ADDOLORATA DI RHO

ADDOLORATA DI RHO

24 aprile 1583

RHONel luogo dove oggi sorge il santuario, nel 1583, secondo i resoconti dell’epoca, vi era un’edicola dedicata alla Madonna della Neve per grazia ricevuta. Il quadro in essa contenuta, il 24 aprile di quello stesso anno pianse lacrime di sangue. La documentazione del miracolo è conservata presso la Curia milanese.

Il santuario dell’Addolorata è uno dei più importanti luoghi di culto mariani della Lombardia e sorge a Rho in corso Europa di fronte a viale delle Rimembranze. Nel febbraio del 1923 papa Pio XI ha elevato il santuario al rango di basilica minore.

Sul luogo dove oggi si trova il santuario nel 1522 venne eretta una piccola cappella dedicata alla Madonna della Neve, in segno di ringraziamento per una grazia ricevuta da un aristocratico dell’epoca. Sul piccolo altare venne posto un quadro, il cui autore ci è oggi sconosciuto, raffigurante una Pietà.

lacrimaIl 24 aprile 1583, secondo i resoconti dell’epoca, quel quadro fu protagonista di un evento miracoloso: pianse lacrime di sangue. La cronaca conservata presso la Curia milanese racconta così (di seguito un estratto):

“…Era di domenica e terminata la funzione un certo Girolamo de Ferri con tre amici andò di nuovo all’Oratorio a fare un po’ d’orazione. Dopo alcune preghiere rimase solo il Ferri; questi, mentre pregava, osservò che il volto della sacra immagine era pallido più del solito, pensò che qualche pittore l’avesse recentemente ritoccato e ne uscì senza più pensarci. Mentre ritornava in paese si incontrò con l’amico Alessandro de Ghioldi, dal quale fu invitato a ritornare assieme all’Oratorio della Madonna. Mentre ambedue erano inginocchiati a pregare, Ghioldi, rivolgendosi a Gerolamo disse: – Vedi là come è sporco quell’occhio, non era così quando abbiamo detto il vespro -. Gerolamo rispose: – Non era così neppure poco fa quando mi sono trattenuto a pregare -. […]

Rho altareGerolamo Ferri salì sull’altare, si fece dare un pannolino e cercò di pulire il volto della Madonna. Se non che notò che l’occhio della Madonna era tutto rosseggiante e che spuntavano altre due lacrime di sangue che scesero fino alle labbra, ed una terza le seguiva fermandosi sotto il mento. Fu avvertito del fatto il Prevosto Traiano Spandrio, che si recò sul posto con il prete Viviani Prati e con Giovanni Giolti, Notaio Apostolico. Viviani salì sull’altare e toccò l’occhio della Vergine, ancora umido di sangue, tanto da bagnarsi il dito. Le pareti avevano tracce di umidità, ma il pannolino esaminato recava evidenti macchie di sangue. Il Prevosto avvertì subito l’Ordinario di Milano. L’Arcivescovo fece svolgere le indagini con estremo rigore, e durante tale periodo si verificarono altri prodigi, e si raccolsero testimonianze sulle grazie straordinarie che anche in passato la Madonna aveva elargito. San Carlo, appena ebbe il rapporto, promosse ulteriori indagini; ma al termine esclamò: – Qui c’è il dito di Dio -.”

Dopo un’indagine sull’accaduto, l’arcivescovo, il futuro San Carlo Borromeo, ordinò all’architetto Pellegrino Tibaldi la progettazione di un santuario per il culto mariano allo scopo di commemorare il miracolo. La posa della prima pietra avvenne solo un anno dopo, il rho16 marzo 1584, e il nuovo luogo di culto avvolse la piccola cappella, che pure oggi è ancora accessibile dall’esterno.

Nell’ottobre di quell’anno San Carlo tornò nuovamente a Rho, ospite dei conti Simonetta, e prese alcune decisioni riguardo al Santuario in costruzione: metà delle elemosine sarebbero andate ai sacerdoti del Collegio degli Oblati, ai quali venne conferito il compito di supervisionare la costruzione della struttura e la loro futura gestione. Non molti giorni dopo San Carlo morì e gli succedette Gaspare Visconti, che con un decreto confermò la volontà dell’illustre predecessore.

La Parrocchia di Rho non accettava questa soluzione, desiderando il controllo della situazione, ma a favore degli Oblati si schierò anche il Papa Gregorio XIV.  Il cardinale Borromeo morì il 3 novembre 1584 e fu canonizzato il 1° novembre 1610. Il santuario di Rho fu dunque una delle ultime opere del santo arcivescovo ed è come uno scrigno che contiene le sue ultime volontà, quasi un testamento di un padre dato ai suoi figli. San Carlo sembra dirci che l’opera d’arte che è il santuario in realtà racchiude un bene assai più prezioso: le lacrime di Maria, che mentre richiamano la sempre necessaria conversione del cuore, indicano in Gesù Cristo, presente nella sua Chiesa, la rivelazione dell’Amore misericordioso di Dio che è sempre pronto a perdonarci e a darci con abbondanza la Sua vita!

rho-santuario-addolorataCi vollero circa tre secoli per terminare il santuario. Nel periodo natalizio viene installato un presepe a sagome in carta, opera del Carsana, con personaggi a grandezza naturale, con un possibile doppio allestimento, uno per il Natale ed uno per l’Epifania.

 

Nel piazzale del sagrato, davanti all’entrata del santuario e del Collegio degli Oblati, è stata eretto nel 1884 un monumento bronzeo a San Carlo.

Nell’adiacente collegio dei Padri Oblati affacciato su di un giardino all’italiana di due ettari di estensione vi è il chiostro. Al suo interno si trovano le abitazioni dei sacerdoti, un centro congressi, camere affittate ad ospiti, una stazione radio, una biblioteca. Sono conservate inoltre numerose opere d’arte.

La torre campanaria ospita un concerto di 10 campane in La2 Maggiore, fuso dai fratelli Barigozzi nel 1887. Tutte e 10 le campane, sono inceppate a sistema ambrosiano, essendo il santuario parte della diocesi di Milano.

Fonti: https://it.wikipedia.org/wiki/Santuario_dell%27Addolorata_(Rho); http://www.devozionemariana.org/5-luoghi-di-culto-mariano/santuario-b-v-addolorata—rho

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