SANT’ATANASIO

SANT’ATANASIO

Vescovo e Dottore della Chiesa (295-373) 02 maggio

S_AtanasioAtanasio detto il Grande  fu l’ottavo Papa della Chiesa copta. Le chiese copta, cattolica e ortodossa lo venerano come santo. La Chiesa cattolica lo annovera tra i 35 dottori della Chiesa. Fu il sostenitore intransigente di Gesù come Figlio di Dio.

Nato prima della fine delle persecuzioni contro i cristiani, Atanasio previde lucidamente i problemi delle nuove generazioni di cristiani, posti a contatto con un potere civile che non li avrebbe più perseguitati per la loro fede ma che avrebbe ugualmente tentato, con ogni forma di pressioni, di ottenerne la piena sottomissione.

Al tempo di Atanasio si sviluppò uno dei più importanti conflitti dottrinali, riguardante il riconoscimento della divinità del Figlio di Dio. Egli si dedicò completamente a diffondere e propagare il credo tradizionale sull’identità di natura tra il Figlio e il Padre, espresso con il termine “consustanziale”.

Atanasio-di-AlessandriaCon un linguaggio più semplice si può dire che Atanasio fu il sostenitore intransigente di Gesù come Figlio di Dio, nel senso pieno di queste parole: Gesù è cioè vero Dio e vero uomo. Benché possa apparire sorprendente che i teologi siano stati impegnati per molti decenni nell’interpretazione di tutti i dati implicati dalla Rivelazione, conosciuta attraverso la Scrittura e la tradizione, è una realtà storica il fatto che la fede ortodossa divenne più chiara e alla fine trionfò proprio attraverso il confronto con errori ed eresie.

Atanasio fu il coraggioso campione dell’ortodossia; per questo fu più volte perseguitato ed esiliato ma infine ottenne giustizia e le sue idee furono accolte. Egli fu inoltre un importante maestro spirituale di ascesi e vita monastica; benché non fosse monaco ebbe profonda simpatia per quel mondo e scrisse la Vita di Sant’Antonio Abate (17 gen.), divenuto un classico della letteratura monastica.

Egli nacque e morì ad Alessandria, diventando vescovo (o più precisamente patriarca metropolita ) di quella sede nel 328, quando era solo trentenne. Questa sede patriarcale godeva di prestigio e autorità pari a quelle di Antiochia e Roma. Ci si può chiedere come mai ebbe un tale incarico in così giovane età, ma la risposta è semplice: Avvenne per acclamazione popolare, come era accaduto peri l suo predecessore Atanasio aveva già scritto importanti opere sull’Incarnazione e, soprattutto era stato segretario e accompagnatore di Alessandro, vescovo di Alessandria, al concilio di Nicea nel 325.  Il concilio era stato convocato atanasiodall’imperatore Costantino e aveva visto la partecipazione di 320 vescovi (la maggior parte orientali, ma erano anche presenti i legati papali): 318 di essi accettarono la formula del credo cristiano conosciuto attualmente come “il simbolo di Nicea”, ove è incluso il termine capitale “consustanziale”.

Alessandria era da lungo tempo un importante centro intellettuale. Uno dei suoi preti era Ario, assai istruito, austero ed eloquente, che aveva iniziato a predicare una sua teoria sul verbo di Dio, che subito apparve sospetta al vescovo Alessandro. L’arianesimo sosteneva che il Figlio di Dio non era eterno ma “creato dal nulla”: per natura perciò non era Dio ma creatura.

Sebbene condannato già nel 320 da un sinodo di Alessandria, Ario tentò in modo ambizioso di convincere tutte le Chiese orientali a seguire la sua idea, e cercò di farla diffondere anche attraverso inni popolari. Atanasio, da parte sua, era giovane ed energico; il suo carattere talvolta poteva apparire intransigente e spigoloso. Fu tenacemente sostenuto soprattutto dai monaci; alcuni preti diocesani – specialmente i seguaci di Melizio – non vollero invece accettare le decisioni di Nicea. Non agevolò la soluzione della controversia l’aggressione che seguaci estremisti di Atanasio portarono contro meliziani, uccidendone anche alcuni.

Tali disordini produssero denunce presso l’imperatore stesso, accompagnate in seguito da accuse personali, del tutto infondate. In questa controversia Atanasio diede il meglio di sé ma Costantino, influenzato dall’ambizioso Eusebio di Nicomedia, lo esiliò a Treviri nel 335. Benché esiliato si mantenne in contatto epistolare con il suo gregge, ricordandogli che la sua causa era quella della fede cristiana. S. Antonio scrisse all’imperatore in suo favore, ma senza successo; solo con la morte di Costantino (337) Atanasio fu reintegrato nella sua sede dai figli del defunto imperatore, Costantino II e Costanzo.

Sorse tuttavia un nuovo problema, causato dall’insediamento ad Alessandria di un vescovo rivale, per iniziativa di Eusebio di Nicomedia. La replica di Atanasio fu duplice: ottantacinque vescovi egiziani scrissero una lettera ai vescovi di tutta la Sant_Atanasio_FChiesa, nella quale si denunciavano le manovre di Eusebio; nel 339 Atanasio si appellò a Roma. Papa Giulio I fu subito convinto della bontà della causa di Atanasio e del pericolo estremo causato dai tentativi dell’ “opposizione” di imporre l’errore di Ario a tutta la Chiesa.

Nel concilio tenutosi a Roma, al quale i vescovi orientali, seppur invitati, non parteciparono, si riconobbe che Atanasio era nel giusto. allo stesso tempo alcuni vescovi orientali, in un concilio antagonista a quello di Roma tenutosi ad Antiochia, affermavano la propria ostilità all’arianesimo ma anche la necessità di deporre Atanasio. Il successivo concilio di Sardica, nel quale i vescovi orientali e occidentali si rifiutarono reciprocamente di dialogare, fu alquanto inconcludente ma almeno conferì l’autorità ad Atanasio di tornare, trionfalmente, nella sua diocesi.

I seguenti dieci anni (346-356) furono tra i più fruttuosi della sua vita. Egli si servì di questo tempo per arricchire la vita spirituale della sua Chiesa: una larga percentuale di popolo partecipava alle liturgie nei giorni di festa, mentre si moltiplicavano le vocazioni (monaci e vergini ) per la vita ascetica.

Il vescovo diede impulso a questa fioritura con la predicazione e con i suoi ragguardevoli scritti; inoltre reclutò per l’episcopato uomini fidati e maturi, anche se spesso si trattava di monaci recalcitranti di fronte alla prospettiva di lasciare il monastero: Atanasio però insisteva su fatto che essi potevano raggiungere la perfezione spirituale anche nell’episcopato, e che il loro ascetismo era più prezioso proprio quando veniva posto a confronto con i valori secolari. Giunto a quel punto della sua vita lasciò ad altri la ricerca del rapporto diretto con la corte imperiale, preferendo dedicarsi alla composizione di opere a sostegno sant'atanasio1della fede dei suoi fedeli.

Nel 356 l’imperatore Costanzo tentò di rovesciare i vescovi occidentali e poi cercò di fomentare una rivolta ad Alessandria per eliminare Atanasio. Dovette infine risolversi per un’azione diretta: il suo esercito circondò la chiesa dove Atanasio stava celebrando una veglia notturna; con l’aiuto dei monaci il vescovo riuscì però a fuggire, mentre veniva posta una taglia sulla sua testa. I fedeli della diocesi sperimentarono il regno del terrore per diciotto mesi: Feno, un “capo di concentramento” di sinistra memoria, fu riaperto. Atanasio ora governava la diocesi dalle celle della Tebaide, incoraggiando la resistenza. Nel 361 Costanzo morì e così cessò la persecuzione.

Nuovo imperatore era Giuliano l’Apostata: inizialmente egli tenne una politica liberale di non coinvolgimento nelle controversie religiose. A tutti i vescovi in esilio fu permesso di tornare a casa; anche Atanasio ritornò ancora una volta ad Alessandria (362) e invitò i vescovi a un concilio programmato per riconciliare l’Oriente. Egli dedicò speciale attenzione alla riappacificazione con la Chiesa di Antiochia, da sempre rivale storica di Alessandria; una volta ancora le mosse dei suoi sostenitori furono però di ostacolo a ogni profonda riconciliazione.

Anche l’imperatore Giuliano aveva abbandonato la sua iniziale politica di benevola neutralità: impaurito dal successo ottenuto da Atanasio con il suo zelo apostolico gli comandò di lasciare Alessandria, ordinando con un editto la sua rimozione, vivo o morto. Atanasio si rifugiò nuovamente in un monastero ma, come sembra, trascurò di prendere le necessarie precauzioni, sant-anastasiorischiando così la cattura da parte della polizia imperiale. Con la morte improvvisa di Giuliano (363) si verificò un altro ritorno trionfale di Atanasio ad Alessandria, anche se la sua posizione restava ancora in grave pericolo a causa della politica religiosa del nuovo imperatore, Valente, conforme a quella di Costanzo.

Nel 365 Atanasio fu ancora esiliato: rifugiatosi nei sobborghi della città, venne presto richiamato da Valente, timoroso di perdere il sostegno dell’Egitto. Da allora (366) fino alla sua morte (373) poté rimanere in pace alla guida della sua Chiesa, impegnandosi nella cura pastorale e nella redazione di molte lettere, in particolare indirizzate a S. Basilio (2 gen) e a S. Damaso (11 dic). Non riuscì solamente a riconciliarsi con Melizio, ad Antiochia.

Atanasio morì nella notte tra il 2 e il 3 maggio 373, dopo quarantasei anni di episcopato in difesa della Chiesa e della sua unità. Subito dopo la sua morte fu venerato come uno dei primi confessori (non martiri). Nel 379 S. Gregorio Nazianzeno (2 gen) lo commemorò con uno splendido sermone, associandolo ai profeti, agli apostoli e ai martiri. Sin da allora fu venerato in Occidente come un campione della fede ortodossa che aveva sofferto persecuzioni ed esili per difendere la dottrina della Chiesa; la Chiesa d’Oriente completò opportunamente la sua immagine vedendo in lui un grande maestro spirituale. Come teologo Atanasio aveva avuto una notevole intuizione del S_Atanasio_absidemistero dell’Incarnazione – cuore della fede cristiana – sia per gli effetti prodotti nella mente e nei cuori dei fedeli.

Alcuni estratti dai suoi scritti ci rivelano la qualità del suo pensiero:

Il Verbo di Dio, nella sua unione con l’umanità, restaurò nell’uomo caduto l’immagine di Dio, come era stato creato. Con la sua morte e risurrezione sconfisse la morte, conseguenza del peccato…;

C’è una sola forma di divinità, che è anche Verbo; un solo Dio Padre, che esiste da se stesso ed è sopra tutte le cose, e apparendo nel Figlio pervade tutte le cose e nello Spirito agisce in tutte le cose, in lui attraverso il Verbo. Così noi conosciamo Dio attraverso laTrinità…; 

Così le celle (dei monaci) sui monti erano come accampamenti di cori divini; gente che cantava, studiava, digiunava, pregava, gioiva nella speranza dei beni futuri, lavoravano per dare il ricavato in elemosina, e tra loro vivevano in amore e concordia. Quella pareva davvero una regione a parte, riservata al culto divino e alla giustizia.

È invocato contro l’emicrania

Fonte: Il primo grande dizionario dei santi di Alban Butler