Marco Ripamonti a La Salette

MARCO RIPAMONTI A LA SALETTE

Il 19 settembre del 1846, nel cuore delle brulle Prealpi francesi, due pastorelli, Melania e Massimino, sono visitati da una “Bella Signora” in pianto: Maria implorava il suo popolo di scegliere la vita.
Il suo richiamo e le sue lacrime hanno emozionato tante persone che, da ormai un secolo e mezzo, non smettono di salire sulla Montagna per mettersi in cammino sulle tracce di suo Figlio. Ella si presenta come la “Bella Signora”, Maria, la madre di Gesù, ai piedi della Croce, ha ricevuto di essere la Madre di tutti gli uomini; Ella interpella il suo Popolo smarrito in mezzo a un mondo troppo spesso senza giustizia e amore perché senza Dio.
Solo la conversione può aprire cammini nuovi all’umanità di oggi. Due giovani analfabeti, che parlavano quasi esclusivamente il dialetto locale, provenivano da situazioni familiari molto difficili: Massimino 11 anni, era orfano di mamma e quel giorno si trovava a La Salette per sostituire un pastorello ammalato; Melania, quasi 15 anni, proveniva da una famiglia ancora più povera, con dieci figli, lei era la quarta e già dall’età di otto anni era stata ceduta come pastorella alle famiglie della zona.
Quel giorno i due ragazzi, che si sono conosciuti solo due giorni prima, s’incontrano per caso al pascolo. Entrambi hanno portato li i pochi animali a loro affidati: otto mucche, una capretta e il cane di Massimino. All’ora di pranzo, mezzogiorno, i due ragazzi abbeverano le mucche e si fermano presso la fontana degli uomini, per consumare il loro pasto. Poi scendono qualche metro più in basso, vicino alla fontana più asciutta, giocano un po’ e si addormentano.
E’ Melania la prima a risvegliarsi, preoccupata di aver perso gli animali, ma essi sono vicini, al loro posto. Decide allora di scendere nel valloncello, dove hanno giocato e dormito, per recuperare le sue poche cose ma, proprio in mezzo alla conca verde, vede sfavillare un globo di luce, abbagliante più del sole. Chiama allora Massimino, che la raggiunge di corsa. Il globo di luce comincia a girare sempre più vorticosamente, diventa più grande, fin quando al suo centro appare una Donna, seduta su una pietra con i gomiti appoggiati alle ginocchia, che piange sommessamente con il viso fra le mani.
I due ragazzi, timorosi, non hanno nemmeno il coraggio di avvicinarsi, sara’ la Bella Signora, come la chiameranno sempre i due fanciulli, ad avvicinarsi a loro, dopo essersi alzata lentamente, con il volto pieno di afflizione. E’ una donna bellissima, con una voce dolce come di musica, alta e maestosa. Indossa l’abito tipico delle mamme del villaggio, tanto che Melania, da principio, pensa si tratti di una povera donna maltrattata dai figli, venuta alla fontana per sfogarsi un po’. Nella Bella Signora, però, c’è qualcosa in più, qualcosa che fa sparire dal cuore dei fanciulli ogni timore e li fa avvicinare a Lei.
Il suo abito e’ scintillante e scende fino ai piedi, ha uno scialle sulle spalle, ornato di rose, cosi come la cuffia e i contorni delle calzature. Le rose sulla fronte emanano raggi luminosi che sembrano formare un diadema regale. Accanto allo scialle c’è una pesante catena, con una catena più piccola che scende dal collo, cui è appeso un grande crocifisso, anch’esso luminosissimo, come un piccolo sole dentro il globo di luce che avvolge la Signora. Sui bracci del crocifisso ci sono un martello e una tenaglia.
I ragazzi diranno, più tardi che la Signora ha pianto durante tutto il suo messaggio. La bella Signora dice a loro: Venite vicino figli miei, non abbiate timore, sono qui per annunciarvi un  grande messaggio. Se il mio popolo non vuole sottomettersi, sono costretta a lasciar andare il braccio di Mio Figlio. Esso e’ forte, ma anche pesante che non posso piu’ sostenerlo. Da quanto tempo soffro per voi, voglio che mio Figlio non vi abbandoni, sono incaricata di pregarlo incessantemente per voi e voi non ci fate caso. Vi ho dato sei giorni per lavorare, mi sono riservato il settimo e non  me lo volete concedere. E’ questo che appesantisce tanto il braccio di mio Figlio. Anche i carrettieri non sanno che bestemmiare il nome di mio Figlio. Queste sono le due cose che appesantiscono tanto il braccio di mio Figlio. Se il raccolto si guasta, la colpa e’ vostra. Ve l’ho fatto vedere l’anno passato con le patate; voi non ci fate caso. Anzi, quando ne trovate guaste, bestemmiavate il nome  di mio Figlio. Esse continueranno a marcire e quest’anno, a Natale, non ve ne saranno piu’.
Poi la Madonna continuo’ il suo discorso in dialetto ammonendo il popolo attraverso i due ragazzi, dicendo loro di non seminare il grano, perché sara’ mangiato dagli insetti e quello che maturerà cadrà in polvere e soprattutto per l’arrivo di una grandissima carestia. Marciranno pure le noci e l’uva e moltissimi bambini sotto i sette anni saranno colpiti da convulsioni e moriranno.
Il messaggio de La Salette torna ai nostri giorni con un attualità davvero notevole. E’ un messaggio che ci invita alla riconciliazione con Dio, ad accogliere con semplicità e amore il perdono del Signore, a riscoprire nella nostra vita, la centralità di Cristo, vicino a tutti noi, ogni giorno, nei Sacramenti e soprattutto nell’Eucaristia.
Il Mons. Filiberto de Bruillard, vescovo di Grenoble, il 19 settembre 1851, promulga il decreto di riconoscimento dell’apparizione. Nel 1996 il Santo Papa Giovanni Paolo II nel 150° Anno delle apparizioni, ringrazia Maria e afferma che la Salette e’ un messaggio di speranza e riconciliazione con Dio e con tutti gli uomini della terra.
Buon cammino di fede, sempre uniti in preghiera, vostro Marco Ripamonti.

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MADONNA DEL DIVINO AMORE

MADONNA DEL DIVINO AMORE

Chiesa di Sant’Ignazio a Roma – 4 giugno 1944

Si ricorda oggi la Consacrazione della Città alla Madonna del Divino Amore fatta dal Papa Pio XII. Testimonianza della devozione dei Romani alla Madonna che ha protetto la Città durante il periodo bellico. Nel vasto comprensorio, su di una collinetta il proto Santuario degli zingari, che vi fanno un pellegrinaggio annuale molto suggestivo.

Si ricorda oggi la Consacrazione della Città alla Madonna fatta dal Papa Pio XII nella Chiesa di S. Ignazio, davanti al quadro taumaturgo della Madonna del Divino Amore, esule dal suo Santuario di Castel di Leva, per eventi bellici. La consacrazione della Città di Roma fu fatta il 4 Giugno 1944, nel momento più tragico della guerra 1939-45. I Romani hanno sempre professato una tenera devozione alla Madonna del Divino Amore. In occasione del Giubileo del 2000 il Papa Giovanni Paolo II vi consacra un nuovo, moderno e grandioso Santuario. Roma è tutta un santuario mariano, ma quello del Divino Amore è una testimonianza della vivissima devozione dei Romani alla Madonna che ha protetto la Città nel periodo bellico.

Il santuario della Madonna del Divino Amore è composto da due chiese: quella antica del 1745 e quella nuova del 1999. È una meta di pellegrinaggio cara ai romani: ogni sabato, dal primo dopo Pasqua all’ultimo di ottobre, si tiene un pellegrinaggio notturno a piedi con partenza a mezzanotte da piazza di Porta Capena, nei pressi del Circo Massimo. All’alba, dopo aver percorso 14 km si giunge al santuario dove si celebra la messa del pellegrino.

Il primo miracolo

La torre del miracolo

Secondo la leggenda, nella primavera del 1740 un pellegrino, diretto alla basilica di San Pietro, si smarrisce nell’inospitale e insalubre campagna nei pressi di Castel di Leva, circa 12 km a sud di Roma. Scorti alcuni casali e un castello diroccato in cima ad una collina, il viandante vi si dirige sperando di trovare qualcuno che gli dia informazioni per trovare la giusta strada. Viene però assalito da un branco di cani rabbiosi che lo circondano. Il pellegrino, alzando lo sguardo, si accorge che sulla torre del castello c’è un’icona che raffigura la Vergine con il Bambino, sovrastata dalla colomba dello Spirito Santo. Invoca perciò la Madonna che lo salvi da quel pericolo. Le bestie che gli sono addosso di colpo si fermano e si dileguano. I pastori che sono nella zona, richiamati dalle urla del viandante, accorrono sul posto e, ascoltato il suo racconto, lo rimettono sulla strada per Roma. Il nome del pellegrino è ignoto ma la notizia dell’accaduto si diffuse ben presto in città tanto che l’icona della Madonna a Castel di Leva divenne ben presto meta di pellegrinaggio.

Il 5 settembre 1740 l’icona viene tolta della torre e portata nella vicina tenuta detta “La Falconara“, dove si trova la chiesetta di Santa Maria ad Magos.

Il 19 aprile 1745, lunedì di Pasqua, l’icona viene trasferita in un luogo vicino alla torre, che oggi è ancora in piedi, dove intanto è stata costruita una nuova chiesa, opera di un architetto sconosciuto. L’affresco viene intronizzato nell’altare maggiore, dove attualmente si trova. La partecipazione della gente venuta da Roma e dai vicini Castelli è tale che papa Benedetto XIV decide di concedere l’indulgenza plenaria non solo per il giorno del trasferimento ma anche per i sette giorni successivi.

La custodia del nuovo santuario è inizialmente problematica data la sua posizione in un posto isolato, facile preda di banditi e briganti: decine di ordini religiosi furono interpellati, ma nessuno se la sentì di affrontare un tale incarico.

Il nuovo santuario viene affidato prima ad un custode eremita, poi, nel 1805, a sacerdoti che vi dimorano solo nel periodo della Pentecoste, quando i pellegrinaggi sono più numerosi. Nel 1840, anno del centenario dal primo miracolo, la chiesa e l’altare vengono restaurati, gli stucchi nuovamente indorati, sono installati altri due altari e numerosi confessionali. Da Roma vengono portati drappi, damaschi e altri arredi sacri. Anche la via Ardeatina, che porta al santuario, ridotta in un pessimo stato, viene risistemata. I festeggiamenti, cui partecipa anche re Michele di Portogallo iniziano il 7 giugno 1840, domenica di Pentecoste, per terminare 7 giorni dopo.

Dopo i festeggiamenti per il centenario si apre una stagione di declino: intorno al Santuario, soprattutto nei giorni vicini alla Pentecoste, vengono allestite bancarelle di porchetta, di pecorino, di fave e di vino accompagnate dal fenomeno delle “madonnare” ossia popolane romane, per lo più erbivendole e lavandaie, che festeggiavano la loro particolare festa annuale proprio nel lunedì di Pentecoste.

Questa commistione tra sacro e profano (il pellegrinaggio al Divino Amore era diventato ormai sinonimo di “gita fuori porta”) portò ad una progressiva decadenza del santuario nei primi decenni del Novecento che cadde quasi nell’oblio. Nel 1930, quando il santuario passa alla dipendenza del vicariato, viene inviato sul posto, con l’obbligo di residenza, un rettore che dal 1932 diventa anche parroco della parrocchia del Divino Amore. Il primo rettore del santuario è stato il giovane sacerdote don Umberto Terenzi (di cui è ora in corso il processo di canonizzazione), che era sopravvissuto ad un incidente stradale proprio nei pressi del santuario.

4 giugno 1944: un voto per la salvezza di Roma

Gli eventi della seconda guerra mondiale coinvolgono anche la Madonna del Divino Amore. Dopo che, all’indomani dell’8 settembre 1943, la zona del Santuario era stata bombardata, l’icona della Madonna fu portata a Roma il 24 gennaio 1944. Accolta trionfalmente in città dal popolo, l’immagine viene dapprima portata nella chiesetta della Madonna del Divino Amore, che si trova nei pressi di piazza Fontanella Borghese, ma in maggio, dato l’enorme afflusso di fedeli, viene trasferita in San Lorenzo in Lucina.

Papa Pio XII, vista l’imminenza della battaglia per la conquista di Roma tra i nazisti e gli Alleati, invita solennemente i romani a pregare per la salvezza della città durante l’ottavario della Pentecoste e la novena della Madonna del Divino Amore, iniziate quell’anno il 28 maggio 1944. L’affluenza a San Lorenzo in Lucina in quei giorni aumenta così tanto (il giornale La Civiltà Cattolica riferisce di 15.000 comunioni distribuite quotidianamente) che si è costretti a trasferire l’immagine della Madonna nella più ampia Sant’Ignazio di Loyola a Campo Marzio. Il 4 giugno, lo stesso giorno in cui termina l’ottavario, si decide la sorte di Roma.

Alle 18, nella chiesa gremitissima di Sant’Ignazio, viene letto il testo del voto dei romani alla Madonna del Divino Amore affinché la città venga risparmiata dalla distruzione della guerra. I fedeli promettono di correggere la propria condotta morale, di erigere un nuovo santuario e di realizzare un’opera di carità a Castel di Leva. Il voto viene espresso in gran fretta, per via del coprifuoco che sarebbe scattato alle 19. A leggere il voto, in luogo del Papa (impossibilitato a lasciare il Vaticano per il pericolo della deportazione), è il camerlengo dei parroci, padre Gremigni. Quella stessa sera i tedeschi lasciano Roma e le truppe alleate fanno il loro ingresso trionfale in città. L’11 giugno, come per oltre quattro mesi avevano fatto migliaia di romani, papa Pio XII può recarsi nella chiesa di Sant’Ignazio e celebrare una messa di ringraziamento alla Madonna del Divino Amore cui viene dato il titolo di Salvatrice dell’Urbe. Durante l’omelia il pontefice disse:

«Noi oggi siamo qui non solo per chiederLe i suoi celesti favori, ma innanzitutto per ringraziarLa di ciò che è accaduto, contro le umane previsioni, nel supremo interesse della Città eterna e dei suoi abitanti. La nostra Madre Immacolata ancora una volta ha salvato Roma da gravissimi imminenti pericoli; Ella ha ispirato, a chi ne aveva in mano la sorte, particolari sensi di riverenza e di moderazione; onde, nel mutare degli eventi, e pur in mezzo all’immane conflitto, siamo stati testimoni di una incolumità, che ci deve riempire l’animo di tenera gratitudine verso Dio e la sua purissima Madre.»

L’adempimento del voto

Finita la guerra, sotto l’impulso del rettore don Umberto Terenzi, il santuario a Castel di Leva rinasce: nasce il seminario degli oblati del Divino Amore (che da allora custodiscono e animano il santuario), la Congregazione delle figlie della Madonna del Divino Amore (ancora oggi impegnate nel servizio alle opere di carità nate intorno al santuario come la scuola per l’infanzia, accoglienza e assistenza delle minori in difficoltà).

Don Terenzi tentò di provvedere alla costruzione di un nuovo santuario per assolvere al voto fatto alla fine della guerra, ma le difficoltà burocratiche e le difficoltà logistiche gli impedirono sempre di realizzare quest’opera.

Si dovrà aspettare l’8 gennaio 1996 perché il cardinale vicario Camillo Ruini ponga la prima pietra di quello che, per il Giubileo del 2000, è diventato il nuovo santuario. La struttura, in grado di accogliere oltre 1500 pellegrini, è stata realizzata ai piedi della collina, fuori dalle antiche mura, senza violare il paesaggio della campagna romana e il complesso monumentale settecentesco. Il nuovo santuario è stato progettato dal frate francescano e sacerdote Padre Costantino Ruggeri (1925-2007), pittore, scultore, vetratista, “bâtisseur d’églises”.

Il santuario degli Zingari

Nel vasto comprensorio del Divino Amore, su una collinetta esterna al recinto del santuario, è stato dedicato, nel 2004, un singolare luogo di culto all’aperto, detto santuario degli Zingari, dedicato a Zeffirino Giménez Malla, gitano cattolico fucilato nel 1936, durante la guerra civile spagnola, beatificato nel 1997.

Si tratta di uno spazio circolare delimitato da poche murature in tufo che definiscono spazi essenziali del culto: due stipiti che segnano l’ingresso, due emicicli a doppia gradinata per i fedeli, un altare centrale, un ambone e una croce in legno grezzo, e in fondo, nel luogo absidale, una scultura in bronzo che rappresenta il beato titolare. Gli elementi decorativi sono costituiti, oltre che dal bronzo già detto, da pannelli in ceramica con i simboli degli evangelisti sull’ambone e da una maiolica in memoria dei 500.000 zingari sterminati dal nazismo.

Il 4 maggio vi si tiene un pellegrinaggio annuale degli zingari cattolici, che del resto frequentavano già il santuario antico.

Edicole

La devozione del popolo romano a questa Madonna si manifesta anche con numerose edicole sparse per tutta la città; per alcune di queste la pietà popolare ha tappezzato i muri circostanti, negli anni, di fitte minuscole lapidi “per grazia ricevuta”. Una grandissima quantità di questi ex voto, ad esempio, erano attaccati sulle mura aureliane nei pressi del Policlinico; dopo gli anni ’70 furono smontati e trasferiti e in parte rimontati sul muro esterno del santuario.

PREGHIERA ALLA MADONNA DEL DIVINO AMORE

Per maggiori informazioni visitate il sito del Santuario

Fonti: http://www.latheotokos.it/programmi/FESTE_MARIANE/1—15-giugno.htmlhttps://it.wikipedia.org/wiki/Santuario_della_Madonna_del_Divino_Amore

 

 

ROSA MISTICA DEL BRASILE

ROSA MISTICA DEL BRASILE

São José dos Pinhais – Paraná (1988 – 2015) 12 ottobre 1987

In questa piccola zona del Brasile la Madre di Dio appare sotto il nome di Rosa Mistica al veggente Eduardo Ferreira il quale ha il dono della bilocazione, della guarigione, della profezia e del sogno. Si è consacrato a Dio con il nome di “Irmão Eduardo”,  che significa “Fratel Eduardo”.

Il veggente, Eduardo Ferreira è nato il 31 luglio 1972 a Itajaí, nello stato di Santa Catarina. Dal 1997 vive a São José dos Pinhais (stato del Paraná), nel santuario costruito su richiesta della Vergine Maria.

Eduardo ricevette il primo segno all’età di 15 anni, il 12 ottobre 1987, quattro giorni dopo la sua prima comunione. Lui e la sorella Eliete, di 7 anni, stavano pregando davanti a una statuina di Nostra Signora di Aparecida (patrona del Brasile), trovata da Eduardo quattro anni prima (il 6 gennaio 1983) nel cortile di casa. Alle 12.35 – era una giornata nuvolosa – dalla figura uscì improvvisamente una piccola luce azzurra, che illuminò tutta la stanza. Dopo questo episodio, solo Eduardo continuò anche in seguito a vedere la stessa luce azzurra.

L’anno seguente, alle 18.00 del 12 febbraio 1988, Eduardo ebbe la prima apparizione nella sua stanza: “Vidi una bella ragazza vestita di bianco con una fascia azzurra in vita, sul braccio destro portava un rosario trasparente, molto luminoso. I capelli erano neri come la notte, gli occhi azzurri, il volto risplendeva di grande bellezza.Poté toccarla: era reale, trasmetteva calore. In questa visione osservò che la Vergine Santissima era in una grotta e al suo fianco c’erano molte rose: Eduardo le contò ed erano 54. La Madonna spiegò che quelle rose erano segreti riguardanti Vale do Itajaí, lo stato di Santa Catarina, la Regione Sud del Brasile, il Brasile, l’America, il mondo in generale e, in modo particolare, la Chiesa Cattolica.

Davanti ai piedi della Vergine scorreva un piccolo ruscello: apparse un serpente che tentò di buttarsi in acqua, ma lei lo schiacciò con un piede. Il serpente si contorceva tutto, cercando di fuggire. In questa visione, che durò più o meno cinque minuti, la Vergine Maria si presentò come Signora del Rosario e pronunciò alcune parole, tra cui:

Caro figlio! Sono la Madre di Gesù e la Signora del Rosario. Non avere paura, perché Dio ha un grande piano di salvezza per questa valle […] Mi manifesterò a Taquari (Rio Grande do Sul) ad alcuni giovani […] Pregate, pregate per le vostre famiglie.  Vi benedico nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. Restate in pace.”

Le parti mancanti del messaggio sono rimaste segrete per volere della Madonna.

Sempre in questa visione, la Madonna chiese a Eduardo di recarsi a Taquari, dove avrebbe ricevuto un segno della sua presenza. Il 24 marzo 1988, come preannunciato, la Madonna apparse a Taquari ad alcuni giovani (Eduardo vi si recò il 20 febbraio 1998: al suo arrivo la Madonna gli apparse e ci fu un segno nel sole). Si tratta di apparizioni concluse, per le quali il vescovo locale ha autorizzato la divulgazione.

In seguito, Eduardo ha continuato a ricevere apparizioni della Madonna, di Gesù, di alcuni angeli e santi. Il 2 febbraio 1996 ha ricevuto le stimmate della Passione di Gesù alle mani, ai piedi, sul petto e sulla fronte. Nel maggio dello stesso anno ha iniziato a ricevere la Comunione dalle mani dell’Arcangelo Michele. I messaggi ricevuti sono oltre 800

Su richiesta della Madonna, ha lasciato la professione di infermiere per dedicarsi interamente al piano di salvezza di Maria. Attualmente, Eduardo accoglie i fedeli nel santuario e tiene incontri di preghiera in diverse città. Il 12 febbraio 1997, la Madonna annunciò che sarebbe apparsa ogni giovedì, il 12 di ogni mese e ogni volta che vi sarebbe stata la necessità di dare un messaggio.

CONSACRAZIONE A MARIA REGINA DELLA PACE E MEDIATRICE DI TUTTE LE GRAZIE

insegnata dalla Madonna a Eduardo il 21 agosto 1996.

Vergine Maria, Regina della Pace e Mediatrice di Tutte le Grazie. Io ti offro e consacro il mio corpo e la mia anima, il mio cuore, tutto quanto sono, tutto quanto ho. Mi consacro a te per amore e per amare. Mi affido alle tue cure materne. Voglio, come fece Gesù tutta la vita, onorarti unito al tuo cuore. Voglio soprattutto, o Madre, imitare la tua purezza, la tua umiltà, tutte le tue virtù. Voglio, o Madre, offrirmi e lottare ai tuoi ordini affinché venga il Regno di Dio. Madre, accogli questo mio atto di consacrazione, prendimi come tuo figlio e offrimi insieme a Gesù al Padre Celeste. Aiutami a essere fedele fino alla morte. O clemente, o pia, o dolce Vergine Maria. Amen.

Figlioli, ho bisogno dell’aiuto di ciascuno di voi affinché questi messaggi arrivino a tutti gli stati brasiliani e anche all’estero. Figlioli, non restate fermi. Iniziate oggi stesso a divulgare questi messaggi che, con tanto affetto, qui detto da anni. Non siate così indifferenti nei confronti dei miei messaggi, miei amati.” (10.04.2011)

Queste mie apparizioni sono la continuazione e conclusione di Montichiari” (12.05.2009)

I messaggi aggiornati vengono pubblicati qui: http://estigmasdecristo3.zip.net/

Il messaggio esplicito alla nostra terra: L’Italia!

7 febbraio 2013 – São José dos Pinhais/PR – Messaggio di Maria

Cari figli, sono la Regina e Mediatrice di Tutte le Grazie. Figlioli, se l’umanità continua a distruggere la natura come sta facendo adesso, molto presto si verificherà un grande cataclisma. Abbiate cura della natura fintanto che essa continua ad essere in armonia con il mondo. Amati, in questa quaresima vi invito a pregare per Papa Benedetto XVI. Non criticatelo e pregate invece per lui. Sono vostra Madre e vi invito ad abbandonare qualsiasi tipo di superstizione. Pregate, pregate. È necessario pregare in famiglia. Padri e madri, insegnate a pregare ai vostri figli prima che sia troppo tardi. Figlioli, lodate Dio in tutto! Chiedo la preghiera ai miei figli di Bologna (Italia). Abbiate cura dei vostri bambini e di ciò che è sacro. Conservate la tradizione e pregate tanto. La terra tremerà e molti si spaventeranno. Cadranno edifici e chiese, ma non date la colpa a Dio. Pregate miei figli italiani. Pregate e tornate e a Dio. Vi benedico nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo

“Amati, nella misura in cui lavorerete affinché questi messaggi arrivino ai miei figli, io la Rosa Mistica verrò a portarvi sempre più grazie divine.” (15.10.2015)

MESSAGGI CON RIFERIMENTI A MEDJUGORJE

28 maggio 1990 – Itajaí/SC-  Messaggio di Maria

Caro figlio! Prega per la pace della tua famiglia perché, se essi non pregano, c’è qualcuno che prega per loro e questo qualcuno sei tu. Continua a pregare affinché essi vedano e sentano la Fiamma del mio Cuore Immacolato che li scalda. Figlio, continua a pregare per tutti i tuoi parenti. Molti di loro si convertiranno in tempo, prima del segno da me previsto a Medjugorje. Avvisali finché c’è tempo. Trasmetti questi messaggi al maggior numero possibile di fedeli al mio Cuore Immacolato. Prega per i peccatori. Ti benedico.

1 novembre 1995 – Itajaí/SC – Messaggio di Maria
[…] molto presto non sarò più vista da molti figli.
Il ciclo delle mie apparizioni si concluderà il prossimo anno.
A partire dal 1997, non apparirò più a nuovi veggenti. Coloro che ho già scelto, continueranno a ricevere i miei messaggi. Con il passare dei giorni, io smetterò di apparire loro, chiudendo a Medjugorje con una figlia
Ricordati, qui in questa valle io appaio con il titolo di Mediatrice di Tutte le Grazie, portando i segni della Rosa Mistica, apparizione che viene da Montichiari – Italia.
2 agosto 1999 – São José dos Pinhais/PR – Messaggio di Maria

[…] Figlioli, prima del castigo ci sarà un grande segno che chiuderà il ciclo di tutte le mie apparizioni. Questo segno sarà dato sulla collina a Medjugorje, per confermare quello che ho detto in diverse apparizioni e anche qui. […]

27 gennaio 2001 – São José dos Pinhais/PR – Messaggio di Gesù

[…] Il mio Sacro Cuore sanguina al vedere cosa è stato fatto con i messaggi lasciati da mia Madre a Bonate, Kerizinen, Montichiari, Garabandal, San Damiano, Akita, Kibeho, Medjugorje e in tanti altri luoghi. Sì! Anche a Medjugorje. Lì mia Madre dà il suo ultimo avviso a tutta l’umanità. I suoi messaggi sono da leggere e non da mettere in un cassetto. O Generazione! Il vuoto già si impadronisce dei vostri cuori. Molto presto mia Madre non sarà più vista ai quattro angoli della terra. Solo a Medjugorje. Le sue lacrime iniziano già a cadere su tutta questa generazione. Il suo pianto aumenta ogni giorno al vedere che non c’è più tempo. Incontratemi nell’Eucaristia. Tranquillizzate i vostri cuori. Profeti annunciano date false sulla mia Venuta Gloriosa. Allontanatevi da coloro le cui bocche sono di lupi perversi. Sono Gesù.

13 febbraio 2014 – São José dos Pinhais/PR – Messaggio di Maria

[…] Pregate per i pellegrini che vanno a Medjugorje. Molti visitano quel luogo nella speranza di vedermi o anche di assistere a qualche segno. Molti ripartono delusi per non aver visto nessun segno soprannaturale. State attenti! Non cercate segni. Pregate con il cuore e mi vedrete con gli occhi della fede. Vi chiedo anche preghiere per i veggenti di Medjugorje, affinché i miei piani per quella parrocchia si concretizzino con questo Papa. Pregate per i sacerdoti e i vescovi che visitano Medjugorje, affinché diano buona testimonianza nelle loro parrocchie e diocesi. Vi benedico nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo.

25 giugno 2014 – Itajaí/SC – Messaggio di Maria

[…] Ricordate oggi la mia seconda apparizione a Medjugorje. Quante grazie il Signore continua a riversare in quel luogo, dove migliaia di figli vanno tutti gli anni a cercare benedizioni. Quanti sacrifici vengono fatti in quel luogo per ottenere la grazia della conversione. E voi qui in Brasile cosa state facendo per la vostra conversione? State visitando i luoghi di pellegrinaggio? Luoghi in cui sono apparsa veramente? […]

30 ottobre 2014 – São José dos Pinhais/PR – Messaggio di Maria

[…] Ricordate quello che vi dissi a Medjugorje nei primi tempi. Sarò presente nell’Eucarestia insieme al mio Divino Figlio Gesù. Perché andare così lontano se sono così vicina? […]

Fonte: http://apparizionidimariarosamistica.blogspot.it/2015/04/apparizioni-di-maria-rosa-mistica-sao.html

 

MADONNA DELLE FORMICHE

MADONNA DELLE FORMICHE

Val di Zena (Bo), a 20 km da Loiano – 08 settembre

Da secoli, ogni 8 settembre milioni di formiche alate vanno a morire dentro e intorno al Santuario di Santa Maria, a 30 km circa da Bologna. Qui da sempre il popolo ha pensato che le formiche andassero a rendere omaggio alla Madonna nel giorno della sua festa.

Sono ben tre i luoghi in Italia che vengono associati alle formiche ed in particolare alle cosiddette formiche alate. Questi insetti infatti, verso la fine dell’estate, dopo un volo nuziale compiono un rito di accoppiamento al termine del quale le regine volano per formare i loro nidi mentre i maschi muoiono cadendo a terra… proprio in questi luoghi sorgono chiese e santuari, il più famoso si trova vicino a Loiano nella Val di Zena (BO) su quello che è stato chiamato appunto… Monte delle Formiche.

Questa particolare varietà di formiche è chiamata Mirmyca Scabrinodis, più volgarmente conosciuta come Formica Alata. A migliaia ogni anno nei primi giorni di settembre si recano in questo luogo per morire tutte insieme nella zona adiacente al santuario.

Non è ancora chiaro dal punto di vista scientifico il perché si verifichi il fenomeno su questo monte, ma proprio grazie a questa incertezza si deve la grande devozione popolare. Per secoli infatti è stato considerato e forse lo è ancora, un miracolo che avvenendo proprio il giorno della festa mariana della Natività di Maria, ha aumentato la convinzione che si trattasse di un omaggio di questi insetti per la Madre di Dio. Anche se in realtà il giorno esatto può variare in base soprattutto alle condizioni climatiche.

La Chiesa prende comunque sempre le distanze da queste esaltazioni popolari gratuite, ma l’impatto che continua ad avere sui suoi fedeli è palese e lo testimonia l’iscrizione latina che troviamo sotto l’immagine santa della Vergine: “Centatim volitant formicae ad Virginis aram quo que illam voliant vistmae tatque cadunt”, ansiose volano le formiche all’altare della Vergine, pur sapendo che ai suoi piedi moriranno.

Secondo una tradizione locale pare che nel 1946 il parroco volle fermare questa tradizione reputandola più superstizione che vera fede e … strano a dirsi … furono proprio i comunisti, i più accaniti sostenitori di questo rito, che non volendo rinunciare al dono della salute, si ritrovarono l’8 settembre del 1946 a Bologna per una processione con stendardi e bandiere rosse pronte a raccogliere i miracolosi volatili caduti per volontà divina…

L’8 settembre dunque i fedeli della Madonna delle Formiche si recano sul Monte delle Formiche e partecipano ad una solenne processione in onore della Natività della B.V.M. e poi, servendosi di larghi e bianchi lenzuoli, vengono raccolte le “Formiche della Madonna” che sono cadute a terra, per essere messe in sacchettini per i fedeli, che dopo essere stati benedetti, li tengono come buon auspicio per prevenire i dolori reumatici e quelli allo stomaco.  

Una volta venivano anche dati da mangiare a chi soffriva di mal di pancia e sembra fosse un rimedio incredibilmente valido, perché passava davvero! Per quanto possa essere bello pensare che si tratti di un miracolo, in realtà più probabilmente era grazie all’acido formico che contenevano e che ancora oggi, viene utilizzato in medicina per curare emicranie, reumatismi e mal di denti.

Altri luoghi associati al culto delle formiche sono:

Chiesa di San Giovanni delle Formiche – Foresto Sparso

Pomarance (Pisa) – In questo luogo di culto è abbinato alla figura di San Michele in quanto le formiche alate prediligendo proprio il giorno della festa dei Santi Arcangeli hanno scelto di morire il 29 settembre. Ormai la chiesa è ridotta ad un rudere, e le piccole amiche alate hanno deciso di ricapitolare sulla vecchia campana della torre del Palazzo Pretorio.

Foresto Sparso (Bergamo) – Qui le formiche hanno scelto il giorno di San Giovanni, il 29 agosto, e sulla cime del monte Cunisio è nato il santuario omonimo a San Giovanni delle Formiche.

Fonti: http://www.placidasignora.com/2010/09/08/lo-strano-caso-delle-formiche-della-madonna/; http://www.montedelleformiche.it/

 

 

 

DOMENICA DELLE PALME 2017

DOMENICA DELLE PALME 2017

9 aprile 2017

Papa_palmeLa domenica prima della Pasqua da inizio alla Settimana Santa, sembra però essere una ricorrenza tanto famosa quanto ricca di curiosità, come i “parmureli”. Come verrà celebrata quest’anno da Papa Francesco?

E’ detta anche domenica De Passione Domini (della Passione del Signore). O seconda Domenica di Passione. Questa festività è osservata non solo dai Cattolici, ma anche dagli Ortodossi e dai Protestanti. In questo giorno la Chiesa ricorda il trionfale ingresso di Gesù a Gerusalemme in sella ad un asino, osannato dalla folla che lo salutava agitando rami di palma (cfr. Gv 12,12-15).

Per questo motivo si cominciano le funzioni con una processione che parte all’esterno parmureli1della chiesa, ricordando proprio la folla, radunata dalle voci dell’arrivo di Gesù, stese a terra i mantelli, mentre altri tagliavano rami dagli alberi di ulivo e di palma, abbondanti nella regione, e agitandoli festosamente gli rendevano onore.

Alcune donne intrecciano i rami di palma per creare i “parmureli”

A Roma, per l’occasione Papa Francesco, non solo benedirà gli ulivi che provengono da Terlizzi (Puglia), ma anche le palme bianche, che arrivano dalle città di Sanremo e Bordighera (Liguria). Le stesse palme vengono intrecciate e regalate per l’occasione al Santo Padre, ai cardinali e vescovi, oltre che ai fedeli presenti sul sagrato di San Pietro, fino a formare quelli che vengono chiamati i “Parmureli”. Si tratta di tre palme che simboleggiano la SS Trinità e vogliono essere un ringraziamento per il privilegio ottenuto il 10 settembre 1586 dal Capitano Benedetto Bresca.

Il Bresca si trovava a Roma al momento in cui veniva innalzato l’obelisco egizio, alto 26 metri e pesante 350 tonnellate. Papa Sisto V aveva dato ordine di non parlare, minacciando pene severe, per evitare problemi durante la delicata parmurelioperazione, ma il coraggioso capitano, che conosceva bene le problematiche delle corde sotto sforzo, urlò il suo suggerimento: bagnare le corde. Questo salvò l’esito dell’operazione e per riconoscenza, ottenne, secondo quanto da lui stesso desiderato, il privilegio di essere il fornitore ufficiale delle palme pasquali al Pontefice.

Il Capitano consegnava di persona con la propria nave le palme al santo Padre e la tradizione continuò fino agli anni ’70. Dopo una breve pausa venne ripristinata l’usanza, con la differenza che erano le monache camaldolesi ad intrecciare le palme mentre oggi il compito è riservato ad una cooperativa che ne confeziona più di 3000 ogni anno.

I parmureli liguri, vengono scambiati anche in molte regioni d’Italia tra i fedeli, in segno di pace.

In Occidente la domenica delle palme era riservata a cerimonie prebattesimali, infatti, il battesimo era amministrato a Pasqua; e all’inizio solenne della Settimana Santa, quindi benedizione e processione delle palme entrarono in uso molto più tardi: dapprima in Gallia (secolo VII-VIII) dove Teodulfo d’Orléans compose l’inno “Gloria, laus et honor” e poi a Roma dalla fine dell’XI secolo.

ulivo

Generalmente i fedeli portano a casa i rametti di ulivo e di palma benedetti, per conservarli quali simbolo di pace, scambiandone parte con parenti ed amici. In alcune regioni, si usa che il capofamiglia utilizzi un rametto, intinto nell’acqua benedetta durante la veglia pasquale, per benedire la tavola imbandita nel giorno di Pasqua.

Nel vangelo di Giovanni: 12,12-15, si narra che la popolazione abbia usato solo rami di palma che, a detta di molti commentari, sono simbolo di trionfo, acclamazione e regalità. Sembra che i rami di ulivo siano stati introdotti nella tradizione popolare, a causa della scarsità di piante di palma presenti, specialmente in Italia. Ad ogni modo un’antica antifona gregoriana canta: «Pueri Hebraeorum portantes ramos olivarum obviaverunt Domino» (“Giovani ebrei andarono incontro al Signore portando rami d’ulivo”).

Nelle zone in cui non cresce l’ulivo, come l’Europa settentrionale, i rametti sono sostituiti da fiori e foglie intrecciate.

domenica-delle-palmeDomenica 9 aprile 2017

– Domenica delle Palme e della Passione del Signore

Nella processione con i rami d’ulivo ricordiamo il solenne ingresso di Gesù in Gerusalemme accolto dalla folla con il grido: Osanna!

Piazza San Pietro alle ore 10.00 – CAPPELLA PAPALE- Benedizione delle Palme, Processione e Santa Messa.

Fonti: VARIE

MADONNA DELLA SPINA

MADONNA DELLA SPINA

(Champagne-Ardenne )Francia – 24 marzo

Il santuario della Madonna della Spina situato sul povero altopiano che si affaccia sul fiume Vesle, da sempre luogo di pellegrinaggio, grazie al ritrovamento della famosa statua di pietra della Vergine in un rovo.

Su questo terreno incolto, le mandrie pascolavano in mezzo ai cespugli di biancospino all’ombra di una cappella dedicata a San Giovanni Battista già nel 1230. Secondo la tradizione orale tramandata e redatta poi nel 1721 dall’abate Baugier, l’origine della costruzione del santuario si deve alla scoperta di una statua miracolosa della Vergine, alla vigilia dell’Annunciazione del 1400.

Il racconto prevede che il 24 marzo 1400 alcuni pastori furono attratti da una luce misteriosa apparsa su di un cespuglio di rovi, all’interno del quale trovarono una statua di pietra della Vergine Maria con in braccio il Bambino Gesù. Si tratta di una statua gotica, risalente con tutta probabilità al 1300 e considerato che in quella zona vi era già un famoso santuario si può prevedere che facesse parte del suo tesoro.

Solo 6 anni dopo il ritrovamento iniziarono i lavori per la costruzione di una chiesa completata poi solo nel 1527. L’edificio gotico domina i campi di Champagne e Papa Pio X la elevò a Basilica Minore nel 1914.

Se oggi nella piana di Champagne l’aspetto di questa Basilica provoca ammirazione e sorpresa, ci si chiede con non meno stupore come, sia stato possibile che nei giorni peggiori della Guerra dei Cent’anni, gli organizzatori dei pellegrinaggi siano stati in grado di progettare, ideare ed acquisire i mezzi necessari per creare un edificio tanto curato e meraviglioso.

Oggi come ieri, la preghiera fiduciosa alla Madonna della Spina ottiene molte grazie: guarigioni fisiche e spirituali, e come spesso accade per ogni santuario vi è un’acqua considerata salvifica che i pellegrini possono attingere da un pozzo.

La festa della Madonna della Spina si celebra l’8 maggio con il rosario e la Santa Messa, oltre ad un pellegrinaggio diocesano la Domenica seguente.

Fonti: http://www.wherewewalked.info/feasts/03-March/03-24.htm; http://www.ars-sanctuaires-catholiques.fr/sanctuaire/item/105-notre-dame-de-lepine;

 

 

IL PIANTO DELLA VERGINE DI GYOR

IL PIANTO DELLA VERGINE DI GYOR

Ungheria – 17 marzo 1697

Il 17 marzo 1697, la Madonna irlandese cominciò a piangere durante la Santa Messa nella Cattedrale di Gyor, dove per tre ore migliaia di persone hanno visto le lacrime di sangue cadere sul bambino addormentato posto sotto le sue mani in preghiera. Purtroppo quando le lacrime cessarono ne vennero rimossi i segni.

Per tornare alle origini di questo quadro bisogna andare agli anni della prima rivoluzione inglese, il cui conflitto venne combattuto in Gran Bretagna tra il 1642 e il 1651, nell’ambito delle cosiddette Guerre dei tre regni.

Carlo I, sostenuto dall’arcivescovo di Canterbury William Laud e dal Consiglio della Corona, tentò di racimolare denaro attraverso l’imposizione di nuovi tributi e combatté strenuamente il puritanesimo, applicando una pesante censura ai testi religiosi allora in circolazione. Tentò inoltre di diffondere l’Anglicanesimo in Scozia, regione di fede calvinista, provocando una rivolta. Carlo I si trovò costretto a convocare il Parlamento per chiedere l’approvazione di ulteriori tasse necessarie a formare un esercito da inviare contro gli insorti. Ciò avvenne il 13 aprile 1640, ma il 5 maggio dello stesso anno, a causa delle proteste dei parlamentari, il monarca sciolse l’assemblea.

Gli scozzesi riuscirono ad arrestare il re vendendolo ai parlamentari, egli però riuscì a fuggire, nonostante tutto la guerra continuò ancora per un anno. Alla fine vinsero i parlamentari. Il leader di questi ultimi era Oliver Cromwell, che espulse dal parlamento i seguaci del re. Il parlamento condannò a morte il sovrano e fu proclamata la repubblica inglese o Commonwealth , di cui Cromwell assunse la guida con il titolo di Lord Protettore del Regno.

Nel 1649 Walter Lynch, vescovo cattolico di Clonfert, in Irlanda, fu costretto a fuggire e prese con se in esilio il dipinto della Consolatrice degli Afflitti. A Vienna incontrò il vescovo di Gyor, che lo invitò in Ungheria dove rimase fino al 1663, giorno della sua nascita al cielo. Fu quindi sepolto nella cattedrale di Gyor dove potè rimanere accanto al suo amato dipinto. 

Il giorno della risoluzione parlamentare ebbe luogo il 17 marzo 1697 giorno di San Patrizio apostolo e patrono dell’Irlanda, e proprio in questa importante data durante la Santa Messa che si svolse alle 6 del mattino nella Cattedrale di Gyon gli occhi della Madonna Consolatrice degli Afflitti del vescovo Lynch cominciarono a lacrimare sangue. Questo evento prodigioso terminò solo tre ore dopo, dando la possibilità ad una grande folla di persone, anche di religioni differenti, di assistere al miracolo, visto che si trattava di un giorno festivo.

A controllare che non si trattasse di una truffa vi erano anche i soldati del castello, con il capitano Heister Sigbert. L’immagine venne scostata dal muro e diversi sacerdoti si riunirono per esaminarla. Inizialmente si pensò ad una fusione dell’inchiostro, ma nonostante cercassero di cancellarne i segni questi continuavano a crearsi bagnando perfino la veste bianca del vescovo Ferenc Zichy, in seguito incorniciata è tutt’oggi visibile.

A metà del 1900 la tela fu data in mano ad un professore in chimica che cercò di analizzare i resti sulla tunica e i risultati rilevarono che si trattava di una miscela formata da lacrime umane e sangue.

L’immagine venne traportata a Vienna, dove il 7 luglio 1697 si fece una grande processione per la città prima di restituirla a Győr.

 

Il Santo Padre Giovanni Paolo II inviò il Cardinale Gilberto Agustino come legato pontificio per elevare la Chiesa di Gyor al rango di Basilica Minore. Il 7 settembre 1996, anche il papa si recò in visita a Gyor per pregare davanti all’immagine miracolosa della Santa Vergine Maria.

Fonti: http://gyor.egyhazmegye.hu/egyhazmegyenk/tortenet/konnyezo-szuzanya-bucsuja; http://www.wherewewalked.info/feasts/03-March/03-17.htmhttps://it.wikipedia.org/wiki/Guerra_civile_inglese

 

 

 

MADRE DI DIO DEVPETERUV

MADRE DI DIO DEVPETERUV

Batyushkovo, Mosca – 13 marzo

Si dice sia apparsa miracolosamente la tenera icona Devpeteruv, per essere poi rubata, imbrattata, tagliata, bruciata, rubata… eppure ella comunque sempre torna per elargire grazie a chi la invoca con amore.

La Vergine Devpeteruv è un’immagine tenerissima, che mostra la Madre di Dio guancia a guancia con il figlio, come nell’icona della Madonna di Vladimir.

La tradizione riporta l’apparizione miracolosa dell’immagine stessa avvenuta il 29 febbraio 1392 (13 marzo nel calendario moderno), ma non ci sono informazioni disponibili circa la sua storia o l’origine del suo nome.

La prima testimonianza scritta che ne parla la colloca nella Chiesa di San Nicola, la quale fu costruita nel 1666 a Batyushkovo, un villaggio a 35 miglia da Mosca.

Nel 1930, purtroppo vi fu un furto e i ladri aggredirono uccidendolo il custode portando via l’icona con la sua preziosa copertura ricca di pietre preziose. Successivamente l’immagine venne ritrovata poco lontano. Era stata gettata nel fango e privata dei suoi ricchi ornamenti.

Una volta recuperata e ripulita venne posta in una nicchia con grande rispetto ed onore, ma nel 1939, il regime sovietico trasformò la chiesa in una stalla per una fattoria collettiva e tutte le icone in essa contenute vennero tagliate e bruciate.

Madonna di Vladimir

Madonna di Vladimir

Solo nel 1997 l’edificio venne restaurato con l’aggiunta di cupole a cipolla blu per essere restituite alla Chiesa ortodossa russa.

Un parrocchiano che si era affidato fiducioso nella preghiera alla Vergine Devpeteruv venendo esaudito e decise per ringraziarla di commissionare all’iconografo V. Kharlamov una nuova immagine della Madonna che venne posta su di un pilastro a nord della Chiesa di San Nicola nel 1999.

Nel 2001, un ragazzo di nome Vitali è uscito dal coma dopo che la madre aveva pregato davanti all’icona. Questo miracolo è stato raffigurato con altri 16 intorno ai bordi della nuova immagine della Madonna di Devpeteruv dall’iconografo O. Gundeevoy nel 2002.

Nel 1685, San Pitirim si fece una copia della Vergine di Devpeteruvskaya per portarla a Tambov, 300 miglia a sud est di Mosca, quando venne nominato Vescovo. La sua festa è celebrata solo in questa chiesa il 28 luglio e il 10 agosto.

Fontehttp://www.wherewewalked.info/feasts/03-March/03-13.htm

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Madonna di Vladimir

NOSTRA SIGNORA DELLE VITTORIE DI YAPOUNDÉ

NOSTRA SIGNORA DELLE VITTORIE DI YAPOUNDÉ

Camerun – 4 marzo del 1952

La prima pietra della cattedrale è stata posta il 4 marzo del 1952 in ringraziamento alla Madonna per averli risparmiati durante il secondo conflitto mondiale. Mentre il 13 maggio 1986 alcuni adolescenti ebbero delle apparizioni della Vergine.    

Yaoundé è la vivace capitale del Camerun. Come molte delle grandi città africane, è una metropoli in continuo movimento, caotica, trafficata e affollata di persone. Il suo clima tropicale è tuttavia reso più sopportabile dall’altitudine che supera i 700 metri sul livello del mare.

Fondata alla fine del XIX secolo come colonia da alcuni tedeschi, divenne in poco tempo un importante centro per il commercio e l’esportazione dell’avorio. In seguito alla prima guerra mondiale, la città passò dal dominio tedesco a quello francese e dal 1922 divenne capitale del Camerun francese e dal 1960 della Repubblica indipendente del Camerun.

Importanti sono anche i luoghi di culto, molti dei quali dedicati proprio alla Madonna, come la Cattedrale della Madonna della Vittoria, il santuario mariano per eccellenza e la grotta mariana di Mvolyé.

Dal 1922 fino alla sua morte nel 1943, il sacerdote francese François-Xavier Vogt fu Vicario Apostolico del Camerun. Durante la seconda guerra mondiale, espresse il voto di costruire un santuario alla Madonna se il conflitto avesse risparmiato il Camerun – un voto adempiuto dopo la sua morte.

Il 4 marzo 1952, mons. René Graffin pose la prima pietra della futura Cattedrale di Nostra Signora delle Vittorie nella capitale Yaoundé. Nel 1955 Yaoundé divenne un arcivescovado cattolico, piuttosto che un vicariato missionario, e mons. Graffin divenne il primo arcivescovo.

Dopo la sua morte nel 1961, la Chiesa ha dato Yaoundé il suo primo arcivescovo nativo, Jean Zoa, che nel 1978 chiese ad un altro prelato nativo, Engelbert Mveng, di creare un’immagine della Madonna per la Cattedrale.

Engelbert, gesuita, scrittore e poeta, cercò di creare un’immagine che potesse avvicinarsi alla storia della fede ed ai costumi africani creando un mosaico che ricordasse la rivelazione: “… Nel cielo apparve poi un segno grandioso: una donna vestita di sole, con la luna sotto i suoi piedi e sul suo capo una corona di dodici stelle....” (Ap. 12,1) Il Congresso panafricano dei laici cattolici ha adottato il immagine come logo.

Nostra Signora delle Vittorie Cattedrale ha celebrato il suo 50° anniversario nel 2002.

Il 13 maggio 1986, nelle vicinanze di Yaoundé un fatto incredibile destò l’attenzione su questo paese. Sei adolescenti dichiararono di aver visto la Madonna per nove giorni consecutivi. Uno di questi era Belinga Luc Marc, alunno delle elementari il quale dichiarò:

Era circa l’una del pomeriggio; non c’era il sole e non soffiava il vento. L’abbiamo vista in cima ad un albero, vestita di un bianco immacolato. Era accompagnata da uomini anche loro vestiti di bianco. Sembravano fluttuare in aria. ” Solo i ragazzi furono però in grado di vederla.

Fontihttps://it.wikipedia.org/wiki/Cattedrale_di_Nostra_Signora_delle_Vittorie_(Yaound%C3%A9); http://www.wherewewalked.info/feasts/03-March/03-04.htm; http://www.cartemarialedumonde.org/it/sanctuary/nsimalen-yaounde

MADONNA DEL ROSARIO DI ROTA

MADONNA DEL ROSARIO DI ROTA

18 febbraio 1807

A causa di una grave siccità in questa data si decise di organizzare una processione con la statua della Madonna del Rosario e il Cristo per le vie della città di Rota. Le preghiere vennero davvero ascoltate perché arrivarono le piogge.

La città di Rota è un comune spagnolo situato nella provincia di Cadice, nella comunità autonoma dell’Andalusia. Essa confina con le città di Chipiona, Sanlucar de Barrameda ed El Puerto de Santa María. Si trova a 36 chilometri dal capoluogo di provincia, Cadice. Situato vicino alla baia di Cadice, sulla costa atlantica, a metà strada tra il Portogallo e Gibilterra, è una città turistica per eccellenza.

Anche se non siamo in grado di documentare le origini della devozione alla Beata Vergine del Rosario nella città di Rota, possiamo dire che l’immagine risale al 1500. Il più antico documento che fa riferimento a questa devozione è datato 1671 e parla di una Fratellanza istituita da Doña Juana per la devozione alla Madonna del Rosario.

La chiesa è stata costruita con il patrocinio del D. Rodrigo Ponce de Leon e Ponce de Leon, I duca d’Arcos e il signor Rota, nel primo terzo del XVI secolo in stile elisabettiano gotico con sentori di plateresco. La struttura è il risultato di un singolo progetto, ma il prodotto di una serie di trasformazioni intraprese in diversi periodi. Per questo motivo, troviamo al suo interno due parti molto diverse: una navata, in stile gotico-rinascimentale e dall’altro le cappelle barocche aggiunte successivamente.

Nel XVI sec. la confraternita commissionò la statua della Vergine, che venne più volte restaurata negli anni con un ritocco al volto nel 1943. I segni più particolari di questa statua sono l’uso del vetro per gli occhi, (inseriti sicuramente in uno dei restauri), poi le mani e il corpo.

Nel 1709 una terribile piaga si abbatté sulla citta di Rota. Migliaia di cavallette divoravano i raccolti portando molte delle sue famiglie alla fame. Oltre ai danni provocati dalle invasioni anglo-olandesi. I cittadini sfiniti decisero di alzare le loro suppliche verso la Vergine Patrona della loro città e ben presto queste calamità cessarono. Le invocazioni furono ascoltate anche nel 1807 quando la siccità tornò a flagellare Rota e stessa cosa il 18 febbraio del 1807 giorno in cui si svolse una grande processione con l’aggiunta dell’immagine del Cristo posto nella stessa cappella della Vergine del Rosario.

Il 22 febbraio 1822, si fece di nuovo ricorso al cuore della Vergine sempre per la siccità istituendo un ottavario di preghiera e ancora una volta i raccolti furono salvati.

La costruzione della prima chiesa nel 1758 venne demolita da uno tsunami nel 1755. Ricostruita nel 1895 grazie alle offerte dei Fedeli ormai la Santa Vergine del Rosario era stata eletta patrona della città. L’incoronazione avvenne il 4 maggio 1947.

Nella notte del 18 agosto 1947 ci fu una terribile esplosione nella fabbrica di siluri a Cadice. Con l’esplosione la finestra della cappella della Vergine si ruppe rovinando anche la base della statua.

Il 10 agosto 1972 le viene concessa la Medaglia d’oro da parte del Consiglio Comunale. Venne istituita la festa liturgica il 7 ottobre giorno in cui si venera la Madonna del Rosario.

Fonti: http://es.wikipedia.org/wiki/Iglesia_de_Nuestra_Se%C3%B1ora_de_la_O_(Rota); http://forosdelavirgen.org/551/nuestra-senora-del-rosario-de-rota-espana-18-de-febrero/

 

NOSTRA SIGNORA DEGLI EMIGRANTI

NOSTRA SIGNORA DEGLI EMIGRANTI

Nossa Senhora do Desterro

Florianópolis (Brazil) 17 febbraio 1673

Il 17 febbraio, 1673, secondo la tradizione fu un cacciatore locale di nome Francisco Dias Velho di San Paolo a fondare la città di Nossa Senhora do Desterro sull’Isola di Santa Catarina nel sud del Brasile.

Florianópolis è una città del Brasile, capitale dello Stato di Santa Catarina, fondata nel 1726 col nome di Nossa Senhora do Desterro, in italiano Nostra Signora degli Emigranti (letteralmente: dell’esilio), la città venne rinominata nel 1894 in onore di Floriano Peixoto, capo del governo che pose fine alla Rivoluzione Federalista. La città è comunemente conosciuta con il nomignolo di Floripa, vanta il riconoscimento statistico di capitale brasiliana con la migliore qualità della vita e indice di sviluppo umano.

STORIA

Secondo la tradizione fu un cacciatore locale di nome Francisco Dias Velho di San Paolo a fondare la città di Nossa Senhora do Desterro sull’Isola di Santa Catarina nel sud del Brasile il 17 febbraio 1673,.

Francisco si insediò in questa terra insieme alla sua famiglia, due gesuiti, pochi altri brasiliani portoghesi e centinaia di lavoratori indiani. Dal loro insediamento nacque l’attuale città di Florianópolis, e dalla sua cappella la Cattedrale dedicata alla patrona della città. Nostra Signora degli Emigrati, celebrata annualmente in questa data il 17 febbraio.

Una scultura in legno di tiglio creata da un laboratorio tirolese italiano che si trova nella cattedrale di Nostra Signora degli Emigranti mostra la Sacra Famiglia che come emigranti si recano in Egitto, dopo che l’avvertimento dell’angelo a San Giuseppe, il quale lo informa in sogno dell’intenzione del Re Erode di uccidere il Bambino Gesù. Questa scultura fu benedetta il 30 maggio 1902.

Il viaggio fu lungo e doloroso, ma anche ricco di consolazioni. La leggenda vuole che un albero di palma vicino al quale la vergine si era appoggiata insieme al Santo Bambino li ricoprì per proteggerli.

In un’altra occasione, si narra che la Sacra Famiglia fu attaccata dai ladri, i quali però non fecero loro alcun male grazie ad brigante in particolare che supplicò i compagni, divenendo in seguito il buon ladrone, morto sulla croce di fianco al Signore, ricordato con il nome di San Dimas.

Arrivando in Egitto, la Sacra Famiglia si stabilì in una piccola grotta nella città di Heliopolis, dove c’era un insediamento ebraico e un tempio in onore del vero Dio, che quasi eguagliava quello maestoso di Gerusalemme. La Sacra Famiglia trascorse molti mesi in Egitto, finché un giorno, Erode morì, e l’angelo del Signore riapparve a san Giuseppe avvisandolo che era ora di tornare. Ma anche il nuovo re Archelao incuteva timore a Giuseppe che si fermò in Galilea. Là, Vissero in una città chiamata Nazaret, realizzando la profezia che lo avrebbero chiamato Nazareno (Mt 2,20-23).

Verso la fine del XX sec. durante il periodo coloniale spagnolo e portoghese vi hanno trovato rifugio diversi alchimisti e da qui il soprannome di “Isola Magica”.

Tutti coloro che visitano la Cattedrale di Florianopolis vengono colpiti dalla bella scultura della Madonna degli Emigranti, posta su un altare laterale. Si tratta di un insieme che rappresenta San Giuseppe che tira l’asino sul quale si trova la Santa Vergine Maria con in braccio il Bambino Gesù.

Florianopolis

I primi abitanti della regione di Florianopolis erano indiani Tupi-Guarani. Praticavano l’agricoltura e la pesca. Prova della loro presenza sono i mucchi di conchiglie posti nei siti archeologici che risalgono al 4800 aC. Nei primi anni del XVI secolo, le navi sbarcarono sull’isola di Santa Catarina, per rifornirsi di cibo e acqua.

Tuttavia, solo Francisco Dias Velho, insieme alla sua famiglia, aprì l’isola alla colonizzazione con la fondazione della Madonna degli Emigranti.

L’isola di Santa Catarina, è diventata una posizione militare strategica per i portoghesi in Brasile meridionale. Seguì un periodo di prosperità, grazie all’agricoltura e alla produzione di cotone e lino, alla farina di manioca e i merletti.

Nel 1823 è diventata la capitale della provincia di Santa Catarina.

Fonte: http://www.mariancalendar.org/nossa-senhora-do-desterro-florianopolis-santa-catarina-brazil/https://it.wikipedia.org/wiki/Florian%C3%B3polis

 

MADONNA DEL POGGIO

MADONNA DEL POGGIO

San Giovanni in Persiceto (BO) – 13 febbraio

Normalmente è a seguito di un apparizione della Santa Vergine che nasce una sorgente salutare e miracolosa, in questo caso invece la sorgente vi era già, a poca distanza da un altarino della Madonna, da qui il nome Madonna del Poggio.

Il santuario della Beata Vergine delle Grazie sorge lungo la via Persicetana, tracciata verso la metà del XIII secolo quale collegamento con Bologna. Secondo la tradizione, sul punto della strada ove ora si trova il santuario sorgeva fino al X secolo un’altra chiesa dedicata al Bambino Gesù. Accanto alla chiesa, situata su un’altura, si trovava un pilastrino recante l’immagine dipinta di una Madonna con Bambino.

Da qui deriva la denominazione popolare del santuario, diffusa ancora oggi: “Madonna del Poggio” (dal latino podium, pogium: rilievo, altura). Poco lontano dall’immagine sacra sgorgava una fonte considerata miracolosa per le sue proprietà taumaturgiche. L’immagine della “Madonna del Poggio” incominciò allora ad essere venerata da molti; per questa ragione si ritenne utile custodire il ritratto in un’apposita cappella.

Nel 1433 la cappella fu inglobata in un edificio di più ampie dimensioni, costruito probabilmente da Mastro Giovanni Ferrari, un persicetano famoso per le sue opere di pietà religiosa, autore tra l’altro anche della chiesa di Sant’Apollinare. Verso la metà del XV secolo, la chiesa fu di proprietà dell’influente famiglia Busi; nel 1494 passò invece ai Padri Gerolamini di San Barbaziano a Bologna. Quattro anni dopo il loro insediamento, questi iniziarono la costruzione dell’edificio attuale, più vasto, per contenere le folle di pellegrini che giungevano continuamente ad implorare grazie e guarigioni alla venerata Madonna.

Nel 1505 però un terremoto provocò gravi danni alla struttura e il santuario venne definitivamente completato e ulteriormente ampliato solo verso la metà del secolo. Nell’Ottocento molti furono gli interventi di modifica: fu demolito il portico della facciata, vennero rifatte la facciate e le finestrature, fu costruito ex novo il campanile.

Nel 1859 l’immagine della Madonna venne portata per la prima volta in processione per le vie di Persiceto. Da quel momento il rito si incominciò a perpetuare con regolarità e ancora oggi si ripete in occasione delle Rogazioni annuali. Disgraziatamente il dipinto fu trafugato nell’aprile del 1977 e quindi sostituito con una copia.

La chiesa attuale presenta una bella facciata in cotto con un maestoso portale, un rosone e delle finestre in stile gotico. L’interno è a navata unica con volta a botte; ai lati si dispongono sei cappelle (nonostante in origine ce ne fossero ben otto), la prima delle quali, sul lato sinistro accanto all’entrata, è dedicata alla Beata Vergine. Si tratta in realtà di una vera e propria stanza dove è collocato un ciborio quadrangolare con volta a crociera. Qui si trova l’altare che ospita l’immagine tanto venerata. Alla sua sinistra si trova il monumento funebre del canonico Antonio Busi e sopra il sarcofago, vi è un affresco che rappresenta Dio benedicente in gloria d’angeli.

Ritornando nella navata, la cappella successiva presenta un crocifisso ligneo policromo, posto sopra alla porta che funge da entrata secondaria. Nella terza cappella si trova il pozzo (poi impiegato come fonte battesimale) la cui acqua era considerata miracolosa; nello stesso ambiente si può ammirare la pala d’altare della Madonna col Bambino e i Santi Giovanni Battista, Francesco e Giacomo (olio su tela, probabilmente del XVII secolo) proveniente dalla distrutta chiesa di San Giacomo del Martignone. Nella quarta cappella è collocata la statua del Sacro Cuore di Gesù e più avanti una croce lignea con la sinopia (disegno preparatorio in terra rossa) dell’immagine di Gesù.

Fonte: http://www.comunepersiceto.it/la-citta-e-dintorni/itinerari-culturali/decima-e-dintorni/la-madonna-del-poggio

 

MADRE DI DIO DI TEODORO

MADRE DI DIO DI TEODORO

Sumorim Totma10 febbraio

Ivan il Terribile rispondendo alla richiesta del popolo autorizzò la costruzione di un nuovo monastero dedicato a Lei e al Santo che prima di una guarigione appariva al malato con l’icona in mano.   

Secondo la tradizione russa, la prima apparizione dell’icona della Madonna Feodorovskaja risale al 16 Agosto 1239, giorno in cui Vasili Kvagnia, Principe di Kostroma, la scopre appesa ad un albero in una visione nel bosco, durante una battuta di caccia nelle vicinanze di Gorki. Ciò spiega il fatto che l’icona è conosciuta anche col nome di “Madonna di Kostroma“. Il nome più corrente di “Feodorovskaja”, ossia: “di Teodoro”, le deriva invece dalla sua prima collocazione nella Chiesa di San Teodoro Stratilata, il grande martire del tempo delle prime persecuzioni. La denominazione più corretta sarebbe, comunque, “Madonna Feodorovskaia-Kostromskaia”.

Durante il trasferimento nella Cattedrale di Kostroma, l’immagine compì un miracolo, apparendo agli abitanti della città portata in processione da un guerriero somigliante a San Teodoro Stratilata, cui una Chiesa a Kostroma era dedicata. Proprio in memoria di questo evento l’icona fu denominata ‘di Teodoro’.

San Teodoro Stratilata

San Teodoro Stratilata

Fu circondata ben presto della fama di guarigioni miracolose e di numerosi altri prodigi, fra i quali quelli di essere uscita intatta da alcuni incendi. Ad essa viene attribuita, inoltre, la protezione della città e del Monastero dall’invasione tartara del 1260. San Teodoro è apparso a molti malati, tenendo questa icona nelle sue mani.

Gli abitanti si rivolsero in seguito allo zar Ivan il Terribile chiedendo il permesso di costruire un nuovo monastero. L’Arcivescovo Nicandro conferì nell’anno 1554 la concessione edilizia, così l’abate del monastero Priluki fece costruire il nuovo monastero dedicato alla Madre di Dio e a San Teodoro. All’icona venne dato il nome di Sumorin Totma in quanto Sumorin è il nome della famiglia di San Teodoro e Totma quello della città.

L’icona conobbe un altro momento di celebrità nel secolo XVII. Nel 1613 un’ambasceria di Mosca si recò a Kostroma per supplicare il giovane Michele Romanov di accettare la corona imperiale, dando così inizio all’omonima dinastia destinata a regnare fino alla Rivoluzione del 1917. La madre del futuro Zar in tale occasione pregò davanti all’icona miracolosa della “Madre di Dio di Teodoro”, esprimendo il desiderio di avere per sé l’icona originale od almeno qualche sua copia.

Da quel momento si moltiplicarono copie e repliche; e ottenne grande diffusione il ‘Racconto’ delle sue apparizioni e dei suoi miracoli. Una copia dell’icona fu eseguita e fatta trovare nella Chiesa del ‘Palazzo d’Inverno’ di San Pietroburgo, dove era molto venerata dagli Zar. Per l’occasione, si diffusero anche vari manoscritti del ‘Racconto’ di questa icona, in cui viene brevemente esposta la sua storia, e in modo particolare vengono descritti gli avvenimenti del XVII secolo, cui gradualmente si aggiungono descrizioni di nuovi miracoli.

L’icona appartiene, grosso modo, al tipo iconografico dell’Eléousa, ossia ‘della tenerezza’, per i gesti di affetto che intercorrono fra Madre e Figlio, con grandi somiglianze con la famosa ‘Madonna di Vladimir: come in questa, il Bambino si appoggia sul braccio destro della Madre di cui stringe il collo con la manina sinistra, chiaramente visibile sotto il velo. Nelle due icone, inoltre, Maria con il braccio sinistro leggermente alzato indica il Figlio nel gesto della Odigítria, con l’intenzione di indicare nel divin Figlio il destinatario della preghiera a lei rivolta.

L’icona della ‘Madonna di Teodoro’ si differenzia però da quella di Vladimir per la posizione eretta del Bambino e la posizione delle sue piccole gambe, con la sinistra scoperta fino al ginocchio. La “Madre di Dio di Teodoro” sembra colta mentre il Figlio le rivela la sua Passione e Morte, attraverso lo sguardo dolce, tenero, triste e gioioso insieme; la Vergine appare come la Madre che accoglie in sé ogni sentimento umano e lo trasfigura in preghiera.

San Sergio di Radonez la commenta stupendamente con queste parole:Quando sono triste, la Madre di Dio piange con me; quando il mio animo è lieto, la Madre di Dio sorride con me; quando mi sento peccatore, la Madre di Dio intercede per me“.

Dei diversi testi liturgici composti per celebrare l’icona vi è l’Akátisto slavo, composto da 25 stanze o strofe, 13 delle quali brevi [kondak], che si concludono con l’Alleluja; e altre 12 più lunghe [ikos], che si concludono con la salutazione: “Rallegrati, divina Madre, nostra stabile protezione”, pur essendo anonimo passa in rassegna numerosi racconti dei più noti prodigi operati dalla Madonna in favore dei suoi devoti e della terra russa, di cui ella è considerata Patrona e Regina.

L’Inno contiene anche una estesa litania di titoli mariani tratti dalla natura, dai testi della Bibbia e dalla storia della Chiesa. Molte sono le allusioni provenienti dall’Akátisto nella sua versione originale greca. L’Autore sembra anche ben conoscere il ricco elenco di feste mariane contenuto nel Calendario liturgico, sia della Chiesa greca che di quella russa.

L’inno poetico è seguito da una lunga preghiera in prosa nella quale l’Autore esprime, con cuore pieno di fiducia e spirito contrito, sentimenti di riconoscenza alla Vergine.

Fonti: http://www.stpauls.it/madre06/0410md/0410md17.htm; http://www.mariancalendar.org/icon-of-the-mother-of-god-of-sumorin-totma-russia/

ARTICOLI COLLEGATI

Theotokos di Vladimir

 

ALMANACCO DEL 28 GENNAIO 2017

ALMANACCO DEL 28 GENNAIO 2017

Le pubblicazioni del calendario religioso di Maria Regina dell’Universo

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N.S. DEL ROSARIO CITTA’ DEL GUATEMALA
scap_verdeLA VERGINE DELLO SCAPOLARE VERDE
Letture di sabato 28 gennaio 2017
SAN TOMMASO D’AQUINO
San Giuseppe Freinademetz
MEDITAZIONI DALLE LETTERE DI S. PAOLO
NOVENA DELLA PURIFICAZIONE
NOVENA A SAN GIOVANNI BOSCO
CORONCINA ALLA SACRA FAMIGLIA

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IL MESSAGGIO DELLA REGINA DELLA PACE

“ … Quando avete rinunciato l’ultima volta a qualche cosa per il Signore? … Se col digiuno desiderate ottenere una grazia da Dio, che nessuno sappia che digiunate. …Se con un dono ad un povero, desiderate ottenere una grazia da Dio, nessuno lo sappia all’infuori di voi e del Signore. …” 

(Messaggio del 28 gennaio 1987 )

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MESSAGGIO DI PADRE PIOuomo dono

PER IL 28 GENNAIO

“Finché hai paura non peccherai”Sarà, padre, ma soffro tanto”. “Sicuro che si soffre, però bisogna confidare, vi è il timore di Dio e il timore di Giuda. La troppa paura ci fa operare senza l’amore, e la troppa confidenza non ci fa considerare e temere il pericolo che dobbiamo superare. L’una deve dare la mano all’altra e andare insieme come due sorelle. Così bisogna sempre fare, poiché se ci accorgiamo di aver paura o di temere troppo dobbiamo allora ricorrere alla confidenza, se confidiamo eccessivamente, dobbiamo invece avere un po’ di timore, perché l’amore tende all’oggetto amato, ma nell’avanzare è cieco, non vede, ma la santa paura lo illumina (AdFP, 548)

Tratto da “Buona Giornata ” – Edizioni Padre Pio da Pietrelcina

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N.S. DEL ROSARIO CITTA’ DEL GUATEMALA

28 gennaio 1934 incoronazione

Secondo la leggenda la Madonna in un viaggio nel continente americano portò con se, il Bambino Gesù, che puntualmente in Guatemala si addormentò. Da qui l’immagine di questa particolarissima Santa Vergine.

La storia e la video-storia su http://biscobreak.altervista.org/2017/01/n-s-del-rosario-citta-del-guatemala/

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LA VERGINE DELLO SCAPOLARE VERDEscapolare verde

28 gennaio 1840

Dieci anni dopo le apparizioni a S. Caterina Labouré alla quale la Vergine SS. dona la preziosa Medaglia Miracolosa, La Madonna appare ad un’altra Figlia della Carità, Suor Giustina Bisqueyburu per un altro grande dono: lo Scapolare Verde in onore al Suo Cuore immacolato. 

Lo Scapolare Verde di Suor Giustina Bisqueyburu e la storia delle apparizioni su http://biscobreak.altervista.org/2014/01/lo-scapolare-verde/

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LETTURE DI SABATO

28 Gennaio 2017

SAN TOMMASO D’ACQUINO

“… «Perché avete paura? Non avete ancora fede?»…”

La preghiera del mattino e della sera, le letture e il commento su http://biscobreak.altervista.org/2017/01/letture-di-sabato-28-gennaio-2017/

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SAN TOMMASO D’AQUINO1SAN TOMMASO D’AQUINO

dottore della Chiesa (1225-1274) 28 gennaio

“Donato” ai benedettini per la sua istruzione all’età di cinque anni diventa il protagonista di primo piano nella storia della teologia e della  filosofia  anticipandone i tempi, afferma che “…ciò che Dio è trascende tutto ciò che di Dio comprendiamo” È patrono delle scuole cattoliche. 

La storia e la video storia  su http://biscobreak.altervista.org/2013/01/san-tommaso-dacquino/

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San Giuseppe FreinademetzGiuseppe Freinademetz 1

Missionario Verbita (1852-1908) 28 gennaio

Apostolo delle missioni dedicò la sua vita all’annuncio del Vangelo entusiasmando un gran numero di cinesi. Comprese l’importanza dei laici come catechisti per la prima evangelizzazione. Tutta la sua vita fu espressione di quello che era un suo slogan: «La lingua che tutti comprendono è l’amore».

La storia, l’omelia di Giovanni Paolo II durante la sua canonizzazione e la preghiera su http://biscobreak.altervista.org/2015/01/san-giuseppe-freinademetz/

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PREGHIERE E PROPOSTE IN CORSO 

Meditazioni dalle lettere di san Paolo Apostolo

III giorno28 gennaio – La testimonianza

Dalla Lettera di San Paolo Apostolo agli Efesini  (3,8-12)

paolo predicazioneFratelli a me, che sono l’infimo fra tutti i santi, è stata concessa questa grazia di annunziare ai Gentili le imperscrutabili ricchezze di Cristo, e di far risplendere agli occhi di tutti qual è l’adempimento del mistero nascosto da secoli nella mente di Dio, creatore dell’universo, perché sia manifestata ora nel cielo, per mezzo della Chiesa, ai Principati e alle Potestà la multiforme sapienza di Dio, secondo il disegno eterno che ha attuato in Cristo Gesù nostro Signore, il quale ci dà il coraggio di avvicinarci in piena fiducia a Dio per la fede in lui.

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tempio-simeoneNOVENA DELLA PURIFICAZIONE

24 gennaio2 febbraio

O Santa Madre di Dio, che sei salita al Tempio secondo la legge, offrendo piccole colombe bianche, prega per me, affinchè anch’io possa osservare la legge ed essere pura di cuore come Te.

Dolce cuore di Maria sii Tu la salvezza dell’anima mia.

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NOVENA A SAN GIOVANNI BOSCO

VII° giorno – 28 gennaio

04-S_Giovanni_Bosco-3Nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. Amen

O Dio vieni a salvarmi. – Signore vieni presto in mio aiuto. 

Gloria..

SUPPLICA: O Gloriosissimo San Giovanni Bosco, che amasti con amore ineffabile tutte le anime e per salvarle mandasti i tuoi figli fino agli estremi confini della terra, fa che anche noi pensiamo continuamente alla salvezza della nostra anima e cooperiamo per la salvezza di tanti nostri poveri fratelli. Gloria..

Pregate per noi, o San Giovanni Bosco.
Perchè siamo fatti degni delle promesse di Cristo.

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CORONCINA ALLA SACRA FAMIGLIA

Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo

O Dio, vieni a salvarmi. Signore, vieni presto in mio aiuto.

Gloria al padre

Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo. Come era nel principio, e ora e sempre nei secoli dei secoli. Amen.

  1. Gesù, Maria e Giuseppe, che formate la Santa Famiglia, siate sempre i tre primi amori delle nostre anime.

famiglia2 (2)Padre Nostro

Padre nostro, che sei nei cieli,sia santificato il tuo nome,venga il tuo regno,sia fatta la tua volontà,come in cielo così in terra. Dacci oggi il nostro pane quotidiano,e rimetti a noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri debitori,e non ci indurre in tentazione,ma liberaci dal male. Amen.

Ave Maria

Ave, o Maria, piena di grazia, il Signore è con te. Tu sei benedetta fra le donne E benedetto è il frutto del tuo seno, Gesù. Santa Maria, Madre di Dio, prega per noi peccatori, adesso e nell’ora della nostra morte. Amen.

  • Giuseppe e Maria, modello dei genitori cristiani, aiutate tutti i genitori della nostra parrocchia a imitare i vostri divini insegnamenti.

Padre Nostro, Ave Maria

  • Gesù fanciullo, esemplare dei figli cristiani, fa’ che i nostri figli possano imitare i tuoi santi esempi.

Padre Nostro, Ave Maria

  • Sacra Famiglia, modello di carità e di concordia, fate che la carità e la concordia regnino sempre nelle nostre famiglie.

FAMIGLIA (3)Padre Nostro, Ave Maria

  • Sacra Famiglia, esemplare di perfetta purità, aiutaci affinché nelle nostre famiglie non si facciano mai discorsi o azioni contro questa bella virtù.

Padre Nostro, Ave Maria

  • Sacra Famiglia, dove mai si pronunciò invano il nome santo di Dio, fate che anche le nostre famiglie abbiano il massimo rispetto per questo Santo Nome.

Padre Nostro, Ave Maria

  • Sacra Famiglia, dove il nome di Gesù formava la vostra delizia, fate che questo Nome Santissimo sia pure la delizia dei nostri cuori ed instillate nelle nostre famiglie l’orrore della bestemmia.

Padre Nostro, Ave Maria

Sia lodato Gesù Cristo. Sempre sia lodato.

ATTO DI CONSACRAZIONE

O Santa Famiglia di Nazareth, Gesù, Maria e Giuseppe, la nostra famiglia si consacra a te per tutta la vita e l’eternità. Fa che la nostra casa e il nostro cuore siano un cenacolo di preghiera, di pace, di grazia e comunione. Amen.

LITANIE ALLA SANTA FAMIGLIA

la sacra famigliaSignore, pietà Signore, pietà

Cristo, pietà Cristo, pietà

Signore, pietà Signore, pietà

Cristo, ascoltaci Cristo, ascoltaci

Cristo, esaudiscici Cristo, esaudiscici

Padre celeste, Dio abbi pietà di noi

Figlio, Redentore del mondo abbi pietà di noi

Spirito Santo, Dio abbi pietà di noi

Santa Trinità, unico Dio abbi pietà di noi

Gesù, Figlio di Dio vivo, che fatto Uomo per nostro amore, hai nobilitato e santificato i vincoli della famiglia abbi pietà di noi

Santa Famiglia, modello perfetto di tutte le virtù abbi pietà di noi

Santa Famiglia, non accolta dalla gente di Betlemme, ma glorificata dal canto degli Angeli abbi pietà di noi

Santa Famiglia, che hai ricevuto gli omaggi dei pastori e dei magi abbi pietà di noi

Santa Famiglia, esaltata dal santo vecchio Simeone abbi pietà di noi

Santa Famiglia, perseguitata e costretta a rifugiarti in terra pagana abbi pietà di noi

Santa Famiglia, che vivi sconosciuta e nascosta abbi pietà di noi

Santa Famiglia, fedelissima alle leggi del Signore abbi pietà di noi

Santa Famiglia, modello delle famiglie rigenerate nello spirito cristiano abbi pietà di noisanta-famiglia

Santa Famiglia, il cui capo è modello di amore paterno abbi pietà di noi

Santa Famiglia, la cui madre è modello di amore materno abbi pietà di noi

Santa Famiglia, il cui Figlio è modello d’obbedienza e di amore filiale abbi pietà di noi

Santa Famiglia, patrona e protettrice di tutte le famiglie cristiane abbi pietà di noi

Santa Famiglia, nostro rifugio in vita e speranza nell’ora della morte abbi pietà di noi

Da tutto quello che ci può togliere la pace e l’unione dei cuori, o Santa Famiglia liberaci 

Dalla disperazione dei cuori, o Santa Famiglia liberaci 

Dall’attaccamento ai beni terreni, o Santa Famiglia liberaci 

Dal desiderio della vana gloria, o Santa Famiglia liberaci 

Dall’indifferenza nel servizio di Dio, o Santa Famiglia liberaci 

Dalla cattiva morte, o Santa Famiglia liberaci 

sacra famiglia 2Per la perfetta unione dei tuoi Cuori, o Santa Famiglia ascoltaci

Per la tua povertà e la tua umiltà o S. Famiglia ascoltaci

Per la tua perfetta obbedienza, o Santa Famiglia ascoltaci

Per le tue afflizioni e dolorosi avvenimenti o Santa Famiglia ascoltaci

Per il tuo lavoro e le tue difficoltà o S. Famiglia ascoltaci

Per le tue preghiere e il tuo silenzio, o S. Famiglia ascoltaci

Per la perfezione delle tue azioni, o Santa Famiglia ascoltaci

Agnello di Dio, che togli i peccati del mondo, perdonaci, o Signore.

Agnello di Dio, che togli i peccati del mondo, esaudiscici, o Signore.

Agnello di Dio, che togli i peccati del mondo, abbi pietà di noi, o Signore.

O Santa Famiglia venerata, noi ci rifugiamo in Te con amore e speranza. Facci sentire gli effetti della Tua salutare protezione.

sacrafamigliamurilloPREGHIAMO

Gesù, Maria e Giuseppe, che tutto il mondo onora col nome di Santa Famiglia, aiutateci Santa Famiglia, immagine della SS. Trinità sulla terra  aiutaci O Dio, nostro Padre, che nella Santa Famiglia ci hai dato un vero modello di vita, fa che nelle nostre famiglie fioriscano le stesse virtù e lo stesso amore, perché riuniti nella tua Casa possiamo un giorno godere la gioia senza fine. Per Cristo, nostro Signore. Amen.

VERGINE DEL PILAR A CASTENASO

VERGINE DEL PILAR A CASTENASO

27 gennaio 1699

vergine-del-pilar-di-castenasoIn una terra dalle antiche origini una Vergine che cambia ben tre volte il suo nome per poi accreditarsi come la Vergine del Pilar e offrire ad una giovane devota fanciulla una stretta di mani che non dimenticherà…

Castenaso, cittadina a 10,8 chilometri da Bologna, vanta le sue origini prima dell’era cristiana. Il suo nome, infatti, deriverebbe dal fatto che nel 186 a.C. il console romano Publio Cornelio Scipione Nasica pose l’accampamento sulla riva destra del torrente Idice, di fronte all’accampamento dei Galli. Di qui la denominazione “Castrum Nasicae”, accampamento di Nasica, e quindi Castenaso.

Lo stesso stemma del paese del 1852 richiama questa pagina di storia: al centro l’anfora che versa acqua denota il torrente Idice, sulla destra l’accampamento romano, cinto da steccato di legno, con gli emblemi e l’aquila della legione romana; di fronte l’accampamento gallico con la picca sormontata dalla testa di cavallo, lo scudo od ombrone, la cuspide (spada corta) con impugnatura a croce, il torque o collare formato a guisa di due funi attorcigliate che i Galli portavano al collo, e l’armilla, grande anello di bronzo che usavano portare al braccio vicino all’omero.

I Galli avevano vinto i Romani nel 216 a.C. nella Selva Litana, ma furono sconfitti proprio da Nasica nel 186 a.C.

Da Castenaso passarono personaggi celebri: Carlo Magno, che proveniva da Ravenna, il 29 maggio 801, Papa Pio IX nel 1857, e Garibaldi forse nel 1859.1

vergine-del-pilar-di-castenaso1A tre chilometri circa a sud del capoluogo, sorge il Santuario della Madonna del Pilar, o come popolarmente è chiamata del Pilaro. Fin dal 1315, poco distante dall’Idice, sorgeva una chiesina dedicata alla Santa Vergine, detta di Santa Maria delle Tombe o della Neve che passò poi, con i terreni adiacenti, in proprietà del Collegio Spagnolo di Bologna, fondato nel 1364 dal cardinale Albornoz.

La chiesina cambiò nome perché in essa fu collocato nel 1672 un quadro del pittore G. B. Bolognini senior, rappresentante la Madonna del Pilar con a lato l’Apostolo San Giacomo Maggiore ed il Martire San Pietro de Arbues, alunno del Collegio di Spagna.

La devozione alla Madonna del Pilar ci riporta alle origini della cristianità. Una costante tradizione, appoggiata dalla testimonianza di antichi e probati scrittori e confermata con numerosi privilegi da Sommi Pontefici, ci attesta che il glorioso Apostolo San Giacomo Maggiore, sotto l’ispirazione dello Spirito Santo, parte da Gerusalemme e giunge in Spagna per predicare il Vangelo.

A Saragozza, sulle sponde dell’Ebro, gli appare, su di una colonna (Pilar), la Madonna, ancora vivente a Gerusalemme, che lo incoraggia e lo conferma nella sua missione apostolica.

pregarePoco distante dalla piccola chiesa della Madonna del Pilar o del Pilaro, vive una famiglia di contadini, Giambattista Azzaroni con la moglie Isabella Mazzoli e cinque figli. La figlia maggiore, Maria Maddalena, passando davanti alla chiesina, è solita fermarsi qualche istante per onorare la Vergine con devote preghiere. Il martedì 27 gennaio 1699, la mamma la incarica di andare dalla zia, poco distante, a chiederle una misura di aceto. Quella volta, Maria Maddalena, presa dalla fretta, passa davanti all’Immagine della Madonna senza fermarsi per rivolgerle un saluto. Fatti pochi passi le pare di udire una voce che la chiama per nome.

Si volta, ma non vedendo nessuno, prosegue frettolosa il suo cammino. Ritirato quanto richiesto alla zia, affretta i suoi passi verso casa. Passando davanti alla chiesetta sente nuovamente la misteriosa voce che più chiaramente le dice: «Maria Maddalena, non continui più la tua devozione alla Madonna?». Attonita e confusa, la giovane si accosta alla chiesetta e, giunte le mani al petto, fissa lo sguardo sull’Immagine di Maria e prega. La Beata Vergine, come staccandosi dal quadro, le viene incontro, le stringe amorevolmente le mani e le raccomanda di essere sempre a Lei devota.

Ricolma di grande allegrezza Maria Maddalena, dopo aver pregato a lungo, ritorna a casa ed annuncia con gioia il prodigio di cui è stata favorita. La notizia si sparge in un baleno, il Parroco, Don Sebastiano Bianconcini, la interroga, il Vicario Generale della Diocesi di Bologna istituisce un regolare processo canonico.

Nostra Signora del PilarNel frattempo l’immagine, Maria Vergine del Pilar, divenne meta di pellegrini. L’afflusso fu così cospicuo che la Curia decise di usare le offerte per costruire in quattro anni il Santuario che nel tempo viene abbellito ed ampliato, dotato del bel Campanile, su disegno del Gulli, fino alla forma attuale. Inaugurato nel 1704 l’immagine miracolosa venne poi spostata, dall’oratorio al tempio, solo nel 1743 e nell’occasione papa Benedetto XIV (Prospero Lambertini) concesse tre giorni di indulgenza plenaria.

In questo Santuario nel 1822 Gioacchino Rossini celebra le sue nozze con la Colbran.

Maria Maddalena Azzaroni, la fortunata veggente, il 21 dicembre del 1702 si consacra al Signore nel Convento di Santa Cristina in Senigallia, dove, dopo una vita tutta dedicata alla devozione alla Madonna, nel 1744 ha la gioia di andarLa a contemplare in Paradiso.

Fonti: http://www.donbosco-torino.it/ita/Maria/calendario/04-05/1-Castenaso_Apparizione_di_Maria.htmlhttps://savenaidice.wordpress.com/2015/03/13/domenica-musica-al-santuario-della-virgo-del-pilar/

MADONNA DI SAN SEBASTIAN DE LOS REYES

MADONNA DI SAN SEBASTIAN DE LOS REYES

Venezuela festa 20-22 gennaio

nuestra-senora-de-la-caridad-san-sebastian-de-los-reyes-aragua-venezuelaNuestra Señora de la Caridad di San Sebastián de los Reyes si trova ad Aragua in Venezuela. Importata in questo paese da uno spagnolo divenne copatrona con San Sebastian dando origine ad una grande devozione popolare.  

San Sebastian de los Reyes è un’antica città venezuelana fondata nel 1585 da Sebastian Diaz Alfaro, nato in Spagna. Anche se ha lo stesso nome della città spagnola la sua origine è dovuta alla data della sua fondazione ovvero il 6 gennaio 1585, giorno in cui si festeggia l’arrivo dei Re Magi.

Fu il capo della Milizia Luis Jiménez de Rojas che importò dalla Spagna un’immagine di Nostra Signora della Carità per la cappella per la sua tenuta ad El Chaparral, ora la città di San Juan de los Morros, nello stato di Guarico. Nel 1691, la tenuta andò in fiamme, ma l’immagine della Madonna fu ritrovata intatta fra le rovine, con la sua lampada ancora accesa.

Questo fatto creò un’ondata di devozione popolare così grande che il 22 gennaio 1692 il vescovo di Caracas decise di spostare l’immagine nella chiesa del villaggio di San Sebastián de los Reyes autorizzando la fondazione di una Confraternita con il compito di costruire un nuovo santuario per la Vergine.

Nostra Signora della Carità Venezuela

La grande chiesa neoclassica di Nostra Signora della Carità è stata completata nel 1725. La Confraternita è ancora attiva oggi. Nel 1959, Papa Pio XII autorizzò l’incoronazione dell’immagine, che ebbe luogo il 22 gennaio 1960.

Il 20 gennaio è diventato il giorno in cui parte un pellegrinaggio che prende origine da ogni parte del paese per giungere a festeggiare non solo Nostra Signora della Carità già dal 1692, ma anche il santo patrono della città San Sebastiano, la cui festa è proprio il 20 gennaio.

I festeggiamenti durano quindi 3 giorni, fino al 22 gennaio in ricordo dell’incoronazione della Vergine. Durante la sfilata vengono portate le offerte all’altare della Vergine, seguite da serate allietate da musica tradizionale. Il 22, tra le 5 e le 6 del mattino, si svolge una processione per le vie della città accompagnate da mariachi (gruppi musicali tipici) e bande di ottoni.

Immancabili in queste feste i mercatini tipici con i prodotti locali di artigianato, cibi, giochi con la palla, balli, concerti e toro-tailing, in cui un cowboy a cavallo cerca di abbattere un toro avvolgendo la coda intorno alla sua gamba.

Fonte: http://www.wherewewalked.info/feasts/01-January/january_22.htm

 

REGINA DELLA FAMIGLIA

REGINA DELLA FAMIGLIA

Regina Familiarum –  31 dicembre 1995

maria-regina-della-famigliaLa Domenica del 31 Dicembre 1995 su richiesta di Papa Giovanni Paolo II, il Vaticano aggiunse alle Litanie Lauretane : “Regina della Famiglia, prega per noi.” La Sacra Congregazione per il Culto Divino ha scelto questa data per dare l’annuncio perché era la festa della Santa Famiglia, che cade tra Natale e Capodanno.

Papa Giovanni Paolo II, il 4 Ottobre 1997, a Rio de Janeiro la invocò in questo modo: “.. Maria, Regina della Famiglia, Sede della Sapienza, Serva del Signore, prega per noi. Prega per noi, prega per i giovani, prega per le famiglie” Anche Papa Benedetto XVI, la invocò pubblicamente il 16 maggio 2008 a Roma: “Maria, Regina della famiglia, come una stella luminosa di speranza guidare il cammino di tutte le famiglie di umanità“.

Il più antico formulario conosciuto di litanie alla Madonna è databile al XII secolo e si compone di 73 invocazioni. Contiene elogi come flos virginitatis, forma sanctitatis (“fiore di verginità”, “modello di santità”), hymnus cælorum, luctus infernorum (“inno dei cieli”, “lutto dell’inferno“), oltre alle invocazioni a noi note.

A partire dalla metà del XVI secolo sono note le litanie cantate nel Santuario della Santa Casa di Loreto. Furono aggiunte alla recita del rosario da Papa Pio V dopo la vittoria della Lega Santa a Lepanto.

litanie

Soltanto i papi hanno il potere di introdurre nuove invocazioni. Lo stesso Pio V fu il primo ad introdurne una, auxilium christianorum, dopo la vittoria di Lepanto. Nel 1587 Papa Sisto V ne approvò 43 con un decreto pontificio. Nel 1768 fu inserita da Clemente XIII mater immaculata, su richiesta del re di Spagna Carlo III. Nel 1854, in seguito alla proclamazione del dogma dell’Immacolata Concezione, Pio IX rese obbligatoria la definizione regina sine labe originali concepta. Papa Leone XIII nel 1883 aggiunse regina sacratissimi Rosarii, che consigliò per il mese di ottobre. Infatti è durante questo mese che la Chiesa cattolica festeggia la Madonna del Rosario, la cui memoria cade il 7 ottobre, anniversario della storica battaglia. Nel 1903 Leone XIII introdusse anche mater boni consilii come omaggio al santuario di Genazzano, suo paese natale; Regina pacis fu aggiunta da Benedetto XV durante la prima guerra mondiale; Regina in cælum assumpta fu decisa da Pio XII nel 1950. Mater Ecclesiae fu aggiunta da Paolo VI nel 1965 a conclusione del concilio Vaticano II. Mater misericordiae fu aggiunta da Giovanni Paolo II. Regina familiæ (in cui si nota la decadenza del latino di curia, perché il concetto di “regina della famiglia” intesa quest’ultima come istituzione, ovvero regina di tutte le famiglie, si rende in latino al plurale: “regina familiarum”, mentre “regina familiae” significa “di una determinata famiglia”) fu introdotta da Giovanni Paolo II nel 1995.

Le litanie lauretane non sono le uniche litanie alla Vergine: accanto ad esse troviamo anche le litanie dei Domenicani, che presentano un carattere meno popolare e più dotto. Esistono anche le Litanie a Nostra Signora di Lourdes. Altre litanie che si trovano sui libri liturgici sono: – le Litanie dei santi – le Litanie al Santissimo Nome di Gesù – le Litanie al Sacro Cuore di Gesù – le Litanie al Preziosissimo Sangue di Gesù – le Litanie a San Giuseppe – le Litanie del Santissimo Sacramento.

litanie-lauretane

Le litanie lauretane sono state magistralmente raffigurate nel XVIII secolo dagli incisori tedeschi Klauber che realizzarono 51 tavole, ognuna delle quali fa riferimento ad un’invocazione mariana. Rarissimo è trovare la serie integra in quanto le preziose tavole rilegate vengono tuttora spesso smembrate e vendute singolarmente per puri fini di lucro essendo queste molto ricercate per la loro qualità incisoria ed inventiva.

Nel 1771 Wolfgang Amadeus Mozart musicò le Litaniae de Beata Maria Virgine Lauretanae

Fonti: http://www.wherewewalked.info/feasts/12-December/12-31.htm; https://it.wikipedia.org/wiki/Litanie_lauretane

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MARIA REGINA DELLA FAMIGLIA (APPARIZIONI GHIAIE DI BONATE)

 

MADONNA DEL ROSARIO DEI NERI

MADONNA DEL ROSARIO DEI NERI

Atibaia, San Paolo, Brasile – 27 dicembre

nossa-senhora-do-rosario-atibaia La Chiesa “dei Neri” ad Atibaia venne costruita dagli schiavi che non potevano assistere alle funzioni pubbliche nella chiesa cittadina nel 1763, i quali presero come loro protettrice la Madonna del Rosario.

Nel 1763, gli schiavi che non potevano frequentare la chiesa di San Giovanni Battista, ad Atibaia in Brasile, decisero costruirsi una loro chiesa dove essere liberi di entrare, pregare e ricevere i sacramenti.

Fu completata solo nel 1817, la chiesa venne soprannominata Nossa Senhora do Rosário dos Pretos, la Madonna del Rosario dei Neri, proprio in funzione del ruolo che aveva nella società questa chiesa.

congadaQuesta città agricola è sede della più antica e più attiva manifestazione culturale e religiosa afro-brasiliana chiamata Congada. Nella Congada si uniscono elementi religiosi cattolici come la devozione a San Benedetto e alla Vergine del Rosario con elementi tipici della danza drammatica celebrata durante l’incoronazione del re del Congo e della regina Ginga dell’Angola con la presenza della corte e dei suoi vassalli. Si tratta di una manifestazione che mette insieme le tematiche africane con quelli iberiche la cui divulgazione avvenne dal XVII secolo.

Il 27 dicembre, come hanno fatto per oltre 200 anni, i congadas si raccolgono fuori della chiesa della Madonna all’alba, vestiti in uniformi brillanti di scarlatto, verde, blu, rosa, o bianco, portando spade ma anche banner della Madonna del Rosario e strumenti musicali tipici come l’opossum, la scatola, il cavaquinho, il rullante, la fisarmonica e il reco-reco.

La giornata inizia con una serenata e si conclude con i fuochi d’artificio. Al suono dei tamburi, delle chitarre, e delle campane Pealing, i congadas danzano per la città: giovani, vecchi, maschi, femmine, bianchi e neri.

nossa-senhora-do-rosario-atibaia5La festa della Madonna del Rosario è parte di una festa di Natale che inizia il 25 dicembre con l’erezione di due pali torreggianti condita con immagini di santi in Rosario Plaza e si conclude il 28 dicembre con processioni in onore di San Benedetto.

La chiesa ha subito diverse ristrutturazioni. La prima avvenne nel 1914, quando un fulmine ha colpito la torre sgretolandola a poco a poco. Il lavoro fu completato solo nel 1916 restituendo alla città il loro bel tempio, ma i lavori non erano stati sufficienti.

Nel 1954, la Chiesa del Rosario è stata nuovamente restaurata. Una Commissione dei Lord incoraggiata dal padre Feliciano Grande non si risparmiò per far si che questa chiesa non venisse abbandonata e nel 2002, padre Eugenio Luiz Berti è riuscito, attraverso le agenzie pubbliche e donazioni della comunità, a trovare le risorse necessarie per effettuare nuovi lavori sulla struttura: tetto, pareti, altari e decorazione d’interni, vennero tutti risistemati.

nossa-senhora-do-rosario-atibaia1Il vialetto d’ingresso della chiesa è stato ampliato per una migliore circolazione di gruppi 5 gruppi di congadas della città e si è creato anche il Museo degli Schiavi. Secondo il dati, durante l’ultimo restauro è stata trovata una bottiglia con il nome degli schiavi che avevano contribuito alla costruzione della chiesa originaria.

Fontihttp://www.atibaiatour.com.br/pontos-turisticos/igreja-nossa-senhora-do-rosario/; http://www.atibaia.com.br/turismo/turismo.asp?numero=12; http://www.cidadeecultura.com/igreja-de-nossa-senhora-do-rosario/; http://www.wherewewalked.info/feasts/12-December/12-27.htm

 

 

 

 

MADONNA DELLE GRAZIE

 MADONNA DELLE GRAZIE 

San Giovanni Valdarno, Arezzo, Toscana – 22 dicembre

madonna-delle-grazie-san-giovanni-valdarnoAll’origine del Santuario-Basilica Monumentale di Santa Maria delle Grazie in San Giovanni Valdarno, troviamo un intervento straordinario della Madonna che come prima Grazia fa crescere il latte in un seno inaridito per salvare la vita ad un neonato.

Il Castello di San Giovanni Valdarno è fondato nel 1296 dalla Repubblica di Firenze, contro gli Ubertini di Arezzo, su disegno di Arnolfo di Lapo, celebre architetto del tempo, con ventiquattro torri, «quattro porte di accesso sui lati e solide mura di cinta… Ma oggi non si vedono più le torri numerose, le quali furono demolite e trasformate in abitazioni civili e, con quelle, scomparvero anche le porte, di cui una sola, detta Porta di San Lorenzo, venne chiusa per l’erezione di un Oratorio che nel corso dei secoli, per la pietà dei fedeli, è divenuto l’attuale Basilica e Santuario di Nostra Signora delle Grazie».

Dal 1375 al 1478 Firenze è in progressiva espansione ed in continue guerre; la terra di San Giovanni, suddita ed alleata di Firenze, ne è di conseguenza coinvolta; ma con le guerre si abbattono sul territorio i flagelli della carestia, della fame e della peste. Particolarmente virulenta è la pestilenza del 1478 che distrugge gran parte della popolazione del paese. Tra i superstiti di così grande flagello è rimasto un bimbo innocente, di appena tre mesi, Lorenzo. La mamma Santa ed il papà Francesco sono stati portati via dalla peste; è rimasta solo la nonna paterna Mona Tancia, ultra settantenne, impotente a sostentare il neonato, nella estrema povertà in cui si trova. Ella cerca affannosamente una nutrice per il bambino, ma nessuno ha il coraggio di avere rapporti con persone superstiti del contagio.

madonna-delle-grazie-san-giovanni-valdarno1La povera vecchia con il cuore in tumulto, tremante di spasimo per la notte imminente, il 22 dicembre correndo per le vie del paese, giunge alla Porta di San Lorenzo, ed alza gli occhi pieni di lacrime verso l’antica immagine della Madonna con il Bambino dipinta sull’unica Porta rimasta delle mura della Città. Ricordando le tante volte che si era rivolta con fiducia a quella benedetta immagine, si prostra piangendo ed implorando a braccia aperte:

Provvedi Tu a questa creatura innocente!”.

Subito sente un misterioso conforto che rianima il suo cuore e l’apre ad una profonda speranza. Corre alla povera casa, stanca e sfinita, si butta sul letto con accanto il bambino che riprende a vagire e a gemere cercando con ansia il seno materno. La nonna, quasi inconsciamente, per acquietarlo porge alle sue labbra il proprio seno arido, avvizzito, nell’illusione di calmarlo, e sente misteriosamente fluire in sé un flusso vitale ed esuberante: il bambino si acquieta ed aderisce sempre più al seno della nonna. Stupita per il fatto straordinario, non può che attribuire il miracolo alla bontà della solitaria Madonna del Castello, ed alle prime luci del giorno comunica la sua riconoscenza a tutti i conoscenti. Il flusso del latte è copioso ed abbondante, come fosse di una giovane mamma, e tale continua per molti mesi.

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La notizia del prodigio si sparge in un baleno, la gente accorre da ogni parte, tutti si prostrano davanti alla sacra immagine ardenti di fede e di riconoscenza. Le grazie e i prodigi si susseguono e si moltiplicano; il concorso dei fedeli cresce ogni giorno di più. Anche Lorenzo de’ Medici vuole essere testimone oculare del fatto ed accorre di persona. Viene eretta, attorno alla sacra immagine, una piccola Cappella che subito prende il nome di Madonna delle Grazie per i tanti fatti straordinari che vi si verificano. Con il passare dei secoli la Cappella si trasforma nell’attuale Santuario-Basilica Monumentale.

In seguito al suo primo miracolo viene ancora oggi ricordata anche come la Madonna del Latte, pur essendo raffigurata con Gesù Bambino che ammira un uccellino. Si tratta di una tipica opera toscana del 1300, artista sconosciuto. L’uccello sembra essere una rondine, simbolo della Resurrezione. La Madonna delle Grazie è stata incoronata il giorno della sua festa, l’ 8 settembre 1704.

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Fontehttp://www.basilicadellegrazie.it/la–madonna-delle-grazie-.html

BEATA VERGINE DEL PATROCINIO

BEATA VERGINE DEL PATROCINIO

Faenza – 14 dicembre 1954 – Incoronazione

beata-vergine-del-patrocinio-di-faenzaUna donna della Famiglia Baldi entra nel convento benedettino camaldolese con il nome di suor Francesca portando con se un quadro miracoloso che ritrae la Vergine che allatta il Bambino Gesù.

La sacra immagine della Madonna del Patrocinio, attualmente venerata nella Chiesa del Monastero di S. Caterina, a Faenza, fu prima onorata nella casa della Famiglia Baldi, a Forti, la quale diede alla Comunità Camaldolese una figlia, con il nome di Suor Francesca.  Alla morte di questa, il Vescovo di Forti volle che la sacra immagine fosse trasferita nella Chiesa delle Suore Camaldolesi.

Ciò avvenne nell’anno 1614, con grande solennità e concorso di popolo. Le Suore, meravigliate per la fede e il fervore manifestati dai Forlivesi in quella occasione, decisero di collocare la immagine della Vergine in una cappella di marmo, eretta in suo onore.

L’ultima domenica di settembre del 1650, con l’intervento del Cardinale Del Bagno, la sacra immagine fu collocata nella nuova sede. Questa seconda traslazione segna la data della festa annuale in onore della Beata Vergine del Patrocinio. Un nuovo fatto contribuì ad accrescere la devozione alla Vergine.

beata-vergine-del-patrocinio-di-faenza1Nella notte del 20 novembre 1685 un incendio scoppiato nella lavanderia del Monastero si propagò al parlatorio, quindi alla sacrestia, ed avrebbe invaso la Cappella della venerata immagine, quando le fiamme si arrestarono improvvisamente.

Solo al mattino le Monache se ne accorsero, e constatando con i loro occhi lo scampato pericolo, riconobbero nel fatto quasi un prodigio. Quell’evento bastò ad infervorare i devoti ed a scuotere gli scettici: si moltiplicarono le preghiere e le suppliche davanti alla sacra immagine.

La Sacra Congregazione dei Riti, il 9 agosto 1721, approvò con suo rescritto il culto prestato dalle Monache di Santa Caterina alla Beata Vergine del Patrocinio. Nel 1862, in seguito alla soppressione delle Comunità Religiose e all’incameramento dei loro beni, le Monache Camaldolesi di Forti migrarono a Faenza ove in un primo tempo furono ospiti nel Monastero di S. Maglorio.

Nel 1888, con l’aiuto di Benefattori, acquistarono il Palazzo Brunelli in Via Bondiole e vi si stabilirono organizzando nuovamente la vita della loro Famiglia Monastica. Nel 1914 fu celebrato il Terzo Centenario del culto pubblico alla sacra immagine. Il 14 dicembre 1954, a chiusura dell’Anno Mariano, la sacra immagine fu solennemente incoronata dal Vescovo di Faenza, Mons. Giuseppe Battaglia, e la corona, per volere delle Monache, fu confezionata con le offerte votive e con gli anelli della loro professione.

Nel 1964 fu poi celebrato il Settimo Cinquantenario  dell’affidamento della sacra immagine alle Monache di Santa Caterina. Queste manifestazioni le volle tutta la Comunità Religiosa sia per mostrare la propria devozione e gratitudine alla loro Madre Celeste per la protezione sempre ricevuta, sia per far conoscere e fare amare maggiormente ai faentini questa sacra immagine della Madre di Dio e Madre della Chiesa.

Fontehttp://www.immaginidimaria.it/italia/emilia%20romagna/B.V.delPatrocinioFaenza.htm