Nancy Hamilton

NANCY HAMILTON

Adolescente (1942 – 1956) 7 giugno

NANCY HAMILTONNancy Hamilton, americana, nacque con una grave forma di linfoemangioma, che le deformò le gambe e la mano sinistra. Affrontò quaranta operazioni chirurgiche, tra le quali quelle che le tolsero le gambe e le dita centrali della mano malata. Durante le sue degenze in clinica, si avvicinò alla fede cattolica, in parallelo con sua madre.

Grazie ad una sua apparizione televisiva, conquistò gli americani a tal punto di potersi recare a Lourdes basandosi completamente sulle offerte dei benefattori. Totalmente disposta ad accettare il volere di Dio, morì per un collasso il 7 giugno 1956. Sua madre Marguerite raccontò la loro storia nei libri «Red Shoes for Nancy» e «Borrowed Angel».

Il 20 giugno 1942, nel pieno della seconda guerra mondiale, nacque l’unica figlia di Jim Hamilton, deceduto tre mesi prima in un incidente stradale, e di sua moglie Marguerite, detta Margie. Poveri ma pieni di speranza, cambiavano spesso lavoro: la donna, per esempio, lavorava saltuariamente come illustratrice pubblicitaria per i giornali.

Per molto tempo dopo il parto non le fu portato il neonato, ma le fu solo detto che era una femmina. Finalmente, alle 6 del mattino dopo, la capo-infermiera le annunciò che il medico doveva parlarle. Quando arrivò, le rivelò che la piccola avrebbe avuto bisogno di moltissime cure e che, se fosse rimasta viva, non avrebbe mai potuto camminare.

mammaInsistette per vederla e nel pomeriggio gliela mandarono. Srotolando con delicatezza il panno che avvolgeva la piccola, cui aveva deciso di metter nome Nancy, si accorse del suo stato: i piedi e le gambe erano gonfi e sproporzionati, come la mano sinistra. Sconvolta, Marguerite fu sul punto di lasciarla cadere sul pavimento dell’ospedale, così da fingere un incidente dovuto allo spavento, ma volle fissarla negli occhi per l’ultima volta: la dolcezza del suo sguardo le fece riconoscere, in quel corpicino deforme, sua figlia.

Una delle sorelle di Margie, Hazel, riuscì a trovare per la bambina un posto in una casa di cura cattolica, dove sembrò migliorare; i medici, tuttavia, rispondevano sempre con frasi evasive. Tre settimane dopo l’ingresso, la mamma andò a trovarla. La suora che gliela condusse affermò che, secondo lei, il Signore le voleva molto bene. Allibita, Margie le chiese perché: «Egli vi ama tutte e due moltissimo, perché Dio affida le croci più pesanti a quelli che ama più degli altri».

La madre prese quindi a cercare un lavoro fisso: dapprima in una ditta di legnami, come aiuto carpentiere, poi nell’ufficio disegni di un cantiere navale nella zona di East Bay, a Oakland, proprio vicino all’ospedale di Nancy.

Uscita dalla clinica, Nancy fu visitata da un radiologo, che prospettò alla madre che forse avrebbe potuto essere colpita da malattia mentale. Contro quelle nefaste previsioni, la bambina crebbe sana di mente, intelligente, incantata dallo splendore della natura. Inoltre, diventava di giorno in giorno più bella, suscitando allo stesso tempo ammirazione e pietà, a causa del suo stato fisico.

NANCY HAMILTON1Ad esempio, quando si trasferì a Santa Cruz, in un villino vicino al fiume San Lorenzo, attirò la curiosità di alcuni bambini che tornavano da scuola, mentre stava con la mamma sotto il portico dell’ingresso. «Perché hai quei piedi?», le chiese uno di essi, a cui rispose: «I miei piedi non vanno svelti, ma tutto il resto di me si diverte a fare amicizia e a giocare». L’indomani il bambino tornò con alcuni compagni e le portò in dono un mazzo di fiori.

A ridosso del Natale, venne portata in un grande magazzino, per scegliere i regali che voleva. Andata dal Babbo Natale del negozio, ebbe una sola richiesta: un paio di scarpette rosse. La richiesta era evidentemente impossibile: dato che i piedi si gonfiavano di giorno in giorno, poteva portare solo delle pantofole di lana che le confezionava la madre.

Successivamente, un nuovo ricovero in un ospedale di San Francisco fece chiarezza sulla malattia: si trattava di un linfoemangioma, che poteva comportare l’amputazione dell’arto. Di trasferimento in trasferimento, di ospedale in ospedale, la bambina non faticava a fare amicizie.

Ma il suo dolore doveva continuare: dopo aver avuto il morbillo, un piede e la mano malata diventarono sempre più grossi. Al termine di molte successive operazioni, le furono amputate le due dita centrali della mano sinistra. Alcuni giorni dopo, tornata dal medico che l’aveva operata, gli prese la mano con quella sana e lo ringraziò perché le aveva rimesso a posto quella malata.

A circa nove anni, venne ricoverata al Saint John’s Hospital di Santa Monica. La mamma, ancora più che in precedenza, rimase suore in ospedalecolpita dal comportamento delle suore che lì servivano i malati, sia quando erano impegnate in corsia, sia quando le osservava pregare in cappella. Un giorno si fece coraggio e ne avvicinò una, per ringraziarla del trattamento che riservava a sua figlia: in risposta, udì delle parole molto simili a quelle che le erano già state rivolte. Come folgorata, Marguerite corse in cappella e pregò Dio, lei che fino allora era totalmente disinteressata alle questioni religiose.

Anche Nancy, nel frattempo, si stava avvicinando alla fede. Un giorno, quando la mamma venne a trovarla, le mostrò la corona del Rosario che le avevano regalato le suore. La signora gliela mise al collo, ma lei la corresse: «Il rosario non si “mette” indosso. Si tiene in mano, e si dicono delle preghiere. Una preghiera alla Madonna per ogni grano, e Maria ci dice tutto del suo Figlio».

Il 20 giugno 1951, giorno del suo nono compleanno, fu anche quello della sua rinascita nella fede: ricevette infatti il Battesimo nella chiesa del Santissimo Sacramento a Hollywood. L’indomani, nella cappella del Saint John, fu invece la volta della Prima Comunione. In quella medesima circostanza, anche Margie decise di diventare cattolica.

Alternando le visite in clinica alle lezioni d’istruzione religiosa, stava vicina a Nancy, che continuava a subire operazioni e spesso scoppiava a piangere. A confortare lei e la madre, però, era la preghiera del Rosario, insieme a tanti piccoli segni della Provvidenza divina, come l’invito, da parte di un’infermiera, a prender parte a una settimana di ritiro presso il Monastero degli Angeli a Hollywood.

Quelle consolazioni aiutarono madre e figlia ad affrontare una nuova prova: l’amputazione della gamba sinistra, avvenuta nel 1953. Margie dovette riferirle di prepararsi, ma ricevette una risposta sorprendente: «Bene, mi libererò di questa», disse toccandosi l’arto «e poi avrò una gamba di legno con una scarpa vera. Una scarpa rossa». In quell’ottica rientrò la decisione, da parte della bambina, discarpetterosse organizzare una sorta di festa d’addio per la gamba, a cui furono invitati tutti i suoi amici.

Alla fine dell’operazione, dopo un’attesa che sembrava interminabile, Marguerite e sua sorella Sheila andarono da Nancy e la videro disposta a guarire. In effetti, la convalescenza fu molto rapida: giocava con le infermiere e arrivò perfino a comporre, aiutata dal dottore che l’aveva in cura, una poesiola in rima dedicata al moncone rimasto.

Tornata a casa, per un po’ fece uso della sedia a rotelle, ma poi prese a muoversi agilmente con le stampelle. Una volta cicatrizzato il moncone, dovette tornare in clinica per l’applicazione di una protesi, che le fu concessa gratis. Per realizzarla, però, l’ortopedico aveva bisogno di sapere che numero di scarpe portava la bambina: non poteva esserci migliore occasione per ottenere le tanto agognate scarpette rosse. Quando la mamma entrò nel negozio per prenderle, la fermò: non le voleva più rosse, bensì azzurre, in omaggio al colore tradizionalmente abbinato alla Vergine Maria, in quel 1954 a lei particolarmente dedicato. Il signor Fadley, l’ortopedico, le comunicò poco dopo che come prime scarpe non andavano bene, così le furono comprate anche quelle rosse.

La protesi era ben fatta, ma molto difficile da usare; inoltre, anche la gamba destra aveva preso ad aumentare di volume e necessitava l’amputazione. Anche quella volta, fu organizzata una festa d’addio. Il mattino dopo, prima di entrare in sala operatoria, Nancy si rivolse alla mamma ed esclamò che, dopo l’intervento, avrebbe voluto prendere, oltre alle lezioni di chitarra che già seguiva, anche quelle di canto e di danza.

NANCY HAMILTON2Appresa la notizia della seconda amputazione, i cittadini di Santa Monica si lanciarono in una gara di solidarietà e, con l’aiuto di alcuni membri del locale Rotary Club, istituirono la «Fondazione Nancy Hamilton», che raccolse in tutto ottomila dollari.

Finalmente venne il giorno della Cresima, nella stessa chiesa di Santa Monica dove l’aveva ricevuta la mamma; Nancy si preparò andando a Messa due giorni prima. Padre Collins, lo stesso sacerdote che aveva battezzato la bambina, le incontrò e chiese a lei e alla madre di andare a compiere un’opera di carità, ossia visitare un anziano povero e solo. Persero la Messa, ma sapevano che non poteva esserci preparazione migliore.

Il sacramento ricevuto rafforzò la ragazzina e la rese ancora più attenta agli altri: spese tutti i soldi ricevuti in regalo per donare alla mamma un tavolo da disegno e, quando le fu chiesto di nuovo quale problema avessero le sue gambe, inventò una storiella per non impressionare il suo interlocutore. Poco dopo anche sua nonna, ricoverata in ospedale, divenne cattolica in punto di morte ed esalò l’ultimo respiro sotto lo sguardo della nipotina.

Tra il Giorno del Ringraziamento e il Natale 1955, un’amica telefonò a Marguerite per dirle che la nota rivista «Reader’s Digest» aveva pubblicato un articolo sul santuario di Lourdes. Dopo che l’ebbe letto ad alta voce di fronte alla figlia, l’udì dichiarare: «Forse il buon Dio vuole che vi andiamo a portare le preghiere di coloro che vorrebbero recarsi a Lourdes e non possono…».

Nel corso di una cena, la signora Hamilton e sua figlia conobbero un comico, Bobby Sargent, che le invitò ad assistere al suo programma televisivo, dove raccontava storie di persone che affrontavano la vita con serenità nonostante i problemi. Credevano che avrebbero solo fatto da spettatrici, ma, nel mezzo della trasmissione, il Madonna di Lourdesconduttore scese dal palcoscenico e presentò Nancy, contribuendo di tasca propria a lanciare una raccolta di fondi per permetterle di andare a Lourdes.

La ragazzina, tempo prima, aveva commentato: «Quando si sa che il Signore vuole che facciamo qualcosa, bisogna muovere il primo passo, uscire dalla barca e scendere nell’acqua profonda per mostrare di essere volenterosi e di avere fiducia in Lui… e poi Lui ci manda le ali per camminare sull’acqua». Infine, la sua fede venne premiata: le offerte furono tanto cospicue che il viaggio venne presto organizzato.

Dal 17 febbraio al 13 marzo 1956 Nancy e Marguerite furono a Lourdes, in un clima ancora più raccolto, data la stagione invernale. A turbare la loro pace ci pensarono alcuni giornalisti, ma la ragazzina accolse le loro domande per fare, diceva lei, propaganda alla Madonna. Infatti, a uno che le domandò se avesse pregato per la propria guarigione, rispose: «Ho detto “grazie” alla Madonna e la Madonna mi ha risposto “grazie”». Era pronta ad accettare di non tornare guarita, purché, come confidò alla madre, potesse continuare ad amare il Signore più di ogni altra cosa al mondo.

Un giorno, quasi bruscamente, Nancy chiese di poter ritornare a casa. Solo durante il viaggio di ritorno rivelò alla madre il perché di quell’improvvisa partenza: «Non sono venuta qui per chiedere la guarigione per me stessa. Ho sempre pregato che tutti gli altri che cercavano la guarigione l’ottenessero. Avevo paura che, se fossi rimasta un altro giorno, avrei chiesto a Dio di guarirmi. Voglio che la decisione sia interamente nelle mani di Dio».

grande-aereo-in-voloTornate in America, le due fecero tappa a New York. Nancy voleva vedere tre cose: Coney Island, monsignor Fulton Sheen e un ristorante dove i camerieri insultavano i clienti. Un’improvvisa nevicata la costrinse a modificare i suoi progetti, ma, dopo che la madre ebbe incontrato il vescovo in persona, ottenne da lui stesso due biglietti per la sua popolare trasmissione televisiva.

A casa, Nancy riprese la sua vita quotidiana. Riceveva spesso la Comunione ed era l’unico momento della giornata in cui affermava di sentirsi bene. La salute sembrava buona, anche se da un po’ di tempo sembrava aumentare di peso, pur seguendo una dieta accurata. Il motivo fu chiaro durante una visita di controllo: il suo corpo continuava a gonfiarsi.

Pur sapendo a cosa andava incontro, solo una sera crollò in lacrime, abbracciando la madre. Dopo alcune ore si sentì male, quindi Margie andò a prendere l’acqua di Lourdes con cui le spruzzò il viso e le tracciò un segno di croce sulla fronte. Nancy, svegliatasi dal sonno, la supplicò: «Non usare per me l’acqua di Lourdes, mamma. Io voglio ciò che Dio vuole».

Qualche giorno dopo, mentre stava guardando alla televisione un cartone animato con Paperino, la mamma le prese la mano: era calda e sudata. Un uccellino, posato sulla finestra della cucina, parve a Nancy un angelo, venuto a salutarla. L’indomani, 7 giugno 1956, mentre scendeva dalla carrozzella per entrare in bagno, scivolò e NANCY HAMILTON3cadde: la mamma accorse, ma solo per vederla respirare a fatica. Tentò di farle annusare dell’ammoniaca, ma, dopo un ultimo spasimo, rimase immobile.

Davanti al suo feretro sfilarono persone di ogni età e ceto sociale, che l’accompagnarono al luogo della sua sepoltura, il cimitero di Holy Cross a Culver City, nel viale dedicato alla Vergine Addolorata. Quando la cassa fu calata nel terreno, una farfalla bianca la sfiorò, poi riprese il volo.

Marguerite Hamilton non tenne per sé quanto aveva vissuto, ma lo condensò in due libri: «Red Shoes for Nancy» (tit. it. «Scarpette rosse», SEI, 1960), uscito quando la figlia aveva dodici anni, e «Borrowed Angel» (tit. it. «Un angelo in prestito», SEI 1966), che racconta il viaggio a Lourdes e gli ultimi mesi di vita.

Entrambi i testi furono sintetizzati da Flora Fornara nel volumetto «Fiorellino americano», edito nella collana «Fiori di Cielo» delle Edizioni Paoline nel 1961, e da Teresio Bosco, che nel libretto «Grazia-Nancy-Anna», pubblicato dalla Elledici nella collana «Campioni» nel 1985, la metteva in parallelo con Grazia Genga e Anna Frank.

Autore: Emilia Flocchini

Fontehttp://www.santiebeati.it/dettaglio/96183

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