ADA NEGRI

ADA NEGRI

 poetessa e scrittrice (1870 –1945) 11 gennaio

ada_negriPrima ed unica donna ad essere ammessa all’Accademia d’Italia, scrisse: «Quando ero giovane non praticavo la Fede, ma sentivo la grandezza del Cristo. Non conoscevo la bellezza intatta del Dogma cattolico, non riuscivo a penetrarlo. Poi i miei occhi si aprirono e il dolore mi restituì la fede».

Nasce il 3 febbraio 1870 a Lodi. Suo padre Giuseppe era vetturino e sua madre, Vittoria Cornalba, tessitrice; passò l’infanzia nella portineria del palazzo dove la nonna, Peppina Panni, lavorava come custode presso la nobile famiglia Barni. In portineria Ada passava molto tempo sola, osservando il passaggio delle persone, come descritto nel romanzo autobiografico Stella Mattutina (1921).

ada-negri giovanePresto orfana del padre, considerato, un peso dalla madre Vittoria, che diventa l’unico sostegno della sua adolescenza grazie ad un lavoro sicuro in fabbrica, che  le permetterà di frequentare la Scuola Normale femminile di Lodi, ottenendo il diploma di insegnante elementare.

Ancora giovanissima, è maestra in una scuola elementare di Motta Visconti. È cresciuta, con una religiosità cristiana più emotiva che fondata e reale. Da bambina le era di consolazione recarsi con la mamma alla Messa domenicale in S. Maria del Carmine a Lodi.

Quando Ada viene a conoscenza dell’ingiusto trattamento riservato a sua madre operaia e agli operai in genere, sente un sordo rancore e un istinto di rivolta. Cerca di consolarsi con la poesia e pubblica le prime raccolte, ma non basta: Ada diventa socialista. Una moltitudine di poveri e di sfruttati vive angariata da pochi ricchi: l’indignazione della maestrina diventa forte e amara. Ma il suo socialismo resta di tinta sentimentale: tutti fratelli, non di nome ma di cuore; nobilitazione e elevazione dei lavoratori.

Ada_Negri_1Assetata di giustizia sì, ma anche di amore, può soddisfare il suo bisogno interiore. Nel 1894 vinse il Premio Giannina Milli per la poesia. In questo periodo la sua lirica si concentrò soprattutto su temi sociali ed ebbe forti toni di denuncia, tanto da farla definire la poetessa del Quarto Stato. Il 1896 fu l’anno di uno sbrigativo e presto fallimentare matrimonio con Giovanni Garlanda, un industriale tessile di Biella, di mentalità opposta alla sua, dal quale ebbe la figlia Bianca.

Ada fugge con la bimba in Svizzera a Zurigo, in cerca di libertà: «Ognun va solo – scrive nelle liriche “Dal profondo” – col mistero di sé fino alla morte».

A salvarla dalla disperazione è la piccola Bianca, la quale prima di addormentarsi chiede alla mamma di farle il segno della Croce. Ada scrive, rivolta a lei:

«Amor mio solo, / ecco t’addormi alla sommessa voce... / Ho tanto male al cuore, ho tanto male, / che mia vita strazierei coi denti. / V’è un modo pe fuggir l’affanno atroce. / Ma tu mi tieni con il tuo dolce laccio, / Tu che non puoi dormir s’io non ti traccio / in fronte a sera, il segno della Croce».

ada negri1Dal cuore dell’esule, sale l’invocazione a Dio: «Fa’ almen ch’io non mi volga indietro, ch’io / non dubiti, non tremi, non mi penta / del già compiuto (nel bene, s’intende): e dentro di me ti senta / sola fiamma inesausta ardere, o Dio».

Nel 1931 fu insignita del Premio Mussolini per la carriera; erano gli anni in cui Benito Mussolini ancora utilizzava i rapporti nati nel suo periodo socialista. Il premio consacrò Ada Negri come intellettuale di regime, tanto che nel 1940 fu la prima donna membro dell’Accademia d’Italia. Finalmente, Ada Negri, professoressa alla “Scuola Normale”, giornalista e poetessa ormai nota in Italia e oltre, si stava rinchiudendo in un profondo pessimismo, finchè grazie all’opera amorevole e assidua di Federico Binaghi, ritorna a Dio e si incontra definitivamente con Cristo.

A don Silvio Riva, sacerdote coltissimo e catecheta, confida: «Ora sono al crepuscolo della vita e non desidero altro che raggiungere i miei morti che sono in Dio. Non so quando sarà, ma non ho paura. Ogni giorno leggo il Vangelo e quella lettura mi dà il coraggio di proseguire. Ora Gesù lo sento vicino».

E ancora: «Quando ero giovane non praticavo la Fede, ma sentivo la grandezza del Cristo. Non conoscevo la bellezza intatta del Dogma cattolico, non riuscivo a penetrarlo. Poi i miei occhi si aprirono e il dolore mi restituì la fede».

ADA NEGRI

Legge “Storia di un’anima” di S. Teresa di Gesù Bambino e ne prova una immensa pace: «È stata chiamata “la piccola Santa”, ma è una delle anime più formidabili della Chiesa. È fatta di infinito, ma tutto luce e carità operante». L’esperienza di due guerre mondiali, le malattie che si susseguono, la delusione riguardo a certi “grandi” della terra in cui aveva creduto, la rafforzano nella sua dedizione a Gesù. Vede attorno a sé diversi uomini e donne di cultura non credenti e pertanto tristi fino alla disperazione. Ada Negri si impegna per trasmettere loro la sua Fede: lo fa con la preghiera del Rosario alla Madonna, che scopre dolce e potente, e con la sua cultura.

Come quando incontra il romanziere fiorentino Giovanbattista Agnoletti, agnostico, malato di cancro e ospite in casa di cura a Milano. Ada, aiutata da Federico Binaghi e dalla Grazia di Dio, lo conduce alla Fede, alla Confessione e alla Comunione quotidiana. Prima che Agnoletti riparta per Firenze, gli offre una foto di S. Teresina e un Rosario avuto in dono dalla celebre soprano Rosina Storchio, terziaria domenicana. Agnoletti scenderà nella tomba con il Rosario di Ada Negri tra le mani, dopo averlo sgranato anche lui alla Madonna.

ada negri«Avevo due Rosari… / uno te lo donai perché ti fosse / compagno nelle notti in cui più il male / t’era martirio; e con lo scorrer dolce / dei chicchi fra le dita, nel pensiero / di Dio, placasse in te spirito e carne, / fratello… E io sull’altro a me rimasto sgrano / a sera le solinghe Ave Marie / te ripensando e le procelle e il santo / vero amor di tua vita… / su di te chiamando la luce eterna».

Dall’indifferenza e dal socialismo, Ada Negri era arrivata alla Fede cattolica e all’apostolato coraggioso e convinto, decidendo, dopo la conversione, di scrivere solo più per il bene delle anime.

L’11 gennaio 1945, a Milano, quando la guerra non era ancora finita e profondo era diventato il suo soffrire, ella andò incontro a Dio.

Nella poesia “I due Rosari” aveva scritto: «… Quando anch’io sarò / entro la terra con le mani giunte / sul petto, all’un dei polsi avrò un Rosario, / questo; e gran pace finalmente in cuore».

Fu sepolta nel famedio di Milano. Il 3 aprile 1976 la sua tomba è stata traslata nell’antica Chiesa di San Francesco a Lodi.

Fonti: http://www.santiebeati.it/dettaglio/96168https://it.wikipedia.org/wiki/Ada_Negri