San Gennaro

SAN GENNARO

vescovo e martire (ca. 305) 19 Settembre

Gennaro è conosciuto principalmente per la liquefazione del sangue, che S. GENNAROè testimoniata a Napoli dal 1389. I racconti del suo martirio, che risalgono al VI e IX secolo, contengono dettagli non attendibili, ma è certo, a ogni modo, che un vescovo di nome Gennaro morì come martire in qualche luogo vicino a Napoli e che fu venerato da antica data.

Un sacerdote di nome Uranio, scrivendo nel 432, afferma che l’anno precedente S. Paolino di Nola (22 giu.) mentre era sul letto di morte fu confortato da una visione di S. Martino di Tours (11 nov.) e San Gennaro, «vescovo e martire e gloria della Chiesa di Napoli». Un dipinto murale nella cosiddetta “catacomba di San Gennaro” a Napoli, che risale anch’essa al V secolo, lo raffigura con un nimbo; è inoltre menzionato da S. Gregorio di Tours (17 nov), autore del VI secolo.

Nel racconto tramandato, si afferma che nacque a Napoli (anche se Benevento è una possibile alternativa) e che fu vescovo di Benevento nel 303 allo scoppio della persecuzione di Diocleziano. San Gennaro, appreso che Sosso e Proculo, diaconi rispettivamente di Pozzuoli e di Miseno, con due laici, Euticio e Acuzio, erano stati S. GENNARO2imprigionatidecise di far loro visita, ma poiché i persecutori erano, stati informati, fu arrestato, interrogato  insieme a Pesto, il suo diacono, e a Desiderio, un lettore della sua chiesa, dal governatore di Nola e poi torturato, e quando il governatore si recò a Pozzuoli, i tre uomini furono ammanettati con pesanti catene e costretti a camminare davanti alla sua carrozza.

A Pozzuoli furono rinchiusi nella stessa prigione di Sosso e degli altri, e con loro condannati a essere gettati in pasto alle bestie feroci, ma furono decapitatidato che nessuno degli animali li volle toccare, e poi seppelliti vicino alla città.

Durante il V secolo, le reliquie di San Gennaro furono portate a Napoli dalla piccola chiesa di San Gennaro nella regione vulcanica della Solfatara, vicino a Pozzuoli, e conservate prima a Benevento, poi nell’abbazia di Monte Vergine, durante le guerre normanne dell’XI secolo, ma poi riportate a Napoli, di cui è patrono principale, nel 1497. San Gennaro è citato nel Geronimiano del V secolo, oltre che nei Vangeli Lindisfarne della seconda metà del VII secolo e nel calendario di S. Villibrordo (7 nov) all’inizio dell’VIII secolo.

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La reliquia del sangue di San Gennaro che si liquefa ogni anno durante i tre giorni della sua commemorazione (19 set., 16 dic, giorno in cui allontanò una minacciosa eruzione del Vesuvio nel 1631, e il sabato precedente alla prima domenica di maggio, giorno della traslazione delle reliquie) è conservata nella cappella del tesoro nella cattedrale di Napoli, e consiste in una fiala incastonata in un reliquiario di metallo, riempito per metà di un liquido scuro, solido e opaco. Per sei volte, durante ognuno dei tre giorni di festa, la reliquia è esposta e innalzata da un sacerdote davanti a un reliquiario d’argento, che si dice contenga il cranio del martire, e alla vista di tutti i presenti.

Il popolo prega, specialmente un gruppo rappresentativo di donne conosciute come “le zie di San Gennaro“, mentre di tanto in tanto il sacerdote rivolta sottosopra la reliquia. In un certo intervallo (dai due minuti a un’ora) si vede la massa solida liquefarsi e aumentare di volume, diventare più rossa e a volte gorgogliare; a questo punto il sacerdote annuncia; «Il miracolo è avvenuto», poi si canta il Te Deum e si venera la reliquia.

Si tratta di uno dei miracoli documentati più attentamente esaminati, almeno si può affermare che questo presunto evento straordinario accade veramente, ed è accettato San Gennaro nella Solfatara  – Londra collezione privatapersino dagli scettici, nonostante offrano spiegazioni naturali (per esempio, che il sangue è mescolato con della cera che si scioglie con il calore), anche se sembra non esserci nessun legame tra la temperatura esterna e il grado di liquefazione. Talvolta, con 30 gradi di temperatura, sono trascorse due ore prima della liquefazione; in altre occasioni ci sono voluti quindici minuti, anche se la temperatura era meno di 7-8 gradi. Altri aspetti importanti sono che il volume della sostanza scura nella fiala, il presunto sangue di San Gennaro, non rimane costante, il peso varia allo stesso modo, e la liquefazione non avviene sempre secondo le stesse modalità (talvolta sembra che il sangue stia bollendo, oppure la liquefazione è lenta, e il sangue opaco). Nessuno di questi fenomeni ha una spiegazione naturale, ma l’ipotesi che si tratti di sangue d’agnello è stata smentita scientificamente.

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Esistono, a ogni modo, altre difficoltà: nella zona di Napoli sono conservate altre reliquie di sangue, incluse quelle presunte di S. Giovanni Battista (24 giu.), S. Stefano (26 die.) e S. Ursula che si comportano allo stesso modo, ma sono indubbiamente spurie. La reliquia di San Gennaro si è liquefatta mentre un gioielliere stava riparando il reliquiario, ma in alcune occasioni, in particolare nelle feste di dicembre, la liquefazione non è avvenuta per niente.

Non si può dimostrare la sua autenticità, inoltre non si può ignorare che il fenomeno non ha una finalità ben precisa. Secondo quanto hanno affermato le autorità «si può difficilmente giungere a un giudizio conclusivo in questa questione, ma finora non è stata trovata alcuna spiegazione naturale».

E’ INVOCATO; – contro le eruzioni del Vesuvio

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FonteIl primo grande dizionario dei santi di Alban Butler