Madonna di Rosa e Divina Misericordia

Madonna di Rosa e Divina Misericordia

2 febbraio – 31 marzo 1655 

Madonna_di_Rosa-La storia del Santuario “Madonna di Rosa e Gesù Misericordioso” e dell’Immagine della Madonna, si sviluppa in conseguenza delle tante piene del fiume Tagliamento, che scende dalle Alpi Carniche e con la sua irruenza ha più volte aggredito le coste dei villaggi posti ai bordi delle sue rive.

Giacomo Giacomuzzi di Rosa, per sé e la sua numerosa famiglia, nel 1649 ricostruì una nuova abitazione, portandosi però dalla sua vecchia casa un riquadro di ciottoli di fiume, nella cui facciata in calce era stata affrescata una dolce Madonna con il Bambino in braccio. Nell’abbattere la vecchia casa, quel quadrato, con l’immagine della Vergine, pur cadendo, non si era rotto. E pertanto egli pensò di ricollocarla nella sua nuova casa, proprio all’entrata, sotto il portico. Davanti a quell’immagine spesso la sua famiglia si raccoglieva in preghiera. Eppure sia lui che molti del paese avevano la brutta abitudine di imprecare, durante la giornata e nel lavoro dei campi, contro Dio, con frasi blasfeme, lamentandosi per la dura vita, per l’inclemenza del luogo, dopo la carestia e la peste.

Il 2 febbraio 1655, festa della Presentazione di Gesù al Tempio, gran parte della famiglia Giacomuzzi era in chiesa per le funzioni religiose. Era rimasta a casa, con le zie, Mariute, una figliola di otto anni e mezzo, sofferente di morbo epilettico. D’un tratto le zie videro il volto di Mariute fissare l’immagine della Vergine e, mentre la fanciulla si avvicinava alla Madonna dipinta sul muro, il volto le si illuminava felice, come in estasi.

Le zie, sorprese per quanto stava avvenendo sotto i loro occhi, attesero che la ragazzina si riprendesse da quello stato di rapimento e poi subito la subissarono di domande: chi? come? perché? cosa hai visto? La Mariute, con insolito linguaggio, per lei che era affetta da mal caduco, riportò le parole dell’apparizione, con grande serenità e dolcezza:

Io non sto bene in questo luogo dove si bestemmia contro mio Figlio. Di’ a tuo padre che si ravveda e che mi faccia trasportare in una Chiesa posta su una strada frequentata. Avverti anche gli abitanti della zona di astenersi dal peccato della bestemmia. Per causa di questa enorme empietà furono devastate dalla grandine le vostre campagne negli ultimi anni e stanno sospesi sul vostro capo castighi ancora più terribili. Fa’ quanto ti dico, e d’oggi in avanti non sarai più esposta agli attacchi del male, che finora ti ha molestato“.

Il padre di Mariute, Giacomo, venuto a conoscenza dell’apparizione della Vergine alla figlia, improvvisamente guarita dalla malattia che l’affiggeva dalla nascita, sentì il bisogno di parlarne col curato di Rosa prima e poi con il vecchio pievano di Pieve di Rosa, ma entrambi lo licenziarono in malo modo, non credendo al suo racconto. Chi gli credette fu invece un padre francescano, Padre Vitale Vitali, venuto da Roma a San Vito per tenere le prediche quaresimali.

Costui, fatte le sue prudenti indagini sulla apparizione e sui fatti di Rosa, concluse chela Santissima Vergine era apparsa e aveva parlato alla fanciulla Maria Giacomuzzi di Rosa“. Da qui la Madonna_di_Rosa-decisione di trasportare la miracolosa immagine a San Vito. Era la sera del 31 marzo 1655, quando fu allestito un carro per il trasporto. Lo stesso Giacomuzzi vi aggiogò un paio di buoi della sua stalla. Quando iniziarono il viaggio, il sole era vicino al tramonto: il pievano ed il popolo, con gonfaloni e fiaccole, seguirono in devoto pellegrinaggio il carro. L’immagine, secondo Padre Vitale Vitali, fu scortata anche da tre Angeli in cielo, che sembravano tre torce accese.

L’accompagnarono fino alla Chiesetta di San Nicolò, fuori di San Vito, e proprio in questa chiesetta fu collocata l’Immagine della Madonna. Da subito si verificarono fatti miracolosi: “Oggi – scrive Padre Vitali al Vescovo di Concordia – il 3 aprile 1655, è venuto da San Giovanni uno storpio con le stampelle. Dopo aver pregato questa Vergine è stato risanato alla presenza di molto popolo“. Il miracolo è raffigurato in uno dei riquadri nella cornice di questa stampa del 1600, la più antica del Santuario.

La chiesa di “San Nicolò extra muros” (fuori le mura di San Vito) era un piccolo edificio di ciottoli e laterizi, costituito da un’aula rettangolare e da un abside semicircolare. Fu edificato, secondo campanile e santuario Madonna di Rosaqualcuno, attorno all’anno 1000, per altri più tardi, tra il 1280 e il 1310. Nel 1482 furono costruite una nuova abside e una nuova cinta muraria e, sul davanti, un porticato. A causa delle guerre napoleoniche non fu possibile erigere come programmato un nuovo tempio, ma finalmente nel 1836 veniva demolito l’edificio del vecchio Santuario di San Nicolò e fino al 1860 proseguirono i lavori per il nuovo Santuario.

La giornata dell’8 settembre fu indimenticabile, tanto che ogni anno in quella data si festeggia la Madonna di Ros; e tutto il popolo, in particolare i bambini, si pongono nuovamente sotto la sua protezione di Madre amorosa e misericordiosa. Una data importante del santuario è l’8 settembre 1881: davanti a una folla immensa e devota, il Vescovo di Concordia Mons. Pio Rossi, assistito da altri eccellentissimi Vescovi, pose sul capo della venerata immagine della Vergine di Rosa e sul Bambino Gesù una corona d’oro, dichiarando dietro decreto del Papa Leone XIII, che Ella è la nostra Regina, la Regina del Tagliamento e delle sue popolazioni.

Santuario-S_Vito-Tagliamento-Madonna_di_RosaTra il 1893 e il 1902 fu costruito il campanile, su progetto dell’ingegnere Pietro Saccardo di Venezia. Nelle nicchie, situate all’altezza delle campane, furono sistemate le statue di San Giuseppe, di San Pietro, di San Paolo e del Redentore benedicente. Opere queste realizzate dallo scultore Paolo Passomai di Solighetto. Più in alto, sul tamburo, fu costruito un fitto colonnato, sormontato da una cupola e da una lanterna, segno della Luce che da qui si espande nei cuori che accorrono, in cerca di pace e consolazione. Il campanile, di forma ottagonale, è detto “campanile delle uova” perché esso è stato costruito in gran parte con il ricavato della raccolta delle uova, fatta da fanciulli e ragazzi, che passavano settimanalmente di casa in casa a prelevarle. Tra la folla festante, nel giorno dell’inaugurazione, c’era un santo Sacerdote: Don Matteo Catuzzo, il Cassiere della “Commissione per la Fabbrica del Campanile”.

Attirati dai prodigi della miracolosa Immagine della Vergine, molti pellegrini vennero a visitare il Santuario, specie dopo la ristrutturazione e l’ampliamento del 1836. Con l’andar del tempo, molte famiglie cominciarono a costruire le loro case attorno alla Chiesa, per cui nacque l’esigenza di una assistenza religiosa più costante ed assidua per la popolazione, in quel luogo di culto. Così nel 1906, ad officiare nel Santuario, furono invitati i Religiosi Salesiani, che però dovettero abbandonare la loro attività a causa della guerra e della invasione austriaca del 1917. Finito il conflitto mondiale, a custodire il Santuario furono chiamati i Missionari Comboniani, che si fermarono per soli tre anni, dal 1920 al 1923.

Nel 1923 il vescovo di Concordia, Mons. Luigi Paulini, invitò i Padri Francescani della Provincia Veneta ad assumere la custodia e la direzione del Santuario di Madonna di Rosa. I primi Frati giunsero a San Vito il 28 marzo 1923, come continuatori dell’opera svolta dal loro confratello, proprio quel Padre Vitale Vitali che, per primo, nel lontano 1655, aveva creduto all’apparizione della Vergine alla bambina Maria Giacomuzzi. Una delle prime iniziative dei frati, dopo il loro arrivo al Santuario, fu la pubblicazione di un giornalino mensile, dal titolo “La voce di Maria”, per mantenere viva la devozione alla Madonna nei vari pellegrini e tra i molti emigranti.

La Madonna di Rosa si fece così sentire anche lontano, ai friulani sparsi un po’ in tutto il mondo. Dal 1931, 50° anniversario dell’incoronazione della Vergine, agli anni precedenti il secondo conflitto mondiale, il vecchio Santuario venne abbellito con opere di valenti artisti friulani e veneti, che si erano potute realizzare con le offerte spontanee della popolazione. Da quando era cominciato il secondo conflitto mondiale e molti uomini erano impegnati nei vari fronti di guerra, su richiesta dei soldati e della gente, soprattutto delle donne, era stata lampadaaccesa davanti all’altare della Madonna, la “Lampada del Soldato”: ardeva giorno e notte, dinanzi alla Madre Misericordiosa, in segno di costante preghiera e di inestinguibile amore. La guerra dilagava ormai dovunque e nessuno si sentiva più sicuro perché i bombardamenti colpivano qualsiasi obiettivo. Purtroppo le officine e i bunker tedeschi, situati proprio a fianco del Santuario, finirono per attirare gli attacchi degli aerei alleati, che, per ben due volte, colpirono prima il Santuario e poi l’adiacente Convento, a pochi mesi di distanza.

Era il primo pomeriggio del 31 dicembre 1944, un pomeriggio tranquillo, quando da uno dei sei caccia-bombardieri, che in quel momento stavano sorvolando San Vito, fu sganciata una bomba del peso di circa tre quintali, che colpì il Santuario, nel suo fianco sinistro. Ne seguì un forte schianto e l’abside e l’altar maggiore, parte dell’organo e degli ex-voto furono distrutti e avvolti in un enorme polverone, senza però colpire fedeli o frati. La prima bombardamentopreoccupazione di tutti fu il quadro della Madonna. C’era la paura che, essendo formato da un fragile muro di sassi del Tagliamento, si fosse sgretolato sotto le macerie. Dalla affannosa ricerca furono subito recuperate intatte solo le due pissidi. Ma il giorno dopo, riprese le ricerche col concorso di tutta la popolazione presente, verso le 10, ecco apparire intatto il quadro della Vergine.

Un grido di gioia corse sulla bocca dei presenti, che inneggiavano al “miracolo”, perché quel quadrato di sassi e calce con l’effige della Madonna e il Bambino si era conservato integro sotto travi e colonne abbattute. Qualche mese più tardi, la sera del 21 marzo 1945, un massiccio attacco aereo su Casarsa e San Vito fece cadere sul Santuario e sul vicino Convento alcune bombe, che squarciarono gli edifici. Il quadro della Madonna di nuovo scomparve sotto cumuli di macerie. Ormai si credeva che fosse irreparabilmente distrutto. Eppure dopo due ore di affannosa ricerca, ecco riapparire da sotto le macerie del Convento colpito, e ancora una volta intatto, il riquadro in sassi con l’affresco della Vergine.

Santuario Madonna di Rosa e Gesù MisericordiosoI padri francescani si impegnarono subito in progetti e finanziamenti per riedificare, più grande, un nuovo Santuario mariano, proprio accanto a quella strada sempre più frequentata.  Il 28 agosto 1960, accompagnata da una folla imponente, la miracolosa Immagine della Madonna di Rosa fu trionfalmente trasportata nel nuovissimo e magnifico Santuario, che fu così aperto al culto dei fedeli.

Composto dal francescano musicista Padre Terenzio Zardini, viene cantato nel Santuario l’ “Inno alla Madonna di Rosa“: lode ed insieme preghiera, affinché asciughi le lacrime di tanti cuori, di tante mamme, di tanti sofferenti. “O dolce Madonna di Rosa, speranza e conforto dei cuor, o Madre e Regina pietosa, proteggi chi soffre e chi muor!“. Ha detto Gesù a Santa Faustina: “L’umanità non troverà pace finché non si rivolgerà con fiducia alla mia misericordia“. Si dice nell’Inno a Gesù Misericordioso, composto dal francescano Padre Terenzio Zardini: “O Gesù, nostro Salvatore, ascolta la prece del peccatore che con fiducia si rivolge a te, per dirti: «Signore, io confido in te!»“.

Per saperne di più vista il sito ufficiale   http://www.santuariomadonnadirosa.it/storia.asp

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