Amedeo di Savoia Duca d’Aosta

Amedeo di Savoia Duca d’Aosta

Viceré d’Etiopia (1898-1942) 3 marzo

Amedeo di Savoia3Il Principe Amedeo di Savoia, Terzo Duca di Aosta. Di lui disse Sua Santità Pio XII: «Era una bella figura di soldato, di principe e di cristiano… non è mai venuta meno la fama della sua santità, e finanche del martirio, in particolare presso coloro che condivisero con lui la dolorosa esperienza in Africa».

Alieno dalle insidie e miserie del potere, fu un combattente coraggioso, aviatore esperto, africanista appassionato. La sua vita fu avventurosa, austera e semplice; una vita di autodisciplina, con una religiosità molto profonda. Dormiva su una branda militare, spesso in una tenda da campo, si alzava alle sei, pranzava in venti minuti; non amava i ricevimenti mondani, preferiva stare in compagnia degli amici o in mezzo alla natura. Il Duca Amedeo era profondamente religioso in modo naturale e spontaneo, senza mai essere bigotto.

Umberto e Amedeo di Savoia ritratti da giovanisssimi con la sorella Maria Pia.

Umberto e Amedeo di Savoia ritratti da giovanisssimi con la sorella Maria Pia.

Primogenito di Emanuele Filiberto, secondo Duca d’Aosta, e di Elena di Borbone Orléans, Amedeo, che significa «Colui che ama Dio», nacque nel palazzo della Cisterna a Torino il 21 ottobre 1898. A sedici anni si arruolò volontario nella prima guerra mondiale, come soldato semplice in prima linea. Affascinato dai racconti della madre sull’Africa, accresciuti forse anche dall’impressione che doveva avere sul suo immaginario di bambino la selva del grande parco della reggia di Capodimonte dove la famiglia si era ben presto trasferita, al termine del conflitto ottenne dal padre il permesso di seguire lo zio Luigi di Savoia Duca degli Abruzzi in Somalia. Qui egli era impegnato nell’esplorazione del fiume Uèbi Scebèli con lo scopo di realizzare una fattoria per la coltivazione di cotone, canna da zucchero e semi oleosi. Insieme costruirono la ferrovia per Mogadiscio ed il famoso villaggio battezzato con il nome dello zio. Iniziava così una lunga serie di viaggi in Africa, terra alla quale Amedeo resterà sempre legato da un particolare affetto e che ancora oggi ne custodisce le spoglie.

1928-anna-di-francia-e-amedeo-daosta1Conseguì la laurea in giurisprudenza a Palermo con la tesi  esaminava il problema coloniale sotto l’aspetto morale. Conseguì la licenza di pilota militare. Tornato di nuovo in Africa, compì numerosi voli di ricognizione, guadagnando una medaglia d’argento al valor militare per le ardite azioni in volo sulla Cirenaica.

Il 5 novembre 1927 sposò a Napoli Anna di Borbone Orléans. Terminata la seconda guerra italo-abissina, il 21 ottobre 1937, fu nominato Governatore generale, Comandante in capo dell’Africa orientale italiana e Viceré d’Etiopia.

Contrarissimo ad un’alleanza bellica con la Germania, nel 1941, di fronte alla travolgente avanzata degli inglesi in Africa orientale italiana, organizzò l’ultima resistenza sulle montagne etiopi. Si asserragliò dal 17 aprile al 17 maggio sull’Amba Alagi con 7.000 uomini: una forza composta da carabinieri, avieri, marinai della base di Assab, 500 soldati della sanità e circa 3.000 indigeni. Lo schieramento italiano venne ben presto stretto d’assedio dalle forze del generale Cunningham, il quale disponeva di 39.000 uomini. I soldati italiani, inferiori sia per numero sia per mezzi, diedero prova di grandissimo valore, ma stremati dal freddo e dalla mancanza di acqua, si dovettero arrendere.

Cartolina_Amedeo_di_Savoia_-_Aosta_(1898_-_1942)Il 14 maggio Amedeo ottenne da Mussolini l’autorizzazione alla resa. Poco prima della resa, Amedeo autorizzò gli indigeni della sua truppa a tornare nei propri villaggi ma, come risulta dai bollettini del Servizio informazioni militare, gli abbandoni non furono superiori alla quindicina di casi, testimonianza del profondo legame che si era instaurato fra il Duca ed i suoi soldati anche indigeni.

Il 23 maggio il generale inglese Platt comunicò al Duca che gli era stata concessa da Vittorio Emanuele III la Medaglia d’oro al valor militare.

Amedeo, prigioniero di guerra numero 11590, venne trasferito in Kenya per mezzo aereo e durante una parte del volo gli vennero ceduti i comandi per consentirgli di pilotare un’ultima volta. Arrivato in Kenya, venne tenuto prigioniero dagli inglesi presso Dònyo Sàbouk (Nairobi), una località infestata dalla malaria, che lo colpì insieme alla tubercolosi. Morì il 3 marzo 1942 nell’ospedale militare di Nairobi, dopo essersi confessato da padre Boratto ed avergli detto: «Come è bello morire in pace con Dio, con gli uomini, con se stesso. Questo è quello che veramente conta».

funerale di Amedeo di Savoia con la Regina e Mussolini

Vittorio Emanuele III e la regina Elena seduti di fronte a Mussolini durante il funerale di Amedeo di Savoia, nella Basilica di Santa Maria degli Angeli

Al suo funerale anche i generali britannici indossarono il lutto al braccio e per sua espressa volontà fu sepolto al Sacrario militare italiano di Nyeri (Kenya), insieme ai suoi 676 soldati. Aveva scritto il 28 maggio 1941 sul Diario dell’Amba Alagi: «Addí Úgri. Tramonta il sole (…) prego in quest’ora divina in cui il giorno è passato e la notte non è ancora venuta. Mi sento in pace, in stato di euforia spirituale; ringrazio Iddio clemente e misericordioso (…) per le grazie, le gioie e i dolori che Egli mi ha mandato nella sua onnipotenza, e nelle lodi non gli chiedo favori, pago solo di esaltarne la grandezza».

Fonti: www.it.catholic.net; http://www.santiebeati.it/dettaglio/95321