Beata Giovanna Maria Bonomo

Beata Giovanna Maria Bonomo

badessa e mistica (16o6-1670) 01 marzo

I contemporanei la chiamavano “la monaca deiblessed-giovanna-maria-bonomo-01 buoni consigli“. Lo straordinario l’avvolgeva, e un amore incondizionato per il Signore la faceva passare dalla passione per le stigmate alle estasi mistiche, dalla bilocazione al dono delle lingue.

Maria Bonomo nacque il 15 agosto 1606 nella città di Asiago, capitale della Reggenza dei Sette Comuni in Lombardia. I suoi genitori, Giovanni e Virginia Ceschi di Valsugana, appartenevano entrambi alla nobiltà. Fu battezzata mentre si trovava ancora nel seno materno perché la nascita si preannunciava molto difficile. Nella supposizione che fosse una femmina, ricorrendo la festa della Madonna, le fu imposto il nome di Maria. Il babbo fece voto di pellegrinare alla santa Casa di Loreto se fosse nata viva. Trascorse un’infanzia molto edificante, poco interessata alle belle vesti o ad altre vanità.

Ogni mattina si recava in parrocchia ad ascoltare la Messa. Ogni giorno recitava l’Ufficio della B. Vergine. Della figlia ebbe cura soprattutto la madre poiché il padre era sovente fuori di casa per la mercatura. Le storie ci dicono che era di temperamento iracondo. Quando Maria aveva quattro anni, suo padre uccise un uomo, sospettandolo amante della moglie, e solo per riguardo alla figlia non fece altrettanto con la sposa; il padre passò dunque un certo periodo in prigione.

 Non sappiamo quanto tempo rimase in carcere. Un Giovanna Maria Bonomo3giorno la moglie sentì dirsi dalla figlioletta alla quale aveva insegnato molto presto a pregare. “Cara madre, rasserenati, il babbo tornerà presto”. La mamma pensò che la figlia le parlasse di un bel sogno fatto, ma ella ribattè: “Ho veduto che è stato liberato e presto sarà qui con noi.” Non era ancora spuntato il giorno che il babbo già bussava alla porta di casa. Da chi la piccola Maria lo aveva appreso? Giovanni e Virginia ebbero ancora 3 figli, ma non vissero a lungo. Vestita di nero, Virginia divideva il suo tempo tra le faccende e gli esercizi di pietà. Morirà di febbri maligne dopo aver raccomandato al marito di dare alla figlia “ogni comodo di consacrarsi a Dio”. Dalla casa di campagna dove era stata mandata la Beata vedrà la mamma salire al cielo benedicente, avvolta da una splendida nuvola.

Passarono tre anni e Maria venne mandata a studiare presso le clarisse di Trento. Non aveva ancora fatto la prima comunione, eppure di notte fu vista alzarsi e andare a inginocchiarsi davanti al cancello che dava sul coro, insensibile al sonno e al freddo. Scoprì presto in sé l’aspirazione alla vita contemplativa e penitente. Al confessore chiese perciò il permesso di essere ammessa alla mensa eucaristica senza aspettare l’età canonica. Il giorno in cui fu accontentata le parve di essere in paradiso, e si sentì ispirata dalla Madonna a fare il voto di verginità.

A dodici anni chiese il permesso del padre per entrare in convento; Giovanni non solo lo negò immediatamente ed energicamente, ma, senza discutere, la portò via dal convento. Essa, tornata a casa, si trovò coinvolta in continue feste e distrazioni che, secondo i desideri del padre, avrebbero dovuto avvicinarla all’idea del matrimonio. Nel periodo in cui Maria era stata in convento, Giovanni si eraBeata_Giovanna_Maria_Bonomo sposato con Luisa Paurinfant ed aveva avuto una figlia di nome Margherita. Luisa instaurò un buon rapporto con la figliastra verso la quale dimostrò grande comprensione. Le proposero persino un buon partito, ma ella lo rifiutò perché, per la quiete del suo spirito, non voleva avere altro sposo che Cristo Gesù. Nell’attesa di essere ammessa, a quindici anni, al noviziato, Maria, prevenuta dalla grazia, intensificò le sue preghiere, prese a digiunare, a flagellarsi con la disciplina della corda a nodi e a stare lunghe ore in silenzio.

Nel 1617, mentre Giovanni passava davanti a una chiesa, la folla raccolta all’esterno lo spinse a entrare: in quel momento un frate cappuccino stava predicando e rimproverava pubblicamente quei genitori che impedivano ai figli di seguire la vita monastica. Il colpo andò a segno e Giovanni disse a sua figlia che se lo desiderava avrebbe potuto entrare in monastero; l’unica condizione che pose fu che la figlia non sarebbe dovuta andare fino a Trento, ma fermarsi in un monastero più vicino. Fu così che venne scelto il monastero benedettino di S. Girolamo di Bassano, conosciuto all’epoca per la regola molto severa; Maria aveva quattordici anni e mezzo.

Mentre nel giorno della sua professione leggeva la carta da mettersi poi sull’altare, Gesù le apparve in compagnia della Madonna, di S. Benedetto, di vari santi e angeli nell’atto di metterle al collo tre bellissime catene che lei avrebbe adornato di pietre preziose, perle e smalti con l’esercizio dei tre voti. Un giorno, racconta nelle sue memorie, mentre si preparava ad accostarsi alla mensa eucaristica, vide Gesù comparirle luminoso innanzi, mettersi in ginocchio e dirle:

Cara mia sposa, ti prego di amarmi“.

Anche in coro una volta le era venuto vicino, le aveva insegnato a fare l’orazione mentale e le aveva posto nella mano destra tre chicchi d’oro che si erano fusi subito in un solo anello, sigillo della Santissima Trinità. Un’altra volta fu portata in Paradiso, davanti al trono di Dio, attorno al quale si aggiravano in forma di vaghissime corone tutti i nove cori degli angeli. Da ciascun coro un angelo volò a lei, e così quei nove spiriti la presentarono e la offersero a Dio in nome di tutti i cori. Il Signore gradì quel gesto. Ordinò infatti agli angeli che le comunicassero le loro virtù. Dio le aveva concesso di comprendere la lingua Giovanna Maria Bonomo1latina e di parlarla come se l’avesse studiata. Le aveva pure dato una grande intelligenza dei divini misteri motivo per cui era in grado di spiegarli ai bambini del vicinato o ai poveri che soccorreva nelle loro necessità.

Mentre lo straordinario l’avvolgeva, la B. Giovanna sentiva ridestarsi nell’animacon grandi eccessi di amore, desideri grandissimi di patire“. Una mattina, dopo la comunione (1622), “si vide condotta ai piedi di Cristo” perché ne contemplasse le sofferenze e comprendesse l’abisso del proprio nulla, capace di tanti peccati senza la divina grazia. Nella quaresima del 1623, dopo la comunione, le apparve il suo Diletto con uno stendardo in mano. Facendole un segno in fronte le disse: “Vittoria! Vittoria! Già sei mia, ne permetterò che altri vi abbia parte”.  Il padre, timoroso della povertà e della solitudine della figlia, ogni tanto l’andava a trovare e le portava i prodotti delle sue terre.

Dal 1631 ella cominciò a rivivere in estasi tutte le fasi della passione del Signore dalla sera del giovedì, alla sera del venerdì o del sabato. Il monastero era messo a soqquadro da tali fenomeni che la sorprendevano magari durante un atto comune. In quei giorni, pur standosene immobile, conosceva quello che avveniva altrove. In cella recitava a voce alta l’Ufficio Divino come se si trovasse in coro. Con chi alternava i versetti? Alcune consorelle dicevano che era folle, la beata invece si considerava un “mostro”, colma di miserie e di imperfezioni senza numero. Scrivendo al padre gli raccomandava di continuo di pregare per lei. La sera di un venerdì del 1632, mentre meditava la Passione del Signore fu investita da un sovrumano crescendo di dolore.

Sollevata in aria, con le braccia aperte e i piedi incrociati, si sentì ferire da cinque raggi che uscivano dalle cinque piaghe di Gesù crocifisso. Trasformata in una vera copia dell’uomo dei dolori fu visitata da un corteo nuziale composto dalla Madonna, dodici profeti, dodici apostoli, dodici fondatori di ordini, dodici angeli. Il Cristo la fece sua sposa mettendole nel dito un anello d’oro. Dio la ricompensò con la Giovanna Maria Bonomo2transverberazione del cuore e il bacio d’amore, e un crescente contatto con il soprannaturale mediante una sbalorditiva varietà di forme. Un giorno il Signore le mostrò il proprio cuore con una croce intagliata nel mezzo, e la invitò a passare per altre pene perché meritasse lei pure lo stesso dono.

Le stimmate le si erano fatte scure, opache e secche. Di notte però continuava a rivedere le varie scene della Passione. E allora ecco il confessore confermarla nella cattiva opinione che lei aveva di se stessa, ordinarle di andare di cella in cella, con una corda al collo, senza dire nulla; di inginocchiarsi alla porta del refettorio di chiedere a tutte le consorelle una preghiera; di andare per il monastero con una vecchia cesta in capo saltando e dicendo: “Ecco la matta”. La beata ubbidì. Quel gesto le attirò le ire del demonio che prese a perseguitarla ovunque si trovasse con battitureurti misteriosibrutti gesti, cattivi odori e con apparizioni sotto forma di animali schifosi o feroci. Da quegli assalti maligni fu liberata per intercessione di S. Gaetano da Thiene tra il 1639 e il 1640. Dopo che l’angelo custode per tre mesi le si era fatto vedere giorno e notte, la Madonna le era apparsa e l’aveva rivestita di una lunga veste battesimale a difesa della sua virginità.

Fu assalita da febbri violente, idropisia, flusso di sangue e una specie di lebbra, ma una notte le apparve il Signore, la risanò e l’affidò alle cure di un serafino che, di quando in quando, le appariva e con un dardo d’oro la feriva al cuore procurandole dolori e gaudi inesprimibili. I vescovi succedutisi l’uno dopo l’altro erano tutti piuttosto scettici nei confronti dei mistici tanto che venne soggetta ai divieti della curia in materia di visite e corrispondenza, e fecero in modo di impedirle di riprendere l’incarico di badessa, almeno per un certo periodo,  ma arrivò il giorno cui la santa potè ricominciare la sua opera di apostolato e venne eletta nuovamente.

beata Giovanna Maria bonomoL’inno della badessa alle virtù della fede era il frutto di una dura lotta contro tutti gli ostacoli immaginabili: «Senza fede tutto è vano, la fede è il rimedio a ogni male e tentazione, con la fede possiamo superare ogni difficoltà e senza fede niente può riuscire». La sua fede venne messa ancora a dura prova quando la curia diocesana diede l’incarico di amministratrice a una delle suore che ancora le erano nemiche, Teresa Fava, per tenere sotto controllo la generosità della badessa. In quel periodo, però, in Lombardia vi fu una grande carestia e tutte le ricchezze furono prosciugate dalla guerra contro i turchi. Molti poveri si, recavano al monastero in cerca di cibo e non venivano mai respinti dalla superiora: in un’occasione essa, per preparare loro del minestrone, fece anche utilizzare le ultime verdure rimaste in casa; la cosa suscitò l’ira della celleraria.

Ma il giorno successivo arrivò al convento un carro pieno di verdure regalate. Benché il fratello di Teresa Fava fosse stato ferito in guerra e la badessa avesse fatto di tutto per aiutarlo, nulla sembrava addolcire la posizione della consorella.Nel 1667 venne incaricato un nuovo confessore, Giovanni Battista Freschi, che non si dimostrò più accomodante dei predecessori: quando ad esempio la badessa decise di far erigere un muro di recinzione per assicurare maggior riservatezza alla vita monastica, il prete, che considerava tale decisione di propria pertinenza, lo fece abbattere immediatamente. Egli utilizzava il confessionale per insultarla e maltrattarla e tutte le suore in attesa potevano sentire le urla di rabbia del sacerdote. Giovanna Maria non si scompose e, quando ci furono le nuove elezioni, ricevette un’altra volta il posto di priora. Col passare degli anni la Bonomo ebbe bisogno di una gruccia per camminareFacilmente perdeva la memoria. Nel 1670 si ammalò gravemente e l’1 marzo di quell’anno morì; Teresa Fava, l’ultima delle sue beata-Bonomo1nemiche ad ammettere di aver sbagliato giudizio, cominciò a pregare ogni giorno per avere il perdono della santa.

Le ossa della defunta, collocate in un’urna, sono venerate dal 29 giugno 1736 nella chiesa di San Girolamo, oggi non più popolata da benedettine. Giovanna Maria è stata beatificata il 9 giugno 1783 e quando nel 1810 venne distrutto il monastero, le sue reliquie sono state trasportate in una chiesa parrocchiale di Bassano. Una folla enorme accorse a venerarla nel coro del monastero. Tutti volevano una sua reliquia perché esclamavano: “E una santa! E una santa!”. Suor Giovanna Maria Bonomo fu beatificata da Pio VI il 2-6-1783.

Fonti: Il grande libro dei santi di Alban Butler / Sac. Guido Pettinati SSP, I Santi canonizzati del giorno, vol. 3, Udine: ed. Segno, 1991, pp. 12-19. http://www.edizionisegno.it/