Santa Caterina da Bologna

SANTA CATERINA da Bologna

Badessa (1413-1463) 9 marzo

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Provata da grandi tentazioni, ma sicura di se stessa, era talmente temeraria da credersi invincibile. Si immaginava mentre sfidava il diavolo:«Sappi che non puoi tentarmi senza che io non ti smascheri subito».

Caterina de’ Vigri nacque a Bologna l’8 settembre 1413. Suo padre, Giovanni, famoso avvocato e professore di giurisprudenza all’università, aveva sposato Bonaventura, una giovane donna molto pia della nobile famiglia dei Mamellini. Mentre la moglie era incinta di Caterina, il marchese Nicola d’Este lo incaricò di prestare servizio presso di lui a Ferrara e di rappresentarlo per la Repubblica di Venezia. Quando Caterina ebbe compiuto undici anni il marchese convinse Giovanni a portarla a palazzo come compagna per la figlia Margherita.

Le due bambine divennero subito amiche, progredendo insieme per due o tre anni negli studi e in altre attività. Caterina perfezionò il suo latino e apprese a dipingere squisite miniature che ancora oggi possono essere ammirate. Quando Margherita seppe di essere stata promessa sposa a Roberto Malatesta, principe di Rimini, sperò che anche Caterina potesse seguirla all’altare, ma già da allora essa aveva deciso di consacrare la sua vita a Dio.
s. caterina da bologna 6Subito dopo il suo ritorno a casa il padre morì, e quasi immediatamente essa entrò in un gruppo di terziarie di S. Agostino a Ferrara: esse conducevano una vita quasi monastica sotto la guida di Lucia Mascaroni. Caterina aveva circa sedici anni, ma già mostrava il desiderio di una vita di unione con Dio. Scriveva:

«Poiché Gesù mi ha chiamata al suo servizio, devo cercare di fare del mio meglio per imitarlo, seguendo la via regale della croce. Devo cercare di amare i miei nemici, onorare quelli che mi perseguitano, servire volontariamente coloro che non vogliono servirmi, sapendo che percosse e spuri più che un trattamento gentile è ciò che mi merito».

La generosità, il tratto dominante della sua vita, si manifestò molto presto:

«Se vuoi avere tutto, devi donare tutto».

Il suo fervore era tale che essa si domandava se non avesse dovuto ricercare una vita di maggiore solitudine. In risposta alle sue richieste di illuminazione le fu detto:

«Ognuno deve rimanere nel luogo dove la provvidenza divina lo ha condotto».

Da quel momento si legò più strettamente al gruppo, contribuendo alla sua crescita.
santa caterina da bolognaSeguirono poi cinque anni di battaglie, che ebbero ampie ripercussioni. La conoscenza di sé e il realismo che acquisì allora, l’hanno resa un importante modello spirituale. Provata da grandi tentazioni, ma sicura di se stessa, era talmente temeraria da credersi invincibile. Si immaginava mentre sfidava il diavolo:

«Sappi che non puoi tentarmi senza che io non ti smascheri subito».

Fu tormentata da numerose visioni demoniacheche la gettavano in un’angoscia profonda: il Signore e la Vergine Maria la rimproveravano per il suo amor proprio e per la sua obbedienza imperfetta al volere della maestra dei novizi (in realtà la perfezione d’obbedienza sottintesa nella critica non era altro che una deformazione della vera obbedienza religiosa). L’aridità aumentò l’angoscia, e Caterina si scuriva rigettata da Dio e scoraggiata fino alla disperazione. I suoi sforzi per raggiungere la purezza di spirito necessaria rimanevano sterili e senza frutto e, ancora peggio, la tentazione di bestemmiare Dio, di dubitare della verità della fede, specialmente della dottrina della reale presenza eucaristica la perseguitavano continuamente.

In quei cinque anni, oltre ai suoi problemi personali, vi furono discussioni nella comunità riguardo al futuro, poiché vi era chi voleva adottare la regola più rigida di S. Chiara, mentre altre volevano restare terziarie di S. Agostino.

Per un certo periodo fu la fornaia della comunità, ma il riverbero della fiamma all’interno del forno le causò problemi di vista: temendo di poter diventare un peso per le altre sorelle se fosse diventata cieca, comunicò il suo problema alla madre superiora che, però, le disse di rimanere al suo posto di lasciare che Dio si prendesse cura della sua salute. Anche questa volta Caterina capì la lezione. Sul letto di morte esortava le sue sorelle:

santa caterina da Bologna«Dobbiamo sopportare la cattiva sorte con grande coraggio, per l’amore di Gesù Cristo. Preferite le sofferenze ai piaceri, accettatele con gioia, desideratele sempre di più così da divenire conformi a lui. Questo è il comportamento corretto per un animo veramente cristiano, indegno di essere definito tale se rifiuta di portare la croce», la croce poteva venire dalle situazioni più disparate; Caterina era talmente desiderosa di porsi al servizio del prossimo da venire accusata di invadenza: a volte interveniva per conto di altri procurandosi dei rimproveri, ma poiché agiva spinta da motivazioni pure, soffriva per l’ingiustizia. La sua bontà poteva solo essere spiegata da un fermo desiderio di sopportare qualsiasi cosa, anche se contraria, per amore di Cristo.

«Non conta» scriveva «indossare un abito dimesso e camminare a capo chino; per essere veramente umili bisogna imparare a sopportare qualsiasi umiliazione. È ciò che contraddistingue i discepoli cristiani».

La sua pazienza illimitata verso gli altri derivava dall’amore la consapevolezza della condizione umana era alla base del suo approccio concreto:

«Tizio ha i suoi difetti, io ho i miei. È ottusità da parte nostra aspettarci che gli altri abbiano la nostra stessa costituzione di corpo e anima».
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La sua teoria era di non giudicare mai l’intenzione o il volere di un’altra persona ma di accettare la realtà di ogni situazione come un’espressione del volere divino. Caterina venne ben presto nominata maestra delle novizie e approfondì la sua già ampia esperienza della vita spirituale per formare le sue sottoposte. Scrisse per loro nel 1438 il Trattato sulle sette armi spirituali, oltre a un’autobiografia e un saggio che mostrano la sua esperienza mirabile circa la battaglia spirituale. Pubblicato per la prima volta nel 1475, fu ristampato molte volte i dopo la sua morte e tradotto in altre lingue. All’inizio del trattato presenta due condizioni indispensabili per rendere utile la lettura del libro: l’intenzione di non commettere mai una colpa grave e la ferma risoluzione nel seguire la via della croce. Gli strumenti necessari erano la diligenza e la perseveranza. La mancanza di fiducia in se stessi deve essere bilanciata dalla totale fiducia nell’amore di Dio per le sue creature.

Il pensiero delle sofferenze di Dio darà a coloro che lo amano il coraggio necessario, mentre il ricordo della morte li mantiene sempre pronti. La prospettiva del paradiso è uno stimolo, ma le Scritture devono essere scolpite nella mente per trarne nutrimento e utilizzarle come guide in questa vita. Sono conservate anche molte altre indicazioni per l’acquisizione della virtù, che allo stesso tempo possono anche servire alla costruzione di una personalità completa, libera da se stessa e proiettata verso gli altri, una personalità di grande fascino come lei stessa era.

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Verso la fine del suo incarico di maestra delle novizie ebbe una visione, spesso rappresentata in opere d’arte, che può essere descritta attraverso le sue stesse parole. Avendo ottenuto il permesso di trascorrere la notte di Natale in chiesa, «vi si recò il più presto possibile, con l’intenzione di recitare un centinaio di Ave Maria in onore della Madonna. Lo fece con la dovuta attenzione e fervore fino circa a mezzanotte, l’ora nella quale si ritiene che il Salvatore sia nato. Proprio in quell’ora le apparve la Vergine Maria con in braccio Gesù Bambino, avvolto in bende candide; Maria le si avvicinò e le consegnò suo figlio. Vi lascio immaginare la gioia di quella povera creatura nel tenere tra le braccia il Figlio dell’eterno Padre. Tremando di timore ma molto più sopraffatta dalla gioia, si prese la libertà di accarezzarlo, di stringerselo al petto e di portare il suo viso alle labbra».

Nel 1432 la comunità aveva abbracciato la rigida Regola di S. Chiara e si era trasferita in un convento più adatto. Caterina, però, e con lei altre sorelle, sentiva che l’osservanza sarebbe stata meglio assicurata se si fosse istituita la clausura. La popolazione di Ferrara si oppose, ma alla fine le autorità accettarono la proposta e papa Nicola V nel 1452 decretò la clausura. In quel periodo si presentarono moltissime postulanti, tanto che le sorelle non erano in grado di alloggiarle. Il vicario generale ottenne il permesso dal papa di fondare altre case in tutta Italia, e i cittadini di Bologna chiesero che fosse istituito un convento di Clarisse nella loro cittàCon suo grande disappunto Caterina, nativa di Bologna, fu scelta come superiora della nuova fondazione. «Non sono capace di custodire i polli» protestò «tanto meno sarò in grado di prendermi cura di queste consacrate a Dio!» Il gruppo di sedici sorelle arrivò a Bologna il 22 luglio 1456.

Nonostante la stretta clausura, la fama della santità di Caterina attirò molte postulanti. Dal momento che non vi era spazio sufficiente, furono acquistate delle proprietà adiacenti e fu steso un progetto di nuovi edifici. Nonostante i nuovi incarichi che le erano stati imposti, Caterina manteneva se stessa e la comunità strettamente fedeli alla regola e alla preghiera. Sebbene avesse frequenti visioni ed esperienze soprannaturali, essa aborriva ogni manifestazione esteriore di questi fenomeni. Rimase sempre distaccata dalle gioie e dalla dolcezza della preghiera, non permettendo a se stessa di venire sopraffatta e di perdere conoscenza. Essa stessa confessa:

«Se lo avessi fatto sarei sempre stata fuori di me e spesso non avrei potuto compiere il mio dovere».

Forse il tratto che meglio di tutti evoca l’amore e la fedeltà alla sua comunità è la gentilezza: quando doveva rimproverare qualche sorella, dopo andava con lei in chiesa per pregare fino a che il sentimento di risentimento non si arrendeva all’amore e all’accettazione. Al termine del suo incarico di badessa fu tenuto consiglio nella comunità, e l’unico giudizio a sfavore della sua rielezione fu la constatazione che la sua gentilezza addolciva l’osservanza delle regole. Quando poteva visitava le malate e svolgeva innumerevoli servizi per loro, anche i più umili.

La sua carità spirituale era infinita: una volta, quando una delle novizie le confessò che stava pensando di abbandonare la vocazione, Caterina si offrì di rimanere in purgatorio fino all’ultimo giorno per espiare le sue colpe, di prendere su di sé tutti i suoi peccati, di farle gustare un poco di quel benessere spirituale di cui essa godeva, se solo non avesse abbandonato l’ordine. Colpita dall’amore e dalla sincerità della sua superiora, la novizia cambiò idea e rimase. Caterina era ugualmente pronta a trascorrere le notti in preghiera per chiunque ne avesse bisogno, e, come Teresa di Lisieux dopo di lei (1 ott.), pregò tutta una notte e ottenne il pentimento di un peccatore ostinato che doveva essere giustiziato il giorno seguente.

Durante i primi anni molte sorelle esagerarono nelle penitenze e caddero ammalate. I dottori disperavano, tuttavia Caterina ne ottenne con la preghiera la guarigione. Anche prima del suo ritorno a Bologna, la salute di Caterina era già compromessa e sette anni più tardi sarebbe arrivata alla fine dei suoi giorni. Il 25 febbraio 1463 tenne un discorso di tre ore alla comunità, annunciando la sua morte e dando loro le sue ultime volontà. Come S. Giovanni della Croce morente (14 dic), parlò della virtù della carità:

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«È impossibile piacere a Dio senza amore. Mie care sorelle, dovete portare ciascuna i pesi delle altre, perdonarvi l’un l’altra ogni colpa, sopportando con inesauribile pazienza tutto ciò che può essere provocato dalla differenza di carattere […]».

La prima domenica di Quaresima fu colta da dolori fortissimi e dovette mettersi a letto, da dove non si rialzò più. Morì il 9 marzo. La sua agonia fu così tranquilla che le suore presenti non si accorsero della morte fino a che non sentirono un profumo dolcissimo e non videro che il suo viso era ritornato giovane e fresco come quello di una quindicenne.

Racconta la beata Illuminata Bembi, testimone oculare dei fatti che seguirono la morte della santa:

Allorchè la fossa fu pronta e quando vi calarono il corpo, che non era racchiuso in una bara, esso emanava un profumo di indescrivibile dolcezza, riempendo l’aria tutt’intorno. Le due sorelle, che erano discese nella tomba, mosse a compassione dal Suo viso bello e radioso, lo coprirono con un panno e posero una rozza tavola alcuni centimetri sopra il corpo, affinchè le zolle di terra non lo toccassero. Tuttavia lo fissarono così goffamente che, quando la fossa fu riempita di terra, il viso ed il corpo furono comunque coperti. Le sorelle venivano a visitare spesso il cimitero, piangevano, pregavano e leggevano presso la tomba, e notavano sempre il dolce odore che la circondava. Dal momento che non c’erano fiori, nè erbe aromatiche accanto alla fossa, ma solo arida terra, esse si convinsero che il profumo proveniva proprio dalla tomba”.

Questa situazione così strana spinse le consorelle con cui aveva vissuto da viva a riesumarne il corpo, dopo soli diciotto giorni dalla sepoltura. Racconta ancora la beata Illuminata Bembi:santa Caterina da Bologna

Quando trovammo il corpo e ripulimmo il viso, notammo che era stato schiacciato e sfigurato dal peso della tavola di legno che vi era stata posta sopra. Inoltre, scavando, tre delle sorelle l’avevano danneggiato con la vanga. La ponemmo in una bara, e stavamo per riseppellirLa, ma uno strano impulso ci spinse a sistemarLa temporaneamente sotto il portale. E fu allora che il naso schiacciato e l’intero viso ripresero gradualmente la loro forma naturale. La defunta divenne di colore bianco, bella, intatta, come se fosse ancora viva, le unghie non erano annerite ed Ella emanava un odore delizioso. Tutte le sorelle erano profondamente agitate; il profumo si diffondeva nella chiesa e nel convento, impregnando le mani che L’avevano toccata, e non sembrava esserci alcuna spiegazione. Dopo essere diventata abbastanza pallida, Ella cominciò a cambiare colore, diventando più rossa, mentre il Suo corpo cominciava ad emettere un sudore piacevolmente profumato. Passando dal pallore ad un colore d’ambra incandescente, Ella trasudava un liquido aromatico che a volte sembrava acqua limpida, ed a volte un miscuglio di acqua e sangue.”

Così, si prese l’abitudine di esibire il corpo ai fedeli, con grande fatica delle sorelle costrette nei 12 anni successivi a sollevarlo per mostrarlo attraverso una piccola grata, essendo gli ambienti di clausura inaccessibili per la gente. Finché non avviene il secondo miracolo: su richiesta involontaria di una consorella, Caterina acconsente a mettersi seduta per facilitare gli spostamenti.  E, a oggi, pare che il corpo conservi un’incredibile flessibilità.

santa caterina da Bologna1Da allora la Santa è nella piccola cappella di via Tagliapietre, nella chiesa del Corpus Domini di Bologna, circondata degli oggetti contenuti nei reliquari alle pareti: ci sono il breviario con le miniature da lei stessa realizzate e la piccola viola che amava suonare; la preziosa teca che contiene il sangue misto a umore trasudato dal suo corpo; e poi denti e ossa e crani addobbati con ghirlande di fiori. “L’affluenza è aumentata negli ultimi anni”, dichiara padre Bernardo, parroco della chiesa di San Cristoforo delle Muratelle che ospita il santuario, che racconta delle visite degli habitué bolognesi ma anche di forestieri, come i fedeli che dal New Jersey vengono ogni anno per onorare la santa a cui è dedicata la loro parrocchia in America.  Molti scrivono per chiedere informazioni, immaginette e calendari; o vengono per chiedere un’intercessione. All’uscita della cappella c’è, infatti, il libro delle grazie, dove si lasciano messaggi e preghiere.

Caterina fu canonizzata nel 1712 da Clemente X I e viene onorata come la patrona degli artisti, ma tante sono le mamme che la nascita o la guarigione del proprio figlio o figlia è merito della sua intercessione e io sono una di queste.

(Medjugorje mi ha cambiato la vita, ma Santa Caterina da Bologna insieme alla Madonna hanno compiuto il primo grande miracolo della mia vita. Vedi testimonianza su   https://biscobreak.altervista.org/2012/11/una-svolta-epocale/ )

 

CORPUS DOMINI BOLOGNA

INFORMAZIONI SULL’OTTAVARIO A SANTA CATERINA 2016

Momenti di testimonianza e riflessione sul tema «Santa Caterina donna di misericordia» Nell’ambito dell’Ottavario di Santa Caterina da Bologna, è organizzato un ciclo di serate dedicate a testimonianze e dialogo. Le serate inizieranno mercoledì 9 con la cantautrice Debora Vezzani. Si proseguirà sabato 12 sul tema: «La famiglia luogo di misericordia» con la testimonianza dei coniugi Lorenzo e Marusca Gusmini, che gestiscono una casa famiglia nel reggiano e da oltre vent’anni accompagnano fidanzati e sposi nella vita matrimoniale. Infine lunedì 14 «Parole francescane di misericordia con san Francesco, santa Chiara e santa Caterina» con padre Dino Dozzi, suor Antonella Vitolo e suor Mariafiamma Faberi. Al primo appuntamento, dal titolo «Santa Caterina donna di misericordia», parteciperà l’Arcivescovo S.E. Mons. Matteo Zuppi.

É INVOCATA: – come protettrice dei pittori, e degli artisti in genere

Fonti: Il primo grande dizionario dei santi di Alban Butler  

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LE SETTE ARMI SPIRITUALI

(ITINERARIO ASCETICO DI S. CATERINA DA BOLOGNA)

SANTA RITA DA CASCIA (corpo incorrotto)
ANGELA IACOBELLIS (corpo incorrotto)
SANTA MARIA MADDALENA DE PAZZI (corpo incorrotto)
SANTA EUSTOCHIA CALAFATO (corpo incorrotto)
BEATA ANTONIA DI FIRENZE (corpo incorrotto)
SAN PASQUALE BAYLÒN (strani fenomeni al corpo post mortem)

 

 

 

4 thoughts on “Santa Caterina da Bologna

  1. Mi spiace Michael, non sono in grado di aiutarti, ma spero che qualcun’altro lo sia. Buona giornata.

  2. bellissime informazioni su Santa Caterina, peccato che molte persone non conoscano la storia di questa grande Santa. a fine maggio sarò a Bologna e spero di poter andare da lei x una intercessione importante…

  3. Cara Santa di Bologna,
    abbiamo bisogno della Tua potente intercessione per la nostra comunità cristiana.
    Ascolta la nostra fiduciosa preghiera, aiutaci a realizzare il progetto che sai, a maggior gloria e onore di Maria Santissima. Grazie.

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