San Paolo l’Eremita

SAN PAOLO L’EREMITA

(?ca. 233 – ca. 345) 15 Gennaio

Che sia una favola, una leggenda o un’illusione nata dalla SAN PAOLO L'eremita.2 jpg
fede di scrittori fin troppo ricchi di fantasia, rimangono comunque dei dubbi circa la vita di colui che è stato definito il primo eremita.

La fonte principale su Paolo l’Eremita, o di Tebe, è una Vita latina curata da S. Girolamo; tuttavia probabilmente non è altro che la traduzione di una leggenda popolare greca (che circolava anche in siriaco, arabo e copto) e quindi sarebbe frutto di fantasia più che di realtà. Potrebbe essere stata scritta come supplemento alla Vita di S. Antonio (17 gen.) per restituire a Paolo una parte della gloria che la popolarità e la diffusione del testo di S. Atanasio (2 mag.) avevano attribuito al solo Antonio. Il testo stesso è pieno di elementi (e di creature) assolutamente favolosi, tanto che edizioni precedenti del Butler presentavano una nota di avvertimento sulla credulità popolare dell’epoca. È forse più prudente considerare Paolo modello esemplare del movimento eremitico sviluppatosi in Egitto tra la fine del III e il IV secolo, piuttosto che un singolo individuo sul quale possediamo dettagli personali. Il movimento eremitico del deserto costituiva un tentativo di seguire letteralmente il comando di Cristo: «Se vuoi essere perfetto va’, vendi quello che possiedi, dallo ai poveri […] e seguimi (Mt 19, 21)».

Guercino_san_paoloGli eremiti superavano l’ascetismo dei primi secoli cristiani, facendo della solitudine, della separazione dalla famiglia e dalla comunità, un ideale permanente. […] Secondo la Vita latina, Paolo, colto e pio, veniva dalla Bassa Tebaide, in Egitto, ed era rimasto orfano più o meno all’età di 15 anni. Intorno al 250, durante la persecuzione di Decio, trovò rifugio dapprima presso un amico e poi scappò in una grotta nel deserto.

Orbene, mentre accadevano tali fatti, nella Tebaide inferiore, Paolo, all’età di circa sedici anni, assieme a sua sorella già maritata, si trovò, dopo la morte di ambedue i genitori, in possesso di una vasta eredità. Era molto istruito nelle lettere greche ed egizie ed aveva un animo mite e traboccante di amore verso Dio. Quando scoppiò la bufera della persecuzione, si ritirò in una sua villa piuttosto lontana ed appartata. Ma dove mai non sospingi il cuore degli uomini, o fame esecranda dell’oro? 

Il marito della sorella concepì il disegno di denunciare colui, che avrebbe dovuto nascondere. Come suole accadere, non riuscirono a smuoverlo da una tale scelleratezza né le lacrime della moglie, né l’affinità di sangue, né il timor di Dio che scruta ogni cosa dall’alto. Gli stava sempre alle costole, lo incalzava, sfoderava tutta la sua crudeltà, né più né meno come avrebbe dovuto esercitare la sua pietà. Ben se ne accorse l’avvedutissimo giovane e cercò rifugio in san_paolo_eremitaluoghi montuosi e deserti, per aspettarvi la fine della persecuzione.

Ma eccolo poi tramutare in una scelta volontaria quel ch’era stato per lui una mera necessità.  Dopo aver ripetuto più volte la duplice operazione di avanzare a poco a poco e di concedersi delle pause nel cammino, s’imbatté finalmente in un monte roccioso, ai piedi del quale si apriva una caverna non molto vasta, ostruita da una pietra.

Rimossa quest’ultima – giacché si trova in ogni uomo una grande bramosia di conoscere le realtà più nascoste –, perlustrando l’interno con avida cura, vi scorse un ampio vestibolo, aperto verso l’alto; tuttavia lo riparava, a guisa di tetto, una vecchia palma dai lunghissimi rami, che lasciava filtrare tanta luce da mettere in mostra una sorgente cristallina; le sue acque, appena scaturite dalla terra, subito, attraverso un piccolo foro, venivano risucchiate dalla stessa. Inoltre, sui fianchi corrosi del monte, sorgevano parecchie abitazioni, nelle quali si potevano scorgere incudini e martelli, ormai arrugginiti, di quelli che servono a coniar le monete.

Infatti, riferiscono dei testi egiziani che là si trovava una zecca clandestina, all’epoca in cui Antonio si unì a Cleopatra.  Pertanto, affezionatosi a quella dimora che pareva gli venisse elargita dal Signore, Paolo vi trascorse tutta la vita nella preghiera e nel raccoglimento. La palma gli forniva cibo e vestito. E perché la cosa non appaia impossibile a nessuno, io chiamo a testimoni Gesù e i suoi angeli, di aver visto e di vedere tuttora, in quella parte del deserto che si trova al confine tra la Siria e la regione dei Saraceni, alcuni monaci, dei quali uno visse rinchiuso per trent’anni, cibandosi unicamente di pane d’orzo e d’acqua fangosa, e un altro, vivendo in una vecchia cisterna SAN PAOLO L'eremita(che i Siri nella propria lingua chiamano Gubba), si cibava soltanto di cinque fichi al giorno. Tali fatti sembreranno incredibili solamente a coloro, i quali non credono che tutto è possibile a chi si lascia condurre dalla fede. ” (da: Vita di san Paolo primo eremita del beato Girolamo di Stridone)

Finita la persecuzione, trovando la vita solitaria ancora di suo gusto, rimase nel deserto, a quanto pare, per altri novant’anni. Si racconta che Sant’Antonio, condotto miracolosamente alla ricerca di qualcuno che avesse vissuto nel deserto più a lungo di lui, gli abbia fatto visita …

“Ma durante la notte, mentre dormiva, gli fu rivelata l’esistenza d’un altro monaco, assai più perfetto di luie gli venne ordinato di partire, per andare a visitarlo. Non appena spuntò l’alba, il venerando vecchio, sostenendo su di un bastone le deboli membra, si mise in viaggio per una meta a lui sconosciuta. Ormai era giunto il mezzogiorno e il sole dall’alto bruciava coi suoi raggi cocenti; ma egli non desisteva dal cammino intrapreso, dicendo:

“Ho piena fiducia che il mio Dio mi farà vedere un giorno il compagno che mi ha promesso”. Non riuscì a dire altro e subito si vide davanti una figura, metà uomo e metà cavallo, come quella che la fantasia dei poeti ha chiamato ippocentauro. A quella vista, si arma la fronte col segno della croce, e domanda: “Ehi, tu, puoi dirmi in quale parte di questo deserto abita il servo di Dio?”.s-paolo-eremita

Ma quello, fremendo un non so che di barbaro, spezzando le parole più che pronunciarle, con la sua orrida bocca, irta di setole, si studiò di parlare soavemente. E, tenendo la mano destra, indicò la via desiderata; poi subito svanì dalla vista del monaco stupefatto, superando con rapido volo l’immensa distesa dei campi. Peraltro, non possiamo sapere se tutto ciò fu prodotto da una finzione del demonio, per incutergli paura, ovvero se il deserto, così fecondo di mostruosi animali, mette pure al mondo una simile bestia. 

Pieno di stupore, Antonio procede ancora nel suo cammino, rimuginando tra sé e sé quanto aveva osservato. Ma ecco che subito, in mezzo a una convalle pietrosa, gli appare davanti un omiciattolo, dal naso adunco, dalla fronte irta di corna, con la parte inferiore del corpo terminante in zampe di capra. A tale spettacolo, Antonio, come un valoroso guerriero, si armò con lo scudo della fede e con la corazza della speranza; ciò nondimeno, il suddetto animale, quale pegno di pace, gli offriva dei datteri per il suo sostentamento nel viaggio. Preso atto di quel gesto, Antonio si fermò e gli chiese chi fosse, ottenendo la seguente risposta:

“Io sono un essere mortale, uno degli abitanti del deserto, che i pagani, delusi da diversi errori, onorano sotto il nome di Fauni, o di Satiri, o di Incubi. Ho una missione da parte dei miei compagni. Vogliamo infatti pregarti di intercedere per noi presso il comune Signore, che ben sappiamo esser venuto un giorno sulla terra, per la salvezza del genere umano: in tutto quanto il mondo si è diffusa la fama del suo nome”. Mentre quello così parlava, il volto del vecchio
San Antonio Abate e san Paolo L'eremita.3 jpgpellegrino si rigava di lacrime copiose, a testimoniare quella grande letizia che inondava il suo cuore.

Gioiva infatti della gloria di Cristo e della sconfitta di Satana; e meravigliandosi al tempo stesso di riuscir a comprendere il linguaggio di quello, percuoteva la terra col bastone e diceva: “Guai a te, Alessandria, che al posto di Dio adori dei mostri! Guai a te, o città meretrice, nella quale si son dati convegno i demoni del mondo intero! Che dirai adesso? Le fiere proclamano Cristo, e tu veneri i mostri, al posto di Dio?”.

Non aveva ancora terminate queste parole e subito la bestia cornuta fuggì via, come se andasse volando. Né alcuno si lasci trascinare dall’incredulità, di fronte a un simile racconto, che risulta confermato e universalmente testimoniato, al tempo dell’imperatore Costanzo. A quell’epoca infatti, uno di tali uomini fu condotto vivo ad Alessandria; così poté offrire di sé uno spettacolo straordinario a tutto il popolo; e dopo la sua morte, per sottrarlo all’azione corrompitrice del calore estivo, fu cosparso di sale e poi trasportato ad Antiochia, perché potesse vederlo l’imperatore.”  (da: Vita di san Paolo primo eremita del beato Girolamo di Stridone…e, trovandolo in punto di morte, abbia spezzato il pane e pregato con lui e infine lo abbia sepolto in una fossa scavata da alcuni leoni (è il motivo per cui nelle rappresentazioni artistiche è accompagnato da due leoni).

“…Pertanto, dopo aver nuovamente ringraziato il Signore, si sedettero entrambi sul margine della limpida sorgente. Allora però nacque tra loro una contesa, per vedere chi dovesse spezzare il pane; la disputa si protrasse fin quasi al tramonto. Paolo si SAN PAOLO L'eremita.1 jpgsforzava di convincere Antonio, facendo leva sulle regole dell’ospitalità; Antonio, dal canto suo, rifiutava, puntando sul diritto dell’età.

Finalmente, presero la decisione di afferrare ciascuno quel pane dalle due parti opposte e di tirare verso di sé, fino quando gli restasse nelle mani la propria razione. Dopo aver mangiato, bevvero un po’ d’acqua della sorgente, accostandovi sopra la bocca, e poi, offrendo a Dio il sacrificio di lode, vegliarono per tutta la notte. E quando già era spuntato un altro giorno sulla terra, il beato Paolo rivolse ad Antonio le seguenti parole: “Già da tempo, o fratello, io sapevo che tu abitavi da queste parti; e da tempo il Signore mi ti aveva promesso in qualità di compagno.

Ma dato che ormai è vicino il tempo del mio riposo e di quello che ho sempre agognato, ossia dissolvermi ed essere con Cristo, non mi resta, una volta compiuto il cammino della vita, che ricevere la corona dei giusti. E tu sei stato inviato dal Signore, per ricoprire di terra questo mio corpiciattolo, o meglio per rendere la terra alla terra”.  (da: Vita di san Paolo primo eremita del beato Girolamo di Stridone)

Si narra che, quando intorno al 345 morì, avesse 112 anni. E’ considerato il “Primo Eremita”. In Oriente la sua festività è celebrata in questo giorno e viene commemorata anche nei riti copto e armeno.

Fonti: Il primo grande libro dei Santi di Alban Butler / Estratto da: “Opere scelte di san Girolamo” vol. I, UTET 1971, 219-235