San Matteo

SAN MATTEO

apostolo ed evangelista (I sec.) 21 settembre

S. MATTEOMolti giudei che avevano frequenti rapporti con i gentili portavano un nome greco in aggiunta a quello ebreo e dunque una possibile spiegazione è che Levi fosse il suo nome originale, e che abbia scelto o gli sia stato assegnato il nome Matteo (“dono di Yahvé”) quando lasciò il lavoro per seguire Gesù.

Tra i nomi dei dodici apostoli citati nei tre Sinottici (Mt 10, 2-5; Mc 3, 16-19; Lc 6, 13-16), il nostro santo compare semplicemente come Matteo, sebbene nel proprio Vangelo aggiunga «il pubblicano»; benché, tuttavia, nel racconto della sua chiamata abbia il nome di Matteo (Mt 9, 9), Marco e Luca nel racconto corrispondente (Me 2, 13-14; Le 5, 27-28) lo chiamano Levie Marco specifica «figlio di Alfeo». Molti giudei che avevano frequenti rapporti con i gentili portavano un nome greco in aggiunta a quello ebreo e dunque una possibile spiegazione è che Levi fosse il suo nome originale, e che abbia scelto o gli sia stato assegnato il nome Matteo (“dono di Yahvé”) quando lasciò il lavoro per seguire Gesù. Questo avvenne a Cafarnao, guarnigione e dogana romana, dove come “esattore” era stato disprezzato da giudei e non. Gesù aveva appena guarito un paralitico ed era vicino al banco delle imposte quando vide Matteo «e gli disse: “Seguimi”. Ed egli si alzò e lo seguì».

Questa è l’unica volta che Matteo è nominato individualmente, sebbene compaia molte volte in tutti gli elenchi degli apostoli, incluso quello contenuto nel capitolo iniziale degli Atti degli Apostoli (At 1, 13-14). A partire da una data assai antica, uno dei quattro Vangeli fu attribuito a Matteo (sebbene non esista niente nel testo a suggerire che sia stato scritto da lui), le parole “secondo Matteo” cominciano a comparire dal IV secolo, ma si discute ancora se sia stato o no il primo a essere scritto. Il materiale fu certamente “raccolto” e “riordinato” nella seconda metà del I secolo e sembra essere stato tradotto in greco in Siria o in Fenicia, nell’80 circa.

Esiste un’ipotesi molto diffusa, fondata su testimonianze del II secolo citate da Eusebio, che Matteo si sia basato sul Vangelo di Marco, oppure che abbia usato fonti aramaiche ed ebraiche conosciute anche da Marco e Luca. Lo stile è personale, in ogni caso, S. MATTEO1e l’autore, chiunque sia, scrive chiaramente per lettori specificamente giudei, conosce la Scrittura, e offre una descrizione di Gesù attendibile. Come evangelista, gli è di solito attribuito il simbolo dell’uomo, poiché iniziò il suo Vangelo con la genealogia di Cristo, mettendo perciò in rilievo le sue origini e parentele umane.

Non si sa niente di sicuro su cosa fece Matteo dopo la risurrezione: secondo una versione tradizionale predicò il Vangelo in Giudea, e poi si recò in Oriente, ma sono state proposte come possibili destinazioni Etiopia, Persia, Siria, Macedonia e Irlanda.

E’ venerato come martirema in realtà non si conoscono né il modo né le circostanze della sua morte. Lo scrittore gnostico Eracleone affermò che era deceduto di morte naturale, e quest’ipotesi sembra essere accettata da S. Clemente di Roma (23 nov). Una tradizione, seguita da edizioni precedenti del Martirologio Romano, afferma che morì in Etiopiaun’altra, seguita dal Martirologio Geronimiano, a Tarrium in Persia, sebbene alcuni sostengano che sia stata confusa con Tarsuana, nella regione ad est del Golfo di Persia.

Le presunte reliquie furono portate dall’Etiopia a Finstère in Bretagna, e da là, grazie all’avventuriero normanno Roberto il Guiscardo (1015-1085), a Salernotuttavia S. MATTEO2andarono perse durante le invasioni del X secolo, anche se è stata conservata una lettera di papa S. Gregorio VII (25 mag.) indirizzata all’arcivescovo di Salerno, in cui si apprende del loro ritrovamento. Il fatto che quattro chiese diverse in Francia affermino di avere il suo cranio suggerisce che nessuna delle affermazioni che riguardano le reliquie è molto attendibile.

Esistono innumerevoli raffigurazioni in pittura, scultura, e in altre forme artistiche; nei dipinti in cui è ritratto come evangelista è identificato dal suo simbolo, oppure siede a un tavolo mentre scrive il suo Vangelo, con un angelo che gli guida la penna o tiene il calamaio. In Oriente la sua festa è celebrata il 16 novembre, ma in Occidente principalmente in questo giorno.

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FonteIl primo grande dizionario dei santi di Alban Butler 

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