BEATO GIOVANNI COLOMBINI

BEATO GIOVANNI COLOMBINI

fondatore dei gesuati (1305-1367) 31 luglio

Giovanni ColombiniMercante di successo, con il solo interesse di guadagnare e prosperare finanziariamente, è sempre di corsa, eppure grazie ad un acquisto singolare della moglie si converteanche troppo per lei, che finirà per lamentarsi più di prima. E’ proprio vero allora, che non siamo mai contente…

Giovanni Colombini è nato a Siena, nel 1305. Potrebbe essere, a buon diritto, il protettore della nostra epoca, dominata dalla fretta ed in preda ad una perpetua agitazione. Anche lui va sempre di fretta ed è continuamente agitato, anche se è nato 700 anni fa: segno che la fretta è vecchia quanto il mondo e che l’agitazione fa parte del patrimonio genetico dell’uomo. Il beato Giovanni Colombini, un giorno, smette di aver fretta per colpa della fretta e vediamo subito come.

Banchiere, titolare in Siena di una florida azienda per la vendita all’ingrosso di tessuti di lana con addirittura una filiale a Perugia, si sposa a 40 anni, perché prima, per la fretta, non ne ha mai trovato il tempo e prende in moglie, naturalmente, una nobile ereditiera, Beato Giovanni ColombiniBiagia Cerretani, che gli dà due figli, un maschietto e una femminuccia. Ha ritmi frenetici, un’attività intensa, gli piacciono i pasti raffinati innaffiati da vino generoso. Tutto questo fino ai 50 anni e, precisamente, al giorno in cui, tornando a casa, trova il pranzo non ancora pronto, come succede nelle migliori famiglie.

Lui, che ha sempre fretta, quel giorno ha più fretta del solito e ci scappa una bella litigata con la moglie. Sbuffa, si agita, protesta, elenca tutti gli impegni che quel pomeriggio lo attendono e che la moglie gli fa ritardare, mentre questa, per calmarlo un po’, gli mette tra le mani un libro preso a caso nella libreria, una Vita dei Santi, che Giovanni, quel giorno davvero furente e più agitato che mai, scaglia in mezzo alla cucina.

Perché lui vuole mangiare, non leggere. Si pente però quasi subito di quel gesto, va a raccogliere il libro e, quasi senza accorgersi, comincia a leggere dalla pagina rimasta aperta. E’ la vita di Santa Maria Egiziaca, la prostituta diventata penitente, che gli fa passare di colpo la fretta e la voglia di mangiare. A lettura ultimata, Giovanni è un altro uomo, che vuole solo più imitare quella santità eroica e quella rinunzia totale: un cambiamento completo del suo stile di vita che, come suo solito, vuole fare in fretta. Perché il tempo stringe, ed è urgente dare a Dio quello che finora per la fretta gli ha negato.

giovannicolombiniComincia a disfarsi della sua florida azienda, dalla cui vendita ricava la bellezza di diecimila fiorini, che utilizza in beneficenza e per sistemare economicamente moglie e figli. Perché anche di loro deve “disfarsi”, anche se il distacco è più duro di quanto potesse immaginare. Povertà, preghiera, penitenza, costante imitazione di Gesù sono il nuovo indirizzo che vuole dare alla sua vita.

Accolse poveri e infermi nella sua casa, che diventò più simile ad un ospedale che ad un’abitazione privata: la moglie protestò per il suo nuovo comportamento, in misura persino maggiore di quanto aveva fatto riguardo alla sua precedente trascuratezza ed egoismo.

A piedi nudi, con una tonaca malconcia, comincia a predicare e ad impegnarsi in opere di carità. Il gesto di Giovanni Colombini fa scandalo o fa ridere. Soprattutto preoccupa le autorità della ricca Siena, che hanno paura diventi contagiosa quella ventata di rinunzia e povertà che egli si porta dietro. Non mancano, infatti, suoi ferventi imitatori, a cominciare dalla di lui cugina Caterina: tutti “pazzi” per Cristo, in nome del quale Giovanni e Caterina operano anche cose prodigiose se non veri e propri miracoli. Meglio, molto meglio, mandarli in esilio e farli oggetto di scherno, prima che sia troppo tardi.

Nel 1317 le autorità cittadine bandirono quindi Giovanni, che lasciò Siena con alcuni suoi compagni e si spostò in varie città della regione. A Viterbo furono soprannominati “Gesuati” per a loro devozione al S. Nome di Gesù e perchè gridavano frequentemente “Sia lodato Gesù Cristo!Giovanni Colombini.1Il Vescovo di Città di Castello, un’altra città che visitarono diede loro la sua benedizione, affermando che erano “poveri, semplici e onesti, senza interessi materiali, e perciò avrebbe potuto lasciar tutto nelle mani di Dio“.

Quando papa Urbano V visitò Viterbo nel 1367, diede udienza a Giovanni e ai suoi compagni e alla fine li riconobbe come nuova congregazione, con il titolo formale di Chierici Apostolici di S. Girolamo. Si trattava di una congregazione di fratelli laici che conducevano una vita di grande austerità, dediti all’assistenza dei malati e alla sepoltura dei defunti, che vivevano in piccoli gruppi nelle città e nei paesi.

 

Giovanni percorre le città e le campagne della Toscana, mendicando, cantando laudi, recitando preghiere, parlando della bontà di Dio e raccogliendo insulti e derisioni “per amor di Dio”. E’ solito dire: “Pregovi che non vi facciate male per la troppa penitenza, ma datevi più alla carità di Dio e del prossimo e alle mortificazioni”.

 

Alcuni giorni dopo aver ricevuto l’approvazione del papa, Giovanni si ammalò, e i suoi compagni tentarono di farlo tornare a Siena, ma egli morì mentre era in viaggio, il 31 luglio 1367.

Beato-Giovanni-ColombiniFu sepolto nel convento di S. Bonda, dove era morta la figlia. Giovanni non fu mai beatificato ufficialmente, ma papa Gregorio XIII (1572-1585) inserì il suo nome nel Martirologio Romano.

La congregazione prosperò nella prima metà del XVI secolo, ma poi cominciò a decadere; fu fatto un tentativo per rinvigorirla nel 1606, permettendo che i suoi membri fossero ordinati sacerdoti, ma alla fine fu soppressa nel 1688. Le monache continuarono a svolgere la loro attività fino al 18972, e si fecero conoscere per l’estremo rigore del loro stile dio vita.

Giovanni lasciò centoquattordici lettere e molti inni, sebbene questi ultimi non siano tutti attribuibili a lui; una Vita del XV secolo contiene brani tratti da alcune sue omelie. Tutte le opere sono colme di fervore apostolico e mostrano una originaria influenza francescana. San Giovanni di Tossignano (24 lugl.), membro della congregazione scrisse una breve biografia.

Oggi la Chiesa fa memoria di lui e della cugina Caterina, fondatrice dellePovere Gesuate” , perché anche se i loro Ordini sono stati soppressi da tempo il loro esempio continua a scuotere e ad interpellare la nostra debole fede.

Fonti: Il primo grande Dizionario dei Santi di Alban Butler;  http://www.santiebeati.it/dettaglio/90610

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