Liguria è colpita da una terribile pestilenza e Chiavari, non meno che le altre città, è straziata dall’inesorabile morbo. In questa occasione una donna del luogo, certa Maria Del Guercio soprannominata la Turchina, come ringraziamento per essere stata risparmiata dalla peste, fa dipingere da Benedetto Borzone, sul muro esterno di un orto, l’Immagine della Madonna benedicente, con ai lati San Sebastiano e San Rocco. Col passare del tempo l’orto diventa un deposito e un immondezzaio, ma il dipinto conserva la freschezza originale dei colori.

Un’altra pestilenza, scoppiata nel 1528, contribuisce ad aumentare la devozione alla Madonnina dell’Orto. In questa occasione sono eretti nelle piazze degli altari provvisori e uno è proprio collocato davanti all’Immagine della Turchina.

NOSTRA SIGNORA DELL’ORTO.1Una levatrice di Rupinaro, Geronima Turrito, è solita ogni sera recarsi a pregare davanti alla Immagine sacra. La notte del 18 dicembre 1609, si desta improvvisamente dal sonno e vede la Vergine, illuminata da una fulgidissima luce e con le stesse sembianze del dipinto venerato.

Fattosi giorno corre nell’orto e prega devotamente la Madonna per la salute del proprio figlio lontano da casa. Dopo qualche giorno questo figlio ritorna e le narra minutamente di una sua grave malattia e della improvvisa guarigione. Da allora Geronima moltiplica le sue devozioni davanti alla sacra Immagine e ogni sabato vi accende una lampada.

Il 2 luglio dell’anno seguente, giorno della festa della Visitazione di Maria a Santa Elisabetta, la Vergine appare anche a Sebastiano Descalzo, un povero minorato.

Mentre egli si reca sulla via di Carasco, improvvisamente una luce lo abbaglia e vede una Signora di sovrumana bellezza, vestita di manto azzurro, la quale, sollevata da terra, cammina tra due torce accese che spargono sul suo passaggio uno splendore sfolgorante. La vede quindi avanzare verso il muro dell’orto, salirlo agilissima e fermarsi in faccia alla nicchia nella quale è dipinta l’Immagine della Madonna.

Santuario-Chiavari-N.S. dell'ortoSebastiano corre anche lui, entra nell’orto e vede la nobile Signora raccogliersi in quella nicchia, come in un centro luminoso che in breve, avvolto da una nube, svanisce ai suoi occhi. Subito si diffonde in quel luogo una soave fragranza e Sebastiano si trova istantaneamente guarito.

Altri numerosi miracoli si susseguono e la devozione alla Madonna dell’Orto va crescendo, ma l’autorità ecclesiastica è incerta nel riconoscerla.

Mentre il Vicario generale di Genova è a Chiavari per il processo canonico, la pittura che presenta una profonda crepa in cui si possono introdurre comodamente le dita, si riunisce e si restringe da sé, tanto che ne rimane solo una sottile linea, come un filo di seta. Il nuovo miracolo toglie ogni dubbio agli oppositori i quali permettono la costruzione di una Chiesetta ed il 1º luglio del 1613 ha inizio la costruzione del Santuario.

La costruzione della chiesa, il cui progetto fu in parte affidato all’architetto Cesario Leoni del Marro, venne ultimata nel 1633. L’ 8 Settembre 1634 l’immagine di N.S. dell’Orto viene staccata dall’edicola murale e trasferita sull’Altare maggiore.

NOSTRA SIGNORA DELL’ORTOLa cura del Santuario è affidata dal 1628 ai Carmelitani Scalzi, che vi rimangono fino al 1798, anno in cui devono abbandonare il vicino convento per l’editto di Napoleone.

Il 7 marzo 1643 Nostra Signora dell’Orto è proclamata Patrona principale della città e del distretto di Chiavari e nel 1769 solennemente incoronata con corone d’oro dal Capitolo Vaticano. Nel 1892, istituita la nuova Diocesi di Chiavari, il Santuario viene elevato a Cattedrale da Papa Leone XIII. Nel 1894 la chiesa fu consacrata da mons. Fortunato Vinelli, primo Vescovo di Chiavari. Infine, nel 1904, il Santuario Cattedrale ricevette il titolo di Basilica.

NOSTRA SIGNORA DELL’ORTO2Il 18 settembre 1998 il Papa Giovanni Paolo II visita il Santuario e pronuncia un commovente discorso sulla piazza antistante, dicendo tra l’altro: “Vi confesso che, se provo una grande gioia ogni volta che mi è dato di visitare la Cattedrale di una Chiesa locale, perché ho l’impressione di confermare così i vincoli di comunione di quella Chiesa con l’unica Chiesa santa, cattolica, apostolica, che professiamo nel Credo, la gioia diventa commozione profonda quando si tratta di una Chiesa espressamente dedicata alla Madonna. Nel presente caso, poi, si tratta di una Cattedrale, che nella dedicazione a Maria coinvolge tutta la diocesi di Chiavari, la quale, peraltro, comprende nel suo ambito ben altri dieci Santuari mariani, tra cui sono lieto di nominare almeno quello di Nostra Signora di Montallegro, nel territorio della vicina Rapallo”.

Fonti: http://www.donbosco-torino.it/ita/Maria/calendario/08-09/20-Santuario-Chiavari-GE.html; “Apparizioni mariane”, di M.Gamba, ed.Segno con aggiunta di altre informazioni prelevate dal sito della Diocesi di Chiavari su http://www.mariadinazareth.it/www2005/Apparizioni/Apparizione%20di%20Chiavari.htm

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ALMANACCO DEL 6 DICEMBRE 2015

ALMANACCO DEL 6 DICEMBRE 2015

Le pubblicazioni del calendario religioso di Maria Regina dell’Universo

—————————————————————————–SAN NICOLA 1906

Letture di domenica 6 dicembre 2015
SAN NICOLA DI BARI
LE SPOGLIE DI SAN NICOLA
La Basilica pontificia di San Nicola e la Sacra Manna 

——————————————————————————gospa in chiesa 5

IL MESSAGGIO DELLA REGINA DELLA PACE

 “… “ Questo Natale sarà per voi indimenticabile solo se accettate i messaggi che vi sto dando. […] Non permettete che il giorno della gioia diventi per me il giorno più triste. …” (Messaggio del 06 dicembre 1984)

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cammina2MESSAGGIO DI PADRE PIO PER IL 06 DICEMBRE

Quando non riesci a camminare a gran passi per la via che a Dio conduce, contentati dei piccoli passi ed aspetta pazientemente che abbi gambe per correre, o meglio ali per volare. Contentati, mia buona figliuola, di essere per ora una piccola ape di nido che ben presto diventerà una grand’ape abile a fabbricare il miele (Epist. III, p. 432). Tratto da “Buona Giornata ” – Edizioni Padre Pio da Pietrelcina

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LETTURE DI DOMENICAGIOVANNI BATTISTA2

6 dicembre 2015

II domenica del Tempo di Avvento

“… Preparate la via del Signore, […] Ogni uomo vedrà la salvezza di Dio!».

La preghiera del mattino e della sera, le letture e il commento su http://biscobreak.altervista.org/2015/12/letture-di-domenica-6-dicembre-2015/ 

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SAN NICOLA DI BARISAN NICOLA 1906

 vescovo (IV sec.) 6 dicembre

  E’ davvero lui quello che tutti i bambini del mondo conoscono sotto il nome di  Babbo Natale? Ma per quale motivo questo santo è diventato tanto famoso tra i bambini? La vera storia e le leggende su questo grande santo patrono di Bari.

La storia, la video-storia e le leggende su http://biscobreak.altervista.org/2013/12/san-nicola-di-bari/ 

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San-NicolaLE SPOGLIE DI SAN NICOLA

6 dicembre
Le spoglie di San Nicola sono state fonte di grandi contese tra Bari e Venezia, dove il nome del santo è stato storpiato in San Nicolò. Ma quando la Turchia ha rivendicato le suddette spoglie siamo stati vicini ad un vero e proprio incidente diplomatico. Mentre nella Lorena le sue spoglie lasciarono un significativo miracolo.

La storia delle spoglie di San Nicola e i suoi miracoli su http://biscobreak.altervista.org/2013/12/le-spoglie-di-san-nicola/ 

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Basilica Pontificia di San Nicolatomba di san nicola

6 dicembre

La festa della basilica si celebra il 6 dicembre giorno in cui si ricorda San Nicola di Bari, mentre la sagra si svolge dal 7 al 9 maggio. Ma la particolarità di questo Santuario è la devozione della manna

La storia e i tesori della Basilica di San Nicola su http://biscobreak.altervista.org/2015/12/basilica-pontificia-di-san-nicola/

 

SANTA MARIA DI CAPO D’ORLANDO

SANTA MARIA DI CAPO D’ORLANDO

22 ottobre 1598

santa maria di capo d'orlandoLa notte del 22 ottobre 1598, sul castello di Capo d’Orlando, i fratelli Raffa, guardiani, videro un pellegrino che si mise a suonare la buccina, strumento che serviva a dare l’allarme durante le incursioni dei pirati…

Ci sono 230 scalini prima di arrivare al tempio che si trova in una splendida posizione, proprio di fronte alle isole Eolie, dove un tempo sorgeva un castello.

La notte di giovedì 22 ottobre 1598, sul castello di Capo d’Orlando, del conte Joppolo, i fratelli Raffa, liparoti, guardiani, credettero di sentire dei rumori nello spiazzale antistante; affacciatisi, con grande sorpresa videro un pellegrino che senza parlare, si mise a suonare 6-Capo_Orlando_S_Mariala buccina, strumento che serviva a dare l’allarme durante le incursioni dei pirati. Cominciò a suonarla a più non posso, i Raffa, adirati, lo rimproverarono; ma egli imperturbabile seguitò; lasciatili poi in imbarazzo, fuggì via , lasciando per terra un sacchetto, che venne aperto da Antonio Raffa. Con grande stupore, in una piccola cassetta vi trovarono, un minuscolo simulacro raffigurante la Madonna ed alta appena un palmo, di materia ignota, dalle sembianze simili alla Madonna miracolosa di Trapani e di straordinaria bellezza. Fra le braccia teneva il Bambino Gesù, che amorosamente la contemplava in viso.

La cassetta era chiusa da due sportellini, ornati entrambi nellinterno: uno decorato con limmagine dell’arcangelo S. Michele, e l’altro con quella di S. Francesco di Paola. I guardiani, ripresisi dallo stupore, credettero di riconoscere nel pellegrino San Cono Navacita, da loro più volte ammirato e venerato; colui che in vita aveva indicato sulla cima di Capo d’Orlando il luogo in cui erigere un santuario.

santa maria di capo d'orlando1Saputo lo straordinario fatto il prefetto di Capo d’Orlando, Antonino Piccolo, si recò a far visita alla Madonna, commosso e animato da grande fede supplicò Maria S.S. di salvargli i figli affetti da vaiolo, i quali furono guariti. Questo fu il primo miracolo della Madre ai suoi amati figli di Capo d’Orlando. La statuina fu portata a Naso; in seguito si verificarono violenti e non dannosi terremoti che avvertirono che doveva essere riportata a Capo d’Orlando, per proteggere gli Orlandini dalla ferocia dei pirati.

Il vescovo dell’epoca, Francesco Velardi della Conca, dopo aver studiato attentamente il processo giuridico, ordinò al conte Girolamo Joppolo di erigere una chiesa sulla sommità della collina, nel luo­go stesso designato da S. Cono in una sua apparizione successiva. In meno di un anno essa fu finita e decorata di fregi dorati, e il 22 ottobre 1600 potè accogliere la Madonna.

Alcuni autori del tempo narrano la lunga e solenne processione, composta da oltre 20.000 persone accorse da ogni parte della Sicilia e dalla Calabria, che da Naso portò la Madonna al suo Santuario. Il clero con l’arciprete di Naso Giovanni Vallerano, gli ordini regolari, le santa maria di capo d'orlando2confraternite del paese, ben 300 soldati della milizia urbana in grande uniforme, mossero dalla parrocchia di S. Pietro. Lungo tutto il tragitto fu un susseguirsi continuo di archi di foglie ingemmate di lumi, di graziosi altarini, di spari di archibugi, di moschetti, di mortaretti e perfino di un cannone che dal forte del Capo taceva da tenore a tutti gli altri spari.

Arrivati al Santuario la Madonna fu collocata in una nicchia di pietra decorata da fregi doro e chiusa con un’inferriata. Le autorità allora fecero offerte di doni: il conte di San Marco offrì una lampada d’argento con scolpite le sue armi; lo Joppolo altre due lampade con scolpito lo stemma del suo casato; Carlo Giudice da Tortorici un calice d’argento. Si istituì da quel giorno 22 ottobre 1600 una solennissima festa con mercato e fiera.

La Madonna mostrò ben presto la sua materna predilezione per gli Orlandini e per i suoi devoti. Fino a non molto tempo fa pendevano dall’arco della porta del Santuario delle catene a ricordo della prodigiosa liberazione dai Turchi del conte di Galati, Placido Capo d'Orlando SantuarioCottone, avvenuta nel 1628 nell’arcipelago greco. I lampadari iridati di gemme, che per circa 3 secoli hanno brillato nel Santuario e che furono donati nel 1936 alla Patria, ci ricordano la riconoscenza del duca d’Ossuna e viceré di Sicilia Pietro Giron, scampato miracolosamente a morte sicura per essere caduto nella cisterna dell’atrio del Santuario. Gli ex-voto con le numerose barche salvate dalle furiose onde del mare in tempesta, ricordano altri prodigiosi miracoli della Madonna.

I dipinti conservati sono di autori locali. La cassetta trovata dai fratelli Raffa conteneva un’immagine simile alla Madonna miracolosa di Trapani. Tale cassetta era chiusa da due sportelli raffiguranti l’immagine di san Michele Arcangelo e di san Francesco da Paola. Nel 1925 il simulacro venne rubato e sostituito con uno in argento, opera del maestro Ugo. Nel santuario si tiene la mostra d’arte sacra nazionale «Ecce Mater».

Fonti: http://www.donbosco-torino.it/ita/Maria/santuari/2000-2001/Santuari%20Sicilia-3.htmlhttp://iluoghidelcuore.it/luoghi/santuario-di-maria-santissima-di-capo-d-orlando/6567

MADONNA DELLA PACE DI TARANTO

MADONNA DELLA PACE DI TARANTO

(ultima domenica di settembre)

S. Maria della Pace 2òòòE’ la storia di una Madonna prodigiosamente ritrovata e più volte sfrattata, ma mai abbandonata, infatti l‘ultima domenica di settembre la confraternita organizza una processione della Madonna della Pace per le vie del quartiere.

La confraternita di Santa Maria della Pace fu fondata nel 1673, con la contestuale donazione da parte del capitolo metropolitano dell’arcidiocesi della chiesetta di Sant’Andrea “alla Marina”, allora abbandonata, che venne ricostruita e il cui titolo venne mutato a quello di Madonna della Pace.

Qui nel 1625 era stata portata una icona bizantina della Madonna della Pace: una donna l’avrebbe prodigiosamente rinvenuta proprio nel sito dove si sarebbe trovato un antico luogo di culto dedicato alla Regina Pacis, di probabile origine bizantina, prima sede cittadina dei carmelitani nel 1577 e distrutta per motivi difensivi dagli spagnoli.

220px-Madonna_della_Pace_1945_TarantoLa confraternita ricevette il 14 luglio 1777 il regio assenso con relativo statuto da re Ferdinando IV di Borbone, che donò alla confraternita una nuova statua della Madonna della Pace di provenienza francese.

Nel 1934 la chiesa della Madonna della Pace fu demolita durante i lavori di risanamento della città vecchia voluti da Benito Mussolini e la confraternita si trasferì prima nella chiesetta dello Spirito Santo, anch’essa poco dopo demolita.  Fu quindi portata alla chiesa di San Giuseppe in via Garibaldi e da qui nel 1940 alla nuova chiesa della Regina Pacis nel rione Porta Napoli, distrutta dal bombardamento alleato il 26 agosto del 1943: la statua tuttavia rimase intatta, con soltanto una piccola scheggiatura sull’occhio sinistro. Dopo altri spostamenti fu infine collocata nella nuova sede della confraternita, prima a Sant’Agostino e quindi a Santa Maria del Galeso del periferico quartiere Paolo VI, officiata dai Missionari Oblati di Maria Immacolata.

regina della pace di tarantoLa confraternita celebrava l’ultima domenica di agosto la festa della Madonna della Pace e il 30 novembre la festa di sant’Andrea apostolo: in questo giorno veniva anche eletto il governo confraternale. Oggi la confraternita organizza la processione della Madonna della Pace per le vie del quartiere l’ultima domenica di settembre.

L’abito di rito della confraternita e così composto: mozzetta azzurra con profili rossi di e medaglione con effigie della Madonna della Pace cucito a sinistra; nel passato la mozzetta era di seta color turchino e veniva calato sulle spalle un cappello bianco; camice bianco con cappuccio bianco, che in passato veniva calato sul volto per i riti penitenziali della Settimana Santa, cingolo rosso legato alla vita scarpe nere e calze bianche

Sito Uff.  http://www.santamariadellapacelecce.it/ con visita virtuale al Santuario

Fontehttps://it.wikipedia.org/wiki/Confraternita_di_Santa_Maria_della_Pace

 

SANTUARIO DI GRAGLIA

SANTUARIO DI GRAGLIA

Graglia (BI) – 20 settembre 1659

SANTUARIO GRAGLIA1L’origine del Santuario di Graglia risale al principio del secolo XVII, quando il parroco del paese, don Nicolao Velotti, decise di costruire ben cento cappelle, per evangelizzare visivamente i pellegrini  attraverso gruppi scultorei raffiguranti vari passaggi della Bibbia.

Il Santuario ebbe origine da un grandioso progetto, denominato Novella Gerusalemme o sia Palestina del Piemonte, detta di San Carlo a Graglia, di don Nicolao Velotti, vercellese, nominato parroco di Graglia nel 1615, che prevedeva la realizzazione di un Sacro Monte, comprendente 100 cappelle, tra il paese di Graglia (m 600) e il Colle San Carlo (m 1020).

Si trattava di un progetto missionario di evangelizzazione visiva, che avrebbe dovuto far conoscere e far ricordare al pellegrino le principali veritá della Rivelazione Cristiana, attraverso la rappresentazione, tramite scene realizzate con gruppi statuari, degli episodi salienti della nostra Fede: dalla creazione, alle varie fasi della vita di Gesú, fino alla gloria di Dio e dei Beati in Cielo.

SANTUARIO GRAGLIA3

I lavori iniziarono nel 1616 con la costruzione sul colle della Chiesa di S. Carlo (che rimarrá incompiuta e molto ridimensionata rispetto al progetto iniziale) e di alcune cappelle dedicate alla Passione e alla Morte di Cristo; nel 1617, a 800 m di altitudine, dove oggi sorge il Santuario, venne edificata una Cappella dell’Annunciazione, costruita sulle misure della Santa Casa di Nazaret, venerata nel Santuario di Loreto, in cui, oltre alle statue di terracotta dell’Angelo Gabriele e di Maria, venne posta una statua lignea della Madonna Lauretana, fatta scolpire a Torino nel 1620.

Intorno a questa statua si sviluppó subito un’intensa devozione mariana, che portava molti pellegrini alla cappella. Negli anni successivi sorsero altre cappelle, arredate con statue di terracotta, dedicate alla nascita di Gesú, all’Adorazione dei Magi, alla Presentazione al Tempio, alla Circoncisione, alla Strage degli Innocenti.SANTUARIO GRAGLIA2

La morte di don Velotti, nel 1624, segnó una battuta di arresto dei lavori. Il successore don Garrono, infatti, per evitare, soprattutto in inverno, la lunga marcia dei pellegrini per raggiungere il colle S. Carlo, fece costruire, alle porte di Graglia, un oratorio dedicata alla Madonna della Neve, con annessa abitazione per i Sacerdoti che dimoravano a S. Carlo; tale costruzione, non prevista dal progetto del Sacro Monte, venne in seguito annessa ad esso e diede vita al Santuario della Madonna di Campra, ancora oggi molto frequentato, soprattutto in occasione della festa del 5 agosto. Un atro successore di don Velotti, don Agostino Pozzo, venendo a mancare i mezzi necessari alla prosecuzione del progetto originario, scelse come centro di devozione la Cappella della Santa Casa di Nazaret.

Furono le numerose grazie e miracoli (per lo piú guarigioni, citate dal Pozzo nel suo Ragguaglio e presentate all’esame dell’autoritá ecclesiastica) ottenuti dai fedeli pregando davanti all’Immagine santuario-gragliataumaturgica a sviluppare una forte devozione popolare, per cui don Agostino pensó di inserire la Cappella al centro di un maestoso Santuario. Finanziatore del progetto fu il duca Carlo Emanuele II di Savoia, che incaricó l’ing. Pietro Arduzzi di disegnare il complesso del Santuario. Egli progettó intorno alla Santa Casa la Chiesa, con pianta a croce greca, e vi pose a coronamento una grandiosa cupola con cupolino. La Chiesa era completata, ai due lati, dagli edifici da adibire ad ospizio per i pellegrini e ad abitazione del clero.

La prima pietra del Santuario fu posta, con una solenne cerimonia, nel 1659. Per diverse cause, guerre, epidemie, mancanza di mezzi economici ed altre vicissitudini, i lavori procedettero lentamente e la Chiesa fu terminata solo nella seconda metá del 1700, soprattutto per merito di don Carlo Giuseppe Gastaldi, che profuse nell’operaSANTUARIO GRAGLIA ogni sua energia e che per questo fu definito il secondo fondatore del Santuario. Negli anni successivi il complesso subí numerosi lavori di ampliamento e restauro.

Agli inizi del 1800, durante il periodo napoleonico, il complesso del Santuario fu utilizzato come sede di un Collegio Imperiale.

Sito ufficiale:  http://www.santuariodigraglia.it/

MADONNA DEL MONTE

MADONNA DEL MONTE

Marsure di Aviano (Pordenone) –  8 settembre 1510

Madonna del Monte   Marsure - AvianoI marsuresi sono particolarmente legati al Santuario della Madonna del Monte che, secondo la tradizione, è sorto nel luogo in cui la Madonna apparve al contadino Antonio Zampara nel 1510.

Il Santuario fu consacrato nel 1615 e reso più armonioso nei primi anni del ‘900 dall’architetto Rinaldo di Venezia. Esternamente si caratterizza per una grande cupola rivestita di metallo; l’interno, molto luminoso, ha un ampio tiburio nel raccordo del quale sono collocate le quattro statue in pietra raffiguranti gli evangelisti.

Marsure è situata all’estremità nord-orientale del comune, a circa 3,5 km da Aviano. Sorge al limitare della pianura veneto-friulana, ai piedi delle ultime cime comprese nelle prealpi Bellunesi. In zona è presente il toponimo Gravis, ad indicare la consistenza friabile e ghiaiosa del terreno, dovuta al particolare tipo di roccia presente nel luogo: la dolomia. Questa particolare geologia è tipica di tutta la zona compresa tra i corsi del Cellina e del Meduna.

Madonna del Monte   Marsure - Aviano.1Il santuario di Madonna del Monte è stato realizzato nel luogo in cui secondo la tradizione nel 1510 la Madonna era apparsa al contadino di Marsure Antonio Zampara. Secondo il racconto tramandato l’uomo era molto devoto alla Vergine ed il mattino si fermava davanti alla cappella per le sue preghiere prima di iniziare la giornata. Proprio un mattino di settembre Madonna gli apparve rassicurandolo e chiedendola costruzione di una cappella e un altare in suo onore.

Dove vuoi andare tu uomo dabbene?“. Scosso, rispose che voleva andare da un amico a chiedergli di venire ad arargli la terra. La voce gli rispose: “Verrà volentieri“. Dopodiché, alzando gli occhi, l’uomo vide Maria, vestita di bianco, che gli disse:

Orsù Antonio, sollevati pure e non temere. Da te io voglio, che alla tua casa ritornato, intimi rigorosi digiuni di tre sabati successivi in Mio onore; voglio quindi che per nove giorni interi a tutti d’intorno annunzi l’istessa opera di pietà e di penitenza, onde il Figliuol Madonna del Monte   Marsure - Aviano.2Mio Divino si plachi per li tanti peccati che in questi tempi oltraggiano la Divina Maestà. Voglio infine che a quanti tel chiederanno rechi notizia di ciò che ora ti accade ed ora Io ti dico, esortando ed intimando che in questo luogo stesso, ove mi vedi, sia la Mia Immagine onorata con tempio e con altare a me consacrati“.

Ai timori ed ai dubbi dell’anziano, la Madonna replicò:

Tutti crederanno li miei devoti, e li fedeli servi del Mio Divin Figliuolo. Ma perché a te e a tutti credibile riesca questa Mia apparizione e questo Mio comando, tu avrai un contrassegno benché più meraviglioso del sole, che a te, e a quanti questa sera l’osserveranno, vermiglio comparirà e tutto di sangue cosparso e macchiato“. E così avvenne.

In seguito venne costruito un Santuario sul luogo dell’apparizione.

Il Santuario alla Madonna del Monte fu consacrato nel 1615 e ristrutturato nei primi anni del secolo scorso dall’architetto Rinaldo di Venezia. Negli ultimi anni il santuario è stato arricchito anche da un percorso devozionale, e viene scelto da numerose comunità cristiane per ritiri spirituali.

Storia

Santuario Madonna del Monte di Marsure

Il toponimo Marsure, piuttosto frequente in Friuli, starebbe ad indicare un luogo sassoso e arido, difficile da coltivare. La prima citazione è riportata in un documento del 1169, nel quale il vescovo di Concordia cedeva ai feudatari di Polcenigo alcuni terreni siti in Marsuris.

La presenza umana è però assai più antica, antecedente alla conquista romana. Tra i vari reperti individuati, particolarmente frequenti sono quelli riguardanti i Celti. Verso il II secolo a.C. le popolazioni locali venivano romanizzate e la zona centuriata.

Per tutto il medioevo fu particolarmente forte il potere dei vescovi di Concordia, che amministravano l’area attraverso alcuni nobili locali. A partire dal 1420, invece, si passò alla Repubblica di Venezia.

Secondo il Degani, la chiesa di Marsure, sino ad allora cappella dipendente da Aviano, fu eretta a parrocchia con decreto del Senato veneto (16 febbraio 1770) e poi con decreto vescovile (16 febbraio Madonna del Monte   Marsure - Aviano.31771). In realtà, i documenti testimoniano che Marsure era parrocchia almeno dal 1449, ma probabilmente venne declassata quando, nel 1499, la zona fu devastata da un’invasione Ottomana che vide uccise o fatte prigioniere circa 2.000 persone.

La caduta della Serenissima vide l’istituzione dei comuni: Marsure divenne frazione di Aviano, compresa a sua volta nell’omonimo cantone.

Fonti: http://www.diocesi.concordia-pordenone.it/diocesi_di_concordia___pordenone/santuari_e_monasteri/00000200_Santuario_Madonna_del_Monte_in_Marsure.htmlhttp://www.mariadinazareth.it/www2005/Apparizioni/Apparizione%20di%20Aviano.htmhttp://it.wikipedia.org/wiki/Marsure_(Aviano); http://messaggeroveneto.gelocal.it/pordenone/cronaca/2015/07/28/news/dalla-madonna-del-monte-la-messa-su-rai1-1.11844101

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MADONNA DELLE GRAZIE DI ALLUMIERE

MADONNA DELLE GRAZIE DI ALLUMIERE

ROMA – PRIMA DOMENICA DI SETTEMBRE

MADONNA DELLE GRAZIE DI ALLUMIEREIl Santuario Madonna delle Grazie è stato probabilmente costruito su una delle tante cappelline che nel XV–XVI secolo sorgevano nei pressi delle miniere di allume e nelle quali i minatori si recavano a pregare.

Il Santuario è situato su quello che un tempo era il Monte Roncone e che ora, proprio per la sua presenza, è detto Monte delle Grazie. Rimasta nel XVII secolo senza custodia, la cappella, in cui si venerava una statua della Madonna, fu affidata agli Eremiti Servi di Maria di Monte Senario. Quando l’ordine affidò la tutela a frate Giovanni Galeotti, questi volle ricostruire un edificio più grande e annettervi una chiesa, dove trasferì l’immagine della Madonna. La struttura, passata al Comune di Allumiere a metà del XIX secolo, è stata più volte ristrutturata; nel 1984 è stata proclamata santuario diocesano e nel 1987 Papa Giovanni Paolo II, nel corso della sua Visita Pastorale a Civitavecchia, ha incoronato solennemente la statua della Vergine. Dietro l’edificio si trova il Parco delle Rimembranze, a memoria dei caduti di Allumiere nei due conflitti mondiali.

Sono innumerevoli i miracoli e le grazie ottenuti dai fedeli che salgono ad invocare Maria nel Tempio sul Monte delle Grazie.

Il “Patto d’amore”

Nel 1965 nel Santuario delle Grazie di Allumiere fu asportata la statuina di Gesù Bambino dalle braccia della Madonna; la popolazione tutta profondamente offesa nei suoi sentimenti di devozione verso la Madonna delle Grazie, fece “voto” di riparare il sacrilego furto con una solenne traslazione della Sacra Immagine, ogni cinque anni dal Santuario al paese.

MADONNA DELLE GRAZIE DI ALLUMIERE in viaggioLe tappe della “discesa”: 1965, ’70, ’75; ’80, ’85, ’90, ’95, 2000.

In ciascuna di queste tappe ogni volta i “Rioni” fanno a gara di amore e di devozione nell’addobbare vie e piazze e a preparare nel centro del Rione un sontuoso altare sul quale la Madonna delle Grazie viene posta quale Regina. Poi la Celebrazione Eucaristica, alla quale tutti partecipano con viva fede accostandosi ai Sacramenti, chiude la giornata e tra la comune esultanza e commozione, la Sacra Immagine viene accompagnata nella chiesa parrocchiale.

Al termine dei solenni festeggiamenti, la sera del 7 settembre dalla Chiesa Parrocchiale, riparte la processione con le rappresentanze dei Rioni in costume, seguita dalla folla dei fedeli che riporta la “Madonna” nel suo Santuario.

Ave Maria… Sempre Ave Maria!…

Alcune preghiere che vengono recitare al Santuario della Madonna delle Grazie di Allumiere:

OFFERTA DELLA GIORNATA A MARIA

Santuario AllumiereO Maria Madre del Verbo incarnato e Madre nostra Dolcissima siamo qui ai Tuoi piedi mentre sorge un nuovo giorno un altro grande dono del Signore. Deponiamo nelle Tue mani e nel Tuo cuore tutto il nostro essere: noi saremo Tuoi nella volontà, nel pensiero, nel cuore e nel corpo. Tu forma in noi con materna bontà in queste giorno, una vita nuova, la vita del Tuo Gesù. Previeni ed accompagna o Regina del cielo anche le nostre più piccole azioni con la Tua ispirazione materna, affinché ogni cosa sia pura e accetta al momento del Sacrificio Santo ed Immacolato. Rendici santi o Madre buona; santi come Gesù ci ha comandato e come il Tuo cuore ci chiede ed ardentemente desidera. Amen.

PREGHIERA A MARIA SS. DELLE GRAZIE DI ALLUMIERE

MADONNA DELLE GRAZIE DI ALLUMIERE1O Madonna delle Grazie, a Te ci rivolgiamo perché una pioggia di celesti favori scenda sulla nostra società, facendo rinascere in essa l’anelito di un mondo migliore fondato sui valori cristiani Animati da immensa fiducia, mettiamo Sotto il Tuo manto i nostri bambini, la gioventù, gli adulti ed in particolare gli ammalati e le persone anziane. Ti preghiamo per i nostri sacerdoti, per le anime consacrate al Signore e perché, con la Tua intercessione, fioriscano nuove vocazioni sacerdotali e religiose per la nostra Diocesi. O Madonna delle Grazie, sii Tu la nostra Madre e Regina, oggi e sempre. Amen.

+ Girolamo Grillo Vescovo

FONTI: http://www.italiavirtualtour.it/dettaglio.php?id=94798http://www.angelfire.com/ma/Madonnadellegrazie/fotopro.html,   http://www.angelfire.com/ma/Madonnadellegrazie/Preghiere.html

FESTA DEL GESÙ BAMBINO DI PRAGA AD ARENZANO

FESTA DEL GESÙ BAMBINO DI PRAGA AD ARENZANO

1° Domenica di settembre

Gesù Bambino di PragaLa tradizione ad Arenzano dura ormai da oltre un secolo ed è organizzata dai frati Carmelitani Scalzi la prima settimana di settembre e anche quest’anno grandi sono stati i festeggiamenti culminanti proprio questa domenica.

I festeggiamenti iniziano già dal sabato mattina per terminare la prima domenica di settembre, con la posa della statua del Bambinello alla venerazione dei fedeli per il tradizionale “bacio”. Nel pomeriggio del sabato come di consueto vengono portati in piazza i bambini per la benedizione e alle 18 inizia la processione della statua di Gesù Bambino di Praga, aperta dai tradizionali Crocifissi.

Il piccolo Gesù Bambino scenderà nelle vie del paese e raggiungerà il porto di Arenzano dove i pescatori la seguiranno in processione con le loro barche fino al molo cittadino per la tradizionale preghiera del pescatore e la benedizione alle imbarcazioni e della città.

BAMBINO GESù DI PRAGAPer chi desidera verso le 22.30 una veglia di preghiera terrà compagnia al bambinello fino 4 del mattino successivo, ma la festa non è terminata perché per tutta la domenica fino a sera sarà esposta alla venerazione dei fedeli e ricollocata solo verso le 19.00, quando la statuetta verrà ricollocata sul suo trono all’interno del Santuario.

Quest’anno alle 21.00, nel teatro del Seminario, andrà in scena “Un Castello nel Cuore”, spettacolo teatrale con Pamela Villoresi nel ruolo di Santa Teresa d’Avila, fondatrice dei Padri Carmelitani Scalzi, per celebrare il quinto centenario della nascita di quest’ordine.

LA STORIA DELLA DEVOZIONE AD ARENZANO

Fin dai primi anni del 1600 i Carmelitani scalzi valutarono la possibilità di fondare un convento ad Arenzano come punto di appoggio nel cammino tra i conventi genovesi ed il Deserto di Varazze. Solo nel 1889 padre Leopoldo Beccaro poté realizzare il sogno accarezzato da anni e intitolò la nuova casa religiosa a santa Teresa di Gesù.

GESù BAMBINO DI PRAGA 1Il gesto di padre Giovanni della Croce, priore dei Carmelitani scalzi di Arenzano che, con il consenso della comunità, il 25 settembre 1900 collocò un piccolo quadro raffigurante Gesù Bambino sotto la statua della Madonna del Carmine nella chiesetta del convento, è l’espressione di chi, in un momento di rinascita, si richiama alle sue origini: nella riaffermazione del valore della famiglia trovò posto anche una nuova considerazione per il bambino, immediatamente accostabile all’infanzia di Gesù: un piccolo essere da strappare alla miseria, all’ignoranza, ad orari di lavoro interminabili.

Da quel momento… le cose progredirono con rapidità. Il quadretto fu presto sostituito da una statua, donata anche questa volta da una donna, la marchesa Delfina Gavotti di Savona. Essa fu benedetta il 2 giugno 1902 da padre Giovanni della Croce. Nel 1904 iniziò la costruzione di una chiesa più ampia, inaugurata quattro anni dopo. Nacque la Confraternita del santo Bambino Gesù di Praga, approvata da Pio X nel 1903 e nel 1904. Si iniziò a pubblicare il “Messaggero”, allo scopo di diffondere la devozione a Gesù Bambino e di aiutare la costruzione della chiesa.

SANTUARIO ARENZANO BAMBIN GESùUna serie successiva di avvenimenti contribuì a proiettare il santuario al di là degli orizzonti locali. Il 7 settembre 1924, in seguito ad un decreto del Capitolo Vaticano, la statua di Gesù Bambino fu solennemente incoronata dal cardinale Merry del Val con una corona benedetta personalmente da Pio XI. Il santuario fu consacrato nel 1928 dal vescovo ausiliare di Genova, mons. Giacomo De Amicis, e ricevette in quell’occasione il titolo di “basilica minore”.

Passati gli anni del dopoguerra, nel 1962 fu deciso un ampliamento del santuario, portato a termine nel 1966. Non solo la chiesa, ma anche la struttura circostante divenne più funzionale per accogliere l’accresciuto numero di pellegrini e visitatori. All’inaugurazione, quasi a mantenere il ricordo del primo riferimento, era presente l’arcivescovo di Praga, cardinale Giuseppe Beran.

Artisti contemporanei, alcuni operanti in ambito locale, altri di prestigio internazionale, hanno contribuito alla decorazione del santuario con le tecniche più diverse:BAMBIN GESù ARENZANO gli affreschi di Renzo Bonfiglio, le maioliche di Angelo Biancini, le sculture di Guido Galletti, le vetrate di Alfonso Leoni, le ceramiche di Eliseo Salino…

Oggi la devozione a Gesù Bambino di Praga, diffusa in numerosi paesi del mondo, ha nel santuario di Arenzano il suo centro di irradiazione più universale e più vivace. In questo contesto assume un significato particolare la realtà del collegamento diretto che si è da poco stabilito, dopo i recenti mutamenti politici, con la chiesa di Santa Maria delle Vittorie a Praga, culla della devozione a Gesù Bambino. “Il Messaggero di Gesù Bambino di Praga“, nato ad Arenzano nel 1905, è divenuto lo strumento che lega i due centri di irradiazione, situati in Italia e nella Repubblica Ceca, con i fedeli di tutto il mondo.

PER SAPERNE DI Più VISITA IL SITO UFF  http://www.gesubambino.org/

Fonti: http://www.ilsecoloxix.it/p/genova/2015/09/04/AR99ztnF-arenzano_bambino_festa.shtmlhttp://www.gesubambino.org/

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LA VERGINE PROTETTRICE di Hostýn

LA VERGINE PROTETTRICE di Hostýn 

LA VERGINE PROTETTRICE di HostýnHostýn è la meta di pellegrinaggio più visitata della Moravia, la regione orientale della Repubblica Ceca. Secondo la leggenda la nascita di questo luogo di devozione risale all’epoca dell’invasione dei Tartari nel 1241.

Secondo la leggenda la nascita di questo luogo di devozione risale all’epoca dell’invasione dei Tartari nel 1241, una popolazione barbara che al suo passaggio seminava morte e distruzione. Allora, i moravi che trovarono rifugio sul Monte Hostýn riuscirono a scampare miracolosamente.

Questo episodio, considerato un segno dell’intervento divino, venne attribuito all’intercessione della Madonna Protettrice dell’Assunta o Madonna di Svaty Hostýn, che accorse in aiuto dei cristiani contro gli assalti dei nemici. Il monte, su cui anticamente si svolgevano riti pagani, divenne quindi luogo di devozione cristiana quando, grazie all’opera dei due fratelli santi Cirillo e Metodio, la Moravia si convertì al Vangelo.

La statua della Vergine Protettrice, detta anche Madonna Vittoriosa, è posta sull’altare centrale della Basilica. L’immagine ritrae la Vergine con il bambino Gesù mentre tiene in mano un fascio di fulmini con cui scaccia i nemici. La statua venne collocata qui in segno di ringraziamento da coloro che vi trovarono rifugio.

A metà del 1500 venne eretta sul Monte una cappella, frequentata principalmente dagli operai che lavoravano nelle miniere limitrofe; LA VERGINE PROTETTRICE di Hostýn 2tuttavia un secolo dopo verrà distrutta, continuando a subire attacchi ripetuti nel tempo. Una volta rieretta, alla fine della Guerra dei Trent’Anni, venne qui collocata per la prima volta la statua di Maria con il Bambino Gesù in braccio.

Il 15 agosto del 1912, in occasione dell’incoronazione della statua, si organizzarono dei grandi festeggiamenti. La corona, adornata con molte pietre preziose, fu benedetta a Roma da Papa San Pio X.

Nelle vicinanze si trovano altri santuari mariani, come quello di Velehrad, antica sede di San Metodio, dove si venera la “Mater Unionis”, la Madre dell’unità di tutti i cristiani.

Verso la fine del 19° secolo, per iniziativa dell’Arcivescovo di Olomouc A. C. Stojan, fu avviata un’Associazione il cui compito principale è la costruzione di ospizi per i pellegrini, la preservazione del carattere sacro di Hostýn come luogo di pellegrinaggio e nello stesso tempo la custodia di un monumento culturale da salvaguardare per le future generazioni.

Insieme all’Amministrazione della basilica, assicurano la LA VERGINE PROTETTRICE di Hostýn 3manutenzione ed i restauri e offre ospitalità a chi visita questo importante luogo di pellegrinaggio, offrendo alloggio e ristoro; assicura anche la pubblicazione del periodico Listy svatohostýnské che informa i pellegrini ed i turisti sulle attivita di formazione presso la Basilica in collaborazione con l’Amministrazione della basilica.

I visitatori del santuario possono godere l’incantevole natura delle cime di Hostýn (Hostýnské vrchy) con le sue note mete (per esempio Skalný, Tesak, Rusava o Rajnochovice). Sentieri turistici segnalati sono adatti sia alle passeggiate che al turismo con bicicletta come anche, d’inverno, allo sci di fondo. Molto interessanti sono anche alcuni centri regionali quali Bystřice pod Hostýnem e Holešov. Altre citta piu grandi e facilmente raggiungibili, come Kroměříž, Olomouc oppure Zlín, sono ricche di monumenti artistici da visitare.

Altre informazioni possono essere richieste telefonicamente o via internet ai seguenti numeri: Numero di telefono: + 420 573 381 693; E.mail: matice@hostyn.cz; Indirizzo sito internet: www.hostyn.cz

PREGHIERA ALLA VERGINE PROTETTRICE 

LA VERGINE PROTETTRICE di Hostýn 1O Vergine Immacolata, Madre di Dio e Madre degli uomini. Noi crediamo con tutto il fervore della nostra fede nella vostra assunzione trionfale in anima e in corpo al cielo, ove siete acclamata Regina da tutti i cori degli Angeli e da tutte le schiere dei Santi; e noi ad essi ci uniamo per lodare e benedire il Signore, che vi ha esaltata sopra tutte le altre pure creature, e per offrirvi l’anelito della nostra devozione e del nostro amore…Noi confidiamo che le vostre pupille misericordiose si abbassino sulle nostre miserie e sulle nostre angosce, sulle nostre lotte e sulle nostre debolezze; che le vostre labbra sorridano alle nostre gioie e alle nostre vittorie; che voi sentiate la voce di Gesù dirvi di ognuno di noi, come già del suo discepolo amato: Ecco il tuo figlio.

(Estratto della Preghiera di Pio XII alla Vergine, Assunta in cielo, 1° novembre 1950)

Fontihttps://www.youtube.com/watch?v=JvMLQQWw_T0http://www3.chiesacattolica.it/santuari/sm-europa/cz-cekia/eu-cz-ceca3nsvittoria.htmhttp://www.hostyn.cz/cizi/italia.htm

 

 

MADONNA DELLA PACE DI AGOSTA

MADONNA DELLA PACE DI AGOSTA

(ROMA)1a Dom dopo l’Assunzione 

madonna della Pace AgostaAnche l’imperatore Nerone, si fermava spesso nei pressi di Madonna della Pace a riposare, eppure questo luogo è divenuto famoso per un cruento fatto di sangue.

Agosta è situata su un’elevazione tufacea alle pendici dei monti Simbruini, nell’alta valle dell’Aniene, presso la riva destra del fiume Aniene. Dista da Roma circa 67 chilometri ad est. Ai piedi della collina su cui sorge il paese si trova una sorgente, in età romana nota come Augusta, dalla quale il paese ha probabilmente preso il nome. Madonna della Pace è una frazione di Agosta, e qui si trova una chiesa.

La leggenda narra che l’imperatore Nerone, per recarsi nella sua villa di Subiaco, si fermasse spesso a riposare nei pressi di Madonna della Pace dove, a quel tempo, l’Aniene formava un laghetto. Sembra Frazione Madonna della Paceche la denominazione della località “Barco” (contrada di Madonna della Pace) derivi infatti dal porticciolo in riva al laghetto e dalle barche che vi erano attraccate.

La zona fu comunque frequentata sin dal 1000 a.C. dai latini; intorno al IV secolo a.C. i Romani iniziarono la costruzione di grandiosi acquedotti per approvvigionare Roma e per effetto di questi lavori la zona si popolò massicciamente. Oltre il già citato Nerone molti altri personaggi frequentarono questi luoghi: Plinio il Vecchio, Traiano e, molto più tardi, sicuramente San Benedetto.

Dopo la caduta dell’impero romano i centri della Valle dell’Aniene subirono devastazioni e saccheggi ad opera dei longobardi prima e dai saraceni dopo. Questo provocò lo spopolamento della valle in quanto i suoi abitanti preferirono trasferirsi in luoghi meno accessibili; gli acquedotti vennero abbandonati, iniziò un periodo durante il quale l’intera zona visse un lunghissimo letargo che finì soltanto poco più di cento anni fa.

Fiume Aniene Agosta

Fiume Aniene Agosta

Dal XIV secolo divenne parte dello Stato pontificio, poi fu feudo prima dei Colonna, poi dei Borghese fino al 1633 e dei Barberini fino al 1738, per poi ritornare sotto l’amministrazione pontificia. Nel 1870 fu annessa allo Stato italiano.

Il primo insediamento in epoca recente di cui si ha notizia certa risale al 1878 quando la famiglia Cicchétti di Rocca Canterano, proprietaria del mulino situato vicino al fiume, vi si trasferì, dando il nome alla località.

La necessità per gli agricoltori di recarsi al mulino Cicchetti per macinare il raccolto fece confluire nella zona molti interessi economici con il risultato di vedere aumentato il numero dei suoi abitanti, dediti in prevalenza all’agricoltura. Agli inizi del secolo fu costruita la linea ferroviaria che unì Mandela a Subiaco attraversando tutta la valle; venne realizzata in prossimità del mulino Cicchétti una stazione ferroviaria che prese il nome Rocca Canterano Scalo. Lo scalo ferroviario venne naturalmente utilizzato anche dagli abitanti di altri paesi e i vantaggi per il territorio circostante lo scalo furono notevoli. Questi paesi erano collegati con la valle mediante la Via Empolitana che, per attraversare il fiume Aniene, si serviva di un “ponte di ferro”.

Il Sacrario dei XV Martiri

chiesa Madonna della Pace di AgostaL’aumento della popolazione e il sorgere di molte attività commerciali fece nascere l’esigenza, avvertita in modo particolare nel 1928 dal Vescovo di Subiaco Simone Lorenzo Salvi, di costruire una chiesa da dedicare alla Madonna, denominata chiesa della Madonna della Pace, da cui il nome definitivo della località che prima di allora veniva chiamata in diversi modi: “Cicchétti” o “Le Mòle” dal mulino, “Carlini” dall’osteria, “Rocca Canterano Scalo” dalla stazione ferroviaria.

La vita di Madonna della Pace si sviluppò in modo ordinato e sereno fino alla II Guerra Mondiale quando un fatto gravissimo insanguinò la pacifica località: 15 cittadini inermi furono trucidati dai nazisti per rappresaglia.

Correva l’anno 1944 e le truppe tedesche, in ritirata da Cassino, si dirigevano verso il nord percorrendo sia la Casilina sia le strade che attraversano la provincia di Roma, compresa la valle dell’Aniene. Questa loro fuga e presenza nella valle costituiva motivo di attenzione per gli alleati. Inseguiti dalle fortezze volanti americane, i soldati tedeschi si difendevano come potevano, saccheggiando, chiesa Madonna della Pace di Agosta.1depredando, uccidendo. Neppure Madonna della Pace sfuggì alla violenza ed alla rappresaglia.

E’ così che alle 13,30 di domenica 10 maggio un violento bombardamento si abbatté su questa contrada. La casa di Enrico Pelliccia fu completamente distrutta; la figlia Giuliana, di 10 anni, morì sotto le macerie. Distrutta pure l’abitazione di Giuseppe Cignitti. La cosa tornò a ripetersi la domenica successiva, fortunatamente, questa volta, senza vittime. Purtroppo non così il 24 maggio allorché, nel corso di un nuovo bombardamento, perse la vita Renato Carlini.

Ma l’episodio più grave, quello che gli abitanti di Madonna della Pace rammentano ancora in tutta la sua drammaticità, è rappresentato da quanto avvenne il 26 maggio.

Era di mattina, quando alcuni soldati tedeschi rinvennero ai margini della strada che conduce a Canterano un loro commilitone privo di vita. Senza accertare le cause della morte (nella zona si è sempre creduto che il soldato fosse precipitato da un camion in corsa, Interno della chiesa Madonna della Pace di Agostaspaccandosi il cranio), il comandante della guarnigione ordinò subito un rastrellamento.

Diverse pattuglie setacciarono l’intera zona circostante la chiesa e, tra uomini e donne, furono prese in ostaggio 24 persone che vennero concentrate nell’abitazione di Mariano Tozzi: gli uomini in una stanza, le donne in un’altra. Ma prima ancora che il rastrellamento fosse concluso, ci fu una vittima: Giulio Di Roma, 25 anni. Il giovane, malato di artrosi alle gambe, mostrava evidenti difficoltà nel tenere il passo degli altri prigionieri e a un certo momento, vinto dal dolore, cadde sulla strada. I tedeschi, ritenendo che fosse una finzione, dopo averlo ripetutamente percosso, lasciarono partire una raffica di mitra che lo uccise all’istante. Di fronte a tale agghiacciante spettacolo, Felicetto Di Roma, fratello di Giulio, approfittando di un attimo di smarrimento dei tedeschi dovuto anche al passaggio di un aereo alleato, si gettò in un burrone, finendo nel fiume Aniene, dove rimase nascosto tra la vegetazione per parecchie ore.

Sacrario MARTIRI AGOSTA

Sacrario in onore dei martiri di Madonna della Pace di Agosta

Concluso il rastrellamento, intorno alle diciassette furono fatti uscire dall’abitazione del Tozzi sedici ostaggi, tutti uomini, e vennero condotti verso una radura poco distante dalla casa. La sorte si mostrò benevola con Nazzareno Tozzi, che venne liberato perché durante il rastrellamento era già stato privato dagli stessi tedeschi di due vacche e di un cavallo. Per gli altri, invece, vi fu il crepitio della mitragliatrice e la morte per tutti. Alle donne, chiuse ancora nella casa, restò la disperazione per tanti lutti. Solo al mattino successivo fu concesso loro di recuperare i corpi dei congiunti.

A ritrovarli fu Guerrina, la moglie di Mariano Tozzi: – “Ecco apparire agli occhi di Guerrina uno spettacolo allucinante: in una pozza di sangue, le vittime giacciono una quasi sull’altra, come in uno estremo abbraccio. I corpi che vede hanno il torace trafitto alla stessa altezza, mentre un foro di proiettile nel capo di ciascuno sta a dimostrare l’avvenuto sparo del colpo di grazia

Le donne di Canterano e Rocca Canterano riportarono i corpi dei sacrario cicchettifamiliari stesi su una improvvisata barella ricavata da una scala a pioli e coperti con un lenzuolo nei paesi d’origine.

Si era così compiuta una tragedia: 15 cittadini innocenti erano stati immolati sull’altare della libertà mentre sulla radura, da cui si domina Madonna della Pace e che aveva visto compiersi il loro sacrificio, restavano tracce incancellabili del loro sangue.

In quel luogo, all’inizio dell’odierna Empolitana 2, è stato eretto un sacrario per ricordare il sacrificio di: Giulio Di Roma, 25 anni, Domenico Di Roma, 18 anni, Benedetto Di Roma, 56 anni, Arsenio Coluzzi, 45 anni e Gilberto Miconi, 38 anni tutti di Agosta, frazione Il Barco; Francesco Vareni, 50 anni, di Subiaco; Renato Tomei, 26 anni, di Cervara di Roma, frazione Le Selve; Mariano Tozzi, 78 anni, di Canterano; Francesco Mammoli, 41 anni, Bernardino Micarelli, 78 anni, Torello Micarelli, 33 anni, Ascenzio Monteverde, 45 anni, Bernardino Albensi, 20 anni, Antonio Dari, 20 anni, Tommaso Fioravanti, 18 anni, tutti di Rocca Canterano.

Fonti: https://it.wikipedia.org/wiki/Madonna_della_Pace_(Agosta)http://www.comunediagosta.it/pagina/storiahttp://www.comunediagosta.it/pagina/la-strage-di-madonna-della-pace-1944

LA MADONNA A CAVALLO

LA MADONNA A CAVALLO

MARIA SS DELLE MILIZIE PATRONA DELLA CITTÀ DI SCICLI

madonna a cavallo Scicli.1La festa della Madonna di Scicli è una delle più importanti feste del ragusano nella quale si rievoca la vittoria dei normanni con a capo il Gran Conte Ruggero d’Altavilla contro i musulmani, avvenuta nel 1091. Ogni anno i festeggiamenti si svolgono a fine maggio per un’intera settimana, ma quest’anno (2015) sono stati posticipati all’11 luglio.

L’ultimo sabato del mese di maggio (solo per il 2015, l’11 luglio) a Scicli, in provincia di Ragusa, si svolge la Festa della Madonna a Cavallo o Battaglia delle Milizie, durante la quale si venera ancora oggi un dipinto settecentesco e una statua in grandezza naturale che raffigura la Vergine, incoronata, spada in mano e corazza addosso, su un bianco cavallo rampante bardato a guerra: la Madonna delle Milizie. La ricorrenza è una delle più sentite dagli sciclitani e rappresenta la vittoria dei Normanni sui Saraceni che si fa risalire all’anno 1091 per opera di Ruggero d’Altavilla, conclusasi con la liberazione di Scicli dal dominio saraceno

Nel 1736 la Sacra Congregazione dei Riti decise che la festa di Maria Santissima delle Milizie, un tempo festa mobile, dovesse essere celebrata il Sabato prima della Domenica di Passione. L’interpretazione che la tradizione ci ha dato di questo episodio richiama alla mente azioni piratesche ed assalti barbareschi, verificatisi con molta frequenza nel secolo XVI. La festa, annessa a una fiera importante, ha avuto una tradizione ininterrotta. Nel 1933, a cura di Giuseppe Pacetto Vanasia, venne redatto un “copione”in lingua sotto forma di “sacra rappresentazione”, che venne poi ristampato nel 1950 e che attualmente si rappresenta.

 

Madonna-delle-Milizie-Scicli-eSi narra che la battaglia finale fu vinta dai Cristiani per l’intercessione della Vergine Maria scesa su un bianco cavallo a difesa di Scicli. La rappresentazione teatrale vede fronteggiarsi gruppi di Turchi (i Saraceni) contro gruppi di Cristiani (i Normanni). Dopo lunghe trattative sul controllo del territorio, si addiviene ad una battaglia. La Battaglia simulata si conclude, quindi, con l’intervento miracoloso della Vergine Maria, che, scesa dal Cielo in groppa ad un Bianco Cavallo, libera la città dall’assedio straniero.

Il momento più atteso è la rappresentazione della moresca, il sabato, in cui vengono ricostruiti i luoghi della battaglia e dove attori improvvisati, in costume d’epoca, ripercorrono i momenti salienti fino all’intervento della Vergine Santa che libera la città dall’assedio straniero. La Festa delle Milizie è nota in tutto il mondo per essere l’unica manifestazione in cui si commemora la discesa della Vergine a cavallo, che, armata di spada, salvò gli sciclitani dalle incursioni saracene.

madonna a cavallo Scicli.2Dopo questo evento Ruggero fece costruire una chiesa in onore della Madonna delle Milizie o “Madonna a Cavallo”. Oltre alla rappresentazione della battaglia, vi è la fiera, le corse dei cavalli, l’arrivo dei numerosi fedeli dalle città vicine, ma anche una sacra e partecipata processione della statua della Madonna fino alla vicina Donnalucata dove, sarebbe apparsa la Madonna in aiuto dei normanni.

Durante i giorni della festa si svolgono manifestazioni colletarali come la Sagra delle Teste di Turco, dolce tipico sciclitano per eccellenza, con evidente riferimento proprio alla battaglia che ispira la festa, ed eventi duranti i quali è possibile degustare prodotti tipici.

teste di turco scicli

Famosi dolci di Scicli – Teste di Turco

Per maggiori informazioni e programma: www.comune.scicli.rg.it

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IL PRODIGIO DEL SS CROCIFISSO

IL PRODIGIO DEL SS CROCIFISSO

Longiano (FC) 6 maggio 1493

crocifisso_longianoLà, dove gli uomini non comprendono e non vedono, a volte gli animali danno il buon esempio. Proprio qui in un convento una vitella si fermò per onorare un crocifisso

La devozione al Crocifisso risale al fatto prodigioso avvenuto il 6 maggio 1493. I religiosi francescani erano riuniti nel convento di Longiano per celebrare il Capitolo provinciale della Provincia Bolognese. Per l’occasione, gli abitanti del vicino paese di Gambettola donarono alla comunità una vitella che, portata nel convento, si inginocchiò “in forma di profonda venerazione” di fronte all’immagine del Crocifisso che si trovava sopra una porta laterale della chiesa, prospiciente il chiostro, all’altezza del coro conventuale, porta che non era molto usata. Nonostante i ripetuti colpi di frusta il bovino si mosse dalla posizione di venerazione solo dopo che fu benedetto dal superiore Provinciale.

Il giorno seguente, dopo aver percorso le strade del paese, Crocifissolongianol’immagine del Crocifisso fu traslata dal chiostro all’interno della chiesa e posta sopra un altare laterale. Da quella data si susseguirono grazie e miracoli per cui la fama del santuario si diffuse per tutta la regione, e che perdura ancora oggi.

Nel 1697, su iniziativa del dottor Baldassarre Manzi prese corpo l’idea di istituire una Confraternita laicale intitolata al SS. Crocifisso, con statuto ed organizzazione proprie. Papa Clemente XI (1700-1721) concesse alla Compagnia una lunga serie di indulgenze che furono rinnovate anche nei secoli successivi. Nel 1828 papa Leone XII, con bolla del 28 novembre dello stesso anno, elevava la Compagnia ad Arciconfraternita.

La primitiva chiesa, presumibilmente in stile gotico, più piccola, ma probabilmente impreziosita di pitture del Trecento di Scuola riminese, subì varie vicende finché nel 1755, resasi pericolante a causa di un cedimento del terreno, venne demolita.Santuario_SS_Crocifisso longiano

Il 18 marzo 1764 monsignor Francesco Manzi, consacrò l’attuale costruzione,  realizzata su progetto dell’architetto Pietro Borboni di Rimini. Il 28 novembre 1828, Papa Leone XII, elevò la chiesa a Santuario. La seconda guerra mondiale non ha risparmiato il tempio.

Dopo essere stato mutilato da numerose granate subì un bombardamento il 7 ottobre 1944: coro, nicchia, altare, organo, decorazioni e affreschi furono distrutti. Il Santuario risorse vent’anni dopo più ricco di prima.

Il tempio è in stile neoclassico, perfetto nelle linee e nelle misure, di un’eleganza sobria e controllata.

L’immagine del Crocifisso, di stile greco-bizantino, è un dipinto su tela applicata a tavola del XIII secolo, accuratamente restaurata nel 1942 ad opera di Enrico Podio, inoltre è racchiusa in un’ampia e bella nicchia realizzata su disegno del professor Gildo Atti di Bologna (1965).

Santuario del SS. Crocifisso/ Frati Minori Conventuali

Tel. 0547.66.50.25 / Diocesi: Cesena-Sarsina

santuario longiano ss crocifissoSi celebrano quattro feste in onore del SS. Crocifisso: Epifania; 6 maggio (festa del miracolo); 26 luglio (sagra paesana); seconda domenica di novembre (festa di ringraziamento); nei venerdì di Quaresima si svolge una celebrazione particolare alla quale partecipano gruppi di pellegrini provenienti da tutta la diocesi di Cesena-Sarsina e dalle altre diocesi della regione Emilia-Romagna. Si commemora la Passione di Cristo secondo l’uso della tradizione francescana (Corda Pia vedi sotto), cui segue la celebrazione eucaristica presieduta da un presule delle varie diocesi della regione

Corda Pia: Il termine Corda Pia, che significa i cuori devoti, è tratto dalle prime due parole dell’inno di apertura: “Corda pia inflammatur, dum Francisci celebrantur, stigmatum insignia”.

Il rito della Corda Pia è la più antica devozione francescana che crocifisso_longianoinvita alla contemplazione del mistero della Passione di Cristo, della compassio di san Francesco e della desolazione patita dalla Vergine Addolorata. Si celebra tutti i venerdì di Quaresima nella Basilica Papale di San Francesco in Assisi. Onora in modo particolare le cinque piaghe del Crocifisso e le cinque stimmate impresse nel corpo del Serafico Padre. Il riferimento biblico di questa originale devozione francescana è tratto dalla Prima Lettera di San Pietro apostolo (2,24) dove è detto: “Dalle sue ferite voi siete stati guariti”. Questa pia devozione fu composta dal Servo di Dio fra’ Filippo Gesualdi da Castrovillari, Ministro Generale dell’Ordine dal 1593 al 1602 e poi vescovo di Cariati.

Fonti: http://www.donbosco-torino.it/ita/Maria/santuari/04-05/04-Santuari_Emilia_Romagna-9.htmlhttp://www.sanfrancescopatronoditalia.it/notizie/eventi/il-rito-della-corda-pia-14727#.VUjiW_ntmko

 

Triduo pasquale 2017

Triduo Pasquale 2017

PASQUALo svolgimento delle funzioni in questo triduo pasquale con  Papa Francesco e la spiegazione dei vari riti liturgici

GIOVEDÌ BASILICA VATICANA e CASA DI RECLUSIONE DI PALIANO

Il Giovedì Santo è l’inizio del”triduo pasquale”. È prevista in San Pietro alle 09.30 del mattino, la cosiddetta Santa Messa Crismale, dove verranno rinnovate le promesse sacerdotali e benedetti gli olii santi per le celebrazioni dell’anno liturgico. Il Santo Padre presiederà la concelebrazione con i Cardinali, i Patriarchi, gli Arcivescovi, i Vescovi e i Presbiteri (diocesani e religiosi) presenti a Roma.Papa-Francesco

Si recherà poi nella Casa di Reclusione di Paliano
Alle 16.30  si svolgerà la “Coena Domini” dove il Santo Padre anche quest’anno laverà i piedi ad alcuni detenuti e detenute. Anche Giovanni Paolo II si era recato a Rebibbia il 27 dicembre 1983 ma per parlare con il suo attentatore, mentre Benedetto XVI nel dicembre del 2011 subito dopo la sua elezione a pontefice. Anche lo scorso anno aveva scelto di lavare i piedi a dei detenuti, ma del carcere minorile di Casal del Marmo.

VENERDÌ VIA CRUCIS AL COLOSSEO

Cappella Papale – Basilica Vaticana: ore 17 – Il Venerdì Santo Papa Francesco presiederà la Liturgia della Parola, l’Adorazione della Croce e il Rito della Comunione. Ascolterà in San Pietro, nel papa-francesco-venerdi-santo-via-crucispomeriggio, la lettura della Passione di Gesù. Tale evento sarà trasmesso in televisione su TV 2000.

La sera ci sarà il rito della via Crucis al Colosseo, che ricorda la passione e morte di Gesù. Inizierà alle ore 21.15 e verrà trasmesso in mondovisione su Rai 1. I testi delle meditazioni sulle stazioni della Via Crucis del Venerdì Santo al Colosseo saranno preparati quest’anno – per incarico di Papa Francesco – dalla prof.ssa Anne-Marie Pellettier, vincitrice del Premio Ratzinger 2014. Nata a Parigi 71 anni fa, la Pelletier è un’insigne studiosa di ermeneutica e di esegesi biblica. Tra i suoi studi, la donna nel cristianesimo e nella Chiesa, il rapporto tra Giudaismo e Cristianesimo e il mondo monastico. Nel 2001, ha inoltre partecipato come uditrice al Sinodo dei vescovi..

Al termine vi sarà la benedizione apostolica.

SABATO VEGLIA PASQUALE IN BASILICA

La veglia pasquale in Basilica si  svolgerà a partire dalle 20,30 con l’ingresso processionale con il cero pasquale e il canto dell`Exsultet, e poi liturgia della parola, liturgia battesimale e liturgia eucaristica la tradizionale benedizione del fuoco nell’atrio della basilica di San Pietro.

BENEDIZIONE DEL FUOCOLa benedizione del fuoco è il trionfo della luce sulle tenebre, del calore sul freddo, della vita sulla morte (mistero poi solennemente proclamato da letture e azioni sacramentali della più solenne tra le notti) è già sinteticamente espresso in questo concreto linguaggio del fuoco nuovo, intorno al quale si riunisce la comunità. Seguirà la processione con il grido gioioso: “La luce di Cristo”, e la luce si comunicherà progressivamente ad ogni partecipante. La preghiera del Messale Romano che accompagna la benedizione del fuoco, ci appare piuttosto espressiva:

“O Padre, che per mezzo del tuo Figlio ci hai comunicato la fiamma viva della tua gloria, benedici questo fuoco nuovo, fa che le feste pasquali accendano in noi il desiderio del cielo, e ci guidino, rinnovati nello spirito, alla festa dello splendore eterno”.

DOMENICA MESSA DI PASQUA

Sul sagrato di San Pietro alle 10.00 della domenica di Pasqua, in piazza San Pietro Papa Francesco celebrerà la Santa Messa e, al termine, dalla loggia centrale della basilica, impartirà la benedizione ”Urbi et Orbi”.

Papa-Francesco-la-benedizione-Urbi-et-orbiRicordo che si concede l’indulgenza plenaria  (remissione dinanzi a Dio della pena temporale per i peccati),al fedele che devotamente riceve, sia pur soltanto per mezzo della radio o della televisione, la Benedizione impartita dal Sommo Pontefice “Urbi et Orbi“. (A mezzogiorno nei giorni di Natale e Pasqua e nell’elezione del Sommo Pontefice) Nonostante ci fosse chi non considerava valida questa indulgenza se non vissuta in prima persona, ci ha rassicurato direttamente il Sommo Pontefice confermando che già il giorno della sua elezione era rivolta a tutti gli uomini di buona volontà anche tramite i mezzi di comunicazione.

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Fonti: varie