Padre Antonio Fiorante

PADRE ANTONIO FIORANTE

Missionario Comboniano, martire (1925-1979) 3 maggio

Padre-Antonio-FioranteL’intuizione di San Daniele Comboni, fondatore dei Missionari del Cuore di Gesù (Comboniani) e delle Pie Madri della Nigrizia (Comboniane), di “Salvare l’Africa con l’Africa”, richiese molti anni e nel frattempo numerosi missionari cadevano vittime del clima, dell’ostilità dei pagani e dei contrasti politici-rivoluzionari; tra questi vi fu anche Padre Antonio Fiorante.

Padre Antonio Fiorante nacque il 15 ottobre 1925 a Civitanova del Sannio (Isernia); a nove anni fu protagonista di un fatto prodigioso, al centro del paese c’era un muraglione di sostegno della piazza, alto una quindicina di metri, giocando spensieratamente con i compagni, Antonio cadde nel vuoto; tutti lo credettero morto, invece il ragazzo riportò solo la frattura di un ginocchio e una leggera ferita alla testa (ma di quella caduta gli rimase il mal di testa che lo tormentò tutta la vita).

A 12 anni incontrò un missionario, si convinse di voler diventare comboniano. Nel 1937 entrò nel Seminario missionario di Sulmona (L’Aquila). Terminate con soddisfazione le medie, fu trasferito a Brescia per il ginnasio, poi a Firenze per il Noviziato; fu tutto un periodo di studi trascorso negli anni terribili della II Guerra Mondiale, e i novizi che dovevano spesso scappare nei rifugi per le incursioni aeree.

fiorante_1Il 3 giugno 1950 fu consacrato sacerdote nel Duomo di Milano, dal cardinale beato Idelfonso Schuster e cinque giorni dopo celebrò la Prima Messa nel suo paese, Civitanova del Sannio. Trascorse i successivi tre anni nei seminari comboniani di Crema e Brescia con l’incarico di economo, e per sopperire alle necessità e al vitto della sessantina di giovani ginnasiali, percorse continuamente le due diocesi questuando presso i parroci e i fedeli, non mancarono rifiuti e situazioni mortificanti, che il giovane padre Antonio Fiorante, superava col sorriso sulle labbra, ingoiando l’umiliazione che sentiva dentro.

Finalmente nel dicembre 1953, arrivò il ‘via’ per l’Africa, con destinazione Bahr al Ghazal (Sudan Meridionale), una terra con paludi, zanzare e malaria, ma anche con un popolo numeroso, che rispondeva generosamente alla chiamata dei missionari. Fu necessario imparare ben quattro lingue locali, così da potersi spostare agevolmente nelle Missioni di Kayango, Gordhüm, Mboro e Mbili. Fu accolto con festa specie dai bambini.

fiorante_2Nelle sue lettere ai familiari ricordava le grandi difficoltà come il caldo, i pericoli, ma anche la grande felicità. Tra il 1950 e il 1957 gli muoiono diversi familiari, scavando un vuoto intorno al suo animo. Per perpetrarne il ricordo dava i loro nomi ai piccoli moretti che battezzava.

Nel 1962 con il cambiamento della politica in Sudan, padre Fiorante fu tra i primi missionari ad essere espulso dal Paese. rimandato in Uganda nella diocesi di Arua da solo, era impegnato nella costruzione della chiesa parrocchiale, della casa canonica e di una decina di cappelle nei dintorni, sostenuto anche dalle generose donazioni dei cittadini del suo paese a Civitanova del Sannio.

Il 17 febbraio 1979, tutta l’Uganda cattolica celebrò il centenario dell’arrivo del primo missionario, padre Lourdel dei Padri Bianchi; nel contempo ai confini dello Stato scoppiava la guerra con la Tanzania, cambiando totalmente le condizioni di vita, di progresso, di sicurezza del popolo e degli stessi missionari. In breve tempo la guerra civile si estese fino alla loro zona.

fiorante_3Le Suore di Maria Immacolata di Pakwach verso le sette del mattino del 3 maggio 1979 trovarono padre Fiorante supino a terra nudo, con una corda legata al collo e dei fori d’entrata e uscita di una pallottola dall’orecchio alla tempia opposta, con la faccia bluastra senza tracce di sangue; sulla schiena colpi di scarponi e calci di fucile, l’addome gonfio. Con lui Padre Dal Maso era seduto per terra, con la faccia rivolta verso l’alto, coperto solo con una maglietta, i piedi legati con spago. Aveva una ferita d’arma da fuoco, che attraversava il collo da un lato all’altro, aveva perso molto sangue e nella mano sinistra stringeva il rosario.

La casa era stata svaligiata e a terra c’erano numerose bottiglie di birra vuote. Dopo la cerimonia funebre, celebrata dai comboniani presenti e da mons. Paolo Jalcebo, alla presenza di oltre 500 fedeli locali piangenti, le due bare furono interrate in un’unica fossa.

monumento FioranteLe due suore ormai sole, restarono ad Angal, lasciando la missione di Pakwach vuota; non ci furono testimoni europei dell’eccidio, ma la loro morte va inserita nel clima di anarchia e odio, che si era scatenato in Uganda e che colpì persone innocenti e impegnate nella promozione umana e sociale del popolo, come i missionari.

Civitanova del Sannio, che aveva sempre seguito e sostenuto l’avventura missionaria del suo padre Antonio, rimase scossa e addolorata e a lui (sempre restio alla pubblicità), volle erigere un monumento nel piazzale della scuola intitolata al suo nome. Sulla colonna che sorregge il bronzo, c’è la scritta: “Prima del pane e della medicina, donava il sorriso, l’amicizia, la bontà”.

Fonte: http://www.santiebeati.it/dettaglio/92977