Trattato del Purgatorio

TRATTATO DEL PURGATORIO

di Santa Caterina da Genova

santa caterina da GenovaIl lato mistico del carattere di Santa Caterina la portò a scrivere due opere importanti, un trattato sul purgatorio e un Dialogo tra l’anima e il corpo.  Il S. Ufficio decise che queste da sole erano sufficienti a dimostrare la sua santità, ed effettivamente appartengono alla letteratura mistica migliore, o forse più semplicemente non per la gente comune.

Quest’ anima santa ancora in carne, trovandosi posta nel Purgatorio dell’ affocato divino Amore, il quale tutta la bruciava e purificava di quanto era in lei da purificare, acciocché, passando di questa vita, potesse esser presentata innanzi al cospetto del suo dolce Amore Iddio, per mezzo di questo amoroso fuoco, comprendeva nell’ anima sua come stavano l’ anime de’ fedeli nel luogo del Purgatorio, per purgare ogni ruggine e macchia di peccato, che in questa vita ancora non avessero purgato. E così come essa posta nel Purgatorio amoroso del divin fuoco stava unita a esso divino Amore, e contenta di tutto quello ch’ egli in lei operava, così comprendeva delle anime che sono nel Purgatorio. E diceva:

santa caterina da Genova3L’ anime che sono nel Purgatorio (secondo che mi par comprendere) non possono avere altra elezione che di essere in esso luogo; e questo è per l’ ordinazione di Dio, il quale ha fatto questo giustamente. Né si possono più voltare verso se stesse, né dire: Io ho fatto tali peccati per li quali merito di star qui. Né possono dire: Io non li vorrei aver fatti, perché me n’ andrei ora in Paradiso. Né dire: Quegli n’ esce più presto di me; ovvero: Io n’ uscirò più presto di quello. Non possono avere alcuna memoria propria, né d’ altri parimente, in bene o in male, che in loro faccia maggior afflizione del suo ordinario. Ma hanno un tanto contento di essere nell’ ordinazione di Dio, e ch’ egli adoperi tutto quello che gli piace, e come gli piace, che di lor medesime non possono pensare con maggior loro pena. […]

[…] La ruggine del peccato è l’ impedimento; e il fuoco va consumando la ruggine: e così l’anima sempre più si va discoprendo al divino influsso. […] Così la ruggine (cioè il peccato) è la copertura delle anime; e nel Purgatorio si va consumando per lo fuoco; e quanto più si consuma, tanto sempre più corrisponde al vero sole Iddio. Però tanto cresce la contentezza, quanto manca la ruggine, e si discopre l’ anima al divin raggio. E così l’ un cresce e l’ altro manca, sin che sia finito il tempo. Non manca però la pena, ma solo il tempo di stare in essa pena. E per quanto s’ aspetta alla volontà di quell’ anime, esse non possono mai dire che quelle pene sien pene: tanto si contentano dell’ ordinazione di Dio, colla quale è unita la lor volontà in pura carità.

santa caterina da Genova2Dall’ altra parte poi hanno una pena tanto estrema, che non si trova lingua che il possa narrare, né intelletto che possa capirne una minima scintilla, se Dio non gliela mostrasse per grazia speciale. La quale scintilla Dio per grazia la mostrò a quest’anima; ma colla lingua io non la posso esprimere. E questa vista che mi mostrò il Signore, mai più non s’ è partita dalla mia mente. Io ve ne dirò quello ch’ io potrò; e intenderanno quelli a quali il Signore si degnerà l’ intelletto aprire.

Il fondamento di tutte le pene si è il peccato, originale od attuale. Dio ha creata l’ anima pura, semplice, e netta d’ogni macchia di peccato, con un certo istinto beatifico verso di lui; dal quale istinto il peccato originale, ch’ essa trova, l’ allontana. Poi quando vi si aggiunge l’attuale, ancora più ella se ne allontana; e, quanto più se ne discosta, tanto più diventa maligna; imperciocché Dio meno le corrisponde. E perché tutte le bontà che possano essere, sono per participazione di Dio. Il quale corrisponde nelle creature irrazionali, come vuole e come ha ordinato, e non manca loro mai; all’ anima poi razionale corrisponde più e meno, secondo che la trova purificata dall’ impedimento del peccato. Perciò, quando si trova un’ anima che si accosti alla sua prima creazione pura e netta, quell’ istinto beatifico se le va discoprendo, e crescendo tuttavia, con tanto impeto, e con tal veemenza di fuoco di carità (il quale la tira al suo ultimo fine) che le par cosa insopportabile l’ essere impedita, e quanto più vede, tanto l’ è più estrema pena.[…]

Quindi vedesi esser manifesto, che la perversa volontà contra la volontà di Dio è quella che fa la colpa e, perseverando la mala volontà, persevera la colpa. E, per esser quelli dell’ Inferno passati da questa vita colla mala volontà, la loro colpa non è rimessa, né si può rimettere; santa caterina da Genova1perché più non si possono mutare di volontà, poiché con quella son passati da questa vita. Nel qual passo si stabilisce l’ anima in bene o in male, come si trova colla volontà deliberata; siccom’ è scritto: Ubi te invenero, cioè, nell’ ora della morte, con qual volontà, o di peccare o malcontento e pentito del peccato, ibi te iudicabo . Al qual giudizio non è poi remissione, imperciocché, dopo la morte, la libertà del libero arbitrio non è più convertibile, ma sta fermata in quello, in ch’ ella si trova al punto della morte. Quelli dell’ Inferno, per esser trovati al punto della morte colla volontà di peccare, hanno con seco la colpa infinitamente, e la pena. Non però tanta quanta meritano, ma pur quella che hanno è senza fine. Ma quelli del Purgatorio han solamente la pena, perciocché la colpa fu cancellata nel punto della morte, essendo stati essi trovati malcontenti e pentiti de’ lor peccati. E così essa pena è finita, e va sempre mancando, quanto al tempo, com’ è detto. Oh miseria sopra ogni miseria! E tanto più quanto non è considerata dall’ umana cecità. […]

Più ancora dico. Ch’ io veggio, quanto per parte di Dio, il Paradiso non abbia porta: ma chi vuole entrare vi entra, perché Dio è tutto misericordia, e sta verso noi colle braccia aperte per riceverne nella sua gloria. Ma ben veggio, altresì, quella divina essenza esser di tanta (e molto più che immaginar si possa) purità e nettezza, che l’ anima, la quale in sé abbia tanta imperfezione quanto sarebbe un minimo bruscolo, si getterebbe più presto in mille Inferni, che trovarsi in presenza della divina maestà con quella macchia. E perciò, veggendo essa il Purgatorio ordinato per levarle esse macchie, vi si getta dentro; e le par trovare una gran misericordia, per potersi levare quell’ impedimento.

santa caterina da Genova4Di quanta importanza sia il Purgatorio, né lingua il può esprimere, né mente capire; se non ch’ io il veggio essere di tanta pena come l’ Inferno. […]

L’ anima è stata creata con tutte quelle buone condizioni, delle quali ella era capace, per arrivare alla perfezione. […]

E sappi che quello che l’ uomo giudica in sé perfezione, innanzi a Dio resta difetto: imperciocché tutto ciò che l’uomo opera di cose, le quali abbiano apparenza di perfezione, come pur le vede, le sente, le intende, le vuole, ovvero ne ha memoria, senza riconoscerle da Dio, in tutto si contamina egli ed imbratta. […]

La prigione nella quale mi par d’ essere, è il mondo; il legame, il corpo. […] E finalmente, per conclusione, intendiamo, che Dio fa perdere tutto quello ch’ è dell’ uomo; e che il Purgatorio lo purifica.

Fonte: http://purgatorio.altervista.org/doc/docvari/trattato.html

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