SANTA ROSALIA
Vergine eremita di Palermo (1166) 4 Settembre
Nacque in una nobile famiglia vicino a Palermo e ricevette una salda istruzione cristiana. In giovane età, lasciò la famiglia per andare a vivere come eremita in una grotta a Santo Stefano Quisquina, vicino a Bivona.
Un’iscrizione scoperta sulle pareti di questa grotta, scritta quasi certamente di suo pugno, afferma: Ego Rosalia Sinibaldi Quisquine et Rosarum domini filia amore Domini mei Iesu Christi in hoc antro habitare decrevi (Io, Rosalia, figlia di Sinibaldo, signore di Quisquina e Rosa, ho deciso di vivere in questa grotta per amore del mio Signore Gesù.)
Nonostante in Sicilia si cominciasse a dedicare le chiese a S. Rosalia dal XIII secolo, non è citata in nessuno dei martirologi primitivi, e la prima Vita che ci è stata tramandata risale al XVI secolo. La maggior parte delle informazioni sono il risultato della fusione tra tradizione locale, iscrizioni e dipinti.
Dopo aver vissuto qui per un breve periodo di tempo, Rosalia si trasferì nella zona di Palermo, in una grotta stalagmitica sulle pendici del monte Pellegrino, dove morì, e i resti furono alla fine completamente coperti dai depositi calcarei delle stalagmiti.
Nel frattempo il suo culto fiorì; la popolazione di Palermo la venerò subito come santa, e dalla fine del XII secolo le furono dedicate molte chiese e cappelle, in Sicilia e nell’Italia meridionale.
Nel 1624 il culto, che aveva cominciato a decadere, tornò a fiorire, e Rosalia fu nominata patrona principale di Palermo. Esistono due versioni di ciò che accadde; secondo la prima, nell’ottobre del 1623, durante un’epidemia di peste, santa Rosalia apparve ad un cacciatore addolorato, di nome Vincenzo Bonello, che, avendo perso la moglie a causa di questa malattia, si era recato sul monte Pellegrino per suicidarsi.
La seconda sostiene che Rosalia apparve a una donna malata di peste e le disse di recarsi in pellegrinaggio sul monte Pellegrino. In entrambi i casi, si cercarono le sue ossa sul monte, e ne furono effettivamente trovate alcune, senza che si riuscisse tuttavia a identificarle; anzi, una prima commissione di dottori non riuscì nemmeno a dimostrare che appartenessero a un essere umano.
In ogni caso, quando Fu a febbraio 1625, una seconda commissione di dottori e teologi le autenticarono, identificandole con quelle di Rosalia, le ossa furono collocate in un reliquiario e portate in processione fino alla cattedrale, e l’anno seguente fu costruita una chiesa sul sito del suo eremo sul monte Pellegrino.
S. Rosalia fu inclusa nel Martirologio Romano da papa Urbano VII! (1623-1644) dove, infatti, compariva due volte: alla data di oggi, data della morte, e al 15 luglio, giorno presunto del ritrovamento delle reliquie, che includevano un crocifisso di terracotta, una croce greca d’argento e alcuni rosari, oltre alle ossa.
I benedettini hanno affermato che Rosalia apparteneva al loro ordine, ma la stessa dichiarazione fatta dai religiosi greci che una volta risiedevano in Sicilia è probabilmente più credibile. L’abbazia bizantina di San Salvatore a Messina possedeva una croce di legno (ora a Palermo) con la seguente iscrizione: «Io, sorella Rosalia Sinibaldi, pongo questa croce di legno del mio Signore, che ho sempre seguito, in questo monastero».
È INVOCATA: – contro i terremoti
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FONTE: Il primo grande dizionario dei Santi di Alban Butler