Ezio Marengo

EZIO MARENGO

Seminarista (1937 – 1953) 7 ottobre

ezio-marengoIl Domenico Savio del cuneese voleva farsi prete ma una brutta forma di leucemia se lo portò via all’età di 15 anni non ancora compiuti. “Nulla mi è caro al mondo come Gesù. Fatemi perdere tutto e tutti, ma non Lui”.

Ezio Marengo nasce il 2 dicembre 1937, a Sommariva Bosco, dove papà è segretario comunale e di cui condividerà la vita nomade, quando ancora la professione esigeva la residenza nel paese del servizio, anche per le obiettive difficoltà di spostamento dell’epoca.

Nel 1941 si trasferisce così a Tenda, dove è sfiorato dal bombardamento dell’hotel principale del paese, a pochi passi da casa sua, e dove papà per alcuni giorni diventa ostaggio dei tedeschi.

Nel 1945 è a Caraglio, sempre al seguito di papà, con un ritmo di vita più tranquillo e con una frequenza scolastica regolare: qui fa la prima comunione, qui comincia a lasciarsi modellare dall’Azione Cattolica, prima tra i Fanciulli Cattolici e poi tra gli Aspiranti della “Ferrini” caragliese. Si rivela subito per quel che è, un ragazzino con una marcia in più, che gli deriva dal contatto con l’Eucaristia: messa e comunione quotidiane, sosta prolungata e frequente in chiesa “per fare compagnia a Gesù”, benedizione eucaristica serale.

scuola2Sono papà e mamma ad averlo instradato così, a favorire le sue pratiche di pietà e la sua inclinazione religiosa, ad aver cura premurosa della sua formazione umana e cristiana. Per questo, insieme ai fratelli, cresce buono e devoto, rivelando però fin da subito la sua incontenibile voglia di “portare Gesù agli altri”. Sono suoi i bambini più irrequieti e maggiormente esposti ai pericoli, quelli abbandonati a se stessi o non abbastanza seguiti dai genitori, quelli più inclini al gioco che alle pratiche di pietà. Ezio passa in mezzo a loro senza paura di “sporcarsi” o di lasciarsi contagiare; per qualcuno è un esempio, per altri uno sprone a diventar migliori.

C’è tanto bene da fare”: è con questa motivazione che nell’ottobre 1948 entra in seminario a Cuneo, perché diventar prete è il modo a lui più congeniale di far del bene agli altri. I genitori, per i quali un figlio prete sarebbe il massimo, accompagnano con estrema discrezione questa sua decisione, per nulla sollecitandola ma in ogni caso sostenendola perché maturi e porti frutto. È invece la salute a mettersi di traverso sulla strada di questa vocazione: già l’anno successivo è costretto a rientrare in famiglia e a studiare privatamente, tornando in seminario per l’ultimo anno delle medie. È allo sforzo affrontato per superare l’esame che si imputa il crollo di salute che si registra nell’estate 1951, mentre la diagnosi di alcuni mesi dopo è ben più cruda e senza appello: leucemia.

Inizia un’interminabile via crucis con le Molinette di Torino: i ricoveri, le cure e le trasfusioni sempre più frequenti non riescono a debellare il male insidioso, ma regalano sprazzi di miglioramento che alimentano la speranza. Che per lui continua ad avere l’unico obiettivo di trasfusione.allergiaarrivare al sacerdozio: per lavorare tra i bambini, dice, ma se la salute non glielo permetterà, in qualsiasi altro campo, perché anche se fragile e malato un sacerdote può far del bene.

Il suo modello è Domenico Savio, ormai avviato alla beatificazione: Ezio gioisce quando il Santo Padre Pio XII nel 1950 lo iscrive tra i “beati”, e si propone: “Voglio anch’io farmi santo come lui”. E desidera attuare gli stessi propositi di Domenico Savio: “I miei amici saranno Gesù e Maria”. E questo gli riscalda il cuore. Ancora: “La morte ma non peccati”. Ciò che vuol dire: “Nulla mi è caro al mondo come Gesù. Fatemi perdere tutto e tutti, ma non Lui”.

A ottobre 1952 va a Lourdes, in pellegrinaggio, con i compagni dell’Azione Cattolica cuneese, dove incontra Carlo Carretto che ben conosce i suoi genitori. Soprattutto, però qui incontra la Madonna, alla quale affida il suo desiderio più grande: guarire, o anche solo migliorare, per diventare prete, promettendole di tornare alla Grotta per la Prima Messa. Non guarisce, ma a Lourdes trova la capacità di saper anche rinunciare al sacerdozio, se così Gesù vuole.

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San Domenico Savio

Mentre la famiglia a inizio 1953 affronta un nuovo trasloco a Boves, Ezio sale l’ultimo tratto del suo calvario, sorretto dalla comunione e dalla preghiera, nascondendo la sofferenza sotto il suo abituale sorriso, che edifica e commuove. Il 5 ottobre devono ricoverarlo alle Molinette, in un estremo disperato tentativo di salvargli la vita.

All’ospedale, chiede: “Padre, mi confessi, mi porti la Comunione”. È l’ora del Viatico, poi, lo vedremo nella sua Bellezza, faccia a faccia, il nostro divino Amore. Ezio prega: “Gesù è tutto per Te. Ti offro i miei 15 anni, il mio ideale che sacrifico per Te. Al mio posto, chiama e manda altri mille sacerdoti che siano santi, veri… dei Gesù perfetti”. Durante la notte, ha tanta sete, ma non chiama la mamma che si è addormentata vicino al suo letto.

Anche Lui – dirà dopo – ha avuto la bocca riarsa, il corpo straziato. È bellissimo, è sublime Gesù sulla Croce. Io… l’ho sempre amato… Amatelo… Fatelo amare”. Il sacerdote gli porta ancora una volta la Comunione. Ezio è lucido: “Grazie a tutti, scusatemi per il disturbo che vi ho dato”. Fissa gli occhi in un punto dinanzi a sé, come chi vede qualcuno venirgli incontro. Sorride. Mormora dolcemente, più volte: “Gesù, Gesù… Gesù, vieni”.

Quando tutti ti lasciano e tu lasci tutto, Lui – se gli sei stato fedele – ti apre le braccia per introdurti nella sua gloria. Ora Ezio Marengo lo vede. Sono le 2,15 nella notte del 7 ottobre 1953, festa della Madonna del Rosario.

ezio marengoMentre oggi è praticamente introvabile la biografia (scritta da don Peirone nel 1954 per le Paoline e con la presentazione di Carlo Carretto), mi è sembrato di intravedere Ezio nel bambino che il 26 luglio scorso, a Rio, è andato ad abbracciare papa Francesco per confidargli il suo segreto di voler diventare prete: chissà che non sia, questo, l’inizio di una nuova primavera vocazionale nella Chiesa!

Fonte: http://www.santiebeati.it/dettaglio/93868