VALTORTA 35a parte

BRANI TRATTI DALL’EVANGELO 

COME MI è STATO RIVELATO

di MARIA VALTORTA

7° LIBRO (35a parte)

da pag 89 a pag 134

Quando si forma la colpa? Il soldato in guerra è un omicida?Queste le domande a cui dovrà rispondere Gesù in questa 35a parte oltre ad un approfondimento sulle problematiche che sorgono normalmente in ogni famiglia.   

(Una discussione tra i discepoli e Gesù, incalza Giuda di Keriot) […] Dico che, non potendoci isolare…, dobbiamo esser coperti per forza di ciò che è del mondo”. “Il Maestro e Simone dicono appunto che si deve cercare l’acqua del Cielo per conservarsi puliti, nonostante il mondo che è intorno a noi”, dice Giacomo d’Alfeo. […] (Gesù)“Giorno per giorno l’amore ti deterge da ciò che il mondo ti ha dato […] la mamma è il più grande amore della Terra, ma Dio è il più grande ed eterno amore della Terra e del Cielo – va ubbidito ed amato, perché tutto quello che fa lo fa per nostro bene…”.

(Maria SS.) […]la carità dei trapassati è vigile e vicina. Essi non si disinteressano e non ignorano ciò che avviene nei diletti che hanno qui lasciati…

(Gesù parla delle madriE’ macigno che le schiaccia il disamore dei figli, il loro essere imperfetti agli occhi di Dio e degli uomini.

(Gesù a TommasoNon ho guarito del tutto il suo cuore. Esso deve da sé cercare guarigione, ossia perdono, con un pentimento santo. Ma ho fatto che sia capace di ragionare di nuovo. Ora a lui ottenere il resto con la sua libera volontà.

(Gesù insegna ai discepoli) […]Il crudele perisce per la sua stessa crudeltà. Perisce e nella carne e nello spirito […] Dio […] concede questa o quella cosa, se giudica esser l’ora di concederla per un bene sicuro. Ma non può l’uomo pretenderla. A Davide, perdonato, ma ancor bisognoso di vittoria su se stesso dopo i passati errori, Dio non concede di erigere il Tempio […] Così Io vi dico. Volete voi, per essere iracondi, non meritare di erigere nei vostri cuori la casa al Signore dio vostro? Lungi dunque da voi ogni sentimento che non sia di amore. Abbiate un cuore perfetto, così come Davide lo invocava per suo figlio, costruttore del Tempio, affinché custodendo i miei comandamenti ed eseguendo ogni cosa secondo ciò che vi ho insegnato, voi giungiate a edificare in voi la dimora del vostro Dio[…] Voi avete sentito quali tremendi castighi sono serbati a Gerusalemme, all’Israele che non è giusto. Ma non ne gioite. E’ la nostra Patria Non gioitene pensando: “ Noi non ci saremo forse più”. Essa è sempre piena di fratelli vostri. Non dite: “Ben le sta, perché è insegnacrudele al Signore”. Le sventure della Patria, i dolori dei concittadini, devono sempre affliggere coloro che sono dei giusti. […] Dovete fare opere di amore. Vedere di salvare Patria e i compatrioti. Come? Forse colla violenza? Con lo sprezzo? No. Con l’amore, con il paziente amore per convertirli a Dio. Avete sentito. “Se Io troverò un uomo che pratichi giustizia, le userò misericordia”. Lavorate, dunque, perché i cuori vengano alla giustizia e si facciano giusti.

[…] più grande è la scienza e più bassa è la fede perché i dotti si credono esenti dalla fede semplice e schietta, che crede per forza d’amore e non per ausilio di scienza. E’ l’amore che bisogna tramandare e accendere. E, per farlo, bisogna ardere. Essere convinti, eroicamente convinti per convincere. In luogo degli sgarbi, in risposta agli insulti, umiltà e amore. E con questi andare, ricordando le parole del Signore a chi più non le ricorda:[…] voi dovete lavorare per quanto il Male lavora… […] per edificare in voi e intorno a voi la casa del Signore, come vi dicevo in principio. Fare, con una grande santità, che Dio possa ancora scendere nei cuori e sulla nostra cara Patria natia, che tanto già è punita e che non sa quale nembo di sciagura gonfi per essa nel settentrione, nella nazione forte che già ci domina e che sempre più ci dominerà, perché le azioni dei cittadini sono tali da disgustare il Buonissimo ed eccitare il forte.

… dove non è pace non può essere parola di Dio che, pacificamente sentita, dia frutti nei cuori.

michele - lucagiordanosanmichelesconfiggegliangeliribelli1666cakunsthistorischesmuseumviennaLucifero volle giudicare Iddio in un suo pensiero e lo definì errato e volle sostituirsi a Dio, credendosi più giusto di Lui. Tu sai, Simone, a che riuscì Lucifero. E tu sai che tutto il dolore di cui soffriamo è venuto per quella superbia…”

La colpa quand’è che si forma? Quando c’è la volontà di peccare, la conoscenza di peccare e la persistenza a voler peccare anche dopo che si è conosciuto che quell’azione è peccato. Tutto è nella volontà con cui uno compie un atto. Sia esso virtuoso o peccaminoso. […] il soldato che in guerra uccide è omicida? No, se il suo spirito non consente alla strage e combatte perché vi è costretto, ma lo fa con quel minimo di umanità che la dura legge della guerra e dell’esser sottoposto impone.

Anche l’eccessivo e disordinato amore di religione e di patria è peccato, perché diviene egoismo. E l’egoismo è sempre ragione e cagione di peccato. Si. L’egoismo è peccato perché semina nel cuore una mala volontà che fa ribelli a Dio e ai suoi comandi.

Nella caligine la mente, che non vede più la luce schietta della verità come vedeva prima di divenire superbia, inizia il processo dei perché, e dai perché passa al dubbio, dal dubbio al distacco, non solo dall’amore e dalla fiducia in Dio e nella sua giustizia, ma anche dal timore di Dio e del suo castigo, E perciò ecco la facilità a peccare, e dalla facilità al peccare ecco la solitudine dell’anima che si allontana da Dio, che non avendo più la volontà di Dio a guidarla cade nella legge della  sua  volontà di peccatore. Oh! Una ben brutta catena la volontà del peccatore, della quale un estremo è in mano a Satana e l’altro estremo tiene ai piedi dell’uomo una palla pesante per tenerlo lì, schiavo nel fango, curvo, nelle tenebre.

nozze - GuercinoSposalizioVergineLa vera carità, fede e speranza si provano nel dolore più che nella gioia, benché l’eccesso di gioia sia talora rovina ad uno spirito informe ancora. […] Colui che sa persistere nella fede, speranza e carità, anche quando malattie, miserie, morti, sventure lo fanno solo, abbandonato, sfuggito da tutti, e non fa che dire: “Sia fatto ciò che l’Altissimo crede utile per me”, in verità costui non solo merita aiuto da Dio, ma, Io ve lo dico, nel Regno dei Cieli è prono il suo posto e non conoscerà sosta nella purgazione, perché la sua giustizia ha annullato ogni debito nella vita passata.

Ricordate , che la benedizione mia, per essere fruttuosa, deve essere aiutata dal vostro buon volere. E voi sapete quale è il buon volere che deve animare una famiglia perché sia santa la casa che l’ospita. L’uomo vi deve essere capo ma non despota, né della sposa, né dei figli, né dei servi, […] ma guai a quei padri che mancano al loro ufficio, che sono ciechi e sordi ai bisogni e ai difetti dei membri della famiglia, che sono causa di scandalo o dolore per essa, che scendono a compromessi di nozze indegne pur di allearsi con famiglie ricche e potenti, senza riflettere che il matrimonio è unione voluta per elevazione e conforto dell’uomo e della donna, oltre che per procreazione; è dovere, è ministero, non è mercato, non è dolore, non è avvilimento di uno o dell’altro coniuge. E’ amore e non odio. Giusto dunque sia il capo senza eccessive durezze o pretese e senza eccessive condiscendenze e debolezze. Però, se aveste a scegliere fra l’eccesso di una o dell’altra cosa, scegliete piuttosto la seconda, perché di questa almeno Dio vi potrà dire: “Perché fosti così buono?”, e non condannarvi dato che l’eccesso di bontà già punisce l’uomo con le prepotenze che gli altri si permettono sul buono.

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E giusta sia la donna nella casa verso lo sposo, i figli e i servi.

Allo sposo dia ubbidienza e rispettoconforto ed aiuto. Ubbidienza finché questa non assuma sostanza di consentimento al peccato. La moglie deve essere sommessa ma non degradata. Guardate, o spose, che il primo che vi giudica, dopo Dio per certe colpevoli condiscendenze, è lo stesso vostro marito che vi induce ad esse. Non sempre sono desideri di amore, ma anche sono prove verso la vostra virtù. […]

Siate caste nel coniugio. Fate che la vostra castità imponga allo sposo quel ritegno che si ha per cose pure, e vi riguardi come sue simili, non come schiave o concubine mantenute per essere soltanto “piacere” e rigettate quando non piacciono più. La moglie virtuosa, direi la moglie che anche dopo il coniugio conserva quel “che” di verginale negli atti, nelle parole, egli abbandoni d’amore, può portare il marito ad una elevazione dal senso al sentimento, onde lo sposo si spoglia da lussuria e diviene veramente un unico “che” con la sposa, […]

La moglie sia paziente, materna col marito. Lo consideri come il primo dei suoi figli, perché la donna è sempre madre e l’uomo sempre bisognoso di una madre che sia paziente, prudente, affettuosa, confortatrice. Beata quella donna che del proprio coniuge sa essere la compagna e insieme la madre per sorreggerlo e la figlia per esser guidata.

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La moglie sia laboriosa. Il lavoro, impedendo le fantasticherie, fa bene all’onestà altre che alla borsa. Non tormenti il marito con stolte gelosie che a nulla riparano. Il marito è onesto? La gelosia stolta,spingendolo a fuggire la casa, lo mette in pericolo di cadere fra le maglie di una meretrice. Non è onesto e fedele? Non saranno le ire della gelosa quelle che lo correggono, ma sibbene contegno serio senza bronci e sgarbi, dignitoso e amoroso, amoroso ancora, quello che lo fanno riflettere e rinsavireSappiate riconquistare il marito, quando una passione ve lo ha allontanato, con la vostra virtù, come nella giovinezza lo conquistaste con la vostra bellezza. E, per trarre forza in questo dovere, e resistere al dolore che vi potrebbe fare ingiuste, amate e considerate i figli e il loro bene.

Tutto una donna ha nei figli: la gioia, la corona regale per le ore gioconde in cui è realmente regina della casa e del consorte, e il balsamo nelle ore di dolore in cui un tradimento, o altre penose esperienze della vita coniugale, le flagellano la fronte e soprattutto il cuore con le spine della sua triste regalità di sposa martireTanto calpestate da desiderare di tornare in famiglia divorziandoo di trovare un compenso in un finto amico che appetisce alla femmina, ma che finge di avere pietà del cuore della tradita? No, donne, no! Quei figli, quei figli innocenti, turbati già, già dai fatti precocemente tristi dall’ambiente domestico non più sereno, non più giusto, hanno i loro diritti alla madre, al padre, al conforto di una casa dove se è perito un amore, l’altro resta vigile a vegliare su essi.

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Quei loro occhi innocenti vi guardano, vi studiano e capiscono più che voi non crediate, e plasmano i loro spiriti a seconda di ciò che vedono e comprendono. Non siate mai di scandalo ai vostri innocenti, ma rifugiatevi in essi come in un baluardo di adamantini gigli contro le debolezze della carne e le insidie dei serpi.

E la donna sia madre. La madre giusta che è sorella insieme a madre, che è amica insieme a sorella dei suoi figli e figlie. E che è esempio, soprattutto, e su tutto. Vegliare sui figli e sulle figlieamorosamente correggere, sorreggere, far meditare, e tutto senza preferenze; […] ricordando che l’uomo non deve essere più severo di Dio, il quale ama non solo i buoni ma anche i non buoni, e li ama per vedere di farli buoni, […] un solo attimo di gloria nel Cielo è, per la gioia che comunica allo spirito che ne gode, più vasto della più trionfale vita di uomo che mai sia stata. Non invidiate perciò la prosperità del malvagio, ma cercate, con buona volontà di giungere a possedere il tesoro eterno del giusto. […]

[…] figli, che voi siate sottomessi ai genitori, rispettosi, ubbidienti, per poterlo essere anche col Signore Iddio vostro. Perché, se non imparate ad ubbidire ai piccoli comandi del padre e della madre, che vedete, come potrete ubbidire ai comandi di Dio, che vi vengono detti in suo Nome, ma che voi non vedete e non preghieraudite? […] Dio ama, è Padre, sapete? Ma, appunto perché vi ama e vi vuole seco, o cari fanciulli, vi vuole buoni. Là imparate ad amare e ubbidire, e di là comincia per voi la via che conduce al Cielo. […] le lacrime che un figlio fa versare al genitore rigano come piombo fuso il cuore del figlio malvagio e, nonostante ogni suo studio per addormire quella ferita, essa duole, duole e sempre più duole quando la morte del genitore impedisce al figlio di riparare… Oh! Figli, siate buoni, sempre, se volete che Dio vi ami.

E allora la casa benedetta da Me conserverà la sua benedizione e Dio sosterà in essa […] e non maledirete il lavoro e neppure lo farete tanto re della vostra vita da anteporlo a Dio. Perché, se il lavoro vi da guadagno, Dio vi dà il Cielo.