SAN ROBERTO SOUTHWELL

SAN ROBERTO SOUTHWELL

Poeta-sacerdote-martire (ca. 1561-1595) 21 febbraio

SAN ROBERTO SOUTHWELLLa sua arte apparteneva al genere letterario allora in auge, eppure la sua opera sgorgava direttamente dalle circostanze e dall’ispirazione che guidava tutta la vita di Roberto, cioè dal sacerdozio e dal martirio.

Nato nel villaggio di Horshow Saint Faith (contea di Norfolk), imparentato per parte materna con gli Schelleys del Sussex, dove trascorse parte della sua infanzia, Roberto fu mandato a scuola a Douai. Qui, sotto la guida del gesuita Leonardo Lessius, iniziò un brillante percorso scolastico, prendendo i primi contatti con la CompagniaTrasferitosi a Parigi, studiò sotto la guida di Tommaso Darbyshaire, che era stato arcidiacono nella contea di Essex al tempo della regina Maria. Quanto alla sua vocazione sembra che fosse indeciso tra il diventare gesuita  o entrare nei certosini (stili di vita molto diversi), ma all’età di soli diciassette anni, (o forse anche meno) rese nota la sua intenzione di entrare nella Compagnia di Gesù. Inizialmente fu rifiutato a causa della giovane età: il dolore per questo rifiuto gli ispirò il primo degli scritti.

La sua esclusione era comunque solo una questione di mesi: nell’ottobre del 1578 fu ammesso infatti al noviziato gesuita di S. Andrea a Roma. Si sono conservati anche alcuni scritti del periodo del SAN ROBERTO SOUTHWELL1noviziato, che mostrano un lucido apprezzamento della vita e dei compiti ai quali si stava preparando: “Quale eccezionale perfezione è richiesta ad un religioso della Compagnia, che dovrà essere sempre pronto ad andare in una qualsiasi parte del mondo, tra qualsiasi tipo di gente: eretici, turchi pagani o barbari”. Ordinato sacerdote nel 1584 e nominato preside del Collegio inglese, fu inviato due anni dopo nella missione inglese insieme al suo compagno gesuita Enrico Garnet. Quando giunsero in patria era in vigore già da un anno il decreto che sanciva che qualsiasi prete formato all’estero in uno dei nuovi seminari, tornando in Inghilterra poteva essere accusato di alto tradimento. Anche solo dare ospitalità a tali persone era reato e Roberto doveva essere ben consapevole del probabile esito della sua missione, avendo letto la descrizione dell’esecuzione di Edmondo Campion (1 dic. 1581) – il primo gesuita martirizzato in Inghilterra – resa da testimoni oculari.

Poco dopo il suo arrivo in Inghilterra partecipò a un’importante riunione a Hurleyford House nella valle del Tamigi, in cui si pianificò una nuova strategia per la sopravvivenza del cattolicesimo in Inghilterra. Durante la festa di S. Maria Maddalena (22 lug.), a cui partecipò Guglielmo Byrd, compositore di corte, i presenti cantarono una Missa Solemnis.  Qualche tempo dopo Roberto tenne un sermone ai cattolici della prigione di Marshalsea a Londra sulla conversione di Maddalena (identificandola, come era solito a quei tempi, con la peccatrice penitente di Luca 7). Svolse quindi questo tema in un opuscolo, Le lacrime funebri di Maria Maddalena, che riuscì a far pubblicare e che ebbe un forte effetto sui costumi del tempo.San_Roberto_Southwell_C

Tra i cattolici presenti a Marshalsea c’era Dorothy Arundel, che raccomandò Southwell ad Anna Dacre, sua parente e contessa di Arundel e del Surrey, come sacerdote adatto ad amministrarle occasionalmente i sacramenti. Essa era moglie di Filippo Howard (19 ott.) allora prigioniero nella Torre; Roberto riuscì a fargli visita (scrisse per lui Trionfi sulla morte, al fine di consolarlo della morte della sorellastra, Margaret Sackville). Tra Roberto e Anna nacque una profonda amicizia, ed egli cominciò quello straordinario servizio destinato a durare sei anni, vivendo in una piccola stanza in un’ala remota della casa degli Arundel, comportandosi in modo così discreto che solo un piccolo numero di servitori fidati era a conoscenza della sua presenza. Trascorreva i giorni pregando e scrivendo, uscendo solo di notte per amministrare i sacramenti ai cattolici.

Roberto esercitò il suo ministero anche fuori Londra: a Badessey Cinton (Warwickshire) sfuggì per miracolo ad alcuni “cacciatori di preti” giunti mentre si apprestava a celebrare al Messa alle cinque del mattino: fece infatti in tempo a nascondere i paramenti e a entrare in un rifugio segreto costruito per i sacerdoti.

I missionari cattolici cercavano solitamente non tanto di convertire i veri protestanti quanto di riconciliare alla loro fede originaria i cattolici che l’avevano rinnegata, Southwelll seguì questa strategia, unendola alla tendenza gesuita di concentrarsi sull’aristocrazia e sulle figure di rilievo, categorie alle quali Robert_Southwellappartenevano sia Southwell che Shakespeare (tuttavia non esiste alcuna prova, nonostante i numerosi tentativi di dimostrare il contrario, che Shkespeare abbia mai abbracciato il cattolicesimo o che si sia riconciliato con esso).

Pare che per alcuni anni Southwell abbia condotto una vita tranquilla nel centro di Londra, venendo alla fine catturato come molti suoi compagni missionari, a causa di un tradimento. Il capo dei persecutori al servizio della regina, il famigerato Riccardo Topcliffe, aveva fatto pagare un prezzo esorbitante alla famiglia Bellamy per aver ospitato alcuni giovani fuggiti dopo l’insuccesso del “complotto Bebington” : due dei loro figli furono messi a morte, un terzo fu torturato ed esiliato e la loro sorella Anna fu violentata da Topcliffe stesso. Rimasta incinta le fu offerta la riparazione di un onorevole matrimonio se avesse invitato Roberto Southwell nella sua casa di Uxenden Hall nell’Harrow; ella acconsentì e Roberto fu quindi catturato.

Il luogo dove si trovava la sua attrezzatura tipografica fu scoperto, ed essa venne distrutta. Fu condotto a casa di Topcliffe in Westminster, dove era allestita una camera di tortura (vedi Tommaso Pormont, 20 febbr) Roberto fu attaccato dieci volte per i polsi ad anelli agganciati ad un uncino sul soffitto: era il “muro della tortura” appena ideato. Il primo ministro della regina Elisabetta, Roberto Cecil, testimone oculare, dichiarò che non erapossibile per un un uomo sopportare tanto. Eppure ho visto Roberto SAN ROBERTO SOUTHWELL2
Southwell pendere lassù, rigido come un tronco d’albero, ma nessuno riusciva a farlo parlare
”. Roberto stesso, descrivendo le dieci torture, disse che “ciascuna era peggio della morte”. Fu quindi incarcerato nella Gatehouse e nella Torre per quasi tre anni senza che alcuna accusa fosse mossa contro di lui. Alla fine egli chiese a Cecil di essere processato o di poter godere di qualche misura di libertà. In risposta a questo appello fu condotto in tribunale e condannato per il fatto di essere un sacerdote.

Il suo processo e la sua esecuzione provocarono però una svolta, portando alla deposizione di Topcliffe e alla ribellione generale contro il barbaro metodo dell’impiccagione, trascinamento del corpo e squartamento. Segnò inoltre l’avvio di metodi più diplomatici per tenere i cattolici sotto controllo. Topcliffe tentò inizialmente di negare di aver mai sottoposto qualcuno a torture, e come fece Adolf Eichmann secoli dopo, affermò di essere stato un semplice esecutore degli ordini. Il verdetto tuttavia fu inevitabile: Roberto sarebbe stato impiccato, sventrato e squartato a Tyburn.

Come avvenne con la crocifissione di Gesù, fu condannato a essere giustiziato insieme a lui un famigerato bandito del tempo. Si voleva evidentemente distogliere l’attenzione dall’esecuzione di un famoso poeta: ciò però sortì il solo effetto di aumentare la folla. Beato_Roberto_SouthwellRoberto, come era usanza, fu condotto a Tyburn su una carretta, ma procedette a testa alta, e i molti che tra la folla avevano assistito a più esecuzioni lo definirono “la figura più nobile che avessero mai visto andare a Tyburn per l’impiccagione”. Roberto lanciò il suo fazzoletto tra la folla a Enrico Garnet, suo amico e compagno gesuita( costui aveva con se quella reliquia quando successivamente dovette stendere la sua testimonianza oculare).

Dopo una certa insistenza gli fu permesso di tenere breve discorso: “Sto per recitare l’ultimo atto di questa povera vita” e citando S. Paolo aggiunse: “Se noi viviamo, viviamo per il Signore; se noi moriamo, moriamo per il Signore. Sia che viviamo, sia che moriao, siamo dunque del Signore” (Rm 14,8). Pregando poi per la regina e per il suo paese, concluse dicendo:Voi tutti angeli e santi, assistetemi”. Il carro fu mandato avanti e l’ufficiale si avvicinò per tagliare la fune in modo tale da non farlo morire prima che il suo corpo fosse straziato; lord Mountjoy però si fece innanzi e spinse via il militare, mentre la stessa folla supplicava di lasciarlo appeso finchè non fosse morto.

Lo sceriffo tentò nuovamente di tagliare la fune, ma ne fu dissuaso dal boato di disapprovazione della folla. Il boia allora, tirò le gambe di Roberto finchè non sentì il suo corpo afflosciarsi; lo prese tra le braccia, lo pose sul ceppo e ne recise la testa, sollevandola mentre pronunciava l’usuale formula. “Questa è la testa di un traditore”. Ma la folla, in risposta, si scoprì il capo senza consueto grido di risposta:Traditore”. Fu poi sventrato e smembrato. Fu l’ultima esecuzione del genere a Tyburn.

Roberto è stato prima di tutto prete e martire, egli scrisse utilizzando le forme grammaticali e le espressioni tipiche del suo tempo e le opere in prosa e in poesia, per le quali è ricordato al di fuori del mondo cattolico e religioso in genere riflettono la sua vita. Roberto Southwell fu beatificato nel 1929 e canonizzato come uno dei quaranta martiri dell’Inghilterra e del Galles nel 1970 (25 ott.)

Fonte: Il primo grande dizionario dei santi di Alban Butler