Annalena Tonelli

ANNALENA TONELLI

Missionaria laica (1943-2003) 5 ottobre

ANNALENA TONELLI1«Scelsi di essere per gli altri: i poveri, i sofferenti, gli abbandonati, i non amati, che ero bambina e così sono stata e confido di continuare fino alla fine della mia vita. Volevo seguire solo Gesù Cristo. Null’altro mi interessava così fortemente: Lui e i poveri in Lui. Per Lui feci una scelta di povertà radicale».

Così Annalena Tonelli, nata a Forlì nel 1943, racconta la sua scelta di missionaria laica tra i poveri dell’Africa, dove approda nel 1969. Molte le opere da lei attivate in Kenya e in Somalia, tra cui spiccano, a Borama, la Scuola speciale per sordomuti e bambini disabili e il Centro antitubercolosi, che assiste e guarisce migliaia di ammalati. Proprio a Borama viene uccisa il 5 ottobre 2003, di sera, mentre torna a casa, dopo trentacinque anni vissuti a testimoniare la radicalità evangelica in terra musulmana.

Annalena Tonelli nacque a Forlì il 2 aprile 1943 e fin da ragazzina si era sentita chiamata a donarsi per gli altri, crebbe, studiò e si formò in questa vocazione tutta speciale e per tanti versi unica, perché Annalena non ebbe padri spirituali che la guidassero, né appartenne ad organizzazioni religiose; per tutta la vita coltivò con attenzione quello che sentiva dentro di sé, anche prima di partire per l’Africa.
La sua meravigliosa vocazione di laica impegnata per gli altri, si compendia in quello che lei disse nel dicembre 2001 nella Sala Nervi, oggi Sala Paolo VI in Vaticano, durante un convegno al quale era stata invitata a partecipare: “Scelsi che ero una bambina di essere per gli altri, i poveri, i sofferenti, gli abbandonati, i non amati, e così sono stata e confido di continuare fino alla fine della mia vita; volevo seguire solo Gesù Cristo, null’altro mi interessava così fortemente: Lui e i poveri per Lui”.

ANNALENA TONELLI5Parole semplici e nello stesso tempo intrise della passione di una vera mistica. Annalena si era laureata in Legge a Bologna, prendendo poi vari diplomi a Londra e in Spagna per la cura delle malattie tropicali e della lebbra; non era medico, ma visse lavorando per i malati; mise a punto una profilassi per la tubercolosi, utilizzata oggi dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, in tutto il mondo.
Si formò nell’Azione Cattolica forlivese, nella parrocchia, e poi come Presidente locale della FUCI (Federazione Universitaria Cattolica Italiana), organizzando convegni, incontri, grande trascinatrice portò le amiche al brefotrofio, trasformandole in mamme di tanti bambini.
Nel 1963 contribuì in modo determinante a far nascere a Forlì un Comitato contro la fame nel mondo, oggi diretto da Vanni Sansovini e che sostiene un centinaio di missioni. A gennaio 1969 lasciò l’Italia e raggiunse il Kenia a Wagir, vicino al confine con la Somalia, dedicandosi ai nomadi del deserto, che lei apprezzava per la loro fede solida come la sua; aiutò in mille modi i profughi della Somalia, salvando la vita a migliaia di loro, denunciando i militari kenioti perché volevano annientare un’intera tribù.

E non si stanca di ripetere che il dono più grande glielo hanno fatto i suoi nomadi del deserto: «Musulmani, loro mi hanno insegnato la fede, l’abbandono incondizionato, la resa a Dio, una resa che non ha nulla di fatalistico, una resa rocciosa e arroccata in Dio, una resa che è fiducia e amore. I miei nomadi del deserto mi hanno insegnato a tutto fare, tutto incominciare, tutto operare nel nome di Dio».

ANNALENA TONELLI2Da sola imparò a convivere con il rischio quotidiano, era continuamente minacciata, perché bianca, donna, cristiana e non sposata; questa donna intrepida nello spirito, quanto gracile nel fisico, nel giugno di quest’anno rilasciò un’intervista in cui dichiarava: “Non ho paura, e anche questa è una cosa che non mi sono data. Sono stata in pericolo di vita, mi hanno sparato, picchiata, sono stata imprigionata, ma non ho mai avuto paura”.
Per la sua opera a favore dei rifugiati e perseguitati, ebbe dall’Alto Commissariato dell’ONU per i rifugiati, il premio “Nansen Refugee Award”; ma fu pure espulsa dal Kenia e si trasferì in Somalia, prima a Merka e poi nel 1996 a Borama, dove fondò un ospedale con 250 letti, per i tubercolotici e gli ammalati di AIDS e poi una scuola per bambini sordi e disabili.
Era convinta che con l’istruzione potesse evolversi la situazione economica e sociale, di quella che ormai considerava la sua gente; combatté l’ignoranza e la barbarie dell’infibulazione così diffusa.
Dall’Italia e da altre parti di Europa arrivavano volontari per aiutarla, c’è chi rimaneva e c’era chi trascorreva un determinato periodo, come le ferie estive; veniva sostenuta dal Comitato da lei fondato a Forlì, ma anche da altre Organizzazioni Internazionali.
Donna di poche parole, era impegnata più a fare che a parlare, tanto meno di sé stessa; molto nota in Africa e all’estero, in Italia invece era poco conosciuta, la sua morte è stata una sorpresa che ha fatto scoprire quanto si prodigasse per gli altri e il beneficio silenzioso della sua opera.

ANNALENA TONELLILe minacce piovevano da più parti. «Un imam – raccontò – predicava contro di me dalla moschea, dicendo di uccidere la bianca infedele che aveva portato l’aids e la tubercolosi e che accoglieva i nemici in ospedale. L’ho voluto incontrare e gli ho detto che lui mi aveva già uccisa con le sue parole. Da quel momento siamo diventati amici e lui è diventato uno dei miei più grandi sostenitori».

Quando parlava dei suoi somali e della difficoltà di essere cristiana, fra popolazioni di fede diversa spesso intollerante, diceva riassumendo: “Loro non lo sanno” e sorridendo un giorno raccontò a Forlì: “Siccome mi vogliono bene, hanno sperato che diventassi musulmana. Ma da quando un vecchio capo ha decretato che andrò in Paradiso, anche se sono un’infedele, tutti accettano che io resti l’unica cristiana del luogo”.
Se in Italia era poco conosciuta, ripetendo una frase di Franca Zambonini su ‘Famiglia Cristiana’, “le somale emigrate in Italia, i nomadi del Kenia, i tubercolotici di Manyatta, i malati di Aids di Borama e i rifugiati del Nord Somalia, cioè loro gli sconsolati della Terra, conoscevano bene Annalena Tonelli”; che una mano assassina e forse piena di odio per il bene che faceva, ha stroncato a 60 anni, dei quali 33 trascorsi in Africa e particolarmente in Somalia dove è stata sepolta, come desiderava.

Somalia - Borama, Annalena Tonelli vicino ad un paziente

Un colpo alla testa mentre usciva dall’ospedale che aveva creato e che era tutta la sua vita. Si dice che sia stata assassinata da un estremista islamico, o forse per vendetta. 

Le minacce piovevano da più parti. «Un imam – raccontò – predicava contro di me dalla moschea, dicendo di uccidere la bianca infedele che aveva portato l’aids e la tubercolosi e che accoglieva i nemici in ospedale. L’ho voluto incontrare e gli ho detto che lui mi aveva già uccisa con le sue parole. Da quel momento siamo diventati amici e lui è diventato uno dei miei più grandi sostenitori».

[…] La mia vita mi ha insegnato che la mia fede senza l’amore è inutile, che la mia religione non ha tanti e poi tanti comandamenti ma ne ha uno solo.

[…] Desidero aggiungere che i piccoli, i senza voce, quelli che non contano nulla agli occhi del mondo, ma tanto agli occhi di Dio, i suoi prediletti, hanno bisogno di noi, e noi dobbiamo essere con loro e per loro e non importa nulla se la nostra azione è come una goccia d’acqua nell’oceano. Gesù Cristo non ha mai parlato di risultati. LUI ha parlato solo di amarci, di lavarci i piedi gli uni gli altri, di perdonarci sempre… I poveri ci attendono. I modi del servizio sono infiniti e lasciati all’immaginazione di ciascuno di noi. Non aspettiamo di essere istruiti nel campo del servizio. Inventiamo… e vivremo nuovi cieli e nuova terra ogni giorno della nostra vita.Annalena Tonelli citazione

Fontehttp://www.santiebeati.it/dettaglio/91836