BEATA MARIA DELLA PROVVIDENZA

Beata Maria della Provvidenza

(Eugenia Smet)

fondatrice (1825-1871 ) 7 febbraio

Per Maria della Provvidenza il purgatorio andava e va trovato 1B. Maria della Provvidenzain terra, dove molti di quelli che vi abitano stanno in realtà vivendo nella morte, ed è amando queste persone che ella trovò il modo giusto di amare Gesù. Un’ausiliatrice cinese le scrisse: «Tu ami il fuoco di Dio e lo accendi negli altri».

Eugenia Smet nacque il 25 marzo 1825, terza dei sei figli di Enrico e Paolina Taverne de Mondhiver, famiglia relativamente benestante che viveva a Lilla, nella Francia nord-orientale. Bambina vivace e brillante, nutriva tuttavia una profonda religiosità e un forte senso del “dovere” instillatole dalla madre. Ricevette formazione religiosa presso la parrocchia di S. Stefano, venendo cresimata a nove anni (a quel tempo la cresima veniva giustamente conferita prima della comunione).

Testimoni della sua infanzia parlano di una precoce sensibilità per le sofferenze delle anime del purgatorio. L’insegnamento sociale della Chiesa non si era ancora sviluppato, e il rango della santa – come la sua stessa educazione – la mantenevano a una certa distanza dalle sofferenze dei poveri di Lilla, soggetti a ogni tipo di sfruttamento in questo primo e brutale stadio della rivoluzione industriale in Francia: questa distanza, se così si può chiamare, fu colmata in modo eroico dalle sue successive attività.

I suoi genitori avevano costruito una piccola casa di campagna a Loos, a qualche chilometro di distanza da Lilla, e qui si trasferirono dopo i disordini del 1830, mentre Eugenia era già un’educanda della scuola del Sacro Cuore di Lilla. Lanciatasi con entusiasmo nello studio e nello svago della vita di convitto, si mostrò leader e organizzatrice nata. Eugenia continuava a essere ossessionata dal pensiero delle anime sofferenti del purgatorio, sognando di vivere una vita di sacrifici offerta in loro favore, e tali sogni furono rafforzati durante un ritiro predicato da un gesuita nel 1842 (anno della “conversione”, a suo stesso dire).

Ciò che questa conversione avrebbe implicato non era 2B. Maria della Provvidenzaperò ancora chiaro e le studentesse del Sacro Cuore continuavano a rimanere lontane dalle sofferenze “storiche” che le circondavano: povertà su larga scala, lavoro infantile, alto tasso di mortalità (per un intero quindicennio le morti a Lilla superarono le nascite), condizioni che avrebbero portato a rivolte, a scioperi e alla rivoluzione del 1848.

Fu durante le vacanze scolastiche che Eugenia scoprì le sofferenze  umane, seppure in scala ridotta, a Loos, e iniziò a porvi rimedio con quell’azione diretta che avrebbe caratterizzato la sua successiva vita religiosa: convinse infatti il padre, che si stava trasformando in un signorotto di campagna, a permetterle di portare ai poveri i frutti caduti «a causa del vento» (ma egli si accorse ben presto che non era solo il vento a scuotere i suoi alberi da frutto!).

La Chiesa di Francia si stava allora sforzando di rimediare ai danni inflitti dalla Rivoluzione francese al suo prestigio, unendo al conforto spirituale l’assistenza materiale verso una popolazione sempre più divisa. Ispirata dal nuovo vescovo di Lilla, Eugenia si lanciò in numerose opere caritative, raccogliendo tanto denaro per le missioni in Cina da ricevere una lettera personale di ringraziamento da Roma. Si diede inoltre ad appendere cartelli nei caffè di Loos: «Qui non si bestemmia ». Anche la sua vita spirituale interiore stava progredendo: andava a Messa ogni giorno e nel 1850 si consacrò a Cristo con un voto di perpetua verginità. Il centro della sua fede era la provvidenza di Dio, nella quale aveva una fiducia cieca, rafforzata nel corso della sua vita dai “segni” che ella fiduciosamente aspettava e generalmente riceveva.

Nel 1853 si convinse della necessità di fondare un ordine religioso che si dedicasse ad alleviare le sofferenze delle anime del purgatorioEugenia vide infatti che nella Chiesa esisteva un ordine per ogni scopo eccetto che per questo e si sentì chiamata a colmare tale lacuna. Ma secondo la sua solita abitudine di “mercanteggiare” con Dio, si disse che solo se si fossero verificati cinque segni avrebbe capito che doveva effettivamente fondare un tale ordine.

I segni richiesti erano:

successo degli attuali sforzi (un’associazione di preghiera);

approvazione scritta dal papa;

approvazione scritta dall’arcivescovo di Cambrai e di molti altri vescovi;

cinque persone che si unissero a lei per formare una nuova comunità;

l’incontro con un prete a lei sconosciuto che condividesse i suoi scopi.

I cinque segni si sarebbero verificati nel giro di cinque anni. La santa ricevette anche l’incoraggiamento del curato d’Ars (S. Giovanni Maria Vianney, 4 ago.), che aveva consultato per procura, e seppe che egli «approvava la sua chiamata alla vita religiosa e la nuova fondazione che, secondo lui, si sarebbe rapidamente diffusa in tutta la Chiesa». Eugenia venne quindi a conoscenza dell’esistenza a Parigi di una piccola comunità dedicata alle anime del purgatorio, organizzata da un prete – a lei sconosciuto – della parrocchia di Saint-Merry. Interpretando questo come la conferma definitiva, prese il treno per Parigi.

All’inizio tutto andò male. Eugenia riuscì a trovare solo alloggi orribili e il suo primo incontro con il prete, don Largentier, fu un disastro tanto che fu possibile salvare la situazione solo per l’opera di un membro della comunità. Il 25 marzo 1856 (giorno del suo trentunesimo compleanno),  accompagnata dalla sorella più giovane. Giulietta, e determinata a trovare alloggi migliori, la santa trovò una casa «in vendita o in affitto» al numero 16 di rue de la Barouillère e capì che era destinata a lei. L’affitto era di quattromila franchi all’anno: pur essendo priva di mezzi, riuscì a convincere il legale del proprietario ad affittarle l’edificio, ispirata da un messaggio del curato d’Ars: «Questa comunità non potrà non avere successo». Don Gabriele, il parroco di Saint-Merry, si mise alla guida della nuova comunità e nel giugno 1856 dichiarò che stava per dare loro i nuovi nomi da religiose. Eugenia divenne Maria della Provvidenza (nome pregnante, dovuto alla sua incondizionata fede nella divina Provvidenza) e la nuova comunità prese il nome di Suore Ausiliatrici delle Anime del Purgatorio. Eugenia definì così lo scopo della congregazione:

«Alleviare e liberare le anime che stanno completando la loro espiazione prima di venire ammesse alla beatitudine del cielo, attraverso la preghiera continua e la pratica delle opere di bontà».

Un benefattore inviò cinquecento franchi in una busta, chiedendo semplicemente preghiere per i parenti deceduti, e lo stabile fu concesso in affitto. Parigi a quel tempo era un enorme cantiere: Napoleone III aveva ingaggiato il barone Haussmann come capo progettista con l’incarico di trasformare Parigi nella «più bella città del mondo». Ci sarebbe in effetti riuscito, ma pagando un prezzo sociale elevatissimo: le antiche vie medievali popolate da comunità fortemente collegate e solidali dovettero far posto ai lunghi e diritti boulevard. In questo contesto Maria della Provvidenza cercava di capire come mettere in pratica i propri scopi. Come organizzare una vera vita religiosa? Quale percorso scegliere per rispondere realmente alla volontà di Dio? La risposta giunse come al solito per caso, quando qualcuno bussò alla porta chiedendo se «una delle signore poteva prendersi cura di una povera donna del vicinato, che non voleva né un prete né una suora». Maria della Provvidenza sentì una voce interiore che diceva: «È questo il modo in cui mi amerai».

Da allora in avanti le ausiliatrici si recarono da tutti coloro che erano soli e che soffrivano in qualche modo, scoprendo un mondo che non avrebbero mai immaginato, fatto di alcolismo, miseria, emarginazione e promiscuità. Esse vi penetrarono curando i malati e i sofferenti, e parlando del Vangelo ovunque si recassero. L’intuizione spirituale di Eugenia assunse un aspetto più definito: chiedendo al papa di benedire il nuovo istituto, la santa ne definì lo scopo come «consacrare noi stesse con un quarto voto ad alleviare le sofferenze della Chiesa purgante attraverso la pratica delle opere di zelo e carità raccomandate alla Chiesa militante».

L’amore per le anime del purgatorio, cioè, si doveva esprimere attraverso le opere di amore compiute sulla terra. Ma Eugenia si sentiva ancora incapace di esprimere il proprio pensiero in una forma precisa: vi riuscì grazie all’incontro con un giovane prete gesuita, p. Basuiau, che divenne il suo consigliere spirituale e che convinse l’istituto a basare il proprio ordinamento su quello della Compagnia di Gesù. La costituzione dell’istituto fu ufficialmente accettata il 25 marzo 1859. Postulanti cominciarono ad arrivare in gran numero e la casa (acquistata nel novembre del 1857 grazie alla generosità di Madame Jurien) era ormai stracolma.

Una giovane vedova benestante. Madame Simart, entrò nella congregazione portando con sé oggetti di arredamento di prima necessità (quando nutrì dei dubbi riguardo alla propria vocazione, capì che doveva rimanere perché altrimenti le suore non avrebbero avuto niente su cui sedersi!) e nel 1861 tra le novizie ci fu Emma, sorella di Maria della Provvidenza (dono del Signore a parziale consolazione della scomparsa, l’anno precedente, dell’unico fratello). Nel 1863 aprirono una nuova casa a Nantes.

La salute fisica di Eugenia cominciò a declinare, aggiungendo un’altra croce a quelle sopportate come fondatrice e superiora, tenendola lontana dal diretto coinvolgimento con i poveri che il suo istituto doveva servire. Nel 1865 oscillò tra la morte e la vita per un mese a causa di una malattia che i medici non riuscirono a diagnosticare, e che si rivelò poi essere un tumore; nel 1867 ella vide se stessa «volare nell’eternità». Ma aveva ancora quattro anni da vivere e furono contrassegnati da dolori sempre crescenti.

Nell’agosto del 1867 mons. Languillat, vicario generale dei gesuiti della provincia di Kiang Nang in Cina, venne a celebrare una Messa nell’istituto, annunciando che stava «cercando aiutanti tra le ausiliatrici ». Contro l’opposizione iniziale di Maria della Provvidenza, circa trenta suore si offrirono volontarie per la Cina; si ridussero infine a sei e la prima di esse parti alla fine del 1867. Nel grande paese orientale, dopo la persecuzione accesasi durante la guerra dell’oppio, cominciava appena allora a essere possibile l’attività di evangelizzazione e tra le suore fin dall’inizio entrarono donne del posto: quando i comunisti costrinsero i missionari stranieri a lasciare il paese, tra il1945 e il 1953, c’erano un centinaio di ausiliatrici cinesi ed esse rimasero salde, perseverando nella loro missione durante tutti i trent’anni in cui non fu possibile alcun contatto con la casa-madre.

L’8 dicembre 1869, giorno dell’apertura del Concilio Vaticano I , Maria ricevette una nota da Roma che la confermava come superiora generale a vita. Di lì a poco si aprì una casa a Bruxelles, e nel gennaio 1870, allo scoppio della guerra franco-prussiana. Maria decise di trasferire le novizie in questa nuova fondazione e a Nantes, per risparmiare le risorse future in vista di un peggioramento della situazione a Parigi. Trascorse gli ultimi mesi nella capitale assediata, a corto di cibo e gasolio e tra piogge di proiettili caduti intorno al convento. Costretta a rifugiarsi negli scantinati, con il tumore ormai trasformatosi in una ferita sul fianco, con l’amore per Cristo e la fede nella provvidenza di Dio rimasti intatti malgrado il dolore insopportabile, Maria morì il 7 febbraio 1871 e fu beatificata da papa Pio XII nel 1957. Le costituzioni delle ausiliatrici affermano:

«Noi crediamo che non ci siano confini per l’amore e di essere quindi in comunione con tutti quelli che seguono Cristo nel suo mistero pasquale, siano essi sulla terra o siano già oltre la morte. Li sosteniamo con la preghiera, l’azione e la comunione alle loro prove, sapendo che l’amore trasformante di Dio è un dono di grazia».

L’intuizione di Maria della Provvidenza, espressa inevitabilmente nel linguaggio del suo tempo, si è da allora diffusa in quattro continenti, con comunità presenti in venticinque paesi. Le ausiliatrici aiutano i più bisognosi ovunque essi si trovino. A differenza di molte fondatrici del XIX secolo, la cui spiritualità rimase bloccata nel linguaggio e nello spirito della loro epoca, Maria della Provvidenza diede il via a un movimento che ha dimostrato una durevole validità nel tempo e nello spazio.

Fonte: Il primo grande dizionario dei santi di Alban Butler