SAN RAIMONDO DE PENAFORT

SAN RAIMONDO DE PENAFORT

domenicano (ca 1175-1275) 7 Gennaio

san-raimundo-de-penafortDiscendente da una nobile famiglia spagnola si fa notare per la sua loquacità ed istruzione. Unitosi ai domenicani e dedicandosi con particolare vigore alla conversione di arabi ed ebrei diverrà, in campo di diritto economico, cerniera di congiunzione tra Medio Evo ed era moderna.

Nato a Penafort tra il 1175 e 1180, Raimondo proveniva da una nobile famiglia discendente dainconti di Barcellona e imparentata con i re di Aragona. Studiò con brillanti risultati a Barcellona e all’età di vent’anni già insegnava filosofia. Intorno al 1210 si recò a Bologna dove conseguì il dottorato sia in diritto civile che canonico, e insegnò in quella università, raccogliendo il corpus del suo insegnamento nella Summa juris.

Bologna, insieme a Parigi e a Oxford, era allora uno dei principali centri di studi trasformatisi, nel corso del XIII secolo, da scuole vescovili e capitolari in università. Il XII secolo fu un periodo di grandi fermenti intellettuali: gli studenti viaggiavano, attratti dalla fama degli insegnanti; i docenti, da parte loro, fondavano scuole la cui fama si diffondeva. A partire dal 1200 circa, alle principali scuole furono garantiti speciali privilegi sia dall’imperatore che dal papa.

raimundo_penafort02Tra coloro che furono attirati a Bologna c’era anche S. Domenico Guzmàn (8 ago.), fondatore dell’Ordine dei Predicatori, la cui regola fu confermata nel 1216 e nel 1217: in quella città, nel 1220, si tenne il primo capitolo generale dell’ordine e Domenico stesso vi morì nel 1221. E probabile che Raimondo lo abbia conosciuto e ne sia stato influenzato. Otto mesi dopo la morte del fondatore si univa ai domenicani a Barcellona, dove era ritornato nel 1219, quando Berengario, vescovo di Barcellona, lo aveva nominato arcidiacono e “ufficiale”, incarichi che svolse con zelo e devozione, mostrando particolare attenzione alle necessità dei poveri (sensibilità che più tardi avrebbe trasmesso anche a papa Gregorio IX).

A Barcellona trascorse lunghi periodi di solitudine e di studio, facendosi apprezzare per la sua predicazione mirata alla conversione di arabi e ebrei. Convocato a Roma nel 1230 da papa Gregorio, fu nominato suo confessore: in questo ufficio impose al papa, come penitenza, di ascoltare e dare corso prontamente alle petizioni presentate dalla povera gente.

Durante questo periodo fu penitenziere pontificio e mise a frutto la sua competenza in diritto canonico: seguendo le istruzioni del papa riunì in un unico corpus tutte le Decretali, realizzando una collezione di vari decreti pontifici e conciliari il cui precedente poteva ritrovarsi nell’opera di Graziano nel 1150. Completò il lavoro in tre anni e i cinque libri di questa importante collezione ottennero la conferma pontificia nel 1234. Raimondo tornò infine a Barcellona, esausto.San_Raimondo_de_Penafort_B

L’anno dopo, di fronte alla richiesta del papa di diventare arcivescovo di Tarragona, egli rifiutò preferendo la solitudine, la contemplazione, lo studio, la predicazione e il lavoro in confessionale. Nel 1238 tuttavia la sua vita cambiò drammaticamente quando una delegazione del capitolo generale dei domenicani a Bologna arrivò per annunciargli che era stato eletto terzo maestro generale dell’ordine, dopo che il secondo, B. Giordano di Sassonia (15 feb.), era morto l’anno prima. Anche questa volta tentò di rifiutare l’incarico, ma alla fine sentì che doveva accettare. Trascorse i primi due anni visitando a piedi le case di un ordine in rapida crescita, e si assunse la responsabilità di una vasta revisione delle costituzioni, rendendo trasparenti i metodi amministrativi e prendendo nota di molti punti problematici.

Tra le innovazioni introdotte vi fu la facoltà, per il maestro generale, di rassegnare le dimissioni in presenza di fondati motivi: questa modifica fu approvata al capitolo generale del 1239; l’anno successivo egli stesso se ne giovò per presentare le dimissioni adducendo l’età raggiunta, 65 anni. Sia la propria preparazione universitaria che la dedizione alla causa della conversione dei musulmani e degli ebrei lo rendevano mirabilmente vicino agli ideali dell’Ordine domenicano.

san raimondo da penafort1Dopo il suo incontro con i catari (albigesi) – i primi a riceverne la predicazione – Domenico si era convinto che una solida preparazione teologica era essenziale ai suoi frati se volevano predicare a”eretici” e “infedeli” con un buon risultato e formare la fede dei laici. Per questo motivo pensò a una presenza significativa dell’ordine nelle università (una linea tuttora vigente come testimoniano, tra molti esempi, le case domenicane a Oxford e Cambridge).

La stretta osservanza della regola e la devozione allo studio attrassero un gran numero di seguaci dall’università e dai circoli aristocratici; quello che Raimondo ereditò e trasmise ai successori fu un ordine in fase di straordinaria crescita. Come impronta della sua opera rimase un grande contributo nei campi dell’educazione e degli studi teologici, scopi privilegiati dei domenicani.

Dopo aver rassegnato le dimissioni da maestro generale visse altri trentaquattro anni, dedicando tutte le sue energie alla predicazione e all’opera di conversione degli arabi. Dalla Spagna scrisse a Parigi ad un altro grande domenicano, di quasi cinquant’anni più giovane, Tommaso d’Aquino (28 gen.), incoraggiandolo a scrivere la Sumina cantra Gentiles. Introdusse l’insegnamento dell’arabo e dell’ebraico in diversi conventi dell’ordine e fondò addirittura delle fraternità nei territori sottoposti al dominio arabo (uno in Murcia nel sud della Spagna e un altro in Tunisia). Nel 1256 poteva dire al maestro generale che diecimila saraceni si erano convertiti ed erano stati battezzati. Ebbe anche una parte nell’insediamento dell’Inquisizione in Catalogna.

Visse fino all’estrema vecchiaia (tra i novanta e i novantanove anni); durante l’ultima malattia vennero al suo capezzale i re Alfonso di Castiglia e Giacomo d’Aragona per riceverne l’ultima benedizione. Morì a Barcellona il 6 gennaio 1275 e fu canonizzato nel 1601. La sua festa, celebrata il 23 gennaio, fu poi anticipata al giorno 7 dello stesso mese e, con la riforma del calendario generale nel 1969, resa universale con il grado di memoria facoltativa.

L’ultima impresa portata a termine fu nel campo del diritto canonico; questa parola, che distingue la parte più propriamente ecclesiastica da quella civile del diritto, proviene in realtà dal mondo greco: canone era il regolo usato da carpentieri e muratori. Troviamo per la prima volta nel IV secolo delle collezioni di canoni, che subirono aggiunte e rimaneggiamenti nel corso dei secoli seguenti. A partire dal XII secolo si era perciò posta con urgenza la necessità di interpretare, armonizzare edesaminare criticamente questi materiali; tale opera fu intrapresa sotto la guida di una serie di canonisti pontifici, capeggiati da grandi maestri come Ivo di Chartres, Anselmo da Lucca, Burcardo di Worms e soprattutto Graziano, che applicò la tecnica del Sic et Non di Pietro Abelardo al campo della giurisprudenza.

Pur essendosi subito imposto nel campo del diritto canonico, il suo Decrelum, con il moltiplicarsi di nuovi atti, risultò presto incompleto. Papa Gregorio incaricò Raimondo di realizzare una revisione e una collezione delle Decretali successive a Graziano, e così vennero poste le basi per quel codice rimasto in vigore fino alla promulgazione del testo del 1917 (a sua volta riveduto nel 1983). Raimondo mise in ordine 2000 “voci” in cinque libri, promulgati con il titolo diExtravagantes (“extra-vaganti” indica la loro circolazione fuori dal Decretum di Graziano); egli va considerato, nel campo del diritto canonico, cerniera di congiunzione tra Medio Evo ed era moderna.

E’ INVOCATO:  come protettore di giudici, avvocati e Facoltà giuridiche

Fonte: Il primo grande libro dei Santi di Alban Butler