San Claudio de la Colombière

San Claudio de la Colombière

(1641-1682) 15 febbraio

s claude_la_colombiere… e, mentre il sacerdote dirigeva alle religiose brevi parole di incentivo alla pratica della virtù eroica, una di loro, Suor Margherita Maria Alacoque, sentì una voce interiore che le diceva: “Ecco chi ti mando!”. S. Claudio de la Colombière istituì la festa del Sacro Cuore e ne inaugurò la devozione.

Nato da una devota famiglia benestante a Saint-Symphorien d’Ozon, vicino a Lione nel 1641, Claudio de la Colombière studiò nel collegio gesuita di Lione e quindi decise di entrare nella Compagnia di Gesù. Compì i due anni di noviziato ad Avignone, a cui fece seguito il regolare corso di studi filosofici nel collegio gesuita del luogo. Dal 1661 al 1666 insegnò in quella scuola grammatica e quindi lettere. Si era in un contesto di agitazione civile: a seguito di uno scontro tra la guardia pontificia e il seguito dell’ambasciatore francese, le truppe di Luigi XIV nel 1659 avevano occupato la città di Avignone, allora ancora territorio pontificio. La pace fu finalmente ripristinata, e nell’aprile del 1665 la città potè celebrare la canonizzazione di Francesco di Sales (24 gen.), che aveva trascorso in questo luogo gli ultimi mesi di vita.

Vi erano ad Avignone due conventi delle suore della Visitazione fondati da S. Francesco di Sales e Claudio de la Colombière fu invitato a predicare per l’occasione nel più antico di essi, luogo principale delle celebrazioni. Non era ancora stato ordinato eppure si rivelò un predicatore di razza, dotato di evidenti doti intellettuali e oratorie. Venne quindi inviato a completare gli anni di teologia a Parigi e lì fu scelto come tutore dei due figli del ministro delle finanze di Luigi XIV, Giovanni Battista Colbert (1619-1683). Tale impegno dovette però bruscamente essere interrotto quando un suo articolo satirico finì nelle mani di Colbert e nel 1670 fu richiamato nella propria provincia.

SAN CLAUDIO DE LA COLOMBIERENominato predicatore ufficiale nella chiesa del collegio gesuita di Avignone, preparò una serie di omelie pregevoli per contenuti e forma e di esse avrebbe successivamente fatto uso in Inghilterra. I gesuiti erano allora impegnati nel conflitto teologico con ilgiansenismo. Claudio de la Colombière fece propria la posizione di S. Bernardo (20 ago.) sulla predestinazione e le altre tesi sostenute nell’abbazia giansenista di Port-Royal. Così, per esempio, nel suo De l’Amour de Dieu,scrisse:

«Perché mi avresti donato la libertà, se tu non volessi lasciarmene il completo utilizzo? […] E perché io dovrei dare la mia vita e il sangue per te, se fossi destinato a perire per sempre?» (Oeuvres, 4, p. 306), e termina dicendo: «Egli ci ha amati da prima che esistiamo, e persino quando gli resistiamo» (citando la frase di S. Bernardo«Dilexit autem non existentes, sed et resistentes»). 

La disputa, che cominciava ad assumere toni politici e sociali, si placò temporaneamente con la «pace della Chiesa» imposta nel 1668-1669. Per i gesuiti il giansenismo rappresentava l’infiltrazione nella Chiesa cattolica delle tesi di Lutero e Calvino ed era quindi densa di conseguenze negative per la dottrina e per la prassi cattolica. In questa battaglia essi utilizzarono la crescente devozione al Sacro Cuore di Gesù ed esso divenne infatti il punto centrale delle prediche di Claudio, in modo particolare dopo il ritiro precedente la sua professione perpetua nel quale egli si consacrò al Sacro Cuore.

Due mesi dopo la professione solenne Claudio de la Colombière divenne superiore del convento gesuita di Paray-le-Monial, in Borgogna. Quattro anni prima, in quella stessa città. Margherita Maria Alacoque (16 ott.) aveva fatto il suo ingresso nel convento delle suore della Visitazione. Al pari di Anna-Margherita Clément nel 1661, Claudia Garnier e Annamaria Rosset nel 1667 e Maria Costanza de Bresson nel 1668, Margherita ebbe una straordinaria serie di visioni e di rivelazioni private sull’amore di Gesù per l’umanità, ma in modo particolarmente preciso le fu rivelato che era desiderio di Dio che si celebrasse annualmente una festa in onore del Sacro Cuore. Il suo superiore e confessore non era riuscito a comprendere e ad apprezzare tali rivelazioni, e Claudio s claudio colombiere s margherita maria alaquoquegiunse come inviato dal cielo: «Sentii nell’anima» ella scrisse «le parole: È lui che io ti mando“».

La santa capì subito di potersi confidare con Claudio de la Colombière, diventato suo confessore: «Egli mi consolò enormemente, dicendomi di non temere la guida di Dio fintanto che le obbedivo […] Mi insegnò a custodire con amore i doni di Dio e a ricevere i suoi messaggi con fede ed umiltà». Per Claudio, Margherita Maria rappresentò una chiara conferma, direttamente da Dio, della validità della propria devozione al Sacro Cuore, di cui divenne quindi uno dei maggiori promotori.

Dopo un breve soggiorno a Paray il confessore di Luigi XIV, p. La Chaise, lo raccomandò come predicatore alla duchessa di York, Maria di Modena (moglie del futuro Giacomo II di Inghilterra), per la Queen’s Chapel del palazzo di S. Giacomo a Londra. Il suo predecessore, arrestato per aver accolto la finta conversione dell’apostata francese Luzancy, era stato costretto a lasciare l’Inghilterra nel 1675. Claudio de la Colombière giunse a Londra il 13 ottobre 1676 in abiti laici, ma nonostante fosse in incognito la sua fama di predicatore l’aveva preceduto: la cappella si riempì di persone accorse ad ascoltarlo, tra cui alcuni protestanti, e alla Queen’s Chapel pronunciò di nuovo i discorsi che aveva preparato ad Avignone (per questo il nome della duchessa di York è spesso unito a essi nelle edizioni a stampa). Margherita Maria gli aveva riferito nel 1675 le rivelazioni ricevute da Cristo: «Ho un cuore profondamente innamorato degli uomini […] ma tutto ciò che ho in cambio è ingratitudine: vedo la loro irriverenza, il loro sacrilegio».

Questa identificazione dell’ingratitudine con l’eresia rappresentò il punto focale della devozione di Claudio de la Colombière al Sacro Cuore. Per lui la Chiesa protestante esprimeva chiaramente questa irriverenza e questo sacrilegio. Poiché Margherita Maria, nella sua terza rivelazione, aveva domandato un «atto solenne di riparazione», egli lo compì istituendo la festa del San-ClaudioSacro Cuore e inaugurandone la devozione nel 1677, all’apice del suo celebre discorso alla Queen’s Chapel sull’Inghilterra liberata:

«O Dio, quando farai cessare un così grande flagello? Come potremo alla fine placarti e obbligarti ad unirci tutti nell’unico e medesimo ovile, come abbiamo vissuto per tredici o quattordici secoli?». Anche consolando la duchessa di York per la morte del suo terzo figlio nel 1677 fece riferimento alla sopravvivenza del protestantesimo inglese (a cui aderiva anche re Giacomo): «Finché non riusciremo ad allevare i nostri bambini nella vera religione, nessuno vivrà». Il francescano Wall, che gli fece visita per la festa di Ognissanti del 1678, fece menzione della «Messa celebrata al piccolo altare del Sacro Cuore che Claudio de La Colombière aveva eretto nel suo oratorio».

I suoi primi biografi sembrano essersi accordati nel dipingere il ministero di Claudio de la Colombière a Londra e la sua personalità in toni il più possibile incolori e solitari, arrivando ad affermare che egli non guardò mai fuori dalle finestre del palazzo di S. Giacomo per timore di venire contaminato da quella città perversa; furono spinti probabilmente dal desiderio di fugare da lui ogni possibile colpa per gli atti di cui sarebbe stato accusato in seguito, ma la realtà sembra essere molto diversa: egli fu un uomo straordinariamente coraggioso che si oppose alle politiche anticattoliche; visitò la comunità cattolica clandestina di Francesco Bedingfield in St Martin’s Lane, e per la festa di Ognissanti predicò contro il Test Act chiedendo: «Quanti pretesti gli uomini devono addurre quotidianamente per sottomettere l’interesse di Dio a quelli dello Stato? ». Stando alle affermazioni di De Fiquet, prete apostata, egli inviò potenziali convertiti al cardinale De Bouillon, al seminario di Clermont e a Parigi, e «stava cercando sacerdoti da inviare in Virginia».

Tradito da De Fiquet fu coinvolto nella “congiura papista” di Tito Oates. Alle due del mattino del 24 novembre 1678 guardie armate irruppero nei suoi appartamenti nel palazzo di S. Giacomolo arrestarono e lo condussero in prigione. Condotto davanti Gesùalla Camera dei Comuni nel maggio 1679, continuò con tranquillità a leggere il Breviario mentre il processo andava avanti. Grazie all’intervento di Luigi XIV, che lo salvò dalla pena capitale, fu esiliato in Francia, dopo aver trascorso in prigione tre settimane dopo il processo e aver ottenuto un’ulteriore permesso di dieci giorni a causa della cattiva salute: partì quindi per la Francia in giugno. La prigionia aveva definitivamente minato la sua salute: trascorse i rimanenti tre anni di vita praticamente come un invalido.

Inviato  a Lione e nuovamente a Paray nella speranza che il clima più mite arrecasse giovamento alla sua salute, fu convinto da Margherita Maria a fermarsi e lì attendere la morte. Spirò la sera del 15 febbraio 1682. Nonostante la certezza di Margherita Maria che l’anima del santo fosse andata direttamente in paradiso, solo nel 1929 la Chiesa confermò ufficialmente questa dichiarazione.

La sua eredità principale è la devozione al Sacro Cuore, diffusasi in tutto il mondo come rito religioso (in Polonia nel 1765 e nella Chiesa universale nel 1856) anche con ripercussioni politiche: nel 1873, per esempio, il presidente dell’Ecuador dedicò pubblicamente la propria nazione al Sacro Cuore. Beatificato da papa Pio XI il 16 giugno 1929, Claudio fu canonizzato da Giovanni Paolo II il 31 maggio 1992.

Fonte: Il primo grande dizionario dei santi di Alban Butler