San Giovanni Giuseppe della Croce

 

San Giovanni Giuseppe della CroceS. Giovanni Giuseppe della croce

frate francescano ( 1654-1734) 5 marzo

Il Signore gli donò vari carismi, come la bilocazione, la 
profezia
,
la lettura dei cuori, la levitazioneapparizioni della Madonna e di Gesù Bambino, i miracoli come quello della resurrezione del marchesino Gennaro Spada. Fu anche visto passare per le strade di Napoli sollevato di un palmo da terra in completa estasi.

Carlo Gaetano nacque a Ischia il giorno dell’Assunzione della Vergine Maria nel 1654. I suoi genitori, Giuseppe Galoistro e Laura Gargiulo, erano molto devoti e altri quattro dei suoi sei fratelli abbracciarono la vita religiosa. Laura era solita cucinare e preparare medicine per i poveri, che erano sempre ben accetti in casa, e la devozione precoce di Carlo ebbe modo di esprimersi liberamente. Nessuno si sarebbe potuto immaginare che un bambino potesse digiunare e fare penitenza come faceva lui e così, quando decise di farsi frate francescano, non destò meraviglia.

Dopo che Carlo ebbe passato una novena in preghiera per risolvere le sue incertezze, arrivarono a casa due francescani scalzi della riforma di Pietro d’Alcantara, di Granada; la loro povertà e il loro stile di vita lo convinsero a seguirli. Andò a Napoli, presso il convento di S. Lucia al Monte, dove venne sottoposto a un noviziato molto duro da fratel Carlo, che aveva riconosciuto nel ragazzo i segni di una grande santità, sulle orme di S. Pietro di Alcantara (19 ott.).

Quando Carlo ricevette il nome di Giovanni Giuseppe e l’abito, aveva appena sedici anni; si racconta che usò lo stesso vestito giorno e notte per i sessantaquattro anni della sua vita da monaco. Il giovane frate non voleva diventare sacerdote, ma piuttosto rimanere un diacono come già S. Francesco, ma i suoi superiori S. Giovanni Giuseppe della Croce2decisero diversamente e così, nel giorno di S. Michele del 1677, celebrò la sua prima Messa. Dopo un mese cominciò l’attività di confessore, ruolo in cui si dimostrò bravissimo: nonostante la sua innocenza o forse grazie a essa, egli sembrava avere il dono di una saggezza straordinaria e di una grandissima capacità di comprendere le necessità spirituali del suo prossimo.

Egli portò al convento un discreto numero di discepoli e con loro  costruì un cerchio di piccoli eremi in cui i frati potevano ritirarsi per periodi di preghiera e di penitenza. Da là venne chiamato a ricoprire per due anni il ruolo di responsabile dei novizi di S. Lucia al Monte; dopodiché fece ritorno a Piedimonte, dove fu nominato guardiano.

Come superiore fu maestro di umiltà ed era sempre il primo a rendersi disponibile per i lavori più umili, sia in casa sia nel giardino, ma non si sentiva adatto per quel ruolo di responsabilità. Pregò quindi di essere sollevato dall’incarico, cosa che gli fu permessa dal capitolo del 1681, che lo autorizzò a dedicarsi totalmente al confessionale e alla guida spirituale, specialmente delle suore della diocesi. Nel 1684 venne però nominato nuovamente guardiano.

Durante la sua permanenza a Piedimonte, fece costruire in una zona più nascosta del bosco un altro piccolo conventino detto “la solitudine”, ancora oggi meta di pellegrinaggi, per poter pregare più in ritiro. Nel 1702 un Breve pontificio operava la separazione dei frati italiani da quelli spagnoli, che avevano introdotto l’osservanza alcantarina. Alcuni scontri tra gli italiani e gli spagnoli erano sorti da tempo, ma l’impedimento maggiore alla reciproca comprensione era venuto da una lettera pontificia che assegnava tutte le cariche importanti agli spagnoli; quando questi erano poi diminuiti di numero e la scelta del personale si era fatta più difficile, le controversie erano aumentate.

san-giovan-giuseppe-della-croceAdesso, con la decisione di separarsi, gli spagnoli lasciavano gli italiani in una situazione organizzativa molto precaria, tenendo conto anche del fatto che gli alcantarini conservavano i due principali monasteri della zona di Napoli: S. Lucia al Monte e Portici. Il piccolo gruppo dei frati italiani si rivolse a Giovanni Giuseppe, che a sua volta si appellò a Roma chiedendo il consenso all’istituzione di una provincia italiana.

Incredibilmente, viste le precarie condizioni del gruppo, il consenso venne dato e, col primo capitolo della provincia tenutosi nel 1703, Giovanni Giuseppe della Croce venne eletto ministro provinciale. Il primo periodo di consolidamento fu alquanto difficile e il frate lo sfruttò per calmare gli animi, per rafforzare la disciplina regolare e per fondare nuove comunità.

Quando si accorse che la provincia era ormai salda e che il suo compito di ministro provinciale era giunto al termine, chiese ed ottenne dal papa un Breve che lo escludesse per il futuro dal numero degli eleggibili.” Essendo qualificato direttore di coscienze, a lui si rivolsero celebri ecclesiastici, nobili illustri, persino S. Alfonso Maria de’ Liguori e S. Francesco De Geronimo.

Nel 1722 i due conventi napoletani ancora sotto la giurisdizione spagnola vennero trasferiti sotto la provincia italiana e Giovanni Giuseppe fece ritorno al monastero in cui era entrato come novizio. Trascorse gli ultimi anni della sua vita dedicandosi alla guida spirituale e alla salvezza del prossimo, trascurando ancora una volta il suo desiderio di tranquillità e anonimato. Non poteva presentarsi per le strade col suo bastone da passeggio, senza che folle di persone cominciassero a seguirlo, implorando i suoi consigli, la benedizione o addirittura strappando pezzetti del suo abito cencioso.

Il Signore gli donò vari carismi, come la bilocazione, la profezia, la lettura dei cuori, la  S. Giovanni Giuseppe della croce2.pnglevitazioneapparizioni della Madonna e di Gesù Bambino, i miracoli come quello della resurrezione del marchesino Gennaro Spada, fu visto passare per le strade di Napoli sollevato di un palmo da terra in completa estasi.

L‘1 marzo del 1739 ebbe un grave infarto, ma sopravvisse fino al cinque dello stesso mese. Beatificato nel 1789 e canonizzato nel 1839, nel 1790 venne dichiarato dai napoletani patrono della città. Le sue reliquie si trovano ancora a Napoli, presso la chiesa del convento di S. Lucia al Monte. Giovanni Giuseppe non ha lasciato molti scritti e sono rimaste solo una quarantina delle sue lettere, che sono però sufficienti per testimoniare le grandi doti di guida spirituale.

Nel Martirologio Romano il Santo è onorato il 5 marzo, mentre i festeggiamenti nelle strade cittadine d’Ischia Ponte, hanno luogo la prima domenica di settembre per la durata di quattro giorni. In questi giorni di festa la chiesa è addobbata e si celebrano messe in continuazione; la reliquia del santo è portata in processione per le strade cittadine e per mare dove l’imbarcazione, con la reliquia, è seguita da quelle dei pescatori. I festeggiamenti si concludono con uno spettacolo di fuochi pirotecnici.

FontiIl primo grande libro dei santi di Alban Butler 

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