Brani tratti dall’Evangelo Valtorta 32a parte

BRANI TRATTI DALL’EVANGELO

COME MI è STATO RIVELATO

di MARIA VALTORTA

DAL 6 LIBRO (32a parte)

da pag.440 a pag. 451

Illuminante la descrizione che Gesù fa del Martirio spiegando ai discepoli cosa comporta, cosa merita e cosa ci aspetterà dopo la morte. Oltre ad una parabola raccontata dal Signore in un modo completamente nuovo…

(Gesù parla del male ) … “Sempre crederà di essere trionfatore, nonostante tutte le smentite che i giusti gli daranno. E il mio Sacrificio non spunterà le sue saette. Ma l’ora verrà, l’ora finale, in cui il Male sarà vinto e in una bellezza ancora più infinita di quale il tuo spirito la prevedegli eletti saranno l’unico Popolo, eterno, santo, il Popolo del Dio vero”.  “ E noi ci saremo tutti?” chiedono gli apostoli. “Tutti. […] Ma non tutti sarete fedeli sino alla fine. Però molti saranno come Me in Paradiso. PROTOMARTIRI1Taluni avranno premio dopo espiazione, altri dal primo momento dopo la morte, ma il premio sarà tale che, come dimenticherete la Terra e i suoi dolori, così dimenticherete il Purgatorio colle sue penitenziali nostalgie d’amore”. “Maestro Tu ci hai detto che subiremo persecuzioni e martiri. Potremo allora esser presi e uccisi senza aver tempo di pentirci, oppure la nostra debolezza ci farà mancare di rassegnazione alla morte cruenta… E allora?”, chiede Nicolai d’Antiochia che è fra i discepoli.  […] ai grandi spiriti, che devono testimoniare il Signore, viene dal Signore infuso un aiuto soprannaturale…”. “Quale? L’insensibilità forse?”. “No, Nicolai. L’amore perfetto. Essi giungeranno ad un amore tanto completo che strazio di tortura, che strazio di accuse, di separazioni dai parenti, dalla vita, da tutto, cesseranno di essere cosa che deprime, ma anzi tutto si muterà in base per alzarsi al Cielo, accoglierlo, vederlo, e perciò tendere le braccia e il cuore alle torture per andare là dove già sarà il loro cuore: nel Cielo”.

s-sebastiano-martireUno che muore così sarà, allora, molto perdonato”, dice un vecchio discepolo di cui non so il nome. “Non molto, ma del tutto perdonato, perché l’amore è assoluzione, e sacrificio è assoluzione, e confessione eroica di fede è assoluzione. Vedi perciò che un triplice lavacro sarà sui martiri.” “Oh! Allora… Io ho molto peccato, Maestro, e ho seguito questi per avere perdono, e Tu ieri me lo hai dato e perciò sei stato insultato da chi non perdona ed è colpevole. Io credo che il tuo perdono è valido. Ma per i miei lunghi anni di colpa dammi l’assolvente martirio”. […] “Molto chiedi, uomo! La vita dell’uomo è in mano del Padre mio…”  […] “… non ti pare martirio vivere quando il mondo ha perduto ogni attrattiva e il cuore anela al Cielo, e vivere per ammaestrare altri all’amore e conoscere le delusioni del Maestro e perseverare senza stanchezze per dare al Maestro delle anime?

Fa la volontà di Dio, sempre, anche se la tua ti parrebbe più eroica, e sarai santo…”

“… Con la vita cessa soltanto il dolore per quelli che furono buoni e onesti nelle loro catene, e col dolore la differenza fra ricchi e poveri, fra liberi e schiavi. Dopo c’è un unico e giusto Iddio per tutti, il Quale, senza tener conto di censo o di catene, darà premio ai buoni e castigo ai non buoni. Ricordatevelo. […] Per mostrarmi che mi avete gratitudine, siate sempre più buoni, e avrete il vero Dio a vostro eterno Amico“.

(Gesù racconta la parabola di un padre che invia i figli per il mondo dando a tutti in egual misura e poi li richiama a se) “Anche senza interrogazioni, il loro aspetto diverso dava risposta sulla verità. […] Il padre iniziò l’interrogatorio da questi ultimi: ” Come mai, voi che eravate di così sereno aspetto quando partiste, ora parete fiere pronte a sbranare? Da dove vi viene quell’aspetto?”. “La vita ce lo ha dato. E la tua durezza di mandarci fuori di casaTu ci hai messo a contatto col mondo.” “Sta bene. E che avete fatto nel modo?” “Ciò che potemmo per ubidire al tuo comando di guadagnarci la vita col niente che ci hai dato”.

Sta bene. Mettetevi in quell’angolo… E ora a voi, magri, malati e malvestiti. Che faceste per ridurvi così? Eravate pure sani e ben vestiti quando partiste”. “In dieci anni gli abiti si logorano…”, obbiettarono i fannulloni. “Non ci sono dunque più telai nel mondo che facciano stoffe per le vesti degli uomini?” “Si… Ma ci vogliono denari per comperarle…”. “Li avevate”. “In dieci anni… si sono più che finiti. Tutto ciò che ha principio ha fine”. “Si, se se ne leva senza mettervene. Ma perchè voi avete soltanto levato? Se aveste lavorato, potevate mettere e levare senza che il denaro finisse, ma anzi ottenendo che aumentasse. Siete stati forse malati?” “No, padre”. “E allora?” “Ci sentimmo spersi… Non sapevamo che cosa fare, che fosse buono… Temevamo di far male. E per non fare male non facemmo nulla”. “E non c’era il padre vostro a cui rivolgervi per consiglio? Sono forse stato mai padre intransigente, pauroso?”. “Oh, no! ma ci vergognavamo di dirti: Non siamo capaci di prendere iniziative. Tu sei sempre stato così attivo… Ci siamo nascosti per vergogna”.

Sta bene. Andate nel mezzo della stanza. A voi! E che mi dite voi? Voi che all’aspetto della fame unite quello della malattia? Forse che il troppo lavoro vi ha resi malati? Siate sinceri e non vi sgriderò…”. Alcuni degli interpellati si gettarono in PENTITOginocchio battendosi il petto e dicendo: “Perdonaci, o Padre! Già Dio ci ha castigati e ce lo meritiamo. Ma tu, che sei padre nostro, perdonaci!… Abbiamo iniziato bene; ma non abbiamo perseverato. Trovandoci facilmente ricchi, dicemmo: Orbene, ora godiamo un po’, come ci suggeriscono gli amici, e poi torneremo al lavoro e rifaremo il disperso. E volevamo fare così, in verità. Tornare alle due monete e poi rifarle fruttare, come per giuco. E per due volte (dicono due) per tre (dice uno) ci riuscimmo. Ma poi la fortuna ci abbandonò… e consumammo tutto il denaro“. “Ma perchè non vi siete ripresi dopo la prima volta?”. “Perchè il pane speziato del vizio corrompe il palato, e non si può più farne senza…”. “C’era vostro padre…” “E’ vero, e a te sospiravamo con rimpianto e nostalgia. Ma noi ti abbiamo offeso… Supplicavamo il Cielo di ispirarti di chiamarci per ricevere il tuo rimprovero e il tuo perdono; questo chiedevamo e chiediamo, più delle ricchezze che non vogliamo più, perchè ci hanno traviati”.

Sta bene. Mettetevi voi pure presso quelli di prima, al centro della stanza. E voi, malati e poveri come questi, ma che tacete e non mostrate dolore, che dite?”. “Ciò che dissero i primi. Che ti odiano perchè col tuo imprudente agire ci hai rovinati. Tu che ci conoscevi non dovevi lanciarci nelle tentazioni. Ci hai odiato e ti odiamo. Ci hai fatto questo tranello per liberarti di noi. Sii maledetto”.

pecoreSta bene. Andate coi primi in quell’angolo. Ed ora a voi, floridi, sereni, ricchi figli miei. Dite. Come siete giunti a questo?”. “Mettendo in pratica i tuoi insegnamenti, esempi, consigli, ordini, tutto. Resistendo ai tentatori per amore di te, padre benedetto che ci hai dato la vita e la sapienza”.

Sta bene. Venite alla mia destra e udite tutti il mio giudizio e la mia difesa. Io ho dato a tutti ad un modo di esempio e sapienza. I miei figli hanno risposto in maniere diverse. Da un padre lavoratore, onesto, morigerato, sono usciti dei simili a lui, poi degli oziosi, dei deboli facili a cadere in tentazioni e dei crudeli che odiano il padre, i fratelli e il prossimo su cui, anche se non lo dicono lo so, hanno esercitato usura e delitto. E nei deboli e negli oziosi ci sono i pentiti e gli impenitenti. Ora io giudico. I perfetti già sono alla mia destra, pari a me nella gloria come nelle opere; i pentiti staranno di nuovo, come fanciulli ancora da istruirsi, soggetti fino a che non avranno raggiunto il grado di capacità che li faccia di nuovo adulti; gli impenitenti e colpevoli siano gettati fuori dei miei confini e perseguitati dalla maledizione di chi non è più loro padre, perchè il loro odio per me annulla i rapporti della paternità e della figliolanza fra noi. Però ricordo a tutti che ognuno si è fatto la sua sorte, perchè io ho dato a tutti le stesse cose che nei riceventi, hanno prodotti quattro diversi sorti, e non posso essere accusato di aver voluto il loro male”.

parabola_dei_talenti (1)(Gesù la spiega) Le due monete date dal padre a tutti i figli prima di mandarli nel mondo sono il tempo e la libera volontà che Dio da ad ogni uomo, perchè li usi come meglio crede, dopo essere stato ammaestrato ed edificato con la Legge e gli esempi dei giusti. […] Chi tesorizza il tempo, i mezzi, l’educazione, il censo, tutto, nel bene e si mantiene sano e santo, ricco di moltiplicata ricchezza. Chi comincia bene e poi si stanca e disperde. Chi non fa nulla pretendendo che gli altri facciano. Chi accusa il padre dei suoi errori; chi si pente, disposto a riparare; chi non si pente e accusa e maledice come se la sua rovina fosse stata forzata da altri. E Dio ai giusti da subito premio; ai pentiti misericordia e tempo di espiare per giungere al premio per il loro pentimento ed espiazione; e dà maledizione e castigo a chi calpesta l’amore con l’impenitenza conseguente al peccato. A ognuno da il suo.