Valtorta 46a parte

BRANI TRATTI DALL’EVANGELO 

COME MI è STATO RIVELATO

di MARIA VALTORTA

8° LIBRO (46a parte)

da pag 240 a pag 264

Gesù mette in guardia gli apostoli sull’attività di Satana. Attende come una madre in pena il ritorno di Giuda dopo una notte di peccato. E consola e istruisce una donna abbandonata dal marito approfondendo anche il tema del divorzio e della vedovanza.

“…Vi sono creature, già adoratrici di Satana perché hanno il culto della superbia, che pur di imporsi agli altri vendono se stesse al Tenebroso per averlo amico”, gli risponde Gesù. (all’Iscariota) “Ma si può? Non è leggenda di paesi pagani che l’uomo possa fare contratti col demonio o con spiriti infernali?”, chiede stupefatto Giovanni.

“Si può. Non come è narrato nelle leggende pagane, Non con monete e contatti materiali. Ma con l’adesione al Male, un’ora di trionfo purchessia. In verità vi dico che coloro che si vendono al Maledetto, pur di riuscire a un loro scopo, sono più numerosi di quanto non si creda”.

Gesù con i suoi discepoliE riescono? Hanno proprio ciò che chiedono?” Interroga Andrea. “Non sempre e non tutto. Ma qualcosa hanno”. “E come si può? Tanto potente è il demonio da poter simulare Iddio?”

Tanto… e niente, se l’uomo fosse santo. Ma è che molte volte l’uomo è di suo un demonio. Noi combattiamo le possessioni evidenti, rumorose, vistose. Di esse tutti se ne accorgono… Sono… poco comode a famigliari e cittadini, e sono soprattutto con forme materiali. L’uomo è sempre colpito da ciò che è pesante, che urta i suoi sensi. Ciò che è immateriale e percepibile e, se pur lo avverte, non se ne cura, specie se a lui non nuoce. Queste possessioni occulte sfuggono dunque al nostro potere di esorcizzatori! E sono le più dannose, perché lavorano nella parte più eletta, con la parte più eletta e verso altre parti elette: da ragione a ragione da spirito a spirito. Sono come miasmi corruttori, impalpabili, sino a che la febbre della malattia non avverte chi ne è colpito di essere colpito”.

E Satana aiuta? Proprio? Perché? E perché Dio lo lascia fare? E lo lascerà sempre fare? Anche dopo che Tu regnerai?” Tutti chiedono. “Satana aiuta per finire di asservire. Dio lo lascia fare, perché da questa lotta fra l’alto e il Basso, il Bene e il Male, emerge il valore della creatura. Il valore e il volere. Lo lascerà sempre fare. Anche dopo che Io sarò assunto. Però allora Satana avrà contro un nemico ben grande e l’uomo avrà un’amica ben potente”. “Chi? Chi?” “La Grazia”. […]

(Giuda di Keriot a Gesù) “E chi si dà così al demonio che diviene?” “Un demonio”.

giuda (2)(Gesù attende Giuda dopo un’ennesima notte di peccato)

“[…] Oggi ci saranno molti malati, ma Io non attendevo loro. Attendevo te. Perché è per te che ho vegliato tutta la notte. Per te che, non potendo star chiuso qui ad attenderti, sono salito sul terrazzo, a gettare nel vento il mio richiamo, a mostrare alle stelle il mio dolore, all’aurora il mio pianto. Non il vecchio malato, ma il giovane scapestrato, il discepolo che fugge il Maestro, l’apostolo di Dio che preferisce la cloaca al Cielo e la menzogna alla Verità, mi hanno tenuto in piedi tutta la notte ad attenderti. E quando ho sentito la tua pedata sono sceso qui… ad attenderti ancora. Non più con la tua persona, che ormai avevo vicina e vagante con mosse da ladro per la cucina oscura, ma con il tuo sentimento… Ho atteso una parola… E non l’hai saputa dire quando mi hai sentito ritto contro a te. Colui al quale stai vendendo il tuo spirito non ti ha dunque avvertito che Io sapevo? Ma no! Non poteva avvertirti né suggerirti l’unica parola che potevi, che dovevi dire, se fossi un giusto. E ti ha suggerito le menzogne non chieste, inutili, offensive più ancora della tua fuga notturna. Te le ha suggerite ghignando, contento di aver fatto scendere un altro gradino a te e di aver dato un altro dolore a Me. […] Bugiardo! Ecco cosa ti ho detto. E se il bambino menzognero si sopporta ancora, perché non sa il valore di una menzogna e gli si insegna a non dirla più, in un uomo ciò non si sopporta; in un apostolo, discepolo della Verità stessa, fa schifo. Assolutamente schifo. Ecco perché ti ho atteso tutta la notte e ho piantato bagnando il tavolo, […]

Giuda-Iscariota… Tu lo hai detto: ti faccio schifo. Cacciami…

“No. Anche i lebbrosi mi fanno schifo. Ma ne ho pietà. E se mi chiamano accorro e li mondo. Non vuoi essere mondato?”

E’ tardi… ed è inutile. Non so essere santo. Cacciami, ti dico”.

“Non sono uno dei tuoi amici farisei, che chiamano “immonde” infinite cose e le fuggono o le scacciano duramente, mentre potrebbero mondarle con carità. Io sono il Salvatore e non discaccio nessuno…” […] Giuda alza il capo. Lo guarda titubante e mormora.

E se io ti lasciassi, che faresti?”.

“Nulla. Rispetterei la tua volontà. Pregando per te. Però a mia volta ti dico che, se anche tu mi lasci, è ormai troppo tardi”.

“A che , Maestro?”

“A che? Tu lo sai come Me…

Dovreste tutti chiedermi per prima cosa, e desiderare con tutte le vostre forze, di essere liberati da ciò che vi fa schiavo lo spirito di forze cattive che lo dominano. Dovreste volere per prima cosa questa liberazione, volere il Regno di Dio in voi per primo miracolo. Perché, avuto questo Regno in voi, ogni altra cosa sarà data, e data in modo che il dono non pesi come un castigo nell’altra vita.

insegna14

Nel Regno di Dio non è odio, non guerra, non soprusi. Chi vi sa entrare non conosce più dolore, ansia, sopraffazione, ma possiede la pace gaudiosa che emana dal Padre mio.

Chi mi ama solleva la mia stanchezza più che il riposo su un letto”.

(Gesù parla dell’amore di Dio ad una donna a cui ha appena risanato la figlia) Ti ha tanto amata da condurre Me a Cesarea quando tu agonizzavi quasi sulle piccole carni della tua creatura che raffreddavano già nell’agonia. Ti ha tanto amata che te l’ha resa, perché tu avessi sempre presente la bontà e potenza del Dio vero e avessi un freno contro ogni licenza pagana e un conforto in ogni dolore di donna coniugata. Ti ha tanto amata che attraverso ad un altro dolore ha rafforzato in te la volontà di venire alla Via, alla Verità. Alla Vita, e di fissarviti con la tua creatura perché ella almeno, fino dalla prima sua infanzia, possieda ciò che è conforto e pace, salute e luce nelle tristi giornate della Terra, e le abbia a preservazione di tutto quanto fa soffrire te, nella tua parte migliore, e in quella affettiva. La prima, istintivamente buona e insofferente del fango oscuro in cui è obbligata a vivere. La seconda, disordinata nella sua bontà.

Perché nei tuoi affetti tu sei pagana, o donna. Non è tua colpa. E’ colpa del secolo in cui vivi. E del gentilesimo nel quale sei cresciuta. Soltanto chi è nella vera Religione sa dare agli affetti il valore e la misura e le manifestazioni giuste. Tu, madre che non sapevi di vita eterna, amavi disordinatamente la tua bambina e, vedendola morire, disperatamente ti ribellavi a questa perdita, resa folle dalla morte incombente.[…] pianto2

Il nulla. Il finito, l’inesorabilmente finito che è la morte per coloro che non credono alla Vita spirituale.

Impara ad amare nell’ordine tuo marito”.

Non posso più amarlo. Non lo merita più. Lo disprezzo. Non avvilirò me stessa imitandolo, ma non lo posso più amare. Tutto è finito fra noi. L’ho lasciato andare… senza cercare di trattenerlo… In fondo gli sono stata grata per un’ultima volta, per questo suo andarsene… Non lo ricercherò. Del resto, quando mai mi fu compagno? Caduta la benda della mai adorazione, ora ricordo e giudico le sue azioni. Era forse con il mio cuore quando io piangevo dovendo seguirlo qui, lasciando la madre malata e la patria, essendo spossa novella e prossima a partorire? Egli rideva fatuo, coi suoi amici, delle mie lacrime e delle mie nausee, ammonendomi soltanto di non sporcargli la veste, Era forse al mio fianco nelle nostalgie mie di spaesata? No. Fuori, con gli amici, ai festini dove il mio stato non mi consentiva di andare… Era forse curvo con me sulla cuna della neonata? Risa quando gli mostrarono la figlia, dicendo: “Quasi la farei deporre al suolo. Non per avere delle femmine ho preso il giogo matrimoniale”. Né presenziò alla purificazione, dicendola “inutile pantomima”. E poiché la piccina piangeva, disse nell’uscire: “Mettile nome Libitina, e sia sacra alla dea”. E quando Fausta fu morente, divise forse con me l’affanno? Dove era la notte che precedette la tua venuta? In casa di Veleriano ad un banchetto. Ma lo amavo; era, hai detto giusto, il mio dio. Tutto mi pareva buono in lui, giusto in lui. Mi concedeva di amarlo… ed ero la schiava più schiava dei suoi voleri. Sai perché mi ha respinta da lui?”.

Donna_tristeLo so. Perché nella carne tua era ridestata l’anima ed eri non più femmina ma donna”.

“Così. Ho voluto della mia casa fare una casa virtuosa… ed egli si è fatto mandare ad Antiochia presso il console imponendomi di non seguirlo, e seco ha portato le schiave favorite. Oh! Non lo seguirò! Ho mia figlia. Ho tutto”.

No. Non hai tutto. Hai una parte, una piccola parte del Tutto, quanto ti serva ad essere virtuosa. Il Tutto è Dio. Tua figlia non ti deve essere ragione di ingiustizia al Tutto, ma di giustizia. Per lei e con lei tu hai il dovere di essere virtuosa”.

“Sono venuta per consolarti e Tu mi consoli? Ma anche sono venuta per chiederti come educare questa bambina per farla degna del suo Salvatore. Avevo pensato di farmi proselite vostra e di farla tale essa pure…”

E tuo marito?”.

“Oh! Tutto è finito con lui”.

“No. Tutto incomincia, Sei sempre sua moglie. Il dovere della moglie buona è di far buono il consorte”.

“Egli dice che vuol divorziare. E lo farà certo. Perciò…”

E lo farà. Ma ancora non lo ha fatto. E sinchè non lo ha fatto, tu sei sua moglie anche secondo la vostra legge. E come tale hai il dovere di restare come moglie al tuo posto. Il tuo posto è quello di seconda al marito nella casa, presso tua figlia, al cospetto dei servi e del mondo. Tu pensi: Egli ha dato il mal esempio. E’ vero. Ma questo non ti esime dal dare tu esempio di virtù. Egli se ne è andato. E’ vero. Tu presso la figlia e i servi prendi il suo posto.

[…]

Io ti esorto ad imitare le vostre antiche donne caste, laboriose e fedeli rimanendo 267591_280718005370719_1884641167_nal tuo posto, colonna e luce nella tua casa e della tua casa. Non credere che ti venga meno il rispetto dei servi perché sei rimasta sola. Fino ad ora ti hanno servita con paura e talora con nascosto senso di odio e ribellione. D’ora in poi ti serviranno con amore. Gli infelici amano gli infelici. I tuoi schiavi conoscono il dolore. La tua gioia era per essi un pungolo amaro. Le tue pene, spogliandoti della fredda luce di padrona, nel senso più odioso di questa parola, ti rivestiranno di una luce calda di pietà. Sarai amata, Valeria. E da Dio e da tua figlia e dai tuoi servi. E se anche non fossi più moglie ma la divorziata, ricorda (Gesù si alza in piedi) che la separazione legale non distrugge il dovere della donna di essere fedele al suo giuramento di sposa.

[…]

Anche noi abbiamo il divorzio. E’ venuto come malvagio frutto della lussuria umana, del peccato di origine, della corruzione degli uomini. Ma non è venuto spontaneamente da Dio. Dio non muta la sua parola. E Dio aveva detto, ispirando ad Adamo, innocente ancora e perciò parlante con intelligenza no offuscata dalla colpa, le parole: che gli sposi una volta uniti, dovevano essere una carne sola. La carne non si separa dalla carne altro che per sciagura di morte o di malattia. Il divorzio mosaico, concesso ad evitare peccati atroci non concede alla donna che una libertà ben meschina. La divorziata è sempre una menomata nel concetto degli uomini, sia che resti tale, sia che passi a seconde nozze. Nel giudizio di Dio, poi, è un’infelice se diviene divorziata per malanimo dello sposo e resta divorziata; ma non è che una peccatrice, un’adultera, se lo diviene per turpi colpe proprie o si risposa.

[…]

Non è lecito all’uomo di separare ciò che Dio ha unito, ed è adultero sempre colui o colei, che avendo il coniuge vivente passa ad altre nozze. Il divorzio è presunzione legale, mettendo in condizione uomo e donna di commettere peccati di lussuria. La donna divorziata difficilmente resta vedova di un vivo, e vedova fedele. L’uomo divorziato non divorzio1resta mai fedele al primo coniugio. Tanto l’uno che l’altra, passando ad altre unioni, scendono dal livello di uomini a quello di bruti, ai quali è concesso cambiare femmina ad ogni appello di senso. La fornicazione legale, pericolosa alla famiglia e alla patria, è delittuosa verso gli innocenti. I figli dei divorziati devono giudicare i genitori. Severo giudizio quello dei figli! Almeno uno dei genitori viene condannato dai figli. Ed i figli vengono, dall’egoismo dei genitori, condannati ad una vita affettiva mutilata. Che se poi alle conseguenze familiari del divorzio, che priva del padre o della madre i figli innocenti, si unisce il nuovo matrimonio del coniuge al quale sono stati affidati i figli, alla condanna di una vita affettiva mutilata di un membro si unisce l’altra mutilazione, quella della perdita, più o meno totale, dell’affetto dell’altro membro, diviso o totalmente assoribito dal nuovo amore e dai figli del nuovo coniugio.

Parlare di nozze, di matrimoni o in caso di novella unione di un divorziato o di una divorziata, è profanare il significato e la cosa che è il matrimonio. Solo la morte di uno dei coniugi e la vedovanza consecutiva dell’altro può giustificare le seconde nozze. Per quanto Io giudichi che sarebbe cosa migliore chinare il capo al verdetto sempre giusto di chi regola i destini degli uomini e chiudersi in castità, quando la morte ha messo fine allo stato matrimoniale, dedicandosi tutta ai figli e amando il coniuge passato all’altra vita nelle sue creature. Amore spogliato da ogni materialità, santo e verace. Poveri figli! Conoscere dopo la morte, o il crollo del focolare, la durezza di un secondo padre o di una seconda madre e l’angoscia di vedere le carezze divise con altri figli che fratelli non sono!250px-Sposalizio_Vergine

No. Nella mia religione non sarà il divorzio. E adultero e peccatore sarà colui che contrarrà divorzio. E adultero e peccatore sarà colui che contrarrà divorzio civile per contrarre nuova unione. La legge umana non muterà il mio decreto.

Il matrimonio nella religione mia non sarà più un contratto civile, una promessa morale, fatta e sancita alla presenza di testimoni a questo preposti. Ma sarà un indissolubile legame ribadito, soldato e santificato dal potere santificante che Io darò ad esso, divenuto Sacramento. Per farti comprendere: rito sacro. […] Diverrà perciò anche contratto spirituale sancito da Dio attraverso ai suoi ministri.

[…] la morte non è fine, ma separazione temporanea dello sposo dalla sposa, e il dovere d’amore dura anche oltre la morte. Per questo dico che vorrei castità nei vedovi. Ma l’uomo non sa essere casto. E anche perciò dico che i coniugi hanno il dovere reciproco di migliorare l’altro coniuge. Non crollare il capo. Tale è il dovere, e il dovere va fatto se si vuole veramente seguire Me”.

Sei duro oggi, Maestro”.

No. Sono Maestro. E ho di fronte una creatura che può crescere nella vita della Grazia. Se non fossi qual sei, ti imporrei meno. Ma tu hai tempra buona, e la sofferenza depura e tempra sempre più il tuo metallo. Un giorno mi ricorderai e mi benedirai di essere stato quale sono”.

Mio marito non tornerà indietro…

bambinaE tu andrai avanti. Tenendo per mano l’innocente, camminerai sula via della Giustizia. Senza odio, senza vendetta; senza però anche inutili attese e rimpianti per ciò che si è perduto”.

Tu lo sai, allora, che l’ho perduto!

“Lo so. Ma non tu: lui ha perduto te. Non ti meritava. Ora ascolta… E’ duro. Sì. Mi hai portato delle rose e dei sorrisi innocenti per consolarmi… Io… non posso che prepararti a portare il serto di spine delle spose abbandonate… […]

Maestro che insegni a vivere da eroi, cosa, come allevare costei per essere ambedue nel tuo Regno? Che parole, che atti insegnarle?”

“Non necessitano parole né atti speciali. Sii perfetta perché essa rifletta la tua perfezione. Ama Dio e prossimo perché ella impari ad amare. Vivi sulla Terra con i tuoi affetti in Dio. Essa ti imiterà. Per ora così. Più tardi il Padre mio, che vi ha amate in modo speciale, provvederà ai vostri bisogni spirituali, e diverrete sapienti nella fede che porterà il mio Nome. Questo è tutto il da farsi. Nell’amore di Dio troverai ogni freno contro il Male. Nell’amore del prossimo avrai aiuto contro l’accasciamento delle solitudini. E insegna a perdonare. A te stessa… e alla tua creatura.[…] Dio non lascia senza aiuto chi lo cerca” […]

“La tristezza è dovunque non è vera vita in Dio. Anche in Israele si piange… E’ perché non si vive più nella Legge di Dio. […]”