San Martino di Tours

SAN MARTINO DI TOURS

vescovo (ca.336-397) 11 novembre

san-martino-4Definito da Butler “la gloria della Gallia e una luce per la Chiesa occidentale del IV secolo”. S Martino fu uno dei santi più popolari del medio Evo. Entrato a far parte dell’ ”Ordine minore degli Esorcisti” fu testimone di numerosi miracoli e sogni profetici.

Contrariamente a quanto accade a molti santi di quel periodo, il suo biografo, lo storico ecclesiastico Sulpicio Severo, lo conosceva personalmente e gli fece visite frequenti durante gli ultimi quattro anni di vita; sebbene la sua opera, Vitae Martini, presenti delle lacune (è, a un certo livello, un racconto idealizzato e vi sono problemi cronologici), Sulpicio non usa Martino semplicemente come uno spunto per propugnare ideali religiosi e morali, ma tenta piuttosto di ricordare la vita di quest’uomo, che secondo lui incarnava quell’ideale.

La fama di Martino è dovuta in gran parte a questa Vitaimportante poiché fu una delle prime, se non la prima, a commemorare un cristiano per il modo in cui conduceva la sua vita, non per il modo in cui era morto, e che in teoria potrebbe essere stata letta in ogni monastero medievale dell’Europa occidentale.

Martino nacque a Sabaria (oggi Szombathcly, Ungheria) nella provincia romana della Pannonia (l’attuale Ungheria occidentale unita alla parte orientale di Austria, Slovenia e Vojvodina), intorno al 336; presto, a ogni modo, la famiglia si trasferì a Pavia, in Italia, a causa della promozione al rango di tribuno di suo padre, che apparteneva all’esercito.

SAN MARTINO DI TOURSEntrambi i genitori erano pagani, ma Martino iniziò invece a interessarsi al cristianesimo in giovane età e, quando non aveva ancora compiuto dieci anni, tentò per la prima volta di entrare nella ChiesaIl padre si oppose con forza a questa idea, e, cinque anni dopo, approfittando della legge che obbligava i figli a seguire la professione del padre, spinse Martino a entrare nell’esercito.

Sebbene fosse inadeguato per temperamento alla vita militare e non ancora ufficialmente cristiano, visse più come monaco che come soldatoma combatté per tre anni nella guardia imperiale. Si trovava stanziato presso Amiens, quando accadde un evento, poi diventato un suo tratto distintivo: era inverno, il gelo era particolarmente rigido e, avvicinandosi alla città, notò un uomo mezzo nudo e tremante dal freddo, che chiedeva la carità ai passanti.

Sembrava che nessuno, ad ogni modo, avesse qualcosa da dargli , perciò, dato che possedeva solo le armi e gli abiti , tirò fuori la spada e tagliò in due parti il mantello, donandone una metà al mendicante (con estremo divertimento di alcuni e il  biasimo di altri ). Durante la notte, gli apparve in sogno Gesù, che indossava il pezzo di mantello donato al povero, il quale gli disse:

«Martino, ancora catecumeno, mi ha coperto con questo mantello»; dopo questo sogno, secondo Sulpicio , «volò verso il battesimo».SAN MARTINO DI TOURS2

Martino aveva circa vent’anni ed era ancora nell’esercito, quando un’invasione di barbari in Gallia cambiò la sua vita ; la sua compagnia fu chiamata da Cesare Giuliano (355-360), per ricevere il bottino di guerra, ma Martino rifiutò di accettarlo, dicendo a Giuliano:

«Fino a oggi ti ho servito come soldato, ora lascia che io serva Cristo. Distribuisci il bottino agli altri, continueranno a combattere, ma io sono un soldato di Cristo e non mi è permesso farlo».

L’imperatore irato lo accusò di essere un codardo e si sentì rispondere che in nome di Cristo era pronto ad affrontare il nemico il giorno seguente da solo e disarmato; fu gettato in prigione, ma una rapida risoluzione degli eventi pose fine a ulteriori azioni penali contro di lui , perciò fu semplicemente rilasciato. Partì subito per Poitiers, dove il vescovo, S. Ilario (13 gen.), fu felice di accogliere un “obiettore di coscienza” tra i suoi discepoli. Al rifiuto di Martino di diventare diacono, Ilario lo fece entrare nell’Ordine minore degli esorcisti ( un incarico molto adatto a Martino , secondo Sulpicio, in particolare per la sua capacità di distinguere gli spiriti buoni da quelli maligni).

A questo punto il racconto di Sulpicio comincia a presentare una serie di problemi cronologici: sembra che durante il soggiorno a Poitiers, Martino abbia fatto un sogno che lo spinse a fare una visita alla sua vecchia casa; perciò partì e attraversò le Alpi , viaggio lungo e difficile, durante il quale fu attaccato da alcuni rapinatori da cui riuscì a scappare in modo singolare, raggiungendo infine la Pannonia; durante il suo soggiorno in quel paese, la madre e altre persone si convertirono al cristianesimo, al contrario del padre.

SAN MARTINO DI TOURS3Martino non tornò subito a Poitiers, una volta lasciata la Pannonia, ma si recò prima in Illirico, sulle coste della Dalmazia (dove denunciò gli ariani trionfanti e fu flagellato), poi a Milano. Qui apprese che Ilario era stato esiliato per aver difeso l’ortodossia troppo energicamente, data la sua opposizione agli ariani, e perciò decise di rimanervi fino a quando questi ultimi avessero detenuto il potere in Gallia . Presto però fu cacciato dal vescovo ariano, Aussenzio, e si ritirò con un altro prete che condivideva il suo pensiero alla Gallinara, un’isoletta nel Golfo di Genova, dove rimase fino al ritorno di Ilario a Poitiers, nel 360.

Ritornato a PoitiersIlario donò a Martino alcune terre in un luogo oggi conosciuto come Ligugé, perché potesse così condurre la vita solitaria a cui si sentiva votato, ma inevitabilmente fu raggiunto da altri eremiti , attratti dalla fama della sua santità, che si unirono a formare, secondo un’opinione comunemente accettata, la prima congregazione monastica della Gallia (che prosperò fino al 1607 ed ebbe una rinascita nel 1853 grazie ai monaci benedettini di Solesmes).

Martino trascorse i dieci anni successivi a insegnare ai suoi discepoli e a predicare al popolo delle campagne circostanti, poi, nel 371, la popolazione di Tours chiese che fosse eletto vescovo della cittadina, ma, dato il suo rifiuto, nel 372 lo chiamarono in città con la scusa di far visita a un malato e al suo arrivo gli conferirono la nomina di vescovo.

Alcuni vescovi delle zone vicine, chiamati ad assistere all’elezione, lo trovarono inadeguato a tale ufficio per la trascuratezza del suo vestire, ma le loro obiezioni furono attaccate subito dalla maggior parte del clero e del popolo locale. L’elezione come suo successore di S. Brizio (13 nov.), uno di quelli che lo criticavano più apertamente, suggerisce che esisteva quasi certamente una minoranza che considerava Martino un fuorileggepercependo il suo ascetismo come un modo di rimproverare gli altri, e dunque si opponeva alla sua elezione.SAN MARTINO DI TOURS4

Martino continuò a condurre uno stile di vita monastico anche da vescovo, prima vivendo in una cella vicino alla cattedrale, poi , quando iniziò a sentirsi oppresso dai continui doveri inerenti al suo ufficio e dalle richieste del popolo di Tours, si trasferì in un luogo deserto fuori città (la descrizione di Sulpicio è probabilmente un po’ romanzata), dove fondò l’abbazia di Marmoutier , monastero che presto annoverò ottanta monaci e diventò un centro di espansione del cristianesimo nelle zone rurali, come le altre comunità da lui fondate.

Martino fu un pioniere in questo e in altri campi (anche se, probabilmente, vi erano; altri vescovi, ugualmente zelanti, che non ebbero la fortuna di avere un biografo personale come Sulpicio Severo). Il cristianesimo iniziò a diffondersi in Gallia prima tra le popolazioni urbane, con l’esclusione totale delle campagne (pagus, da cui deriva la parola pagano, carica di significato, era un distretto rurale e i pagani erano semplicemente i suoi abitanti). Grazie all’attività missionaria di Martino e dei suoi monaci, il cristianesimo si diffuse rapidamente nelle zone circostanti; Tours, e il successore di Martino nel VII secolo, S. Gregorio (17 nov.), cita i nomi di sei “chiese di paese”, da lui fondate.

san_martino_e_il_poveroAlcuni suoi metodi, in particolare il fervore nel distruggere i templi pagani e gli altri oggetti considerati sacri dal popolo, provocarono un ovvio risentimento, dato che, fino a quando Teodosio I (379-395) non emise alcuni editti contro la loro esistenza nel 391-392, i templi e gli idoli pagani erano tollerati, e quindi Martino e i suoi monaci con il loro comportamento infrangevano la legge. Martino, tuttavia, che non aveva mai sfruttato la sua posizione per ottenere un favore personale, probabilmente riuscì a persuadere le autorità a chiudere un occhio sulla distruzione di quegli edifici, da lui considerati opera di Satana. A Mont-Beuvray, sui monti Morvan, a sud di Avallon, per esempio, una tradizione popolare sostiene che Martino abbia distrutto un tempio pagano in quel luogo, evento confermato dal ritrovamento delle rovine di un tempio pagano sotto a quelle di una cappella dedicata a Martino.

Oltre all’attività missionaria e all’energia che vi dedicò. Martino è famoso per i suoi miracoli, di cui si hanno molti esempi, più o meno mirabili, citati da Sulpicio (che paria anche delle visioni di Martino e del suo dono della profezia); da questo punto di vista Martino non fu esente da critiche e, verso la fine della sua vita, Brizio addusse come prova della sua senilità le sue «superstizioni e allucinazioni»; tuttavia Martino, ben consapevole delle critiche di Brizio, sopportava tutto con somma pazienza.

Sulpicio ha dato anche un’idea delle distanze percorse da Martino: ogni anno, senza pensare alle proprie comodità, si recava a visitare le parrocchie alla periferia della diocesi, a piedi, su un asino o in barca; talvolta (cosa che non piacque ai suoi colleghi vescovi) oltrepassò i confini della sua diocesi, per raggiungere luoghi distanti come Chartres, Sens, Autun e perfino Vienne, dove si dice abbia guarito S. Paolino di Nola (22 giu.) da alcuni disturbi agli occhi. Non si risparmiò neanche nella sua sede di Taurs: un giorno, giunse in città un ufficiale dell’imperatore, autocratico e crudele, chiamato Aviziano, con un gruppo di prigionieri, ordinando che fossero torturati e giustiziati il giorno seguente.

SAN MARTINO DI TOURS6Martino, che partì immediatamente da Marmoutier per perorare la sua clemenza, non riuscì a raggiungere Tours se non a notte inoltrata, ma nonostante questo si recò a far visita ad Aviziano, ripartendo solo dopo averlo persuaso a ritirare il proprio ordine.

Durante i venticinque anni di vescovado a Taurs, fu coinvolto in alcune dispute dottrinali, di cui la più importante fu quella contro il priscillianesimo, una setta ascetica estremista, formata dai seguaci di Priscilliano, criticata e condannata anche da papa Damaso I (366-384; 2 die.) e da S. Ambrogio, arcivescovo di Milano (7 dic.) durante il sinodo di Bordeaux, presieduto dall’imperatore Massimo il Grande (383-388) nel 384. Priscilliano fece appello all’imperatore contro la supremazia del sinodo, ma fu attaccato dal vescovo Itacio di Ossanova, che richiese la sua esecuzione. Martino, come Ambrogioseguì una linea più moderata, perché non voleva che l’imperatore intervenisse in questioni ecclesiali ed era contrario alla condanna a morte degli eretici.

Massimo accettò di risparmiare la vita di Priscilliano e dei suoi seguaci, ma quando Martino lasciò Treviri, si fece persuadere da Itacio e dai suoi seguaci a presentare il caso al prefetto, che accusando i priscilliani di stregoneria, li fece giustiziare. Al momento del suo ritorno a Treviri, appellandosi in favore dei priscilliani sospetti che erano stati cacciati dalla Spagna (infatti, questa setta crebbe subito dopo la persecuzione e sopravvisse fino al VI secolo), Martino si trovò in una posizione difficile: fino a quando egli avesse continuato a rifiutare di prendere provvedimenti comuni con Itacio e  gli altri vescovi.

san-martino-del-ventoMassimo rifiutò di annullare la condanna a morte. Fu solo quando Martino accettò di partecipare alla consacrazione di uno di loro come vescovo di Treviri, che Massimo ritirò l’ordine, ma il senso di colpa per essere stato troppo accondiscendente in questa occasione turbò Martino per tutta la vita (come le accuse di Brizio di aver continuato a combattere nell’esercito, anche dopo il battesimo).

Nel 397 Martino ebbe il presentimento che sarebbe presto morto; quando lo riferì ai suoi seguaci, questi lo pregarono di non lasciarlo, ma Martino recitò questa preghiera:

«Signore, se il tuo popolo ha ancora bisogno di me, non lo abbandonerò. Sia fatta la tua volontà»;

dopo poco tempo, si ammalò gravemente, a Candes, in un luogo remoto della sua diocesi, e morì l’8 novembre 397; fu sepolto a Tours dopo tre giorni. Brizio, suo successore, fece costruire una cappella per custodirne le spoglie, su cui venne successivamente edificata una maestosa basilica, distrutta durante la Rivoluzione francese, e attualmente sostituita da una chiesa moderna costruita sulla tomba del santo (che era stata a sua volta saccheggiata dagli ugonotti, nel 1562).

Il culto non si sviluppò subito e l’elezione di Brizio come suo successore può essere una prova della reazione contro Martino, almeno a Tours; a un certo punto, tuttavia, si diffuse assai rapidamente, grazie soprattutto alla Vita di Sulpicio, completata nel 396. Fino al 1562, Tours fu una delle mete di pellegrinaggio più popolari in Europa; inoltre esistono molte chiese in onore di Martino (non solo in Francia, ma anche in Italia, Spagna, Germania e nei Paesi Bassi).

SAN MARTINO DI TOURSLa chiesa più antica d’Inghilterra, al di fuori delle mura orientali di Canterbury porta il suo nome; se è giusto ciò che asserisce Beda, cioè che fu costruita durante l’occupazione romana, deve essere stata originariamente dedicata a qualche altro santo, ma alla fine venne dedicata definitivamente a S. Martino, al tempo in cuila frequentavano S. Agostino (27 mag.) e i suoi compagni monaci. Alla fine dell’VIII secolo, esistevano almeno cinque chiese in onore di S. Martino, in Bretagna, compresa quella di S. Niniano (16 set.) a Whithorn, e nel 1800 erano diventate centosettantatré.

S. Martino è una figura molto importante in campo artisticocon i suoi simboli: la palla di fuoco, che compare sopra di lui mentre celebrava la Messa, oppure, dal XV secolo in poi, un’anatra (dato che spesso migra nel periodo della sua festa). L’episodio più rappresentato è l’incontro con il povero, raffigurato su alcune vetrate a Tours, a Chartres, a Beauvais e a Bourges in Francia, e in Inghilterra, in quelle della chiesa di S. Martino a York. Esistono anche affreschi in alcune chiese di Chalgrave, nel Bedfordshire, e a Nassington, nel Northamptonshire; una statua nella cappella dedicata a Enrico VIII, nell’abbazia di Westminster, lo raffigura in un’armatura, avvolto in metà mantello.

È INVOCATO: – contro la dissenteria – come protettore di albergatori, addetti alle mense, combattenti, fabbricanti di maioliche, mendicanti, militari, osti, sarti, vendemmiatori, viticoltori, cavalli, oche, sinistrati e della fanteria

Fonte: Il primo grande dizionario dei santi di Alban Butler

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