SAN GIUSEPPE
SPOSO DELLA BEATA VERGINE MARIA (I sec.)19 marzo
La festa se cade di domenica viene spostata al lunedì. Forse non tutti sanno che la devozione al padre terreno di nostro Signore Gesù Cristo si deve ad alcuni scritti apocrifi, quindi non affidabili storicamente, ma che influenzarono sia l’Oriente sia l’Occidente nel Medio Evo.
Fino al XV secolo a Roma non veniva osservata una festa liturgica di San Giuseppe e fino al XVI secolo non vi fu una festa autorizzata dalla Chiesa universale. Perciò è errato affermare che la devozione a San Giuseppe sia sempre esistita.
La Chiesa durante i primi cinque secoli fu completamente assorbita da importanti controversie cristologiche. Tuttavia già dal 150 fece la sua comparsa il Protovangelo di Giacomo e questo scritto apocrifo mise in discussione i racconti di Matteo e Luca sull’infanzia di Gesù. Tra il II e l’VII secolo furono scritti altri quattro Vangeli apocrifi che, sebbene non affidabili storicamente, avrebbero influenzato sia l’Oriente che l’Occidente fino al Medio Evo (ancora oggi è possibile vedere statue in cui San Giuseppe è raffigurato con il giglio, secondo la tradizione instaurata da questi racconti apocrifi). Questi scritti cercano di rispondere all’interesse per le caratteristiche umane della Sacra Famiglia e dei personaggi che compaiono nei Vangeli canonici.
San Giuseppe era commemorato nella Chiesa orientale nel tempo di Natale e aveva un posto anche nella liturgia d’Avvento occidentale; copti osservavano una festa di San Giuseppe nel VII secolo. Il santo iniziò a comparire in alcuni martirologi del IX secolo, tra cui quelli di Reichenau e di Oengus il Culdeo (11 mar.), ma non fu inserito nei calendari liturgici fino al X secolo e inoltre solo per celebrazioni locali. Tra il XIII e
XIV secolo serviti e francescani in alcuni luoghi in Europa ne ricordavano la festa il 19 marzo. Con l’elezione del papa francescano Sisto IV nel 1479 la memoria del 19 marzo fu introdotta nella Chiesa di Roma. Nel secolo seguente fu estesa alla Chiesa universale per mezzo del breviario e del messale revisionati dal concilio di Trento, che diffuse la tradizione liturgica romana ovunque.
Questo sviluppo della memoria liturgica deve molto a scrittori spirituali e a predicatori popolari, alcuni ancora legati agli scritti apocrifi. Giovanni Gerson, il più complesso tra quelli che cercarono di attribuire più importanza a S. Giuseppe, fu preso a esempio dal cardinale d’Ailly, Isidoro di Isolani e Suarez, per citare i più importanti diffusori del suo culto. La devozione di S. Teresa d’Avila (15 ott.) per San Giuseppe fu introdotta in Francia dai carmelitani scalzi nel XVII e XVIII secolo, dove Betulle, Oller, S. Francesco di Sales (24 gen.), i gesuiti e tutti i francescani contribuirono alla sua diffusione.
Dalla Spagna la devozione si diffuse anche nel Nuovo Mondo: già nel 1555 San Giuseppe fu eletto patrono del Messico, mentre nel 1678 fu nominato protettore delle missioni in Cina. Durante il XVII e XVIII secolo molte nuove congregazioni presero San Giuseppe come patrono e innumerevoli chiese e conventi gli furono dedicati. Alla fine del concilio Vaticano I , nel 1870, Pio XI lo nominò patrono della Chiesa universale, mentre Giovanni XXIII inserì il suo nome nel Canone Romano (1962) nel corso del concilio Vaticano II.
La festa del Patronato di San Giuseppe, celebrata inizialmente dall’Ordine dei carmelitani, venne estesa alla Chiesa universale nel 1847, ma venne abolita nel 1956 e sostituita da quella di San Giuseppe Lavoratore (1 mag.). Mancando dettagli concreti, su San Giuseppe, poichè gli evangelisti ricostruirono i fatti per trasmetterne il significato teologico più che biografico. Luca racconta le cose dal punto di vista di Maria, mentre Matteo si concentra su San Giuseppe; entrambi concordano su alcuni elementi di base: Gesù è concepito da Maria senza intervento di uomo, per mezzo dello Spirito Santo; viene accolto come figlio da Giuseppe ricevendo da lui una paternità estrinseca ma legale, attraverso la quale si inserisce nella stirpe di Davide e assume un fondamentale requisito messianico.
NOVENA A SAN GIUSEPPE
La genealogia di Cristo nel Vangelo di Matteo lo colloca all’interno della storia del popolo eletto. Maria è promessa a San Giuseppe, ma quando egli non l’ha ancora presa in casa viene a sapere che è incinta. Posto il diritto quasi maritale conferito dal fidanzamento, la situazione era grave. Da uomo giusto qual era, San Giuseppe ritenne dunque di dover sciogliere Maria dal fidanzamento perché, secondo le parole del Deuteronomio, «così toglierai il male di mezzo a te»; ma il sentimento di giustizia gli imponeva anche di non fare torto a una connazionale. San Giuseppe non voleva ripudiare Maria pubblicamente, perché non poteva che metterne in discussione la fedeltà ma pur sempre gli rimaneva il dubbio che fosse innocente. Con l’aiuto di due testimoni avrebbe potuto darle il libello di divorzio senza troppo rumore e decise quindi di seguire questo comportamento.
Il Signore aveva ordinato a Mose di lasciare il suo rifugio, «Perché quelli che ti volevano uccidere sono morti» (Es 4, 19). A San Giuseppe viene detto nuovamente in sogno: «Va’ nel paese d’Israele; perché sono morti coloro che insidiavano la vita del bambino» (Mt 2, 20). San Giuseppe si leva e insieme alla madre e al bambino parte per la terra promessa, rifacendo il cammino dell’esodo: «Dall’Egitto ho chiamato mio figlio» (Os 11, 1). Sebbene i bambini non fossero obbligati a recarsi a Gerusalemme per la Pasqua prima dei tredici anni, la Sacra Famiglia pare che lo abbia sempre fatto insieme. Fu in una di queste occasioni che Gesù, all’età di dodici anni e presumibilmente già verso i tredici, cioè nell’età della maturità religiosa, rimase nel Tempio mentre i suoi genitori partirono per Nazareth in gruppi separati.
Tornando indietro trovarono Gesù tra i dottori. Maria lo riprende per la sua sconsideratezza: «Tuo padre e io, angosciati, ti cercavamo» (Lc 2, 48). Poiché San Giuseppe fa le veci del suo padre celeste, Gesù non può iniziare la sua missione senza la benedizione dei genitori; ritorna quindi con Giuseppe e Maria a Nazareth e rimane loro sottomesso.
Quando riemerge da questi anni nascosti, San Giuseppe è presumibilmente già morto, avendo compiuto il suo incarico e insieme a Maria educato Gesù, nella casa familiare di Nazareth, attraverso la disciplina del lavoro e della preghiera. Utilizzando la storia del patriarca Giuseppe narrata nella Genesi, Matteo richiama la tradizione dell”‘uomo dei sogni” e per mezzo di questa mostra che San Giuseppe non è solo distolto dalla sua decisione grazie a una rivelazione sovrannaturale circa la natura della gravidanza di Maria, ma riceve istruzioni precise sul suo ruolo nello sviluppo del piano divino. È obbligato espressamente a prendere Maria nella sua casa, completando così i preparativi per il matrimonio, e gli viene detto di dare il nome al bambino, diventandone così il padre. Da quel momento in poi la responsabilità della salute della madre e del bambino ricade su di lui.
Il piccolo non sarebbe stato un bambino come tutti gli altri: «Quello che è generato in lei viene dallo Spirito Santo […] salverà il suo popolo dai suoi peccati» (Mt 1, 20-21). Inoltre questo concepimento e la nascita erano stati predetti da Isaia e avrebbero realizzato la presenza di Dio tra il suo popolo. In un altro sogno viene detto a Giuseppe di fuggire in Egitto con il bambino perché Erode vuole ucciderlo.
SACRO MANTO DI SAN GIUSEPPE
San Giuseppe è una figura importante per molte persone. S. Bernardo (20 ago.) afferma con candore: «Quando non so come pregare mi rivolgo a San Giuseppe». Da parte sua S. Teresa d’Avila pensa che non vi sia un miglior maestro nella preghiera: «Chi vuole un maestro che gli insegni a pregare, prenda questo santo come guida e non potrà sbagliare»; ma per lei la sua protezione si estende su ogni piano dell’esistenza: «Ad altri santi nostro Signore ha dato il potere di essere d’aiuto in determinate circostanze, ma questo glorioso santo, come ho sperimentato, aiuta in qualsiasi necessità. Non ricordo di avergli mai chiesto qualcosa senza averlo ottenuto». Poiché si presume che abbia avuto una santa morte alla presenza di Gesù e Maria, è stato a lungo invocato come il protettore di una buona morte, ma il suo titolo più glorioso nella devozione rimane quello di protettore custode della Chiesa universale.
È INVOCATO: – per una morte buona – contro le tentazioni carnali – come protettore della Chiesa universale e delle missioni in Cina, di moribondi, padri di famiglia, carpentieri, ebanisti, falegnami, operai, pionieri, senzatetto, di chi presta su pegno e dei Monti di Pietà – come patrono delle famiglie
L’ORIGINE DELLA FESTA
Il 19 Marzo è a tutti gli effetti la vigilia dell’equinozio di primavera, quando si svolgevano i baccanali, i riti dionisiaci volti alla propiziazione della fertilità, caratterizzati da un’estrema licenziosità. Nel mese di Marzo venivano svolti anche i riti di purificazione agraria. Tracce del legame con questo tipo di culti si ritrovano nella tradizione dei falò dei residui del raccolto dell’anno precedente ancora diffusi in molte regioni.
La festa di San Giuseppe è anche la festa del papà, ma non in tutto il mondo. Nei Paesi anglossassoni infatti la festa del papà viene celebrata la terza domenica di Giugno e non assume caratteri religiosi. La festa del papà nasce in America all’inizio del Novecento come una festa improntata alla laicità. In Italia come in molti altri Paesi la festa si caratterizza per la sua collocazione nella dimensione cattolica, affondando le sue radici nella Chiesa dell’est e poi portata in Occidente.
Secondo la tradizione San Giuseppe, oltre ad essere il patrono dei falegnami e degli artigiani, è anche il protettore dei poveri, perchè a Giuseppe e Maria fu negato un riparo per il parto da poveri in fuga. Da ciò l’usanza presente in alcune regioni del Sud di invitare i poveri il 19 Marzo al banchetto di San Giuseppe. Il padrone di casa serviva i poveri, che sedevano alla tavola benedetta da un sacerdote.
E’ per questo che un elemento importante legato alla festa di San Giuseppe è il pane, che ricorre spesso soprattutto nel contesto siciliano, soprattutto deposto sugli altari. I falò e le tavole imbandite si ritrovano anche nel Salento, dove la festa è celebrata all’insegna degli elementi fondamentali del pellegrinaggio e dell’ospitalità.
Fonte: Il primo grande dizionario dei santi di Alban Butler
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