SANTA ANGELA MERICI

SANTA ANGELA MERICI

fondatrice dell’ordine delle Orsoline (ca. 1470-1540) 27 Gennaio

Uno dei suoi ultimi consigli è stato: «Fai da vivo ciò che al AngelaMericimomento della morte vorresti aver fatto». Nel periodo storico, conosciuto come “Rinascimento” mosso da agitazioni e guerre nascono movimenti spirituali volti ai soli uomini; è qui che Angela si farà spazio per salvaguardare e proteggere le “vergini per scelta”.

Angela Merici nacque a Desenzano (Brescia). Pare sia nata il 21 marzo, ma ci sono dubbi sull’anno: 1470 o 1474. Il padre veniva da una famiglia di agricoltori, mentre la madre dalla piccola nobiltà. Angela era la quinta di sei figli. Tre fratelli più grandi e una sorella, alla quale era molto affezionata, morirono quando lei era ancora piccola. Morirono anche i genitori; fu così uno zio che viveva a Salò, sulle rive del lago di Garda, a occuparsi di lei e della sorella rimasta.

Si sa poco altro sulla sua infanzia, anche se si dice che sia rimasta affascinata dalla leggenda di S. Orsola, da lei scoperta quando aveva cinque anni nella  versione “ornata” di quella Legenda aurea che alla fine del XV secolo veniva pubblicata praticamente una volta all’anno.

I primi racconti parlano di lei come di una bambina pia ritirata dalla vita tumultuosa di una florida città rinascimentale italiana, che era solita scurirsi i capelli chiari con la cenere quando il “biondo veneziano” era di moda, e che passava molto del suo tempo pregando. Questi racconti parlano anche di una visione nella quale essa vide aprirsi i cieli e venirle incontro una schiera di santi che suonavano strumenti musicali e di vergini che cantavano. Una di queste vergini era la sorella morta, per la quale Angela si tormentava dato che era deceduta senza ricevere i sacramenti, e che la invitò a formare una SaintAngelaMerici“Compagnia di vergini” che sarebbe cresciuta moltiplicandosi. Nel tempo in cui questo resoconto fu scritto, ciò corrispondeva a quanto Angela aveva già operato.

Essa entrò a far parte del Terz’ordine di S. Francesco, potendo così ricevere i sacramenti con una frequenza maggiore e confermarsi nello status di nubile. Quando ebbe ventidue anni, dopo la morte dello zio, tornò a Desenzano. Passò molti anni in compagnia di un’amica vedova e coltivò alcune amicizie e conoscenze importanti. Con un gruppo di donne, la maggior parte delle quali appartenevano alle terziarie francescane, si dedicò alla fondazione di ciò che oggi verrebbe chiamato “un gruppo di sostegno” per ragazze non sposate del circondario.

L’opera fiorì e Angela Merici fu invitata a recarsi nella città di Brescia per aprirvi una scuola o un centro di educazione simile. A Brescia alloggiò presso una famiglia nobile; conobbe le famiglie più importanti della città e divenne la guida di un gruppo di uomini e donne devoti. Partì per un pellegrinaggio in Terra Santa ma dovette interrompere il viaggio a Creta, dove venne misteriosamente colpita da cecità. Insistette per continuare il pellegrinaggio e ascoltò molto attentamente i suoi compagni di viaggio che le descrivevano i luoghi santi che non riusciva a vedere. Durante il viaggio di ritorno, di nuovo all’altezza di Creta, riacquistò altrettanto misteriosamente la vista.

Angela Merici2La sua opera divenne presto famosa; nell’anno del giubileo (1525) andò a Roma e venne ricevuta in udienza privata da papa Clemente VII, che la invitò a incaricarsi della guida di una congregazione di suore infermiere di Roma. Angela era però convinta che la sua vocazione fosse quella di occuparsi delle ragazze locali, specialmente delle più povere e quindi rifiutò l’offerta del papa e anche una analoga del duca di Milano. Brescia era allora considerata una città molto tranquilla e ricca, pur soffrendo acuti problemi sociali. Nel 1494 Savonarola aveva predicato contro l’amore del lusso dei suoi abitanti, ma non era stato ascoltato.

Quello stesso anno la città fu invasa da Luigi XIII di Francia: tre giorni dopo, secondo una cronaca del tempo, l’intera città aveva fatto propri gli eleganti costumi francesi e parlava francese. Ciò però riguardava solo l’aristocrazia; la borghesia ebbe un atteggiamento alquanto differente e alla fine si sollevò contro gli invasori. Ciò condusse, nel febbraio 1512, a rappresaglie terribili da parte di Gastone di Foix e delle sue truppe che, secondo alcuni racconti del tempo, uccisero diecimila dei sessantacinquemila abitanti in un solo giorno. Nei cinque anni che seguirono la città fu contesa tra Francia, Venezia e Spagna. Questa fu la causa della povertà e dello squallore presenti accanto allo sfarzo e allo splendore, nonché di quell’ingiustizia che Angela e i suoi sostenitori decisero di combattere.

ANGELA MERICI6Le strutture ecclesiastiche non prestavano certo un servizio migliore: a partire dal 1442 i vescovi venivano dalla nobiltà veneziana; trattavano la città alla stregua di un feudo e vivevano lontano da essa, costume imitato anche da molti parroci (120 a partire dal 1564). Brescia aveva undici conventi,per un totale di tremila suore, ma essi erano in realtà utilizzati dall’aristocrazia cittadina per scaricargli le figlie “in sovrannumero”. L’eterodossia e persino la bestemmia pubblica erano diffuse. Un gruppo di laici si incaricò del ministero spirituale che il clero aveva abbandonato; fu così che quando papa Paolo IV si mise alla ricerca di un vescovo in grado di operare riforme, lo trovò nelle loro file.

Un movimento religioso, conosciuto come la Compagnia dell’Amore Divino, composta da laici, monaci e suore, ispirata da S. Caterina da Genova (1447-1510, 15 set.), si stabilì a Brescia, e vi fondò ospedali per malati incurabili che le istituzioni religiose ufficiali rifiutavano di accogliere; si è supposto che la “Compagnia” di Angela  Merici l’abbia presa come modello, ma l’ipotesi è stata oggi abbandonata; desta anzi una certa sorpresa il fatto che essa non sia stata coinvolta nel movimento.

Le sue attività caritative stavano cominciando a essere note in città. Girava vestita del suo abito di terziaria francescana ed era conosciuta per l’austerità della vita e per il grado di mortificazione personale, anche se poteva ancora godere della compagnia degli aristocratici che la sostenevano economicamente: si faceva ospitare nelle loro ville, partecipava a merende, cavalcava bene, si faceva coinvolgere in discussioni di poesia e filosofia. Non era ancora riuscita a definire la forma finale dell’organizzazione necessaria a proseguire la sua missione. Attorno al 1500, mentre le donne di origine aristocratica vivevano agiatamente, quelle appartenenti alle classi inferiori, specialmente se nubili non inserite in ordini religiosi, dovevano spesso far fronte a situazioni molto penose.ANGELA MERICI

Angela capì che molte giovani donne sarebbero state costrette a servizi umili o alla prostituzione e all’accattonaggio per mancanza di istruzione. Fu per questo che, come scrive lo storico L. Fossato, «creò dal nulla la classe sociale delle vergini»; in realtà ricreò la tradizione delle donne che, tra i primi cristiani, rimanevano nello stato verginale e ne ricevevano onore. Essa non intendeva fornire un luogo di rifugio alle donne che non erano riuscite a trovare marito, ma rivendicava la dignità originaria di tutte coloro che avevano optato per una relazione esclusiva con Cristo. Solo coloro che entravano “liberamente e di loro spontanea volontà” potevano unirsi alla Compagnia; il preambolo della regola esalta, al di sopra di ogni dignità mondana, il valore della condizione da esse scelta:

«Per quanto grandi possano essere le persone, imperatrici, regine, duchesse o simili, tutte costoro vorranno essere state anche le ultime tra le vostre serve quando vedranno che la vostra condizione è stata molto migliore e più degna della loro; dato che voi avete scelto di essere interamente spose fedeli del Figlio di Dio».

La vocazione è vista come una cosa personale, ma è custodita dall’appartenenza alla Compagnia (termine militare che ricorda la Compagnia di Gesù, fondata da Ignazio di Loyola più o meno nello stesso periodo). Angela Merici era consapevole del fatto che ogni membro della sua compagnia di vergini doveva “combattere la buona battaglia” da sola, ma anche che esse, insieme, davano al mondo il dono di una comunione ecclesiale. Il suo Testamento avverte i capi della Compagnia:

Sant_Angela_Merici_Q«State in guardia e soprattutto fate attenzione a essere un cuore solo e un’anima sola, proprio come leggiamo degli apostoli e degli altri cristiani della Chiesa dei primi tempi […] C’è solo un segno che fa piacere al Signore, quello di amarsi ed essere uniti gli uni agli altri».

Aveva circa sessanta anni quando si stabilì insieme ad altre sue compagne in una casa nei pressi della chiesa di S. Afra (una martire bresciana del II secolo, molto venerata anche se leggendaria). Era il 25 novembre 1535, giorno che viene generalmente considerato la data di fondazione della congregazione delle orsoline.

Le “prime figlie” vivevano con le loro famiglie e non avevano abiti particolari,ma si incontravano spesso per la formazione comune. La Compagnia era invero gestita come un’unità militare: Angela suddivise la città in distretti, con una “vergine-responsabile” a capo di ognuno. Le “vergini-responsabili” erano “matrone” mature, spesso vedove, e avevano il compito di occuparsi dell’istruzione delle “vergini”, di controllare che non si abusasse di loro e che non venissero sfruttate in alcun modo (le più giovani sessualmente e le più anziane finanziariamente) e che ricevessero compensi adeguati per ogni tipo di lavoro che riuscivano a trovare.

Tutti i problemi che queste “vergini-responsabili” non riuscivano a risolvere venivano riferiti a quattro “vedove-matrone”, o “colonnelli”, scelte tra le aristocratiche di Brescia distintesi per la buona educazione data alle loro figlie. Nel Testamento di Angela viene dato loro l’incarico di essere «madri vere e sincere per una così nobile famiglia […] di riservare a esse una cura e un’attenzione pari, anzi maggiori, a quelle che avreste avuto per il frutto del vostro seno». Angela aveva sì sostenitori appassionati, ma anche nemici che la accusavano di orgoglio; questi si annidavano soprattutto tra le classi alte che temevano che essa potesse distogliere le loro figlie da marito da St Angela Merici and daughtersmatrimoni prestigiosi. A ciò essa replicò dicendo che sarebbe rimasta la madre amorevole delle sue “figlie” per sempre, anche a morte avvenuta. Il suo “lascito finale” evidenzia la sua certezza che Cristo avrebbe protetto «la sua Compagnia fintanto che durerà il mondo». Il tempo sembra confermare la sua convinzione.

Le orsoline, «il primo e il più importante ordine insegnante della Chiesa cattolica romana», sono attualmente diffuse in tutto il mondo. La Bolla papale emessa da Paolo III nel 1544 diceva di lei: «Essa aveva una tale sete e una tale fame per la salvezza e il bene del suo prossimo che sarebbe stata disposta e prontissima a offrire non una, ma mille vite, se ne avesse avute così tante, per la salvezza anche dell’ultimo […] Con amore materno abbracciava tutte le creature […] Le sue parole erano infiammate, potenti e dolci, e pronunciate con una efficacia così straordinaria che ognuno si sentiva costretto a dire; “Qui c’è Dio”».

Uno dei suoi ultimi consigli è stato: «Fai da vivo ciò che al momento della morte vorresti aver fatto».

Dettò la sua Regola e Testamento a un prete-segretario, Gabriele Cozzano. Angela Merici morì il 27 gennaio 1540, quando la Chiesa stava per inaugurare il Concilio di Trento. Il suo corpo rimase insepolto per trenta giorni, visto che i canonici i di S. Afra litigavano con quelli della cattedrale per il privilegio di ottenere la sua tomba.

Le prime biografie furono scritte da G.B. Nazari (1560) e Ottavio Gondi (1600); esse sono arricchite da molto materiale leggendario I che però aggiunge poco alle sue autentiche gesta. Una Vita più affidabile è stata scritta, tenendo anche in considerazione il suo processo di canonizzazione, da Carlo Doneda nel 1768. Angela  Merici è stata canonizzata nel 1807.

AngelaMerici (1)

PREGHIERA 

O sant’Angela, tu che hai dedicato tutta la vita
al servizio educativo delle giovani;
tu che hai detto alle tue consorelle:
«Se amerete queste nostre figliuole
con viva e sviscerata carità,
sarà impossibile che non le abbiate tutte
particolarmente impresse nella memoria e nel cuore»,
intercedi presso il Padre affinché noi
nel lavoro educativo di ogni giorno
sappiamo mantenere occhio vigile
sul futuro delle ragazze a noi affidate
e sui valori che non devono in loro venir meno.
Amen.

Fonte: Il primo grande dizionario dei santi di Alban Butler