Brani tratti dall’Evangelo Valtorta 3a parte

BRANI TRATTI DALL’EVANGELO 

COME MI è STATO RIVELATO

di MARIA VALTORTA

1° LIBRO (3a parte)

da pag. 206 a pag 312

Gesù paragona i Magi di allora a quelli improbabili di oggi. La quotidianità della Santa Famiglia di Nazaret e quindi gli errori che oggi commettiamo non solo con il nostro coniuge, ma anche con l’educazione dei nostri figli. Il quarto dolore di Maria SS, per Gesù è il distacco da lui e infine le tentazioni di Gesù nel deserto.

(Gesù parla dei Magi) Ed ora? Che dirvi ora, o anime che sentite morire la fede? Quei Savi d’oriente non avevano nulla che li assicurasse della verità. Nulla di soprannaturale. Solo il calcolo astronomico e la loro riflessione che una vita integra faceva perfetta. Eppure hanno avuto fede. Fede in tutto: fede nella scienza, fende nella coscienza, fede nella bontà divina. … E sono riusciti. … Voi vi sareste messi mille cavilli: “Come farò a fare tanto viaggio in paesi e fra popoli di lingua diversa? Mi crederanno o mi imprigioneranno come spia? Che aiuto mi daranno nel passare deserti e fiumi e monti? E il caldo? E il vento degli altipiani? E le febbri stagnanti lungo le zone paludose? E le fiumane gonfiate dalle piogge? E il cibo diverso? E il diverso linguaggio? E.. e.. e”. Così Re Magi.4jpgragionate voi. Essi non ragionano così. Dicono con sincera e santa audacia: “Tu, o Dio, ci leggi nel cuore e vedi che fine perseguiamo. Nelle tue mani ci affidiamo. Concedici la gioia sovrumana di adorare la tua Seconda Persona fatta Carne per la salute del mondo”. Basta. E si mettono in cammino dalle Indie lontane. … Quando si cerca Dio, le abitudini animali devono cedere alle impazienze e alle necessità sopraumane. … nel paradiso… si parla un’unica lingua, quella di Dio. … Anime use alla meditazione, hanno una coscienza sensibilissima, affinata da una attenzione costante, da una introspezione acuta … “Ora è tempesta. Ma passerà, poiché Dio mi ama e sa che lo amo, e non mancherà di aiutarmi ancora” E’ sempre Maria che prende la mano di Gesù e la guida. Anche ora. Ora Gesù sa benedire. Ma delle volte la sua mano trafitta cade stanca e sfiduciata, perché sa che è inutile benedire. Voi distruggete la mia benedizione. Cade anche sdegnata perché voi mi maledite. E allora è Maria che leva lo sdegno a questa mano col baciarla.

Oh! Il bacio di mia Madre! Chi resiste a quel bacio? E poi prende con le sue dita sottili, ma così amorosamente imperiose, il mio polso e mi forza a benedire.

[…] niente deve esserci padrone fuorché Dio. […] Né mia madre, né Giuseppe anteposero il loro amore alla casa o ai parenti alla volontà di Dio. Ed io non risparmiai parola se era da dire, atta ad attirarmi l’astio degli ebrei e il malanimo di Giuda. Gesù2Sapevo, e avrei potuto farlo, che sarebbe bastato del denaro per asservirlo a Me. Non a Me Redentore; a Me ricco. Io che ho moltiplicato i pani potevo moltiplicare anche il denaro, se volevo. Ma non ero venuto per procurare soddisfazioni umane. A nessuno. Tanto meno ai miei chiamati. Avevo predicato sacrificio, distacco, vita casta, umili posti. Che maestro sarei stato e che Giusto, se ad uno, solo perché era quello il mezzo di tenerlo, avessi dato denaro per il suo sensualismo mentale e fisico? Grandi
nel mio regno si diviene facendosi “piccoli”.
 Chi vuole esser “grande” agli occhi del mondo non è atto a regnare nel mio Regno. E’ paglia per il letto dei demoni. Perché la grandezza del mondo è in antitesi con la Legge di Dio.

[…]Io dico che Maria fu e rimase vergine[…]  E’ verità e fin dai primi tempi fu nota. Matteo non nacque secoli dopo. Era contemporaneo di Maria. Matteo non era un povero ignorante vissuto nelle selve e facile a credere ad ogni fandonia. Era un impiegato alle imposte, direste ora voi; un gabelliere, dicevamo noi allora. […] le raccolse dal labbro di Maria, alla quale il suo amore per il Maestro e per la verità lo aveva spinto a fare domande.

[…] Gli stessi parenti miei l’avrebbero potuta smentire, se vi fossero stati altri figli. Giacomo, Giuda, Simone e Giuseppe erano condiscepoli di Matteo. Perciò facile a questo confrontare le versioni, se più versioni vi fossero state. E Matteo non dice mai: “Levati e prendi tua moglie”; dice:”Prendi la Madre di Lui”. Prima dice: “Vergine sposata a Giuseppe”;”Giuseppe suo sposo”. Né mi dicano, costoro, che ciò era un modo di dire degli ebrei, quasi che dire “moglie” fosse un’infamia. No, negatori della Purezza. Dalle prime parole del Libro si legge: “… e si unirà a sua moglie”. E’detta “compagna” sino al momento della consumazione sensuale del coniugio, e poi viene chiamata “moglie” in diverse riprese e in diversi capitoli. …E l’angelo, dicendo: “ il Fanciullo e la Madre di Lui”, vi dimostra che Maria gli fu Madre vera, ma non fu moglie a Giuseppe. Rimase sempre: la Vergine sposata a Giuseppe. Dammi il tuo dolore. Non voglio che questo. E’ più d’ogni altra cosa tu possa darmi.

E’ venerdì, Maria (ValtortaPensa al mio dolore e a quello di Maria sul Golgota per  poter sopportare la tua croce. 

(Gesù parla della sua casa) In quella non vi sono nervosismi, bronci, visi scuri, e non vi è rimprovero reciproco e tanto meno verso Dio, che non li colma di benessere materiale. Giuseppe non rimprovera a Maria d’esser causa del suo disagio, e Maria non rimprovera a Giuseppe di non saperle dare un maggior benessere. Si amano santamente, ecco tutto, e perciò la loro preoccupazione non è il proprio benestare ma quello del coniuge. Il vero amore non conosce egoismo. E il vero amore è sempre casto, anche se non è perfetto nella castità come quello dei due vergini sposi. La castità unita alla carità porta seco tutto un corredo d’altre virtù e perciò fa, di due che si amano castamente, due perfezioni di coniugi….In quella casa si pregava. Troppo poco si prega nelle case, ora. …In quella casa vi è frugalità. Vi sarebbe anche se il denaro non mancasse. Ci si nutre per vivere, non ci si nutre per far godere la gola con insaziabilità di ingordi e con capricci di golosi, che si empiono fino ad appesantirsi e sprecano sostanze in cibi costosi senza un pensiero per chi di cibo è scarso o è privo,senza riflettere che se essi avessero moderazione, molti potrebbero essere sollevati dal morso della fame. In quella casa si ama il lavoro. Lo si amerebbe anche se il denaro fosse abbondante, poiché nel lavoro l’uomo ubbidisce al comando di Dio e si libera dal vizio che come edera tenace stringe e soffoca gli oziosi, simili a massi immobili. Buono il cibo, sereno il riposo, contento il cuore quando uno che ha ben lavorato e si gode il suo tempo di sosta fra un lavoro e l’altro.

Non alligna, nella casa e nella mente di chi ama il lavoro, il famiglia3vizio dalle molteplici facce.

E, non allignando questo, prospera l’affetto, la stima, il rispetto reciproco, e crescono in una atmosfera pura i teneri virgulti, che divengono così origine di future famiglie sante. In quella casa regna umiltà. … Maria è sposa e Madre di Dio, eppure serve – non si fa servire – il coniuge, ed è tutta amore per lui. Giuseppe … è sollecito ad alleviare a Maria fatiche e lavori, e le più umili occupazioni di una casa le fa lui perché Maria non si affatichi … si industria a farle comoda la casa e lieto di fiori l’orticello. In quella casa è rispettato l’ordine. … ordine soprannaturale … ordine morale. La casa è un dono di Dio come le vesti e le suppellettili. … vanno accolte con gratitudine, benedicendo la mano divina che le fornisce e trattandole con rispetto come dono del Signore, senza guardarle con malumore perché povere, senza strapazzarle abusando della Provvidenza: ordine materiale. Senza aiuto di erudizione pedagogica, Giuseppe seppe fare di me un bravo operaio. Giunto appena all’età in cui avessi potuto maneggiare gli arnesi, senza lasciarmi poltrire nell’ozio, mi avviò al lavoro… Fare gli oggetti utili alla Mamma. Ecco giuseppe lavoratore1così che si inculcava il dovuto rispetto verso la mamma che ogni figlio dovrebbe avere, e su questa rispettosa e amorosa leva si appoggiava l’insegnamento per il futuro falegname. Dove sono ora le famiglie in cui ai piccoli si faccia amare il lavoro come mezzo di far cosa gradita ai genitori? I figli, ora, sono i despoti della casa. Crescono duri, indifferenti, villani verso i genitori. Li reputano servi loro. Schiavi loro. Non li amano e ne sono poco amati. Perché, mentre fate dei figli dei prepotenti bizzosi, vi staccate da essi con un assenteismo vergognosoDi tutti sono i figli. Meno che vostri, o genitori del ventesimo secolo. Sono della nutrice, dell’istitutrice, del collegio, se siete ricchi. Sono dei compagni, della strada, delle scuole, se poveri. Ma non vostri. Voi mamme li generate e basta. Voi padri fate lo stesso. Ma un figlio non è solo carne. E’ mente, è cuore, è spirito. La famiglia c’è e ci deve essere non vi è teoria o progresso che valga a distruggere questa verità senza provocare rovina. Da un istituto sgretolato non possono che venire futuri uomini e future donne sempre più depravati e cagione di sempre più grandi rovine. … Ma non lamentatevi se questa Terra diviene sempre più inferno, dimora di mostri che divorano famiglie e nazioni. Voi lo volete e tal vi sia.

(A Maria Santissima la cognata chiede di diventare maestra anche dei suoi figli: Giacomo e Giuda di Alfeo) Io so l’arte di insegnare senza stancare. I bambini vanno tenuti avvinti e distratti insieme bisogna capirli, amarli ed essere amati, per ottenere da loro […]BAMBINI (2)

(Gesù risponde alla Madre) Io dico: “Beati quelli che stanno ad ascoltarla e drizzano la loro dimora presso la sua”. Come per la Sapienza, beato chi è amico di mia Madre, ed Io sono felice che coloro che amo siano suoi amici. 

(Gesù risponde ai dottori nel tempio) […] ciò che aveva provocato il castigo allora è la stessa cosa che provoca i castighi ora e, uguali sono gli effetti della colpa. […] ogni uomo, in ogni tempo, ha bisogno di consultare il Signore per conoscerne il volere e ad esso attenersi per non attirarne l’ira.

[…] Israele per la sua mala volontà perderà la pace e soffrirà in se, per dei secoli[…]

(Il Messia)  non è lo ripeto Re di un Regno umano, ma di un Regno spirituale, e suoi sudditi saranno unicamente coloro che per suo amore sapranno rigenerarsi nello spirito e, come Giona, dopo esser già nati, rinascere, su altri lidi: “quelli di Dio”, attraverso la spirituale generazione che avverrà per Cristo, il quale darà all’umanità la Vita vera.

(Gesù)  A tutte le mogli che un dolore tortura, insegno ad imitare Maria nella sua vedovanza: unirsi a Gesù. […] Sempre si è stretta a Dio, Maria, nelle ore più gravi della sua vita. … Imparate, voi che piangete. E imparate voi che morite. Imparate voi, che vivete per morire. Cercate di meritare le parole che dissi a Giuseppe. Saranno la vostra pace nella lotta della morte. Imparate, voi che morite, a meritare d’aver Gesù vicino, a vostro conforto. E se anche non l’avete meritato, osate ugualmente di chiamarmi vicino. Io verrò. Le mani piene di grazie e di conforti, il cuore pieno di perdono e d’amore, le labbra piene di parole di assoluzione e di incoraggiamento. La morte perde ogni asprezza se avviene fra le mie braccia. Credetelo. Non posso abolire la morte, ma la rendo soave a chi muore fidando in Me. […] Sii buona e non temere. La mia pace rifluirà in te sempre, attraverso la parola e attraverso la contemplazione. […]

cuore(Maria SantissimaChi vuole esser buono raggiunge la bontà, e la bontà porta al Regno di Dio. Non siamo crudeli, Maria (Valtorta). E agiamo sempre in modo che voi da Noi abbiate conforto, non sgomento e accresciuto dolore. Ci basta che di Noi vi fidiate. […] Non ti prometto doni e consolazioni umane. Ti prometto le stesse consolazioni che ebbe Giuseppe: soprannaturali.

[…] Il martirio non è nella forma del tormento. E’ nella costanza in cui il martire lo sopporta. Quanto fai per i fratelli è sempre amore per Gesù che li vuole salvi. Perciò il tuo è martirio. Persevera in esso.

[…] basta che tu lasci che il dolore ti torturi senza ribellarti. Basta che tu dica a Gesù: “Aiutami!”. Quello che non puoi fare tu, Egli lo farà in te. Sta’ in Lui. Sempre in Lui. Non volerne uscire. Se tu non vuoi non ne esci, e anche se il dolore, tanto è forte, ti impedisce di vedere dove sei, tu sarai sempre in Gesù.

(Gesù)  “Questo è il quarto dolore di Maria madre di Dio. Il primo, la presentazione al Tempio; il secondo, la fuga in Egitto; il terzo, la morte di Giuseppe; il quarto, il mio distacco da Lei. […] L’insegnamento che viene dalla contemplazione del mio distacco va specialmente ai genitori e ai figli, che la volontà di Dio chiama alla rinuncia reciproca per un più alto amore. […] Quante ne trovate nella vita! Esse sono spine sulla Terra e trafiggenti il cuore, lo so. Ma a chi le accoglie con rassegnazione – badate, non dico: “a chi le desidera e le accoglie con gioia” (ciò è già perfezione); dico: “con rassegnazione” – si mutano in eterne rose. Il primo “Pater noster” è stato pronunciato nell’orto di Nazareth per consolare la pena di Maria, per offrire le “nostre”volontà all’Eterno nel momento che si iniziava per queste volontà il periodo di sempre crescente rinunzia, culminante a quella della vita per Me e della morte di un eucarestia6Figlio per Maria. […] più si è in grazia di Dio e più la missione è benedetta e fruttuosa.[…] il “nostro” pane quotidiano era quello di fare giorno per giorno la nostra parte di missione. […] Io l’ho detto: “Tutto quello che chiederete al Padre in mio nome, Egli ve lo concederà”, e la Chiesa avvalora le sue orazioni dicendo: “Per Gesù Cristo Signor nostro”. Quando pregate, unitevi sempre, sempre, sempre a Me. Io pregherò a voce alta per voi, coprendo la vostra voce di uomini con la mia di Uomo-Dio. Io metterò sulle mie mani trafitte la vostra preghiera e l’eleverò al Padre. Diverrà ostia di pregio infinito. 

(Satana tenta Gesù nel deserto)  […] è tanto che ti osservo. Dal momento che sei stato battezzato. […] negli uomini regno io. […] l’importante è trionfare. […] essere come piace a loro. Come loro. Sedurli facendo loro credere che li ammiriamo e li seguiamo nel loro pensiero. […] Io ho sbagliato inducendo la donna alla disubbidienza. Dovevo consigliarla per altro modo. […] Fatti una compagna. […] come puoi comprendere e guarire le malattie del senso se non sai che cosa sono? Non sai che è lì il nocciolo da cui nasce la pianta della cupidità e della prepotenza? Perché l’uomo vuole regnare? Perché vuole essere ricco, potente? Per possedere la donna. […]dietro mille delitti dai volti diversi ce ne sono novecento almeno che hanno radice nella fame del possesso della donna o nella volontà di una donna, arsa da un desiderio che l’uomo non soddisfa ancora o non soddisfa più. […] Si annulla il dolore, la fatica, il cruccio quando si posa presso una donna, […] Ogni tanto è necessario manifestarsi, perché l’uomo ha una memoria tanto labile, specie in ciò che è spirituale.

(Gesù a Maria Valtorta)  Ieri eri senza la tua forza, che è la mia volontà, ed eri perciò un essere semi vivo. Ho fatto riposare le tue membra e ti ho fatto fare l’unico digiuno che ti pesi: quello della mia parola. […] Non mi facevo sentire. Ma c’ero. […] Satana, lo hai visto, si presenta sempre con veste benevola. Con aspetto comune. Se le anime sono attente, e soprattutto in spirituali contatti con Dio, avvertono quell’avviso che le rende guardinghe e pronte a combattere le insidie demoniache. Ma se le anime sono disattente al divino, separate da una carnalità che soverchia e assorda, non aiutate dalla preghiera che congiunge a Dio e riversa la sua forza come da un canale nel cuore dell’uomo, allora difficilmente esse si avvedono del tranello nascosto sotto l’apparenza innocua e vi cadono. Liberarsene è, poi, molto difficileLe due vie più comuni prese da Satana per giungere alle anime sono il senso e la gola. Comincia sempre dalla materia. Smantellata e asservita questa, dà l’attacco alla parte superiore. Prima il morale: il pensiero con le sue superbie e cupidigie; poi lo spirito, levandogli non solo l’amore – quello non esiste già più quando l’uomo ha sostituito l’amore divino con altri amori umani – ma anche il timore di Dio. E’ allora che l’uomo si abbandona in anima e corpo a Satana, pur di arrivare a godere ciò che vuole, godere sempre più. Come Io mi sia comportato, lo avete visto. Silenzio e orazione. Silenzio. Perché, se Satana fa la sua opera di seduttore e ci viene intorno, lo si deve subire senza stolte impazienze e vili paure. Ma reagire con la sostenutezza alla sua presenza, e con la preghiera alla sua seduzione.

E’ inutile discutere con Satana. Vincerebbe lui, perché è forte nella sua dialettica.

Non c’è che Dio che lo vinca. E allora ricorrere a Dio, che parli per noi, attraverso a noi. Mostrare a Satana quel Nome e quel Segno, non tanto scritti su una carta o incisi su un legno, quanto scritti e incisi nel cuore. Il mio Nome, il mio Segno. archangel-michael - grande per Blog-Ribattere a Satana, unicamente quando insinua che egli è come Dio, usando la parola di Dio. Egli non la sopporta … Occorre avere volontà di vincere Satana e fede in Dio e nel suo aiuto. Fede nella potenza della preghiera e nella bontà del Signore. Allora Satana non può fare del male. Dice Gesù: “[…] se il mondo ha ancora un poco di luce, ciò si deve ai puri del mondo. […] Giovanni di Zebedeo è un puro. […] la pace l’ha in sé per la sua vita pura, ed Io l’ho amato per questa sua purezza, alla quale ho affidato gli insegnamenti, i segreti, la Creatura più cara che avessi. […] la volontà di penitenza aveva reso l’anima, già tanto limpida per la sua purezza, un capolavoro di limpidità su cui la Verità si rifletteva nitidamente, dandogli anche la santa audacia dei puri e dei generosi, che non temono mai di farsi avanti dove vedono che vi è Dio, e verità e dottrina e via di Dio. Quanto l’ho amato per questa sua semplice ed eroica caratteristica!”

(Giovanni e Giacomo riferiscono del loro incontro con Gesù a Pietro)  Ha risposto con un sorriso che proprio fa gustare il Paradiso: “Un grande tesoro voglio da voi”; e noi: “Ma se nulla abbiamo?”; e Lui” Un tesoro dai sette nomi, e che anche il più meschino può avere e il re più ricco può non possedere, lo avete e lo voglio. Uditene i nomi: carità, fede, buona volontà, retta intenzione, continenza, sincerità, spirito di sacrificio. Questo Io voglio da chi mi segue, questo solo, e in voi c’è. […]”[…] “[…] Tu lo dici, Giovanni, e dici giusto. Io pure ti sono venuto incontro perché la mia anima ti ha sentito. …”

(Gesù insegna nella Sinagoga e parla a Pietro ) “[…] Se voi migliorerete i vostri costumi e i vostri affetti, se renderete giustizia fra l’uomo e il suo prossimo, se non opprimerete lo straniero, l’orfano e la vedova, se non spargerete in questo luogo il tempio (2)sangue innocente, se non andrete dietro agli dèi stranieri, per vostra sventura, allora io abiterò con voi in questo luogo, nella terra che Io diedi ai vostri padri per secoli e secoli. […] Molto pianto scende sulla Terra del popolo di Dio e piangono i vecchi che ricordano le antiche glorie, piangono gli adulti piegati al giogo, piangono i fanciulli che non hanno avvenire di futura gloria. Ma la gloria della Terra è nulla rispetto ad una gloria che nessun oppressore, che non sia Mammona e la mala volontà, possono strappare. […]

Il primo tempio è nel cuore di ogni uomo, e in quello va fatta preghiera santa. 

[…] Il tempo della Redenzione è giunto. Ma preparatene le vie in voi con la buona volontà. Siate onesti, buoni, amatevi gli uni con gli altri. […] Siete tutti chiamati ad un destino. Avete sin qui errato? Ora non più. Ogni errore cada. […] Dio è amore e figli del Padre sono coloro che sanno vivere l’amore. […] quando saprete amare, saprete già tutto, e Dio vi amerà, e amore di Dio vuol dire aiuto contro ogni tentazione. […]

(Gesù parla a Pietro)  Per ora Egli ti chiede questo: praticare giustizia, amare la misericordia, mettere ogni cura nel seguire il tuo Dio. Sforzati a fare questo, e il passato di Simone sarà cancellato e tu diverrai l’uomo nuovo, l’amico di Dio e del suo Cristo.

giovanni evangelista.1jpg(Gesù parla alla Valtorta di Giovanni)  […] fu grande anche in umiltà. […] il primo degli apostoli miei, fu Giovanni. […] il loro riuscire viene da un complesso di cose, che non sono solo santità, ma anche audacia umana, fortuna, e occasionale trovarsi presso altri meno audaci e fortunati, ma forse più santi di loro? Quando riuscite nel bene, non gloriatevene come di un merito tutto vostro. Date lode a Dio. […] il mio prediletto? Sì. Ma non ha anche questa somiglianza con Me? Puro, amoroso, ubbidiente, ma anche umile. Io mi specchiavo in lui e vedevo in lui le virtù mie. Lo amavo perciò come un secondo Me. Vedevo su lui lo sguardo del Padre che lo riconosceva un piccolo Cristo. E mia Madre mi diceva: “In lui io sento un secondo figlio. Mi par di vedere Te, riprodotto in un uomo”.