Jean Pierre de Caussade

Jean Pierre de Caussade

Gesuita (1675 – 1751) 8 dicembre

Jean Pierre de CaussadeEgli rivela nelle sue lettere, il vero metodo, il più breve e realmente unico, per arrivare a Dio. Attraverso alcuni brani dei suoi scritti vedremo in qual modo Dio ci parla e come ascoltarlo, come abbandonarci e gli effetti di questo abbandono.

Entrato nella Compagnia di Gesù nel 1693 e ordinato sacerdote nel 1704, Caussade dedicò quasi tutta la sua vita alla direzione spirituale. Fu rettore dei collegi di Perpignano (1739) e di Albi (1743). Predicando gli Esercizi spirituali di Ignazio di Loyola, divenne la guida delle Visitandine. L’abandon à la Providence divine (L’abbandono alla Provvidenza Divina), fu il libro di spiritualità che lo rese famoso, anche se si ipotizza che non fosse opera sua, ma di donna di Nancy. Ciò non toglie comunque l’alto valore teologico dello stesso.

Nell’abbandono, l’unica regola è il momento presente; allora l’anima è leggera come una piuma, fluida come l’acqua, semplice come il fanciullo; essa è mobile come una palla di biliardo nel ricevere e nel seguire tutti gli impulsi della grazia. Le anime come questa non hanno maggior consistenza e rigidezza di quanta ne abbia un metallo fuso; e così come il metallo assume la forma dello stampo in cui lo si cola, queste anime si piegano e si adattano con altrettanta facilità a tutte le forme che Dio vuol dare loro; in una parola, la loro disposizione assomiglia a quella dell’aria, che cede a ogni alito di vento, e assume qualunque figura“.

IN QUAL MODO DIO CI PARLA E COME DOBBIAMO ASCOLTARLO

abbandono-alla-divina-provvidenzaDio parla ancor oggi come parlava un tempo ai nostri padri, quando non c’erano ne direttori ne metodi[…] Si sapeva soltanto che ogni momento reca con sé un dovere che si deve adempiere con fedeltà, e questo era sufficiente per le persone spirituali di allora, e tutta la loro attenzione vi si concentrava costantemente.

[…] Non c’è che da adempiere fedelmente gli elementari doveri cristiani e quelli del proprio stato; accogliere con rassegnazione le croci che li accompagnano e sottomettersi all’ordine della Provvidenza in tutto quello che si presenta da fare e da soffrire, senza andarne alla ricerca. È questa la spiritualità che ha santificato i Patriarchi e i Profeti anche prima che si inventassero tanti metodi e che sorgessero tanti maestri.

[…] Se si facesse ciò, i preti sarebbero necessari quasi solo per i sacramenti e si potrebbe fare a meno di loro per tutto il resto, perché lo troveremmo nelle nostre mani a ogni istante. Le anime semplici, che non si dànno tregua nel chiedere consigli sul modo di andare a Dio, sarebbero così liberate dai pesanti e pericolosi fardelli che molti, i quali si compiacciono di dominarle, impongono loro senza necessità.

Tutto ciò che accade in ogni momento porta in sé il sigillo della volontà di Dio… Nessuno dei nostri istanti è piccolo, poiché tutti portano in sé un regno di santità

MODO DI OPERARE NELLO STATO DI ABBANDONO E DI PASSIVITÀ E PRIMA DI ESSERVI GIUNTI

C’è un tempo in cui l’anima vive in Dio e ce n’è uno nel quale Dio vive nell’anima. Quello che è proprio a uno di questi tempi, è contrario all’altro. Quando Dio vive nell’anima, questa deve abbandonarsi totalmente alla sua provvidenza; quando l’anima vive in Dio, essa si munisce con cura e con regolarità di tutti i mezzi che ritiene in grado di condurla a questa unione. Tutti i suoi pensieri, le sue letture, i suoi programmi, le sue revisioni, sono fissati; è come se avesse una guida al fianco da cui tutto è regolato, perfino il tempo di parlare.

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San Padre Pio

Quando Dio vive nell’anima, essa non ha più niente che le venga da se stessa. Non ha che quello che le dà, in ogni momento, il principio che la sorregge: nessuna provvista, non più vie tracciate; è come un bambino che viene condotto dove si vuole e che ha solo il sentimento per distinguere le cose che gli si presentano. Non ci sono più libri indicati per quest’anima; molto spesso essa è priva di un direttore fisso e Dio la lascia senz’altro appoggio che lui solo. La sua dimora è nelle tenebre, nell’oblio, nell’abbandono, nella morte e nel nulla. Sente i suoi bisogni e le sue miserie senza sapere da dove ne quando le verrà il soccorso. Attende in pace e senza inquietudine che venga chi l’assisterà, i suoi occhi guardano soltanto il cielo. E Dio, che non potrebbe trovare nella sua sposa disposizioni più pure di questa totale rinuncia a tutto quello che essa è per non essere che per grazia e per operazione divina le fornisce al momento opportuno i libri, i pensieri, la conoscenza di se stessa, gli avvertimenti, i consigli, gli esempi dei giusti.

Tutto quello che le altre anime trovano con la loro iniziativa, quest’anima lo riceve nel suo abbandono, e ciò che le altre conservano con precauzione per ritrovarlo al momento opportuno, quest’anima lo riceve al momento del bisogno e poi lo abbandona, non volendo possedere se non quello che Dio vuol concederle, per non vivere che per mezzo di lui. Le altre intraprendono per la gloria di Dio un’infinità di cose; questa spesso è in un angolo della terra come un coccio di vaso rotto da cui non si può più trarre alcuna utilità.

Lì quest’ anima abbandonata dalle creature, ma nel godimento di Dio attraverso un amore autentico, intenso e molto attivo benché infuso nel riposo, non si rivolge a nessuna cosa per impulso proprio. Non sa far altro che abbandonarsi e mettersi nelle mani di Dio per servirlo nel modo che lui sa; spesso ignora a che possa servire, ma lo sa bene Dio. Gli uomini la credono inutile e le apparenze favoriscono questo giudizio; ma non è meno vero che, attraverso risorse segrete e canali sconosciuti, essa spande un’infinità di grazie su molte persone che spesso non se ne rendono conto e alle quali lei stessa non pensa.

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Santa Teresa d’ Avila

Tutto è efficace, tutto predica, tutto è apostolico in queste anime solitarie. Dio conferisce al loro silenzio, al loro riposo, al loro oblio, alloro distacco, alle loro parole, ai loro gesti, una certa efficacia che opera nelle anime a loro insaputa. E poiché esse sono influenzate dalla presenza occasionale di mille creature di cui la grazia si serve per istruirle quasi inconsciamente, così a loro volta servono da sostegno, da guida a parecchie anime, senza che vi sia nessun legame palese ne un impegno esplicito per ciò. E Dio che opera in loro, ma con interventi imprevisti e spesso sconosciuti, di modo che queste anime sono come Gesù da cui usciva un potere segreto che sanava tutti. Tra loro e lui c’è questa differenza: che il più delle volte esse non percepiscono affatto il fluire di questa potenza e nemmeno vi contribuiscono con la loro cooperazione. Sono come un profumo nascosto che si avverte senza conoscerlo e che ignora esso stesso la propria virtù.

[…] Queste anime, distaccate per profonda disposizione da quasi tutti gli impegni esteriori, sono poco adatte ai rapporti col mondo, agli affari, ai progetti e alle attività industriose. Ci si può fidare ben poco di esse e non si vede in loro che debolezza di corpo e di spirito, di immaginazione, di passioni. Pare che non si accorgano di nulla, non pensano a niente, non prevedono e non prendono a cuore niente. Sono, per così dire, allo stato grezzo; nulla appare in loro di quello che la cultura, lo studio e la riflessione dànno all’uomo. Si scorge in esse ciò che la natura mostra nei bambini prima che siano passati per le mani dei maestri incaricati di formarli; si vedono solo i loro piccoli difetti che, senza renderle più colpevoli dei bambini, in esse urtano più che in costoro. Dio infatti toglie tutto a queste anime eccetto l’innocenza, perché non posseggano che lui solo. Il mondo, che ignora questo mistero, non le giudica che secondo le apparenze, perciò non trova in esse niente di quello che è abituato a godere e ad apprezzare.

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San Giuseppe da Copertino

Così le respinge e le disprezza e divengono come il bersaglio di tutti; più si vedono da vicino meno sono comprese e si sente per loro ostilità; non si sa che cosa dire e che cosa pensare di esse. Un non so che parla tuttavia in loro favore, ma invece di seguire questo istinto, o per lo meno di trattenere il giudizio, si preferisce seguire la propria malignità. Perciò si spiano le loro azioni per giudicarle a modo proprio, e come i farisei non potevano apprezzare il comportamento di Gesù, le si considera con occhi tanto prevenuti che tutto quello che fanno sembra ridicolo o colpevole.

Purtroppo, queste povere anime pensano altrettanto a proprio svantaggio. Unite semplicemente a Dio mediante la fede e l’amore, vedono tutto il sensibile che è in loro come nel disordine. Ciò le rende ancor più prevenute quando si paragonano con coloro che passano per santi i quali, capaci di assoggettarsi alle norme e ai metodi, non mostrano nulla che non sia ben regolato in tutta la loro persona e nel compimento delle loro azioni: allora la vista di se stesse le copre di confusione e riesce loro insopportabile.

È questo che trae dal fondo del loro cuore quei sospiri e quei gemiti amari che indicano l’eccesso del dolore e del l’afflizione di cui sono piene. […] A loro basta camminare nella semplicità, nel puro dovere, come se al mondo non ci fosse altro che Dio e quest’obbligo pressante. Il momento presente è dunque come un deserto nel quale l’anima semplice vede Dio solo di cui gode, preoccupata soltanto di quello che egli vuole da lei: tutto il resto è lasciato, dimenticato, abbandonato alla Provvidenza.

[…] l’obbedienza che si presta alla volontà di Dio significata e determinata, nasce dallo stato normale di vigilanza, di sollecitudine, di attenzione, di prudenza, di discrezione, secondo che la grazia aiuta sensibilmente o ci lascia agli sforzi ordinari. Si lascia dunque agire Dio in tutto, non riservando per se che l’amore e l’obbedienza al dovere presente; e su questo punto l’anima agirà senza mai stancarsi. Quest’amore dell’anima, infuso nel silenzio, è una vera e propria azione di cui essa si fa un obbligo perenne: deve infatti conservarlo con cura e mantenersi con costanza nelle disposizioni in cui esso la mette; cosa che non può fare evidentemente senza agire. Questa obbedienza al dovere presente è anch’ essa un agire con cui l’anima si consacra completamente alla volontà esterna di Dio senza aspettare niente di straordinario[…]

lode2Il momento presente è sempre come un ambasciatore, che manifesta la volontà di Dio

LE DISPOSIZIONI CHE RICHIEDE LO STATO DI ABBANDONO E I SUOI DIVERSI EFFETTI

Bisogna essere distaccati da tutto quello che si prova e da ciò che si fa, per camminare nella via in cui non si vive più che in Dio e nel dovere presente. Tutte le mire che tendono oltre questo scopo devono essere soppresse; bisogna limitarsi al momento presente senza pensare alle cose che l’hanno preceduto né a quelle che dovranno seguirlo. Supponendo sempre la fedele osservanza della legge di Dio, qualcosa vi farà dire: « Attualmente sento inclinazione per questa persona, per questo libro; desidero ricevere o dare questo consiglio, formare tale piano, aprirmi a quest’anima o accogliere i suoi sentimenti; vorrei dare o fare la tale cosa ».

Per approfondire

Fonte: http://www.gianfrancobertagni.it/materiali/misticacristiana/decaussade.htm

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