ADRIENNE VON SPEYR

ADRIENNE VON SPEYR

mistica svizzera (1902-1967) 17 settembre

Adrienne_von_Speyr_2E’ stata la prima donna ad esercitare la professione di medico in Svizzera, si convertì al cattolicesimo nel 1940 grazie all’amicizia con Hans Urs von Balthasar grande teologo con il quale il Papa emerito Benedetto XVI aveva dato vita alla rivista di teologia “Communio”. Le sue esperienze mistiche si concentrano sulla discesa di Cristo agli inferi.

Adrienne von Speyr nasce nel 1902 a La Chaux-de-Fonds, città montana della Svizzera francese lungo il massiccio del Giura, seconda dei quattro figli di Laure Girard e dell’oculista basilese Theodor von Speyr. La madre proviene da un casato di orologiai e gioiellieri di successo; il padre ha fra i suoi antenati fonditori di campane e pittori d’arte sacra. I due figli minori, Wilhelm e Theodor, diventeranno rispettivamente medico e direttore di banca, la maggiore, Helen, è la preferita della madre. Adrienne soffrirà molto per la tirannia della sorella maggiore e ancor più per il rapporto conflittuale con la madre, la quale la considerava una “fallita”, ma la compagnia del suo angelo custodeche la esortava continuamente alla pazienza le dava forza.

adrienne-von-speyr-famigliaLa famiglia, di religione protestante, è agiata ma di rigidi costumi. Adrienne viene cresciuta da una severa bambinaia, i genitori li vedeva quasi solamente a pranzo, dove era concesso parlare unicamente se interrogati, mentre ogni sera, x la buonanotte, l’attendava la ramanzina della madre sulle “mancanze” riferite dalla bambinaia.

A sei anni, mentre cammina da sola per strada nel Natale del 1908, ha un fugace incontro con un pover’uomo che la prende per mano e le chiede se vuole andare con lui. La bambina, spaventata, rifiuta e si allontana, ma successivamente penserà che avrebbe fatto meglio ad accettare, ritenendo che quell’individuo fosse Sant’Ignazio di Loyola (1491-1556), il fondatore dei gesuiti vissuto quattro secoli prima. Un altro episodio significativo della sua fanciullezza, lo avrà a capodanno del 1911, quando, travolta in pieno da un cavallo e dalla sua slitta, sotto l’occhio dei passanti, rimane illesa. 

Ella coltiva già dall’infanzia il proposito di dedicarsi alla cura dei sofferenti, con una speciale attenzione ai poveri, per seguire le orme del padre medico, volendo aiutare come lui le persone. Da bambina trascorre spesso il pomeriggio dalla nonna materna, che le permette di stare in silenzio vicino alla finestra, onde apprenda a ADRIENNE VON SPEYR e famigliafare raccoglimento e a risolvere da sé i problemi; oppure, se interrogata, risponde prontamente a ogni domanda della nipote, e le racconta storie illuminanti. Quando, nel 1913, l’anziana muore, Adrienne si chiude in se stessa per il dolore.

Dopo due anni di ginnasio la madre riesce a toglierla dalla scuola preoccupata di veder la figlia circondata da ragazzi, e per la stranezza del suo intento – come donna, a quell’epoca – di studiare medicina. Viene quindi mandata con sua grande tristezza per un anno alla scuola femminile, ma sorpresa dal padre a studiare di notte per non rimanere indietro rispetto ai compagni del ginnasio, viene rimandata a studiare medicina, con grande gioia sua e dei compagni.

Nel novembre del 1917 si sveglia una mattina con una lunga visione, in camera propria, della Madonna circondata da angeli. Tali figure le appaiono come in un quadro, sulla parete, ma nel contempo risultano a lei “vive”, in movimento, e non le trasmettono spavento, bensì meraviglia e gioia. Fra loro, la giovane riconosce nuovamente Sant’Ignazio e altri santi. Da allora, ella avrebbe custodito una ferita sul cuore, sotto il seno, come simbolo d’intima appartenenza a Dio.

ADRIENNE VON SPEYR1Durante la sua vita avrà più volte la tentazione del suicidio, la prima volta accade dopo aver ricevuto delle avance da un medico già corteggiatore della madre. Dopo la morte del padre Adrienne viene insignita del ruolo di domestica in casa propria, anche se economicamente la famiglia era aiutata dai parenti. Costretta per accontentare i desideri della madre a frequentare oltre al ginnasio la scuola commerciale fino a quando a causa della tubercolosi viene ricoverata in un sanatorio e lì abbandonata da tutta la sua famiglia.

Nemmeno i cugini che versano la retta al sanatorio paiono interessarsi a lei e, come scriverà, apprende “nel più profondo di me stessa cosa significa essere un mendicante

Non ancora completamente guarita frequenta un corso di infermiera temendo di non riuscire a diventare dottoressa per via della salute, ma le sue condizioni peggiorano ed è costretta a riposo per sei mesi. Ristabilitasi torna al ginnasio pur avendo già perso tre anni e decisa a proseguire gli studi, ma una lite con la madre che l’accusa di non aver compiuto nulla di buono nella vita la fa pensare nuovamente al suicidio. Poichè la madre si rifiuta di pagarle la retta scolastica e Adrienne comincia a dare lezioni private fino a tarda notte.

ADRIENNE VON SPEYR e la sorella

Adrienne in compagnia della sorella

La sala di anatomia le suscita inizialmente ripugnanza, ma la supera pregando per i defunti di cui deve sezionare i corpi.

Superato l’esame di Stato nel 1928, svolge la professione dapprima in ospedale e poi, dal 1931, in un ambulatorio privato. Ne verrà dipinto il quadro di dottoressa eroica, alle prese con sessanta e più pazienti al giorno, attenta ai loro mali, non solo fisici, bensì morali: impegnata a dissuadere i coniugi dalla separazione, nonché le donne – a centinaia – dalla volontà di abortire, con un interesse spiccato verso le ragazze madri e i poveri, i quali rappresentavano la maggioranza e ricevevano cure gratuite. Lascerà vari scritti sull’etica medica e sul rapporto con il paziente.

Nel 1927  si sposa Emil Dürr, docente di storia, vedovo con due figli piccoli. A causa delle eccessive fatiche incorre in tre aborti spontanei e con la morte di Dürr, nel 1934, ella si trova nuovamente a un passo dal suicidio. Adrienne confesserà di non riuscire più a recitare il Pater Noster senza che le riuscisse insincera la supplica Fiat voluntas tua.

ADRIENNE VON SPEYRIl secondo matrimonio nel 1936, non verrà consumato, e Adrienne scriverà nel diario che la verginità, di cui aveva fatto voto, le era stata ridonata.

Nel 1940, colpita da un grave infarto, trascorre l’estate in ospedale. La debolezza cardiaca l’accompagnerà per il resto dell’esistenza, limitandola nei movimenti. In autunno ha un primo incontro con il teologo Hans Urs von Balthasar al quale detterà gran parte delle proprie opere, raccolte in oltre sessanta libri. Nello stesso anno, alla festa di Ognissanti, ella riceve il battesimo cattolico. La famiglia di Adrienne, scioccata dalla sua conversione.

A pochi mesi dal battesimo, iniziano le sue “passioni”, cioè il rivivere la passione di Gesù, ogni anno durante la Settimana santa, secondo quanto le aveva già preannunciato il suo angelo nella primavera del 1941. Inizialmente le stigmate erano visibili poi su richiesta di Adrienne che se ne vergognava divennero invisibili. La particolarità del suo misticismo era che dopo la passione veniva portata all’inferno e lì sentiva la sofferenza di Cristo quando entrò negli Inferi prima della risurrezione.

Descriverà l’inferno come un radicale vuoto, dove regna il nudo peccato senza il peccatore, ella pativa l’estremo senso di solitudine del Figlio “staccato” dal Padre

Adrienne_von_Speyr_2La Madonna nel 1941 le raccomanda di prendersi cura delle giovani e della loro vocazione. Inizia così a delinearsi il progetto che con l’aiuto di Balthasar diverrà la Comunità San Giovanni ufficializzata solo l’8 dicembre 1944 a Basilea. 

Il 9 agosto 1945 Adrienne ha una lunga visione dell’Apocalisse di Giovanni. Nel 1953 la mole dei suoi scritti ha già raggiunto sessanta volumi; tuttavia ella si sente più che mai immersa nelle visioni divine, che desidera continuare a comunicare.

Il diabete le produce un vistoso aumento di peso e problemi alla vista, mentre l’osteoartrosi le causa gravi difficoltà di locomozione, che nel 1954 la costringono a rinunciare a malincuore all’attività ambulatoriale. Nel 1955 i medici la considerano giunta alla fine, tanto da stupirsi che non muoia; in compenso ella afferma di sperimentare, sin dagli anni quaranta, una successione dimorti mistiche“, attraverso cui rivive costantemente l’esperienza della morte, e di viaggi“, sia in luoghi santi, fra il silenzio dei conventi o laddove il Santissimo Sacramento attende una preghiera, sia fra le atrocità della guerra, immersa negli stati d’animo delle vittime come dei carnefici.

adrienne_von_speyr1Nonostante il suo corpo sia esposto, per le precarie condizioni fisiche, a “tutti i registri del dolore”, Adrienne non disdegna anche atti di penitenza volontaria, che ritiene le siano indicati da Sant’Ignazio. Ad esempio, inseriva nelle proprie scarpe alcune pietruzze che non avrebbe potuto togliere, altrimenti – pensava – “tutti domanderebbero: come mai sono entrate?

Dopo aver perso la sensibilità ai piedi (non poteva più camminare) nel 1964 perde quasi completamente la vista. Adrienne però non smarrisce mai, la propria serenità, la fondamentale felicità – esprimente per lei l’autentico senso della vita – e l’umorismo.

Sentendosi finalmente a un passo da Dio, l’espressione che caratterizza i suoi ultimi giorni diventa: “Com’è bello morire!” (Que c’est beau du mourir!), frase esclamata prima di ringraziare per ogni cosa, ripromettendosi di offrire aiuto dal cielo. Deceduta alla festa di Sant’Ildegarda, 17 settembre 1967. Adrienne viene sepolta nel giorno in cui avrebbe compiuto sessantacinque anni, con il simbolo trinitario apposto sulla propria tomba, scolpito da Albert Schilling.

ADRIENNE VON SPEYR4Per evitarle preoccupazioni e problemi con la famiglia il suo direttore spirituale pubblico i volumi da lei dettati solo dopo la sua morte e con approvazione papale.

Nel Trattato del purgatorio, secondo Balthasar teologicamente superiore all’omonima opera di Caterina da Genova, Adrienne spiega lo stato del purgatorio come un trovarsi in confessione verso il Signore, in maniera penosa e implacabile, finché l’anima viene mondata da ogni egoismo, compreso il daffare per la propria salvezza personale, onde preoccuparsi unicamente che Dio non riceva più l’offesa del peccato, non importa chi sia a commetterlo. L’anima liberata sarà pronta a penare ancora, per espiare le colpe del mondo, sviluppando così gli stessi sentimenti del Redentore, sì da salire in cielo con lui.

In una visione, Maria Vergine l’avrebbe invitata ad “apprendere, soffrire, progredire”

“I santi non vanno “copiati”, né sarebbe possibile farlo, ma si può apprendere da loro, che sono come “strascico della madre di Dio…”

Per saperne di più: https://it.wikipedia.org/wiki/Adrienne_von_Speyr

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