Santi Filippo e Giacomo

Santi FILIPPO e GIACOMO

Apostoli (I sec.) 3 maggio 

santi filippo e giacomoPerché questi due apostoli vengono festeggiati insieme? Cosa li contraddistingue e cosa li unisce? Cosa ci rivela la famosa lettera ai Galati di San Giacomo?

La ragione principale perché questi due santi vengono venerati lo stesso giorno si deve al fatto che la basilica romana, più tardi conosciuta con il nome di Dodici Apostoli, fu dedicata a entrambi, come testimonia un’antica iscrizione. Se si vuol cercare una ragione per questa venerazione comune, la risposta probabile è che forse furono portate là quelle che si supponevano essere le loro reliquie e sul luogo fu costruita una chiesa. Di fatto tutte le notizie relative a questi apostoli si trovano nel Nuovo Testamento ed essi possono essere ritenuti come i rappresentanti rispettivamente dell’anima ellenistica e di quella giudaica della Chiesa primitiva.

Filippo, un nome la cui etimologia pare significare “amante dei cavalli”, veniva da Betsaida (Gv 1, 43-51) e obbedì alla chiamata di Gesù prima di condurgli Natanaele. Più avanti, nello stesso Vangelo (6, 5-7), Gesù si rivolge a lui per dar da mangiare a cinquemila uomini: Filippo risponde che non sarebbe stata sufficiente neppure una cifra corrispondente al salario di sei mesi per comprare pane per tutti. Ancora, poco prima della passione (Gv 12, 20-22), alcuni giudei ellenisti chiesero a Filippo di poter vedere Gesù; la richiesta suscitò la risposta di Gesù sul chicco di grano che, caduto in terra, muore e perciò porta molto frutto, seguita dalla preghiera al Padre perché egli glorifichi il suo nome.

santi filippo e giacomo1Poco dopo, nell’Ultima Cena, fu Filippo che chiese a Gesù: «Mostraci il Padre» (Gv 14, 8-9). Ancora una volta fu questa l’occasione per una rivelazione di Gesù più esplicita sull’unità del Padre e del Figlio. Si è pensato che Filippo fosse di origine ellenica, perciò in rapporto con i greci che desideravano conoscere Gesù, e che fosse concreto e zelante nella sua devozione al Maestro. Come gli altri apostoli ricevette lo Spirito Santo nel giorno di Pentecoste; è incerto dove si sia recato dopo: Policrate di Efeso dice che andò in Frigia e a Gerapoli, dove annunciò il Vangelo e morì.

Gli artisti l’hanno raffigurato con un pane, a ricordo del suo intervento per sfamare i cinquemila uomini, oppure con una lunga croce, da interpretarsi sia come simbolo di una sua presunta morte in croce, sia come arma con cui (secondo la medievale Legenda aurea) scacciò un drago del tempio di Marte. Tutte queste incertezze, come pure la confusione, fatta in altre leggende, tra lui e il diacono Filippo (At 8, 26-40), mostrano quanto poco, sfortunatamente, si possa sapere su di lui con certezza.

Anche su Giacomo ci sono alcune incertezze, dovute però a ragioni diverse. Anzitutto egli non è S. Giacomo il Maggiore (25 lug.) ma il Minore.  Secondariamente sembra essere identificato con Giacomo, figlio di Alfeo e Giacomo il “fratello” (cioè cugino) del Signore (Mt 10, 3 e 13, 5), che avrebbe guidato la Chiesa di Gerusalemme: qui, secondo Flavio Giuseppe (che di solito è santi filippo e giacomo2attendibile), fu martirizzato nell’anno 61. Se e come possa essere indicato come l’autore della lettera di Giacomo, nel Nuovo Testamento, ne parleremo più avanti. Tutti gli apostoli furono testimoni della risurrezione di Cristo, ma Giacomo ebbe un’apparizione personale (1 Cor 15, 7).

Manifestamente e in modo rapido ebbe una funzione-guida nella Chiesa nascente, tanto che fu affidata a lui la conclusione del “concilio di Gerusalemme” del 49-50, dove si riuscì a mantenere l’unità tra cristiani di origine giudaica e quelli provenienti dai gentili, senza obbligare questi ultimi alla circoncisione e chiedendo loro solo di astenersi dalle carni offerte agli idoli, dal sangue e dall’impudicizia (cfr At 15, 13-16). Anche S. Paolo ci fornisce prove della posizione autorevole di Giacomo nella Lettera ai Galati (2, 9-12). Si è visto in lui il portavoce dei giudeo-cristiani che osservavano ancora nei dettagli la legge mosaica e la sua interpretazione tradizionale.

La Lettera di Giacomo è una composizione letteraria piuttosto che una missiva personale, scritta in un buon greco e conosciuta a Roma dalla fine del I secolo. Gli studiosi non sono concordi né sull’autore né sulla data. L’autore della Lettera si presenta come Giacomo, fratello di Gesù; il dato può benissimo rappresentare però una convenzione letteraria che celi il lavoro di un autore che attinga tanto da Giacomo quanto da un altro apostolo. Il contenuto e il contesto della Lettera sono molto interessanti. In un contesto di discriminazione e di pressione economica l’autore concentra la sua attenzione sul popolo che Filippo-e-Giacomo-il-Minoreassume il modo di pensate e le pratiche dell’oppressore e sulla disunione nella comunità  travagliata da maldicenze e critiche.

Il primo tema sottolinea  l’importanza di essere sottoposti a prove: Dio ricompensa la sopportazione paziente ma non l’atteggiamento delle persone doppie che pongono la loro fiducia nelle soluzioni umane. Il secondo tema tratta della sapienza, messa in luce dalla mitezza della lingua e del comportamento. Il terzo tema tratta delle ricchezze, viste da Giacomo come tratto peculiare degli oppressori mentre i cristiani sono per lo più poveri. Nella Lettera si pone l’accento anche sulla necessità di pregare con gioia, sull’attesa della venuta di Cristo e sulla ricompensa eterna.

Difficoltà terminologiche hanno sempre creato lunghe controversie, tra gli studiosi, sul rapporto tra il pensiero di Paolo e quello di Giacomo. Sembra che la Lettera di Giacomo sia stata scritta senza conoscere la dottrina paolina, se non attraverso alcune “distorsioni”. L’uso di parole chiave differisce infatti ampiamente; i termini «giustificazione » e «opere» sono pensati in modi diversi. Per Paolo le opere sono gli atti rituali come la circoncisione, mentre per Giacomo sono gli atti di carità.

La fede per Paolo è un impegno con Dio che produce le opere buone mentre per Giacomo è solo un fatto intellettualePer Paolo «giustificato» significa che un peccatore è reso giusto, per Giacomo significa che quella persona ha di fatto agito giustamente. Nei casi presentati si possono vedere delle differenze, ma in verità le contraddizioni sono più apparenti che reali. Il taglio del discorso è sì differente: più dottrinale nell’uno, “più pratico” nell’altro, ma al di là di tutto l’insegnamento è il medesimo.

Si è trovato un ragionevole compromesso sulla data dell’edizione finale della Lettera di Giacomo: alcuni anni dopo il 61 (quando morì Giacomo), ma prima della caduta di Gerusalemme nel 70. Questa datazione ne fa uno tra i primi e più importanti scritti del canone del Nuovo Testamento. Giacomo viene spesso raffigurato con un bastone da follatore, strumento con cui si crede sia stato messo a morte dopo la sua condanna da parte del sinedrio. Il soprannome ” il Minore” l’ha reso un patrono di chiese meno popolare di S. Giacomo il Maggiore. Inizialmente la festa di Filippo e Giacomo era l ‘ 1 maggio ma il Calendario Romano la spostò prima all ‘ 11 (1955) e poi al 3 maggio (1969).

È INVOCATO– come protettore di agonizzanti, droghieri, farmacisti, fabbricanti di cappelli e cardatori

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Fonte: Il primo grande dizionario dei santi di Alban Butler