Don Domenico Milanesio

Don Domenico Milanesio

Missionario Salesiano (1843 -1922) 19 novembre 

Uno dei primi missionari salesiani dell’Argentina. Svolse il suo apostolato tra gli autoctoni ma anche tra gli italiani immigrati.

Figlio di Simone Milanesio e Maria Vivaldi, fu battezzato nella chiesa parrocchiale di S. Pietro in Vincoli (dell’XI secolo ma rifatta in epoca barocca), con il nome di Domenico Ignazio.

Lavorò sin dall’adolescenza fra i muratori, buon lavoratore era di carattere gioviale e sembra che abbia conosciuto s. Giovanni Bosco, lavorando alla costruzione dell’erigenda Basilica di Maria Ausiliatrice.

Nel 1866 a 23 anni, venne accolto dal santo tra i Salesiani; per le sue doti ebbe l’incarico di maestro di musica e poi fu destinato al Collegio di Alassio in Liguria, per gli studi superiori.

Fu ordinato sacerdote a 31 anni, la vigilia di Natale del 1874 dal vescovo di Alberga e dopo pochi mesi fu nominato direttore dell’Oratorio festivo.

Intanto la Congregazione Salesiana in quegli anni, si avviava speranzosa e zelante nell’attività missionaria; e già nel 1875 la prima spedizione di missionari, partì per la Patagonia, sotto la guida del 37enne don Giovanni Cagliero (1838-1926), compaesano di don Bosco, a cui fece seguito una seconda partenza nel 1876.

Con la terza spedizione del 1878, partì anche don Domenico Milanesio; il 9 novembre fu ricevuto in udienza da papa Leone XIII, poi partì per Buenos Ayres in Argentina e come già fatto in precedenza da don Cagliero, prese ad interessarsi degli emigranti italiani della città, fissando la sua residenza a Boca, un quartiere per niente cattolico.

La sua opera apostolica fece fiorire l’Oratorio e le attività connesse, attraendo la popolazione del luogo e suscitando contrasti da parte dei protestanti e della Massoneria; al punto che fu gravemente ferito in un attentato e colpito con pugno di ferro.

Ma il suo desiderio era di andare nelle Missioni della Patagonia, dove svolgeva il suo apostolato don Giovanni Cagliero, che nel 1884 diverrà vescovo e Vicario apostolico della regione. (La Patagonia è chiusa al nord dal Rio Colorado e a sud dallo Stretto di Magellano, ad ovest dalla catena delle Ande, con coste frastagliate, ricche di fiordi, isole e scogli sull’Oceano Pacifico; la parte litoranea del Pacifico appartiene al Cile, tutto il resto all’Argentina).

Don Bosco accolse le sue aspirazioni e nell’ottobre 1880 don Domenico Milanesio, giunse a Carmen de Patagones nel Rio Negro.

Insieme a mons. Fagnano si stabilì nella parrocchia di Viedma, che comprendeva un territorio vastissimo di centinaia di km; nei 35 anni della sua permanenza in Sudamerica, percorse a cavallo circa 80.000 km per le sue escursioni apostoliche.

La sua attività fu molteplice e non mancarono i pericoli, come guadare fiumi vorticosi e pericolose cadute da cavallo; assisté le oltre 54.000 famiglie di emigranti italiani che a fine secolo XIX, erano già presenti nella Repubblica Argentina; fece da importante mediatore fra la popolazione della Patagonia e l’esercito della Repubblica Argentina che erano in guerra tra loro. 

Quando aveva due anni. la sua famiglia celebrò il suo battesimo nella Chiesa cattolica. Lo battezzò il missionario salesiano Domenico Milanesio, molto amico di suo padre Manuel Namuncurá.

La pace che ne derivò, fece dare il grado di colonnello dell’esercito argentino al Gran Cacico della Patagonia, Namuncurà; il cui figlio Zeffirino Namuncurà (1886-1905), oggi Beato, fu battezzato da don Milanesio e allievo salesiano, morì a 19 anni a Frascati, dove era stato condotto dall’arcivescovo Cagliero, per cercare di guarirlo dalla tubercolosi.

Don Domenico Milanesio fu denominato “Padre degli Indi”, battezzò oltre 12.000 indigeni della Patagonia; famose furono le sue predicazioni ai carcerati e le missioni al popolo.

Nel 1892 fu chiamato a Genova, dove collaborando con il vescovo Cagliero, preparò l’esposizione del quarto centenario della scoperta dell’America. Il 20 di agosto del 1892, riuscì a tornare per una visita a settimo Torinese, che accolse quel suo figlio missionario con solennità, gratitudine e partecipazione di tutti i cittadini.

Nello stesso 1892 ritornò in Patagonia a riprendere la sua missione; nel 1899 fu impegnato a soccorrere la popolazione, colpita da una disastrosa inondazione.

In Italia tornò ancora nel 1902 per tenere un ciclo di conferenze, sulla cultura, religione, usi e costumi della Patagonia; nel contempo cercò aiuti e contributi per quelle missioni salesiane, recandosi in Piemonte, Spagna e Messico.

Grande collaboratore del vescovo Cagliero, continuò da solo a lavorare in Patagonia dopo la partenza definitiva del vescovo per l’Italia, dove nel 1915 papa Benedetto XV lo creò cardinale a 77 anni.

Ormai ultra settantenne, si ritirò nel Collegio S. Carlo di Buenos Ayres, continuando a dare esempio di integerrima vita sacerdotale; non dimenticò mai i suoi cari Indi, invocando per loro una legislazione speciale da parte del Governo dell’Argentina.

Pubblicò una ricca raccolta di parole dell’antico idioma “Mapuche” con significato e note storiche. Difese presso il governo della Repubblica, l’immigrazione italiana, magnificandone l’aspetto morale, artistico e lavorativo.

Morì a Bernal, Buenos Ayres il 19 novembre 1922 a 79 anni, dei quali 44 come missionario; il suo Comune d’origine, Settimo Torinese il 26 febbraio 1976, deliberò la dedicazione di una strada al suo appassionato figlio missionario don Domenico Milanesio, degno seguace di s. Giovanni Bosco.

Fonte: http://www.santiebeati.it/dettaglio/92626