S. MARIA DELLA VITTORIA

S. MARIA DELLA VITTORIA

Roma – 8 novembre 1620

s-maria-della-vittoriaL’8 novembre 1620, gli eserciti cattolici attribuirono la vittoria contro i protestanti per il controllo di Boemia ad un piccolo quadro della Vergine e pastori adoranti il neonato Gesù, salvato dalla violenza iconoclasta che gli aveva forato gli occhi di tutti tranne del bambino. Il dipinto originale fu bruciato e ora ne è rimasta una copia.

Costruita dai Carmelitani scalzi fra il 1608 e il 1620 , sotto la direzione del Maderno , deve il suo titolo attuale alla vittoria riportata dall’esercito cattolico nella battaglia della Montagna bianca presso Praga (8 novembre 1620) , attribuita , alla protezione della Madonna più che al valore dei combattenti .

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Ven. P. Domenico di Gesù e Maria

Infatti nel momento in cui si stava profilando la sconfitta dei cattolici , intervenne nel combattimento il Ven. P. Domenico di Gesù e Maria , carmelitano scalzo , cappellano generale dell’esercito. Egli portava appesa al collo una immagine rappresentante “Maria in adorazione del Bambino” che aveva trovato nel castello di Strakonitz con evidenti segni di sfregio , essendo stati bucati gli occhi di tutte le figure eccetto quelli del Bambino .

Dall’immagine furono viste uscire vivissimi raggi di luce che abbagliarono gli avversari , costringendoli ad una fuga disordinata . L’8 maggio 1622, l’immagine prodigiosa fu solennemente trasportata e intronizzata in questa chiesa , che da allora si chiamò di S. Maria della Vittoria o semplicemente “la Vittoria”

Dedicata inizialmente a san Paolo e costruita per i Carmelitani Scalzi tra il 1608 e il 1620. Sull’altare maggiore fu posta l’icona della Madonna proveniente dalla Boemia. La dedicazione alla Madonna Regina della Vittoria fu confermata da un breve di Innocenzo X (1644-1655). Architetto della chiesa fu Carlo Maderno.

santa_maria_della_vittoriaLa facciata (1626) è invece di Giovanni Battista Soria e si richiama al vicino prospetto di Santa Susanna: è su due ordini, con un timpano triangolare alla sommità e un timpano arcuato al di sopra del portale d’accesso. L’interno è costituito da un’unica navata coperta da volta a botte ed è delimitata da tre cappelle per lato; il soffitto presenta affreschi di Gian Domenico Cerrini (Trionfo della Vergine Maria sulle eresie nella navata e Assunzione della Vergine nella cupola) Sempre all’interno si possono ammirare tre pale d’altare del Domenichino (1630), una del Guercino ed un dipinto di Guido Reni.

La chiesa oggi è più famosa per la scultura del Bernini di Santa Teresa in estasi, inserita nel 1652.

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Transverberazione di Santa Teresa d’Avila

La Transverberazione di santa Teresa d’Avila (1647 – 1652) (nota anche come Estasi di santa Teresa) è una scultura in marmo e bronzo dorato posta nella chiesa di Santa Maria della Vittoria a Roma, nella cappella Cornaro. È unanimemente considerata dalla critica come uno dei capolavori scultorei, se non il massimo, di Gian Lorenzo Bernini. Lo stesso Bernini, riferendosi all’intera cappella, la definì come la sua «men cattiva opera».

s-maria-della-vittoria2Fu compiuta per il cardinale veneziano Federico Cornèr (o Cornaro) tra il 1644 e il 1652, durante il pontificato di papa Innocenzo X. La cappella è costituita da un altare convesso che apre il suo retroscena in uno spazio ovale, da cui la luce scende da una finestra sul soffitto, invisibile dall’esterno, creando un effetto soprannaturale. L’intero complesso sembra una sorta di palco teatrale, e il paragone con il mondo scenico è esplicitato da Bernini nei rilievi delle pareti laterali, con i personaggi della famiglia Cornaro che assistono alla scena da due palchetti. Tutto l’insieme è decorato da una profusione di ori, affreschi e marmi preziosi.

Sul piano iconografico la Transverberazione di santa Teresa, è direttamente ispirata ad un celebre passo degli scritti della santa, in cui ella descrive una delle sue numerose esperienze di rapimento celeste:

transverberazione-di-santa-teresa-davila« Un giorno mi apparve un angelo bello oltre ogni misura. Vidi nella sua mano una lunga lancia alla cui estremità sembrava esserci una punta di fuoco. Questa parve colpirmi più volte nel cuore, tanto da penetrare dentro di me. II dolore era così reale che gemetti più volte ad alta voce, però era tanto dolce che non potevo desiderare di esserne liberata. Nessuna gioia terrena può dare un simile appagamento. Quando l’angelo estrasse la sua lancia, rimasi con un grande amore per Dio. » (Santa Teresa d’Avila, Autobiografia, XXIX, 13)

Il resoconto che la santa ci offre è raffigurato quasi alla lettera da Bernini nella sua composizione marmorea, con il corpo completamente esanime e abbandonato della santa, il suo volto dolcissimo con gli occhi socchiusi rivolti al cielo e le labbra che si aprono per emettere un gemito, mentre un cherubino dall’aspetto di fanciullo giocoso, con in mano un dardo, simbolo dell’Amore di Dio, scosta le vesti della santa per colpirla nel cuore.

Fontihttp://www.chiesasantamariavittoriaroma.it/https://it.wikipedia.org/wiki/Chiesa_di_Santa_Maria_della_Vittoria_(Roma)https://it.wikipedia.org/wiki/Transverberazione_di_santa_Teresa_d%27Avila