SANT’ALBANO

SANT’ALBANO

martire [inizi III sec ] 20 GIUGNO

 AlbanAlbano è il protomartire dell’Inghilterra: la sua morte è il caso più antico di condanna, in questo paese, per l’accusa di essere cristiano; lungo i secoli molto è stato scritto su di lui benché i fatti accertati storicamente, arrivati fino a noi, siano pochi.

Esiste un racconto dell’abate gallese Gilda (30 gen.), scritto intorno al 540, e uno più completo del Venerabile Beda (25 mag.), del 731. Stando a Beda Albano subì il martirio durante la persecuzione di Diocleziano nel 301: era un pagano che aveva dato asilo a un cristiano ricercato dai soldati imperiali. Rimase così impressionato da quest’uomo «immerso in continue veglie e preghiere» che si convertì e fu da lui istruito nella fede. Poi «giunse alle orecchie del crudele principe la notizia che il confessore di Cristo, cui non era ancora destinato di diventare martire, stava nascosto presso Albano. Perciò subito ordinò ai soldati di andarlo a cercare con grande cura. Ma quando i soldati giunsero al tugurio del martire, Albano si presentò ai soldati al posto del suo ospite e maestro dopo averne indossato l’abito, cioè la cappa di cui quello si ricopriva, e si lasciò condurre legato alla presenza del giudice».

Quando si scoprì che egli non era il prete ricercato, il magistrato si infuriò e volle conoscere il suo nome: «Dai genitori ho avuto il nome di Albano: io adoro sempre e venero il Dio vivo e vero, che ha creato tutto l’universo». Non volle parlare della sua famiglia, si confessò cristiano e rifiutò di offrire sacrifici agli dei pagani; allora il magistrato ordinò che fosse fustigato, sperando che la sofferenza fisica lo portasse a ritrattare; vedendo che ciò non avveniva ordinò che fosse decapitato.

S. ALBANO1«Mentre era condotto a morte, giunse a un fiume che scorreva con corso vorticoso fra le mura e la sabbia dove doveva essere ucciso»; una gran moltitudine di gente si era radunata: «erano usciti quasi tutti, e il giudice era rimasto in città senza seguito». Le acque del fiume si prosciugarono nell’alveo così che il santo potè passare e quando il carnefice vide questo prodigiosi rifiutò di eseguire la condanna: «da persecutore diventa compagno della vera fede».

Allora Albano, accompagnato dalla folla, salì sul monte «che, di aspetto ben a proposito festoso per bellezza e amenità, era situato a cinquecento passi dalla sabbia, adorno di erbe e fiori di varie specie», e lì chiese a Dio di dargli dell’acqua. Ai suoi piedi sgorgò una sorgente, «un segno per tutti gli astanti che era stato a causa delle preghiere del martire che il fiume si era seccato nell’alveo. Perché non poteva accadere che il martire chiedesse sulla più alta vetta del monte quell’acqua che non aveva lasciato nel fiume, se non avesse visto che ciò era opportuno. Il fiume poi, assolta la sua funzione e tributato il suo ossequio, dopo aver lasciata una testimonianza del suo servizio tornò al suo corso naturale». Sulla cima del monte, Albano e il soldato che si era rifiutato di eseguire la condanna furono decapitati; appena la testa del martire cadde a terra contemporaneamente anche gli occhi del carnefice uscirono dalle orbite e caddero per terra, «il giudice poi, scosso dalla novità di tanti miracoli celesti, ordinò di cessare subito la persecuzione». Beda riporta con precisione la data e il luogo: «S. Albano patì il giorno ventidue giugno vicino alla città di Verolamio, oggi detta Verlamacaestir dagli angli».

sant'albano1Sia Gilda che Beda scrissero secoli dopo la morte di Albano e dopo che il dominio romano sull’Inghilterra era stato piegato dall’offensiva degli angli e dei sassoni. Il primo scrisse il suo racconto probabilmente mentre viveva da eremita nel Canale di Bristol, il dottore della Chiesa mentre era monaco a Jarrow in Northumbria. Nessuno dei due aveva dunque esatta conoscenza di un’area che si trovava a trenta chilometri a nord di Londra.

Le somiglianze che si possono riscontrare nelle due narrazioni hanno  fatto riflettere gli studiosi, portandoli alla conclusione che entrambe si basassero su un precedente manoscrittoandato poi perduto. Alcuni antichi documenti, scoperti e pubblicati dal professor Mayer di Gòttingen nel 1904, hanno sì risolto alcuni problemi ma ne hanno sollevati altri: questi documenti sono copie illetterate e non soddisfacenti scritte nell’VIII e IX secolo e tratte da un originale del VI secoloproveniente dalla Gallia; sono attualmente conservate a Parigi e Torino. La discussione verteva su quattro punti: la data del martirio; il luogo; l’identità di Albano; l’identità del prete che egli sostituì. […]

Recenti scavi, tuttora in corso, confermerebbero che il martirio sarebbe avvenuto durante le persecuzioni di Decio o di Valeriano I . Dove avvenne il martirio? Si è sostenuto che si fosse consumato nel luogo che Beda chiama “Città delle legioni”, forse Caerleon on Usk (dove altri due cristiani, Aronne e Giuliano, furono martirizzati nella stessa persecuzione), ma la topografia del manoscritto di Torino, riportata anche da Beda, è così precisa che non si può applicare altrimenti che a Verolamio: sono chiaramente identificabili i resti della città, il fiume Ver, il luogo Sant'albanodell’anfiteatro e la collina ove ora si trova l’abbazia di S. Albano. C’è solo un problema; il Ver è poco più di un torrente e sempre facilmente guadabile (particolarmente in giugno, che tende a essere un mese secco), così non ci sarebbe stato bisogno di nessun miracolo per attraversarlo.

Albano, forse di estrazione romano-britannica, doveva essere un cittadino eminente di Verolamio e possedere una casa abbastanza grande per dare rifugio per qualche tempo al suo ospite cristiano. Era cittadino romano e gli fu accordata la dignità di un processo dinanzi a Cesareper questo fu decapitato e non gettato in pasto alle belve nei circo; tutta la cittadinanza si recò sul luogo per assistere all’esecuzione, lasciando il giudice «senza seguito», fatto rilevante visto che queste esecuzioni non erano infrequenti nella Britannia romana.

Una tradizione più recente sostiene che fosse un soldato romano, forse un ufficiale dell’esercito, ma in quel caso sarebbe dovuto comparire davanti a una corte marziale e l’esecuzione sarebbe avvenuta all’interno delle mura cittadine, non avrebbe subito né un processo né un’esecuzione pubblica. Non è significativo il fatto che spesso sia raffigurato con delle armi, poiché ogni cittadino romano-britannico di una certa condizione poteva portarne con sé.

Una fonte francese suggerisce che Albano, essendo un giovane nobile romano, per sfuggire alla persecuzione fosse giunto dal continente nelle isole britanniche ritenendole sufficientemente lontane da Roma per metterlo in salvo. Si è anche pensato che essendo il suo nome inusuale per un abitante della Britannia, egli potesse venire da Albano, città laziale a sud est di Roma.

In alcuni racconti viene dato il nome Anfibulo al confessore che Albano tentò di salvare e che fu poi catturato e martirizzato. Nel XII secolo l’abate Simone, dell’abbazia di S. Albano, durante una campagna di scavi trovò delle ossa (con molta probabilità quelle di un invasore sassone) a Redbourn (che distava dall’abbazia sei chilometri) e dichiarò che erano di S. Anfibulo. Queste albano_1250reliquie” furono conservate finché Enrico VIII non ordinò la soppressione di tutti i conventi e allora vennero disperseL’attuale reliquiario di S. Anfibulo, conservato nell’abbazia di S. Albano, vuole ricordare il maestro della fede cristiana di Albano, qualunque sia il suo nome.

L’abbazia e la città di S. Albano si svilupparono sul luogo del martirio, e si pensa che la sua tomba fosse sulla collina ove ora sorge l’abbazia; quella collina fino al IV secolo era un cimitero romano. Nel 1257 i monaci scoprirono un mausoleo sotto l’estremità orientale della chiesa abbaziale e conclusero che quella doveva essere la tomba del santo;  spesso sopra le antiche tombe dei martiri venivano costruite chiese che erano dedicate a loro piuttosto che ai santi biblici. La storia di Albano sopravvisse alla fine dell’impero romano e ciò è dovuto probabilmente a Constantius di Lione che nella sua Vita S. Germani, scritta attorno al 480, racconta della visita di S. Germano di Auxerre (31 lug.) a S. Albano, nel 429. Germano si recò in Britannia, accompagnato da un altro vescovo, per aiutare a combattere l’eresia pelagiana. Nel viaggio successe qualche fatto straordinario, attribuito all’intercessione di Albano. Dal tempo di Beda la storia di Albano era nota ben oltre i confini delle isole britanniche ed era conosciuto come il primo martire britannico particolarmente illustre.

S. Albano2Beda annota che Venanzio Fortunato, nel suo poema A Lode dei Vergini (Carmina, V E , 3, V 155), così ne parla: «La fertile terra di Britannia ha dato alla luce il nobile Albano» (Egregiufn Albonum fecunda Britannia proferì). A lui erano dedicate molte chiese in Gallia e in Renania; la città di Odense, in Danimarca, rivendicò il possesso delle reliquie, mentre in Inghilterra sono nove le chiese a lui intitolate. Molte rappresentazioni del suo martirio si trovano nel Salterio di S. Albano (ca. 1119-23) e in diverse vetrate delle chiese inglesi; nell’abbazia di S. Albano c’era una scultura in pietra del 1308, sul piedistallo del suo sepolcro, che lo ritraeva in abiti classici. Questa scultura andò persa il cinque dicembre 1549, quando fu chiusa l’abbazia e gli edifici distrutti, ma molto è stato recuperato tra le macerie durante la ricostruzione nel 1872; il piedistallo fu restaurato e restituito all’abbazia negli anni 1991-93.

L’idea che fosse un soldato sembra sia stata originata da raffigurazioni che compaiono nelle vetrate dipinte del XIX secolo, quando molte nuove chiese gli furono dedicate. Dopo la prima guerra mondiale sir Ninian Comper, nell’abbazia di S. Albano, lo rappresentò come un giovane soldato, in memoria di tutti i caduti in guerra; similmente è raffigurato su vetrate, che fungono da memoriali di guerra, nell’Exeter e a Coventry. Nessuno può però essere certo che fosse un soldato, anche se questa tesi non può essere del tutto negata, avendo egli molto probabilmente prestato servizio militare, in ossequio alla legge romana. La sua festa ricorreva tradizionalmente nell’anniversario della sua morte, ma è stata spesso spostata nel Calendario Romano, per dargli maggiore importanza.

FonteIl primo grande dizionario dei santi di Alban Butler